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martedì 9 maggio 2017

[VIDEO] Storia del Carlismo: Javier I (1889-1977), una vita al servizio della Tradizione

In occasione del XL anniversario della morte di S.M.C. Javier I di Spagna (1889-1977), avvenuta nell'ospedale di  Zizers vicino a Coira (Svizzera) il 7 maggio 1977,  in sua memoria, riportiamo questo eccelso video. Buona visione!

Redazione A.L.T.A.  


venerdì 17 marzo 2017

CIVITELLA DEL TRONTO NON TI ABBANDONEREMO MAI: 47° INCONTRO TRADIZIONALISTA DI CIVITELLA DEL TRONTO



Civitella del Tronto in questi giorni mostra le ferite di un territorio colpito prima dal sisma, poi da calamità naturali (neve e frane del terreno) alle quali si è aggiunta la mancanza di acqua e luce elettrica per più tempo.  Abbiamo pregato e siamo stati solidali con l’amministrazione comunale che si è prodigata oltre ogni immaginabile aspettativa per il bene della Comunità Politica e Sociale.  Quest’anno, perciò, il nostro ritorno a Civitella del Tronto assume il maggiore significato di una presenza fisica che vuole testimoniare la volontà di non abbandonare per nessun motivo al mondo una terra che è per noi sacra. Sulla sua piazzaforte nell’inverno del 1860 – 61 si consumò l’ultima battaglia della Tradizione contro la Modernità, proprio come in Spagna lo stesso fenomeno si verificò a Montejurra.   

Civitella del Tronto: non ti abbandoneremo mai. Con questa volontà, la S. V. Ill.ma è invitata a partecipare al 47° Incontro Tradizionalista di Civitella del Tronto nei giorni di Sabato 18 e Domenica 19 marzo 2017.
 
Sabato 18 marzo 2017.
L’Incontro si aprirà Sabato alle ore 16 con il Convegno di Studi presso la Sala Polivalente di Palazzo Rosati messa gentilmente a nostra disposizione dall’Amministrazione Comunale. In apertura del Convegno sarà commemorato l’editore di Controcorrente, Pietro Golia, recentemente scomparso. A seguire, presentazione del pamphlet edito per il 47° Incontro Tradizionalista dall’Associazione Nazionale ex Allievi Nunziatella: Opinioni del Morning – Post intorno all’esercito Napolitano, del generale Antonio Ulloa, a cura del suo presidente onorario dott. Giuseppe Catenacci
Il convegno, sotto la presidenza del prof. Paolo Caucci von Saucken, affronta il seguente tema: 
Le conseguenze del protestantesimo e l’attualità della tradizione a cinquecento anni dalle tesi di Lutero ed a cento anni dalla nascita di Elias de Tejada. Civitella del Tronto quale simbolo della resistenza di un mondo legato alla Tradizione. 
con il seguente o.d.g.:
Prof. Miguel Ayuso, Dalla Cristianità al Carlismo nell’opera di Elías de Tejada.
Dott. Edoardo Vitale. La militanza antiprotestante di Napoli nella visione di Elías de Tejada.
Prof. Giovanni Turco, Soggettivismo religioso e soggettivismo politico. Le conseguenze del protestantesimo.
Prof. Gianandrea de Antonellis, Indagine tra i prodromi del modernismo: il Sinodo di Pistoia. 
Dott. Giovanni Salemi, Per la memoria storica del nostro antico Paese contro l’oblio.
Dott. Pasquale Sallusto, Civitella del Tronto, l’ultimo assedio.
Dott. Francesco Maurizio Di Giovine, presentazione delle seguenti novità editoriali:
  • Ernesto il disingannato;
  • A Civitella del Tronto con i soldati del Re.
  • Carlo di Borbone.

Al termine del Convegno ci sarà la cena comunitaria presso l’Hotel Zunica.

Domenica 19 marzo 2017.
A causa della inagibilità della Fortezza, il programma abituale subirà le seguenti modifiche:
Ore 10,00 Celebrazione della Santa Messa  in memoria dei Martiri della tradizione presso la Chiesa di Santa Maria degli Angeli.
Ore 11,00 Concentrazione dei partecipanti all’Incontro il Piazza Filippi Pepe per portare, in corteo, la corona di Alloro sul monumento a Matteo Wade a ricordo dei Caduti di Civitella del Tronto.
Ore 11,30 Commemorazione del sacrificio di Matteo Wade che sarà tenuta dal dott. Fernando Riccardi.
Ore 13,00 Pranzo dell’arrivederci presso i ristoranti di Civitella.

SISTEMAZIONE ALBERGHIERA
Hotel Zunica, Tel. 0861/91319 – fax 0861/918150
Camera singola: €. 55; doppia €. 70; tripla €. 90; quadrupla €. 100
Hotel Fortezza, Tel. 0861/91321 – fax 0861/918221
Camera singola: €. 40,00; doppia €. 50,00; tripla €. 60,00; quadrupla €. 70,00


 

Ci auguriamo che vi rechiate numerosi a Civitella del Tronto per onorare i martiri del legittimismo, del Trono e dell'Altare e rammentare la buona politica.

giovedì 2 marzo 2017

La genesi dell’Europa cristiana spiegata dallo storico che sfatò il mito dei “secoli bui”

“La genesi dell’Europa”, l’introduzione del grande Christopher Dawson alla storia dell’unità europea dal IV all’XI secolo appena pubblicata da Lindau



