La Camera dei Lord
La riforma della Camera dei Lord è un punto fermo nel programma della sinistra britannica da quando, nel 1911, il governo liberale di Herbert Asquith approvò un Parliament Act che toglieva ai Lord il potere di imporre il veto alle leggi votate dalla Camera dei Comuni. Ma questa drastica misura, che accrebbe enormemente il potere dei Comuni – e, di conseguenza, quello del Primo Ministro – era ritenuta una mera disposizione transitoria verso una riforma della struttura stessa della Camera dei Lord, compresa l’abolizione dei diritti dei pari ereditari.
Herbert Henry Asquith, Primo Conte di Oxford e Asquith (Morley, 12 settembre 1852 – Sutton Courtenay, 15 febbraio 1928)
Nei decenni successivi la situazione al riguardo rimase praticamente inalterata. L’unico sviluppo di rilievo consistete in un Parliament Act del 1949 che diminuì ulteriormente il potere dei Lord.
Queste riforme lasciarono nelle mani dei Lord pochissime funzioni davvero significanti. Già nel secolo XIX il grande costituzionalista Walter Bagehot prendeva in giro i Lord esaltandoli pomposamente come “la parte dignitosa della Costituzione”, mentre altri vi si riferivano come “un’Accademia” piuttosto che una casa del Parlamento.
La Camera dei Lord, infatti, era ben nota per il tono educato dei dibattiti, che contrastava penosamente con l’atmosfera volubile ed aggressiva della Camera dei Comuni. L’unica funzione veramente decisiva della Camera dei Lord era quella della Commissione Legislativa, un gruppo di dodici “Lord Legislatori” che costituivano la Corte d’Appello più alta del Paese.
Ma perfino questa funzione fu soppressa dai laburisti con la Legge di Riforma Costituzionale del 2005, uno dei cui articoli prevedeva la creazione d’una nuova “Corte Suprema” che avrebbe assunto le funzioni dei Lord Legislatori.
Un compromesso disastroso
Proprio
perché la Camera dei Lord godeva ormai di poteri assai limitati, la sua riforma
si trascinava da quasi un secolo senza novità di rilievo. I governi avevano
tutt’altro a cui pensare. Nel 1999, però, il governo laburista presentò un
disegno di legge per abolire definitivamente i pari ereditari. Il Partito
Conservatore, all’opposizione, obbiettò che i pari ereditari non dovevano
essere aboliti prima che il governo rivelasse cosa intendeva creare come
sostituto. Avvertiva, d’altronde, che i poteri del Primo Ministro non dovevano
essere ulteriormente rafforzati con l’istituzione d’una Camera Alta totalmente
composta da membri nominati.
Ciò significa che i pari ereditari sono stati aboliti grazie alle macchinazioni del pronipote dell’ultimo Primo Ministro britannico proveniente dalla Camera dei Lord, Robert Gascoyne-Cecil, 4° Marchese di Salisbury.
Questa soluzione di compromesso non ha fatto altro che aggravare i difetti della Camera dei Lord. Mentre nel vecchio sistema qualche potere legislativo restava comunque nelle mani di alcuni uomini e donne non eletti, col nuovo sistema quasi tutto il potere passa nelle mani di persone che devono la loro posizione al patrocinio personale del Primo Ministro.(ndr: personalmente non sono affatto d’accordo con questa analisi. Cranborne commise certamente un errore a negoziare con Blair all’insaputa di Hague, come lui stesso ammise in seguito, ma lo fece per il semplice motivo che dal suo partito non si muoveva nulla e l’ostruzionismo sterile avrebbe solo alienato ai conservatori l’opinione pubblica rafforzando ulteriormente la posizione dei laburisti. Se la Camera Alta, per quanto mutilata, sopravvive ancora lo si deve proprio all’iniziativa di Cranborne che salvò quel che poteva dalla furia demagogica di Blair, almeno fino ad oggi.)
L’ultimo colpo
Blair
sta ormai per preparare la sua uscita dal potere, e non ha dunque più bisogno
dell’appoggio d’una Camera Alta; così ha deciso di dare un ultimo colpo ai
Lord. Il governo ha presentato una batteria di proposte, variando da una Camera
dei Lord totalmente elettiva ad una parzialmente elettiva e parzialmente
nominata.
In
aperta contraddizione con le sue stesse idee democratiche, la sinistra si è
messa allora ad argomentare che l’idea d’una Camera dei Lord totalmente
elettiva è sbagliata, giacché così diventerebbe una concorrente della Camera
dei Comuni, col conseguente indebolimento del Governo. Gli alleati di Blair hanno proposto allora che alcuni pari siano eletti ed altri nominati. I pari ereditari verrebbero comunque aboliti. Il governo ha deciso di truccare la votazione con una mossa clamorosa: proibendo ai membri della Camera dei Comuni di rigettare tutte le proposizioni, e quindi costringendoli a sceglierne almeno una.
Così quando, il 7 marzo scorso, la Camera dei Comuni ha approvato in prima lettura la proposta d’una Camera Alta totalmente elettiva, ciò si è dovuto in parte al fatto che alcuni oppositori della riforma, non avendo altra scelta, hanno accolto l’opzione più estrema, nella speranza che il governo non abbia il coraggio di implementarla, conservando invece lo status quo. In ogni caso, l’esito definitivo è ancora in bilico, cent’anni dopo la prima proposta di riforma.
Un triste tramonto
Il tramonto del governo Blair assomiglia a quello di David Lloyd George,
Primo Ministro dal 1916 al 1922, almeno in due modi. Entrambi accrebbero il
loro personale potere invadendo quello dei pari ereditari, ed entrambi furono
accusati di corruzione.
Tony Blair è stato interrogato dalla Polizia, anche se solo come persona informata sui fatti. Ma Lord Levy, soprannominato da alcuni “Lord Cassiere”, è una persona centrale nella macchina politica di Blair.
Nei mesi conclusivi del governo di Tony Blair, si prospetta quindi il rischio che il Primo Ministro uscente finisca la sua carriera non con una corona, com’è normale per ogni Primo Ministro, ma processato dalla Corona per corruzione.
Scritto da:
Il Giacobita