venerdì 9 marzo 2012

La Monarchia sacra Parte Prima :I RITI DI CONSACRAZIONE DELLA MONARCHIA CRISTIANA:La Consacrazione dei Re nella monarchia franca (secolo IX)

Pipino il Breve
Pipino III detto il Breve, Re dei Franchi (751-768).   Fu il padre dell'Imperatore, Carlo Magno.


L’introduzione del rito nel regno franco fu strettamente connessa alle vicende politiche del paese. Qui regnava dalla fine del V secolo, dopo la conversione al Cristianesimo del Re Clodoveo I (481- 511), la dinastia cattolica dei Merovingi.
I sovrani discendenti di Clodoveo, tuttavia, non conobbero mai, né praticarono, a differenza dei loro colleghi spagnoli, la cerimonia dell’Unzione sacra. Ben presto essi furono scalzati nell’esercizio effettivo del potere dai Maestri di Palazzo, loro primi ministri, tra cui si distinse la famiglia dei Carolingi. Dopo un primo sfortunato tentativo di prendere direttamente la corona con Grimoaldo (+ 657?), i Carolingi attesero pazientemente il momento opportuno.
Nel 747 Pipino il Breve (742- 768), figlio di Carlo Martello (737- 741), assunse come il padre la carica di Maestro di Palazzo sotto il sovrano merovingio Childerico I I I (742- 752). Il suo piano, però, era ambizioso: prendere ufficialmente il posto del sovrano merovingio.
Pipino detiene di fatto il potere. Possiede quella che potrebbe dirsi la ‘legittimità d’esercizio’. Gli manca - è vero - quella che gli deriva dal ‘sangue’, ossia l’appartenenza alla legittima famiglia regnante. Pipino decide d’inviare un’ambasceria, composta da Fulrado, abate di Saint-Denis, e Burcardo, Vescovo di Würzburg, presso Papa Zaccaria (741-752).
“Fulrado e Burcado interrogano quindi il Papa ‘a proposito dei re che erano in Francia senza esercitare il potere e gli chiedono se sia cosa buona o cattiva’ […] Così Zaccaria risponde alla domanda: ‘Conviene chiamare Re colui che detiene il potere reale piuttosto che colui che tale potere non ha’ […] Venuto a conoscenza del felice esito della consultazione e forte dell’autorità pontificia, Pipino può ora riunire i potenti a Soissons (novembre 751) e farsi eleggere re dei Franchi. Il giovane Childerico III viene tonsurato e rimandato al monastero di Saint-Bertin, dove muore nel 755; suo figlio Teodorico viene rinchiuso e educato nel monastero di Fontenelle”.
In quel medesimo anno, Pipino si fece ungere dai suoi vescovi, nella Cattedrale di Soissons, suggellando con tal cerimonia il passaggio di consegne all’interno del regno.
Quasi certamente a consacrare il primo sovrano carolingio fu l’anglosassone San Bonifacio, legato pontificio e Arcivescovo di Magonza, l’apostolo della Germania. Pipino vedeva in quella cerimonia, infatti, la sanzione divina alla legittima presa di possesso della corona, come spesso ricorda nei suoi documenti: “La Divina Provvidenza avendoci unto per il trono reale …
Con l’aiuto del Signore che ci ha posto sul trono ….
Il nostro innalzamento al trono essendo interamente compiuto con l’aiuto del Signore”
.Per il nuovo re il rito dell’unzione rappresentava la prova evidente della legittimità della sua ascesa al trono. Per questo il 28 luglio 754, volle essere unto una seconda volta da Papa Stefano III (752-757) che si trovava in Francia. In quell’occasione vennero anche consacrati i due figli del sovrano, Carlo e Carlomanno, che dovevano succedergli.
Il Papa infine, per rafforzare l’alleanza tra la famiglia reale e la Santa Sede, conferì al Re e ai Principi ereditari il titolo di Patrizi dei Romani (Patricii Romanorum), titolo che comportava il dovere di difendere Roma e la Chiesa.
La Clausula de onctione Pippini, un documento contemporaneo steso da un monaco di Saint-Denis, precisa il vero senso della cerimonia: “Il suddetto signore fiorentissimo, Pipino, re devoto, in virtù dell’autorità e per ordine del signor papa Zaccaria di santa memoria e per l’unzione del santo crisma ricevuta dalle mani dei beati vescovi delle Gallie e per l’elezione dei Franchi tutti, venne tre
anni or sono elevato sul trono reale. In seguito, dalle mani dell’attuale pontefice Stefano, fu nuovamente unto e benedetto re e patrizio con i suddetti figli Carlo e Carlomanno nella chiesa dei suddetti santi Martiri Dionigi, Rustico e Eleuterio ove risiede il venerabile uomo e abate Fulrado arciprete […] Ed egli fece divieto a chiunque, sotto pena d’interdetto e di scomunica, di mai osare scegliere un re nato da un sangue diverso da quello dei principi che la divina pietà si era degnata di esaltare, e su intercessione dei santi Apostoli confermare e consacrare per mano del beato pontefice, loro vicario”.
Da allora il rito dell’Unzione passò in eredità ai Re franchi, e dopo l’assunzione da parte di Carlo Magno dell’autorità imperiale anche ai suoi successori in Occidente.
Forse già sotto Pipino, certamente con Carlomagno, iniziò ad impiegarsi nella titolatura del sovrano la celebre e pregnante espressione: Dei gratia, Per grazia di Dio.
Il modello carolingio, inoltre, ebbe imitatori in Inghilterra, dove nel 787 durante il Concilio di Chelsea, alla presenza dei legati pontifici, fu consacrato con l’Olio il Principe Egberto, figlio e successore di Offa , Re anglo-sassone della Mercia. È il primo esempio della cerimonia nella monarchia inglese.