Come è nata l’Europa? Lo spiega magistralmente il più grande storico britannico dello scorso secolo, Christopher Dawson (1889-1970) in La genesi dell’Europa. Un’introduzione alla storia dell’unità europea dal IV all’XI secolo, saggio pubblicato ora in Italia da Lindau, con una prefazione di Alexander Murray dell’University College di Oxford. L’autore illustra come la storia non può essere spiegata come un sistema chiuso, in cui ogni stadio è il logico e inevitabile risultato di quello che è avvenuto prima. Nella storia è sempre presente un elemento misterioso e inspiegabile, dovuto non soltanto al caso o all’iniziativa del genio individuale, ma anche alla potenza creatrice di forze spirituali. La forza spirituale per la nascita del nostro continente è stato il cristianesimo e la Chiesa che l’ha diffuso e sostenuto.
Dawson richiama l’importanza fondamentale e peculiare per la nostra cultura e il nostro pensiero della civiltà greca, la vera sorgente della tradizione europea. Successivamente Roma trascinò la civiltà occidentale fuori dal suo barbarico isolamento, unendola alla società del mondo mediterraneo. Lo strumento decisivo di questa impresa fu fornito dalla personalità di Giulio Cesare, il cui genio di conquista e di organizzazione furono la suprema rappresentazione della potenza romana, ma gli artefici della nuova era europea furono sant’Agostino, che vide la vanità e la futilità del culto del potere umano, san Benedetto, creatore nei monasteri di un nucleo di pace, ordine spirituale e culturale nel mezzo dei disastri delle guerre gotiche, e san Bonifacio, il quale, nonostante il profondo scoraggiamento e la delusione per quanto accadeva, diede la propria vita per la crescita del popolo di Dio.
L’Europa, scrive Dawson, non è un’unità naturale come l’Australia o l’Africa; è il risultato di un lungo processo di evoluzione storica e di sviluppo spirituale, cominciato nei “secoli bui” dell’Alto Medioevo. La tradizione classica secondo lo storco inglese non è estranea al processo formativo europeo. Il latino divenne non solo un veicolo perfetto per l’espressione del pensiero, ma anche un’arca che traghettò il seme della cultura ellenica attraverso il diluvio della barbarie e i grandi autori classici del I secolo a.C., soprattutto Cicerone, Virgilio, Livio e Orazio, rivestono un’importanza fondamentale.


L’autore analizza il crollo dell’impero romano, l’invasione dei barbari, l’opera di Carlo Magno, i rapporti di Roma con l’impero orientale e la nascita dell’islam e il suo sviluppo. Un vasto e complesso scenario storico accuratamente descritto in rapporto con quanto è riuscita a fare la Chiesa cattolica – pur tra errori e retta da grandi papi, ma a volte da figure corrotte – per difendere il valore del cristianesimo e per trasmetterlo. Malgrado tutte queste turbolente vicende, fra le quali bisogna aggiungere l’invasione dei vichinghi, lentamente si sviluppò un processo di assimilazione alla spiritualità evangelica.

La visione della storia di Dawson è che solo studiando la cultura cristiana noi possiamo comprendere come è nata l’Europa e i valori fondamentali su cui essa poggia. Pur essendo stato scritto nel 1932, il libro dello storico inglese conserva un’attualità sorprendente, poiché, se ora papa Francesco sta dando un rinnovato vigore spirituale alla Chiesa cattolica, uno sfrenato individualismo e il relativismo si contrappongono al suo insegnamento. Dawson ha sempre messo in luce il legame fra religione e cultura: una società che perde la sua religione, diventa una società che prima o poi perde la sua cultura.


Fonte: http://www.tempi.it/

giovedì 2 febbraio 2017

Ida Dalser, la "prima vittima" tirolese di Benito Mussolini.

Fonte: Trento è Tirolo - Trient ist Tirol

Ida Dalser


Quando arrivò a Trento il 6 febbraio 1909, Mussolini era un giovane socialista ancora sconosciuto. Aveva una brevissima esperienza di maestro compiuta in alcune piccole località del Regno d'Italia e in Svizzera. A Trento, il giovane Benito ha cercato - sempre assieme all'amico Cesare Battisti - di promuovere un'italianità di stampo nazionalista, molto diversa dalla realtà sociale del Tirolo Italiano di allora, di lingua italiana, ma sempre fedele all'Impero Austriaco e alle tradizioni locali.
Anche se per breve periodo, Mussolini provò le carceri austriache di Trento e riporta tale esperienza nel suo libro "Il Trentino veduto da un socialista" dove dimostra come la realtà politica e sociale nel Tirolo dei nostri nonni e bisnonni (fedeli sudditi dell'Imperatore d'Austria) era più avanzata di quella italiana.
In Tirolo gli piacevano le trentine, così come le donne di Innsbruck. Ma il giovane aveva capito che poteva sfruttare un "dolce far niente" da una signora benestante. A Milano, il giovane "furbét" ha conosciuto Ida Dalser, una tirolese benestante e, da parte di Mussolini si trattava di un rapporto molto "interessato".
Infatti, si fece finanziare dalla signora spremendola come un limone. Lei avrà un figlio suo, Benito Albino Dalser, mai riconosciuto dal padre (in modo ufficiale).
"Abbandonata", la Sig. Dalser comprese veramente chi era Benito Mussolini e prima dell'ultimo "addio" gli preannunciò quale sarebbe stata la sua fine.

lunedì 23 gennaio 2017

VIDEO: S.A.R. Sisto Enrico di Borbone omaggia S.M.Cristianissima Luigi XVI di Francia.


