Di fronte alla mancanza di sicurezza dovuta alle
invasioni barbariche, il grande rimedio fu il ricorso alla protezione del
signore feudale. Lo spirito di associazione sorse dalla necessità di assicurare
le condizioni necessarie all’ esercizio delle varie attività umane: nacquero
così confraternite religiose, associazioni di mercanti, corporazioni di
mestiere, Comuni ed altre iniziative simili.
Il linguaggio medievale chiama "Universitas" (università) ogni raggruppamento dotato di personalità giuridica. Secondo il cosiddetto "principio universitario", ogni corpo sociale, giunto ad un determinato grado di sviluppo, assume il potere di abbracciare le opere praticate dai suoi membri, passando ad esercitare funzioni di diritto pubblico.
Origine delle corporazioni.
Le corporazioni medievali hanno origine dalla signoria feudale e, come tutte le istituzioni del tempo, esse sono plasmate sull'organizzazione familiare.
Il signore manteneva nel suo castello alcuni
artigiani, intendendo con questo termine delle persone che esercitavano un
lavoro manuale, un'arte, come si diceva allora. Con l'espandersi della vita
sociale e la nascita delle città, gli artigiani divengono più numerosi e
cominciano a riunirsi in associazioni. Queste non sono ancora corporazioni di
mestiere, ma raggruppamenti di artisti di una stessa regione, che prescindono
dal lavoro esercitato. Sono associazioni di mutuo soccorso chiamate
"fraternite", che hanno proprietà comuni, un'amministrazione e un decano.
Gli artigiani riuniti in associazioni amichevoli, di mutuo soccorso e di perfezionamento tecnico, non lavorano più esclusivamente per il loro signore, ma anche per gli acquirenti che si rivolgono loro. Al signore continuano a fornire i pagamenti in materie lavorate, in lavori manuali o altro, ma i loro laboratori diventano accessibili anche al pubblico. Dal castello o dal monastero gli artigiani sciamano nelle città ed iniziano a raggrupparsi non già in base alla regione, ma in base alla professione: sorge la corporazione.
Spirito delle confraternite.
Così come gli artigiani, anche i borghesi si
riuniscono in associazione. Il nome di "confraternita" indica molto bene lo
spirito che animava queste entità. Nell'introduzione al regolamento di una di
queste associazioni, si legge: "Fratelli, come sta scritto nel libro della
Genesi, noi siamo immagine di Dio: 'Facciamo l'uomo a nostra immagine e
somiglianza'. Sulla base di questo pensiero noi ci uniremo e, con l'aiuto di
Dio, potremo realizzare il nostro compito (...). Pertanto, fratelli, che nessuna
discordia sia tra noi, secondo la parola del Vangelo: 'Vi do un comandamento
nuovo, amatevi come io vi ho amato e così gli uomini riconosceranno che siete
miei discepoli'".
L'attività economica non allontanava dalla mente di quegli uomini gli ideali più elevati: "allo scopo di far sì che i fratelli possano partecipare all'assemblea in pace nella santa religione", le riunioni cominciavano con preghiere, un confratello non doveva mai rivolgersi ad un altro alzando la voce, ed altre belle disposizioni ancora.
Le corporazioni di mestiere.
Le corporazioni riunivano gli artigiani di una stessa professione in una struttura gerarchica.
La persona veniva iniziata al mestiere in qualità di apprendista. La durata dell'apprendistato era stabilita dai regolamenti delle varie corporazioni. L'apprendista riceveva dal maestro, oltre alle conoscenze professionali, tutto il necessario per la sua sussistenza. In seguito l'apprendista diventava ufficiale o compagno e, spesso, viaggiava per diverse città per perfezionarsi nella sua arte. Per diventare maestro, l'ufficiale doveva sottoporsi ad un rigoroso esame che era diviso in una parte teorica ed in una pratica. Nella seconda parte il candidato doveva produrre un artefatto che dimostrasse, con la perfezione della forma, la raggiunta capacità professionale. Una volta superato l'esame, il nuovo maestro doveva pronunciare un giuramento di obbedienza ai regolamenti della corporazione.
Le corporazioni erano dirette da capi, eletti dai maestri, che venivano chiamati maestri-giurati e il cui numero e periodo di governo variava da corporazione a corporazione. Tra il maestro-giurato e gli altri membri della corporazione esisteva lo stesso legame di fedeltà-protezione che caratterizzava i rapporti feudali.
La preoccupazione dominante, comune agli statuti
delle diverse corporazioni, era di assicurare la qualità dei manufatti e
l'integrità delle merci vendute. I giurati esercitavano la più severa vigilanza
per assicurare l'impiego di materie prime assolutamente controllate. Per
esempio, se qualcuno avesse ordinato una sella a un artigiano, questi non poteva
applicare sul cuoio una qualsiasi tintura o un altro ornamento prima di averla
fatta esaminare dal giurato; ciò per evitare che colore o decorazione
nascondessero difetti del cuoio. Era inoltre proibito ai commercianti di unirsi
per sfavorire un concorrente, per esempio vendendo la merce ad un prezzo
inferiore al normale.
I maestri erano i dirigenti dell'industria dell'epoca, gli apprendisti i loro discepoli e successori; essi costituivano l'elemento vitale e produttivo della classe media. Sotto loro e sotto la loro direzione c'era quella che oggi si chiamerebbe la classe operaia, che gli statuti delle corporazioni chiamavano "fanti". Fanti, apprendisti e maestri, vivevano in comune, mangiavano lo stesso pane e sedevano alla stessa mensa. Quest'intima unione di lavoro e di vita, diffondeva sulla officina il suo calore benefico; il maestro estendeva ai suoi subalterni non solo un'impostazione tecnica ma anche una direzione morale. Gli artigiani difendevano la causa del loro padrone raggruppandosi intorno a lui nei momenti di difficoltà: l'officina padronale era infatti, non lo dimentichiamo, sempre animata dallo stesso spirito feudale.
Il numero di ore lavorative era limitato; le officine di Parigi praticavano quella che oggi viene chiamata "settimana inglese"; il lavoro notturno era proibito; i lavori pesanti non potevano essere affidati a donne.
Il rispetto della donna era uno dei caratteri distintivi dei costumi di allora, in conformità con la pratica di una vita decorosa e onesta. La condotta di un artigiano provocava scandalo? Egli veniva espulso dal laboratorio o allontanato finché la sua condotta non fosse migliorata. Anche il maestro che manteneva a servizio un artigiano indegno veniva punito.
La corporazione prevedeva anche una pensione alimentare per le vedove e i membri invalidi; gli orfani dei membri dovevano essere protetti dai maestri che erano obbligati ad avviarli a un lavoro e mantenerli.