Bersaglieri alla battaglia della Cernaia. Nonostante la retorica patriottarda abbia elogiato le gesta del contingente Sardo , la vicenda , in realtà, si concluse con una fuga dei Sardi salvati da un intervento alleato.
Il Corpo di Spedizione Sardo in Crimea (1855-1856), fu una vera e propria ridicola missione militare di guerra del trasandato, indebitato e liberale Regno di Sardegna inviata contro l'impero Russo, nel corso della guerra di Crimea.
Nel marzo dell'1854, la cinica arrivista e doppiogiochista regina Vittoria d'Inghilterra dichiarava ufficialmente guerra alla Russia a sostegno dell'Impero Ottomano; pochi giorni dopo lo stesso atto fu compiuto dall'illegittimo "Imperatore" Napoleone III.
Anche il Regno di Sardegna si unì all'impresa in modo al quanto ridicolo: Si indebitò con la stessa alleata Gran Bretagna per poter partecipare al conflitto di ben £ 50.000.000, debito che estinguerà solo a fine XIX° Secolo . Il liberale settario e affamato di potere presidente del Consiglio Cavour considerava l'intervento un buon trampolino di lancio per entrare a far parte del gioco politico europeo, visto che cercava di assicurarsi l'appoggio di Londra e Parigi al fine di un esito positivo delle sue aspirazioni di occupazione del Lombardo-Veneto legittimamente amministrato dalla Corona Imperiale Asburgica.
Inviò allora un Corpo di Spedizione nel 1855 che contava 18.000 soldati, capeggiati dal generale Alfonso Lamarmora(il materiale cannoneggiatore e saccheggiatore di Genova).[1].
Alfonso Ferrero, marchese della Marmora, volle con sé il fratello Alessandro La Marmora, fondatore del Corpo dei Bersaglieri, più vecchio di lui di cinque anni. Le altre brigate furono affidate a Giorgio Ansaldi, Manfredo Fanti, Enrico Cialdini e Filiberto Mollard, tutti quanti di scarsissimo valore militare, più adatti a far la guerra ai civili. Fisicamente debilitato, il 22 marzo 1855, il generale Alessandro La Marmora assunse il comando della seconda divisione del corpo di Crimea, per quella che sarebbe stata la sua ultima fatale spedizione. Morì infatti a causa del colera il 7 giugno 1855 a Balaklava, dove era sbarcato alla testa dei suoi uomini. Al suo posto, ai primi di agosto, arrivò in Crimea, Rodolfo Gabrielli di Montevecchio (un'altro inetto)che fu promosso maggiore generale.
Durante la campagna l'esercito sardo fu impegnato marginalmente in combattimento nella battaglia della Cernaia, subendo 23 perdite in combattimento. La mattina del 16 agosto 1855 i Russi attaccarono l'avanguardia piemontese per occupare le alture della Cernaia: era l'inizio dell'omonima battaglia. Il generale Gabrielli di Montevecchio alla testa della seconda legione non sapeva se caricare il nemico o fuggire tra le braccia degli alleati . Mentre guidava i suoi in uno scordinatissimo assalto, una pallottola lo colpì al petto e gli trapassò il polmone sinistro. Raccolto e soccorso, venne trasportato all'ospedale da campo dove immediatamente lo raggiunse La Marmora per confortarlo.
Nonostante la caduta della piazzaforte russa di Sebastopoli (12 settembre 1855), nessuna delle due forze contrapposte riusciva a prevalere. Il 28 dicembre, però, l’Austria fece pervenire un ultimatum alla Russia e qualche giorno dopo lo Zar chiese l’armistizio. A causa di questo sconsiderato ultimatum alla Russia ,che da quarant'anni era sua alleata , l'Austria pagherà un prezzo assai alto.
La pace fu siglata nel Congresso di Parigi. Molte altre furono alla fine le perdite Sardo-Piemontesi, dovute , per la quasi totalità, a malattie (colera), circa 2000 uomini.
Il peso che ebbe nel conflitto il contingente Sardo fu nullo, morirono in due anni gli stessi soldati che morivano sotto le mura di Sebastopoli nelle fila dell'esercito Franco-Inglese durante ogni attacco. Cavour ottenne il suo ingresso al Congresso di Parigi, ottenne i suoi preziosi alleati , mandando a morire dei coscritti a migliaia di chilometri da casa per colera e dissenteria. E' questo l'onore di cui i libri di storia "ufficiali" parlano, ma vi è onore in questo? che cosa c'è di tanto glorioso in questa tragicommedia bellica?, secondo il buon senso assolutamente nulla.
Fonti:
Wikipedia
Archivio di Stato di Torino(Busta N°46 , pag.123-124-125)
Scritto da:
Il Principe dei Reazionari