Il giorno sabato 21 gennaio 2017, S.A.R. Sisto Enrico di Borbone, legittimo Capo della Casa di Borbone o di Francia, ha reso omaggio al Re Martire Luigi XVI di Francia nel 224° anniversario del suo Martirio.




Di Redazione A.L.T.A.

sabato 21 gennaio 2017

21/1/1793 - 21/1/2017: 224° anniversario del Martirio di S.M.Cristianissima Luigi XVI di Francia.





21 janvier 1793. Martyre de Sa Majesté le Roi Louis XVI.
21 de enero de 1793. Martirio de Luis XVI, Rey de Francia.
21 gennaio 1793. Martirio di Luigi XVI, Re di Francia.

Mort a la Révolution ! Vive le Roi ! Vive le Christ Roi !
¡Muerte a la Revolución! ¡Viva el Rey! ¡Viva Cristo Rey!
Morte alla Rivoluzione! Viva il Re! Viva Cristo Re!

Image: Cénotaphe de Louis XVI et de Marie Antoinette. Basilique de Saint-Denis.
Imagen: Cenotafio de Luis XVI y María Antonieta. Basílica de San Dionisio.
Immagine: Cenotafio di Luigi XVI e Maria Antonietta, nella Basilica di Saint-Denis.



Di Redazione A.L.T.A.

giovedì 5 gennaio 2017

2017, anno Teresiano. E a Milano fa rima con nostalgia

Scritto da  - Fonte: http://www.labissa.com/



S.M.I.R. Maria Teresa d'Austria



Tra pochi mesi, a maggio, cade il trecentesimo della nascita di Maria Teresa d’Austria. Un nome e un periodo storico che non lasciano di sicuro indifferenti i milanesi e i lombardi. Un lungo regno il suo, dal 1740 al 1780, quattro decenni che per Milano hanno significato molto in termini positivi e che hanno lasciato nella popolazione un ottimo ricordo nonostante la successiva austrofobia del risorgimento e la omologazione politica, sociale e culturale dell’Italia unita. Maria Teresa non lasciò tracce personali, non venne mai a Milano, i ricordi sono legati al suo buongoverno, alla stabilità, all’ordine. In quei decenni furono poste le basi per la Milano moderna. Il seicento, con la fallimentare dominazione spagnola e le pestilenze, aveva fiaccato la città, la popolazione risultava addirittura dimezzata rispetto al passato oltre che impoverita. L’ennesima dominazione straniera, questa volta austriaca, avrebbe invece innescato di lì a poco un volano virtuoso, una specie di età dell’oro che in pochi anni ha creato le condizioni e le basi per lo sviluppo della Lombardia come la vediamo oggi. In quel periodo Milano prese i contorni della capitale morale futura, sede di industrie e commerci via via sempre più fiorenti ed importanti, ma parimenti attenta alla cultura con la C maiuscola. E’ del periodo teresiano la nascita dell’Accademia di Brera e la fondazione del Teatro alla Scala. Si può tranquillamente affermare che è il carattere e lo stile asburgico quello che più è entrato nel dna milanese impregnando il modus vivendi, la mentalità e anche l’aspetto estetico di molti quartieri centrali della città. Non fu solo per merito di Maria Teresa che Milano tornò in auge, tutta la migliore società meneghina collaborò in modo sinergico a riavviare il motore. Come non citare, tra i tanti, il cardinale Giuseppe Pozzobonelli che resse l’arcidiocesi per quarant’anni, coincidenti con uno scarto di tre anni con il regno di Maria Teresa. La figura dell’arcivescovo di Milano è sempre stata un elemento chiave nei momenti più importanti della storia della città e della diocesi nel corso dei secoli e così è stato anche nel settecento con Pozzobonelli, abile e diplomatico, con ottime doti politiche, artefice e promotore di tante iniziative non solo religiose e caritatevoli, ma anche culturali e di coesione sociale come si direbbe oggi. Ma è sicuramente quello che è legato al buon governo, all’amministrazione efficiente, alle tante iniziative innovative e modernizzatrici l’aspetto che fece subito la differenza con gli altri Stati italiani afflitti viceversa da malgoverno ed istituzioni obsolete. Una differenza che si è accentuata nei secoli successivi proiettando Milano e la Lombardia tra i motori d’Europa. La Milano teresiana con le sue riforme è sicuramente un benchmark ancora oggi a distanza di quasi tre secoli. Dal catasto teresiano, che di fatto obbligò i feudatari lombardi a rendere produttivi i propri latifondi o a venderli ,all’introduzione della numerazione civica nelle strade, dalla riorganizzazione dell’istruzione all’espansione edilizia secondo specifici criteri non casuali, per non parlare dell’importanza della cultura su impulso e stimolo della corte di Vienna, sono alcuni dei punti di forza della Lombardia austriaca. Se Milano è una locomotiva d’Europa, se ricchezza e benessere non sono stati mai così in alto come negli ultimi anni, se l’importanza nel mondo della capitale lombarda è un fatto assodato, il merito è anche dell’impulso positivo dato a suo tempo dall'Austria teresiana. Lezioni da ricordare e tenere a mente anche e soprattutto nella complicata temperie attuale che impone sforzi eccezionali per tirare fuori dalle secche della stagnazione e della recessione una regione di fatto trainante. E che però non ha mai deciso completamente in autonomia, oggi come allora. Un monito per le classi dirigenti, in primis per la politica. Possiamo anche importare eccellenza ed esempi virtuosi e beneficiarne lungamente, ma alla fine non abbiamo mai dimostrato di avere una classe dirigente all’altezza di pensare, organizzare e agire da sola, in autonomia. A Milano e alla Lombardia è mancato costantemente proprio questo tassello per volare alto, si è delegato troppo e non si è preteso e difeso il dovuto. Con le inevitabili conseguenze su benessere, sviluppo e ricchezza. Certo, c’è padrone e padrone. I milanesi oggi hanno nostalgia di Maria Teresa, difficilmente in futuro ricorderanno Mattarella e Gentiloni.

venerdì 16 dicembre 2016

Ritornare alla militanza cattolica: la cavalleria






Una forma di bellezza chiamata eroismo

Vademecum pliniano
365 Pensieri e Massime

Dicembre 2016  [ III ]

15 - Giovedì
Lo spirito di cavalleria è, prima di tutto un modo di essere, una mentalità. Esso è fatto di logica, di coerenza e di forza d’animo che conferiscono all’uomo un’idea precisa della sua dignità in quanto uomo e in quanto cattolico. Una dignità che gli attribuisce una determinata posizione nella scala dei valori umani, che egli deve fare rispettare.

16 - Venerdì
Lo spirito di cavalleria è uno spirito elevato che ha sempre presente l’ordine gerarchico. E, siccome al vertice di quest’ordine c’è Dio, più che la sua personale dignità, il cavaliere rispetta e difende i diritti di Dio.

17 - Sabato
L’ordine che il cavaliere rispetta e difende, prima di tutto, è quello cattolico. Il cavaliere pratica la religione non solo con tutta la naturalità, ma con una certa nota di fierezza e di sfida propria del combattente. Guai a chi osa burlarsi della sua religiosità!

18 - Domenica
È proprio dello spirito di cavalleria amare l'ordine gerarchico, e amarlo in modo combattivo. Il cavaliere non tollera nessuna forma di violazione di quest'ordine, ed è disposto a intervenire anche con la forza per ristabilirlo. Questo va detto, ovviamente, secondo le regole del buon senso. Il cavaliere è abitualmente serio, mai giocoso. È gentile ma non scherza e, soprattutto, con lui non si scherza. Le persone devono capire che si farà rispettare.
19 - Lunedì
L’amor a Dio del cavaliere proviene da una nozione molto limpida della Sua infinità, della Sua gloria, della Sua grandezza, del Suo splendore, della Sua bontà e misericordia. Proprio perché il cavaliere possiede questa nozione in alto grado egli mostra, nei confronti di Dio, un devoto e profondo rispetto. Ciò rivela una grande profondità di anima. Poiché, per arrivare a questa nozione e a questo rispetto, serve molta profondità spirituale.

20 - Martedì
Profondità non vuol dire necessariamente intelligenza. Il cavaliere non è necessariamente un intellettuale. Egli è molto logico, molto coerente e molto forte. Non ha paura di tirare tutte le conseguenze delle sue idee, per sé e per la società, costi quel che costi.
Perciò il cavaliere ama la sublimità. Egli contempla tutte le cose nel loro aspetto più elevato. Perciò ama le cose serie, elevate, nobili e non quelle banali e senza importanza. Per esempio, di fronte al campanile di una chiesa egli vi cercherà il significato sublime; davanti ad un’armatura medievale cercherà i suoi aspetti più elevati. Il cavaliere è naturalmente volto all’adorazione.
21 - Mercoledì
Noi siamo membri della Chiesa militante. Lo spirito militante della Chiesa è intimamente unito alla condizione di guerriero, il quale raggiunge il suo apice nello spirito di crociata. Come possiamo definire questo spirito?
Il crociato aveva una nozione chiarissima del valore mistico e metafisico della crociata. Egli si lanciava con impeto nella lotta per la riconquista del Santo Sepolcro di Nostro Signore Gesù Cristo perché ne comprendeva tutto il suo significato.

(Senza revisione dell'autore)

martedì 13 dicembre 2016

Video conferenza: La Massoneria

Bologna, 3/12/2016, conferenza di don Francesco Ricossa: “La Massoneria” (organizzata da “Virtute e Canoscenza”):


domenica 27 novembre 2016

Conferenza: Sulla deserta coltrice accanto a lui posò: il neoghibellinismo di Napoleone Bonaparte




Registrazione  della  411° conferenza di formazione militante
a cura della Comunità Antagonista Padana
dell’Università Cattolica del Sacro Cuore:
parla Mattia Spaggiari, introdotto da Piergiorgio Seveso,
La conferenza è stata tenuta il 4 novembre 2016
Buon Ascolto!


giovedì 17 novembre 2016

Il Codice Penale Carlista e il crimine di Lesa Patria .



No, non è una legge della tirannide nazionalista che tutto agglomera e tutto distrugge, cancellando identità e tradizione, ma una saggia legge emanata da S.M.C. Carlo VII di Spagna nel 1875:

ART. 135. La temptativa per destruir la independència o integritat de l’Estat serà castigada amb la pena de mort.

ART. 137. L’espanyol que prengués les armes contra la seva pàtria sota banderes enemigues serà castigat amb la pena de cadena temporal en el seu grau màxim a la de mort.


ART. 138. S’imposarà també la pena de cadena temporal en el seu grau màxim a la de mort:
1r A que facilités a l’enemic l’entrada al Regne, el progrés de les seves armes o la presa d’una plaça, lloc militar, vaixell de l’Estat o magatzems de boca o guerra del mateix. (…)


Codi Penal de Don Carlos VII, per la Gràcia de Déu Rei d’Espanya. Impremta Reial de Tolosa, 1875. Secretaria d’Estat i Despatx de Gràcia i Justícia de SMC.

Fonte: https://somatemps.me/


Di Redazione A.L.T.A.

mercoledì 9 novembre 2016

Il "complotto di corte" nella Spagna del 1830-1833

L'atto "cesaristico" di Ferdinando VII
(Prammatica Sanzione del marzo 1830).

Filippo V e le sue Cortes stabilirono la Legge Salica, secondo cui le donne non possono ereditare la Corona. Le Cortes di Carlo IV (1789) proposero al Re l’abrogazione della Legge Salica, però questo progetto non ottenne la sanzione reale, per cui l’abrogazione non entrò in vigore. Ferdinando VII, mediante la Prammatica Sanzione (29 marzo 1830), sanzionò la proposta delle Cortes del 1789. Questa Prammatica Sanzione non è valida; Ferdinando VII avrebbe dovuto riunire le sue Cortes per abrogare la Legge Salica. La facoltà di stabilire queste leggi fondamentali del Regno necessità del consenso congiunto del Re e delle Cortes; è chiaro che non poteva esserci consenso attribuito alle Cortes di un regno (Carlo IV) e il re di un altro regno (Fernando VII). Lo spazio temporale relativamente breve (43 anni) tra la proposta delle Cortes e la Prammatica Sanzione, causò un quadro non sufficientemente chiaro per permettere una visione della illegittimità della procedura. Ma oltre a questo vi fu la Prammatica Sanzione strappata a Ferdinando VII, sotto forte pressione, quando venne colpito dalla grave malattia che lo privò delle sue facoltà, come riportato da Donna Eulalia di Borbone, figlia dell’Infanta Isabella “II”, che conferma certamente il complotto di corte perpetrato:
Donna Eulalia
di Borbone-Spagna

"Por ella (la reina Cristina) conocí la versión exacta y el minucioso relato del origen del problema carlista..." "...la Infanta Luisa Carlota -madre de mi padre y esposa de Don Francisco de Borbón- había jurado reiteradamente a Don Carlos, que no sería Rey de España. A PESAR DE QUE EL HIJO SEGUNDO DE CARLOS IV ERA YA PARA TODOS EL HEREDERO NATURAL DE SU HERMANO FERNANDO, que no tenía hijo varón" "..Tenaz en sus rencores la bella y caprichosa Luisa, ya moribundo mi abuelo, se las ingenió para convencerle de que firmara el Real Decreto de la abolición (de la Ley Sálica). APROVECHO PARA ESTO UN MOMENTO EN EL QUE EL REY, PREAGÓNICO CASI SIN VOLUNTAD, estaba sólo acompañado de mi abuela, PRESENTÁNDOLE EL DOCUMENTO QUE APENAS PODÍA FIRMAR Y AYUDÁNDOLE CON SU PROPIA MANO A ESTAMPAR LA AUTORITARIA FIRMA TEMBLOROSA." (1)

L'Infante Francesco di Paola
di Borbone-Spagna


I principi dell’Illuminismo prima, e della Rivoluzione Francese poi, si estesero in Spagna. Tutto il Regno di Ferdinando VII è una continua lotta tra coloro i quali difendevano l’ordine tradizionale e i liberali rivoluzionari. In seguito a ciò due tendenze si posero, da un lato Don Carlo, e dall’altro il partito della Rivoluzione, i cui membri pensavano che mettere sul Trono una bambina di tre anni avrebbe reso loro facile governare.
La massoneria appoggiò i rivoluzionari: l’Infante Don Francesco di Paula (fratello di Ferdinando VII) Gran Maestro della massoneria, e sua moglie Donna Luisa Carlotta (sorella della Regina Maria Cristina, moglie di Ferdinando VII), costituirono gli elementi principali di questo appoggio. Durante tutta questa lotta, nonostante il suo carattere, Don Carlo diede costante prova di presenza e di affetto verso suo fratello il Re Ferdinando VII.



(1) Memorias de Doña Eulalia de Borbón, Infanta de España. Editorial Juventud, S.A., Barcelona, julio 1958, págs, 17 y 18.
(2) L'ordine tradizionale è quello della monarchia cattolica spagnola ed europea, anche se con differenze significative tra di loro, denaturalizzate dalle correnti assolutistiche, ma senza ancora raggiungere una sovvertimento dei principi, venne sovvertito con la Rivoluzione francese.


Fonte: Carlismo

martedì 8 novembre 2016

Mussolini e l'accoglienza all'Imperatore Francesco Giuseppe I d'Austria


Fonte: -La Prima Guerra Mondiale-

L'Imperatore Francesco Giuseppe I
a Innsbruck nel 1909.


Franz continuò la sua visita al Tirolo, raggiungendo Bozen e Trento. Qui l'accoglienza sconvolse Mussolini, ospite di Cesare Battisti.

Il futuro "duce" scrisse che anche i politici liberal-nazionali accolsero ed onorarono l'Imperatore con affetto, amore e sincera dedizione. Aggiunse che un eventuale referendum di annessione a Trento, avrebbe visto l'Austria vittoriosa con la stragrande maggioranza della popolazione. Disse che gli "irredentisti" erano poche decine di figli di ...papà, che si limitavano occasionalmente, ad imbrattare qualche simbolo asburgico.
Riportò le scene che accadevano in occasione delle visite di leva, quando i ragazzi coscritti cantavano canzoni anti italiane come la famosa: "Co' la pel de Garibaldi noi farem tanti tamburi..."
Nella sua analisi, aggiunse che non si poteva contare per la causa italiana, nemmeno sulla classe operaia, elencando le tutele molto più avanzate delle quali godeva ed ammettendo che il socialismo austriaco era totalmente patriottico, oltre che lealista verso la Corona.
Ora, i figli del Tirolo conquistato che hanno fatto il servizio militare negli Alpini, rinnegano la loro storia e le loro radici. Dicono che gli "Schützen" sarebbero "folkloristici nei loro costumi sgargianti coi cappelli piumati", come prescrive il mantra tricoloruto.
Ma essi sputano sulle loro radici e sui loro avi. Che ciò sia chiaro, che lo sappiano se fingono di non saperlo e se sono uomini d'onore, lo ammettano. Poi si comportino come preferiscono e come consente la democrazia, ma senza ipocrisie.

venerdì 4 novembre 2016

4 novembre, giorno della Dinastia Legittima delle Spagne







Il giorno 4 novembre è la festività di San Carlo Borromeo, il Giorno della Dinastia Legittima.
In suffragio di tutti  i suoi membri, specialmente dei Re e Regine legittimi e Infanti di Spagna che morirono in esilio, si offre la Santa Messa in Oviedo, Capilla Cristo Rey (C/. Pérez de la Sala, 51, bajo) oggi venerdì novembre, alle 20:30.
La Dinastía legittima, anche conosciuta come carlista, è formata dai Re successori di Ferdinando VII e di tutti i precedenti Re di Spagna. Tra il 1833 e il  1977, questi Re sono, secondo l'ordine della Corona di Castiglia: Carlo V, Carlo VI, Giovanni III, Carlo VII, Giacomo I (III di Aragona), Alfonso Carlos (il vero Alfonso XII) e Saverio I. Attualmente la Dinastia è guidata dall'Infante Don Sisto Enrico di Borbone, legittimo Reggente  della Comunión Tradicionalista e  delle Spagne.


Di Redazione A.L.T.A.


giovedì 20 ottobre 2016

VIDEO: XI giornata per la regalità sociale di Cristo.


1°-Dare la vita per la difesa della fede: dalle guerre di religione alla pace di Westfalia  


2°- Umanisti, razionalisti, illuministi contro Cristo e la Sua Chiesa. Il dibattito sulla tolleranza              



3°- I modernisti al seguito degli Illuministi: la vera e la falsa pace              






sabato 8 ottobre 2016

Nota dei Carlisti del Principato di Cataluña: Ne di Esercizio Ne di Origine

Ne di Esercizio Ne di Origine


In vista della annunciata visita di Carlo Saverio di Borbone-Parma a Barcellona e per avvertire il popolo catalano e il resto degli spagnoli di fronte ad una più che probabile confusione e eterodossia delle sue parole e atti pubblici i carlisti catalani dichiarano: 

1- Non vi è alcuna costanza nella volontà di Carlo Saverio di accettare i cinque fondamenti della Legittimità spagnola che stabilì il Re Don Alfonso Carlo come una condizione indispensabile per il suo futuro successore: (1) la Unità Cattolica, (2) la costituzione naturale e organica degli Stati e Corpi della società tradizionale, (3) la federazione storica delle differenti regioni della Patria spagnola, (4) la autentica Monarchia Tradizionale e (5) i principi, spirito e stesso stato di diritto e legislativo precedente al così detto diritto nuovo. 

2- Nessuno dei manifesti e dichiarazioni pubbliche di Carlo Saverio di Borbone-Parma sono in linea dottrinale al pensiero politico carlista, vale a dire, nulla ha a che vedere con il pensiero tradizionalista catalano. Al contrario tutto è in linea con la corrente delle ideologie della modernità, con certi abboccamenti al nazionalismo che ripugna la coscienza dei carlisti catalani.

3- Suo figlio non ha alcun diritto al Trono di Spagna. Il legittimo Stato di diritto e legislativo della Monarchia spagnola stabilisce una successione semisalica agnatica alla Corona, che è anche quella tradizionale della Corona di Aragona. Una pragmatica contro questa norma non  può stabilirsi senza il concorso delle Cortes convocate espressamente a tal fine. Contro questo abuso dispotico di Ferdinando VII si sollevarono i carlisti. Lo stesso abuso dispotico è da considerarsi per chi considera i discendenti di un matrimonio diseguale, non dinastico, come successori al Trono. Questo è il caso del figlio di Carlo Saverio di Borbone-Parma.  

Alcuni carlisti catalani hanno avuto occasione di salutare in Barcellona in altre occasioni Carlo Saverio di Borbone-Parma. E desiderarono che accettasse i principi intangibili della legittimità spagnola. Lamentandosi che egli non avesse preso tale strada.



Carlisti del Principato di Cataluña. Valls, 7 ottobre  2016.
Festività di Ntra. Sra. del Rosario.


Nota: alcune parti sono state adattate pur rispettando integralmente il messaggio divulgato da tale comunicato.


Redazione A.L.T.A.


giovedì 6 ottobre 2016

Il Principato delle Asturie fu il primo a dichiarare esclusi due "Principi delle Asturie", padre e figlio: Carlo Ugo e Carlo Saverio.



Recentemente alcuni media asturiani, facendo eco ad un articolo superficiale e senza documentazione di una rivista digitale appropriatamente chiamata Vanitatis, hanno parlato del supposto Principe delle Asturie carlista (il quale, se fosse vero, dovrebbe essere chiamato semplicemente Principe delle Asturie legittimo, il vero Principe delle Asturie). Insieme a ciò hanno attribuito all'ex-principe Carlo Saverio (di Borbone Parma e Lippe-Biesterfeld) la guida del Carlismo; e ciò è tanto radicalmente falso da essere risibile. Carlo Saverio non è altro che un signore olandese molto ricco, un alto impiegato di banca speculativa, sposato con una giornalista senza alcun rango, e la cui ignoranza ti tutto ciò che ha a che vedere con il Carlismo è pari a quella dell'autore dell'articolo apparso su Vanitatis. Del resto non è cattolico. Non è cattolico il padrino del figlio Carlo Enrico (un plebeissimo e bellissimo bambino al quale i media hanno attribuito il titolo di <<Principe delle Asturie carlista>>) che non è altro che il fratello del Re d'Olanda, calvinista dichiarato. Per non parlare dei passi falsi precedenti.

Si da il fatto che molti anni fa,  quando l'allora giovane Carlos Saverio sembrava che potesse superare e contrastare il tradimento di suo padre Carlos Ugo alla causa carlista, è stata la Juventudes Tradicionalistas Asturianas  la prima che ha lanciato una campagna per farlo conoscere. Quando Carlos Saverio era il Principe delle Asturie, come nipote dell'ultimo legittimo re di Spagna, Don Francesco Saverio di Borbone e Braganza, e nipote del Reggente, Don Sisto Enrico di Borbone e Borbone Busset. Di tale campagna si discuterà un'altra volta.

Però poco dopo, come accadde vent'anni prima, dovette essere la Giunta Carlista del Principato delle Asturie la prima a dichiarare l'esclusione del Principe delle Asturie. La prima volta fu con il padre di Carlo Saverio, il già menzionato Carlo Ugo.  Si dichiarava l'esclusione, vale a dire, si dava atto di un fatto: che per contravvenzione ai principi della Tradizione e alle leggi tradizionali di Spagna, un principe perde i suoi diritti e smette di esserlo. In ambo i casi la Giunta Regionale delle Asturie si vide obbligata a prendere l'iniziativa di fronte ad una circostanza anomala, come erano quelle causate dall'assenza di autorità nazionale effettiva della Comunione Tradizionalista in quei momenti. Similmente a come dovette agire nel 1808 la Giunta Generale del Principato delle Asturie, della quale è direttamente successore la Giunta Carlista.

Il documento il cui fac-simile è riportato qui sopra è la dichiarazione che la Deputazione Permanente della Giunta Carlista del Principato delle Asturie emise in Oviedo il giorno 4 novembre 1997. Si tratta dell'originale che rimase per un certo periodo confidenziale. Con indicazione del Reggente Don Sisto Enrico, non venne successivamente diffuso, dal momento che il Duca d'Aranjuez nutriva la speranza di ricondurre suo nipote alla legittimità e alla tradizione. Speranza alla quale non rinunciò fino a poco tempo  fa, quando l'accumulo dei fatti contrari dimostrarono definitivamente l'impossibilità di tale conversione. Di seguito il testo originale:

La diputación permanente de la Junta Carlista del Principado de Asturias, ante la falta de organismo superior en el momento presente, ha juzgado necesario hacer pública la presente
DECLARACIÓN:
En 1977, a la muerte en el exilio de S.M.C. Don Javier de Borbón (q.s.g.h.) la normal sucesión se vio truncada por la inhabilitación en que había incurrido su hijo mayor D. Carlos Hugo por su infidelidad a los principios de la Tradición y por su aceptación del régimen imperante.
Desde entonces la Comunión Tradicionalista estuvo bajo la regencia de la Reina viuda Doña Magdalena de Borbón (q.s.g.h.) y del Infante Don Sixto Enrique, Abanderado de la Tradición, en la esperanza de que el hijo mayor de D. Carlos Hugo, S.A.R. Don Carlos Javier de Borbón, cumpliría su deber al alcanzar la mayoría de edad. Es aquí donde comienza la responsabilidad de esta Junta, al haber reconocido a Don Carlos Javier como Príncipe de Asturias legítimo.
Han pasado ya varios años desde que el Príncipe Carlos Javier cumplió la mayoría de edad; sin que, a pesar de algunos signos esperanzadores, haya manifestado su disposición a desempeñar las obligaciones de su rango o a prestar juramento de fidelidad a los principios tradicionales de las Españas y a los derechos y libertades de este Principado.
Por el contrario se dan los siguientes hechos: D. Carlos Javier utiliza documentación española conforme a la legalidad vigente, extremo que siempre había sido evitado por los príncipes de la Dinastía legítima por lo que representa de acatamiento a la usurpación reinante. Ha evitado recibir formación militar, indispensable para el desempeño de sus funciones. Y ha mostrado en otros aspectos su adaptación a los contravalores dominantes.
Los anteriores errores pueden encontrar justificación o disculpa, y atribuirse a inexperiencia o mal consejo. Pero recientemente D. Carlos Javier ha dado otro paso que muestra a las claras su absoluto abandono de las responsabilidades dinásticas y políticas que le corresponden: acompañado de su hermana Dña. María Carolina, ha asistido en Barcelona a la boda de Iñaki Urdangarín con la hija menor del Jefe del Estado, cuya familia representa desde 1833 la antítesis absoluta de la Familia Real carlista.
Este gravísimo error ha sido además innecesario y vergonzoso: la Casa Ducal de Parma fue invitada a la boda por La Zarzuela, sin que se esperase que viniera ninguno de sus miembros. A pesar de la invitación, La Zarzuela suprimió su nombre de la lista oficial de invitados facilitada a los medios de información y su presencia de las fotografías oficiales. Para redondear la humillación, la Infanta Dña. María Teresa (tía de D. Carlos Javier y colaboradora habitual del olvidado D. Carlos Hugo) intentó en el último momento que el diario ABC se hiciese eco de la presencia de sus sobrinos en la boda.
Nos parece manifiesto, pues, que D. Carlos Javier renuncia a sus derechos sucesorios. Éstos pasan, y así lo declaramos, a su hermano menor Don Jaime de Borbón y Lippe-Biesterfeld; de quien esperamos una pronta respuesta.
Entretanto, renovamos nuestra expresión de acatamiento a la regencia de S.A.R. Don Sixto Enrique de Borbón, a quien se comunica la presente Declaración.
En Oviedo, a cuatro de noviembre de mil novecientos noventa y siete, festividad de San Carlos Borromeo, Día de la Dinastía Legítima.





Refrendan esta declaración con su firma: Pablo García-Argüelles Arias. Luis Infante de Amorín. Gonzalo Mata Fernández-Miranda. Jesús de Pedro Suárez. Víctor Rodríguez Infiesta. Manuel de Vereterra Fernández de Córdoba.

Purtroppo, anche Giacomo di Borbone Parma, che era il seguente in ordine di successione, ha seguito il medesimo procedere irresponsabile del fratello maggiore, e ha perduto ugualmente tutti i suoi diritti. Però la Dinastia non finisce qui, e le leggi successorie tradizionali ne garantiscono la legittima prosecuzione in tutte queste circostanze.
I leali asturiani, nel frattempo, rimangono vigili. La Monarchia tradizionale e la successione legittima sono troppo importanti per le Spagne, e non si possono lasciare all'arbitrio delle incompetenti mani della vanidades.




Fonte: https://laslibertades.com/2016/10/06/asturias-fue-la-primera-en-declarar-excluidos-a-dos-principes-de-asturias-padre-e-hijo-carlos-hugo-y-carlos-javier/




Di Redazione A.L.T.A.



lunedì 3 ottobre 2016

Piccolo ripasso del legittimo Stato di diritto della Monarchia spagnola...





Il legittimo Stato di diritto e legislativo della Monarchia spagnola stabilisce una successione semisalica agnatica alla Corona. Una prammatica contro questa norma non può stabilirsi senza il concorso delle Cortes convocate espressamente a tal fine.

Non si può nemmeno considerare i discendenti di un matrimonio diseguale, non dinastico, come successori al Trono. In ambo i casi, i tentativi di <<aggiornamento>> per via di fatto o di decreto sono esempi di dispotismo assolutista, anche quelli dipinti da <<progressismo>> .


Fonte: Carlismo

giovedì 29 settembre 2016

29 settembre 1936 - 29 settembre 2016: LXXX anniversario della scomparsa di S.M.C. Alfonso XII di Spagna.

Per commemorare l'LXXX anniversario della scomparsa di S.M.C. Don Alfonso Carlo di Borbone e Austria-Este, il vero Alfonso XII di Spagna. R.I.P.



Come conseguenza delle ferite riportate in seguito all'incidente nel quale venne investito da una camionetta dell'esercito il giorno precedente, alle prime ore del mattino del 29 di settembre del 1936 moriva in esilio a Vienna Sua Maestà Cattolica Don Alfonso Carlo di Borbone e Austria-Este, Re legittimo delle Spagne, Duca di San Jaime e d’Anjou, a l’età di 87 anni. La sua morte fu una tragica e inaspettata notizia, perché egli godeva di ottima salute e facoltà. Mentre i suoi requetés passavano di vittoria in vittoria nella Penisola (l’ultimo documento ufficiale di Don Alfonso Carlo fu il suo telegramma di felicitazioni per la liberazione del Alcázar de Toledo), l’Arcangelo San Michele accoglieva la sua anima santa, di guerriero di Dio.

Gli sopravvisse la sua sposa, la gran Regina Donna Maria de las Nieves di Braganza. Fu succeduto da suo nipote Don Francesco Saverio di Borbone Parma, il quale Don Alfonso Carlo aveva nominato Principe Reggente nel caso che la sua morte fosse avvenuta prima di aver chiarito a chi corrispondeva la successione legittima. E proprio Don Saverio diverrà nel 1952 Re legittimo delle Spagne.



Fonte: Carlismo