mercoledì 14 marzo 2012

C’E’ VOGLIA DI MONARCHIA IN EUROPA?


Nel corso degli ultimi due decenni sono accaduti in Europa fatti ritenuti prima impensabili che hanno riproposto l’istituzione monarchica o, almeno, un collegamento dei popoli con le loro dinastie storiche. Prima vi è stato il ritorno in una Bulgaria al collasso di Simeone II e la sua assunzione di poteri di governo, durata dal 2001 al 2005 (purchè, era stato “autorevolmente” avvertito, non pensasse ad una restaurazione monarchica), poi il ritorno di re Michele in Romania, con la restituzione dei beni confiscatigli nel 1947 e l’attribuzione di funzioni di rappresentanza pubblica anche a livello internazionale col titolo di “re”.
Nel 1993 Leka I, re degli Albanesi, proclamato sovrano da un governo anticomunista in esilio, risultò vincitore di un referendum istituzione per il ristabilimento della monarchia nel 1997 ma, per “ordini superiori” i risultati furono truccati, come testimoniatomi anche da parlamentari italiani componenti della delegazione di osservatori internazionali dell’O.C.S.E. e, dopo un breve esilio, Leka è tornato a morire a Tirana nel 2011.
Non è Europa, ma vi siamo come forze di occupazione a sostegno di un governo fantoccio (altro che Quisling!) l’Afghanistan, dove il ritorno dall’esilio di Mohammed Zahir Shah nel 2002, accolto da tutte le componenti tribali come punto di riferimento unitario, forse l’unica soluzione pacificatrice possibile, non si concluse con la restaurazione della monarchia per la netta e pervicace presa di posizione degli U.S.A. che imposero la soluzione repubblicana in favore del loro uomo Karzai, accettando solo che al vecchio sovrano, tornato a risiedere nel suo palazzo, fosse riservato il titolo di “Padre della Patria” come ricompensa per il suo sacrificio. Re Zahir è morto nel 2007 e come vadano le cose in Afghanistan è cosa ben nota a tutti, nonostante la cappa di disinformazione stesa dalla N.A.T.O. e dai suoi padroni.
Due fobìe prevalgono nei confronti dell’istituto monarchico: quella americana e quella massonica, che da sempre combatte i troni visti come un elemento di intralcio sulla via della “repubblica universale”. Questo pregiudizio è stato alla base del rovesciamento dei risultati del referendum istituzionale in Albania, del diktat nei confronti di Simeone II ed è oggi il motivo della disinformazione che oscura le notizie provenienti dalla Romania, dove manifestazioni popolari, caduto il governo, invocano il ritorno al potere di Michele I.
Negli ultimi mesi l’Ungheria, altro Stato dell’Unione europea, orfana della “Corona di Santo Stefano” dal1946, ha addirittura cancellato la parola “repubblica” dalla sua costituzione, sollevando un vespaio di polemiche tra i Soloni “democratici” e in Serbia un recentissimo sondaggio informa che la grande maggioranza del popolo, sottoposto ad ignobili umiliazioni e a mutilazioni territoriali chiederebbe il ritorno sul trono della propria dinastia. Non dimentichiamo, di passaggio, che il Regno del Belgio si è pacificamente trasformato in stato federale proprio per la garanzia data a fiamminghi e valloni, rivali da sempre, dalla presenza della monarchia al vertice. In Croazia il cemento è costituito non da una Dinastia ma dalla religione cattolica fortemente diffusa che ne ha difeso le particolarità anche durante il periodo comunista.
Se osserviamo il panorama europeo possiamo immediatamente rilevare come ci sia una sostanziale parità numerica tra monarchie e repubbliche e che le monarchie non siano confinate ai margini essendo monarchie il Regno Unito e la Spagna, non solo Monaco e il Liechtenstein. Se poi consideriamo le repubbliche di tipo “bonapartista” come la Francia e la Federazione Russa, di fatto monarchie elettive. Se passiamo all’Italia i sostenitori di Carlo di Borbone sono sempre più numerosi al sud e nell’estate del 2010 schiere inattese di persone hanno reso omaggio a Piacenza e a Parma al defunto Duca, sepolto poi nella cripta della chiesa della Steccata a Parma.
Ma vi è di più. Dove non è possibile un riferimento dinastico diretto, come nel Lombardo-Veneto, sono presenti gruppi che si rifanno nostalgicamente al dominio degli Asburgo, con cui mantengono stretti contatti. Nel Veneto, particolarissima realtà, il punto di riferimento è l’immagine della Serenissima Repubblica, realtà unificante per la maggior parte dei veneti, venendo ad assumere la valenza di una dinastia. In tutti questi esempi i popoli sentono che al di là di una cappa partitocratica e di un “abito” europeo indossato a forza vi sono riferimenti interni e diretti che potrebbero assicurare la difesa dei diritti originari di libertà e autonomia.
Che ci si riferisca al Regno delle Due Sicilie o alla Repubblica di Venezia si va oltre una cornice unitaria imposta a forza che oggi ha l’ulteriore aggravante di portare i popoli dell’Italia in una realtà sovranazionale ancora più alienante delle loro particolarità e libertà. Il problema è “chi” governa questa Europa e dove ci vogliono portare al di là delle rassicurazioni tecniche e delle proclamate “esigenze” dettate dai “mercati” e dalla globalizzazione.
In conclusione: gli autonomisti repubblicani restino repubblicani, se ne sono convinti, ma non facciano inconsciamente il gioco dei nemici dei popoli combattendo, dove vi sono, istanze monarchiche che possono rappresentare un elemento in più di tenuta dei popoli nei confronti delle “razionalizzazioni” che ancora ci aspettano. Facciamo insieme la nostra battaglia e vinciamola…Poi i popoli sceglieranno liberamente le istituzioni che preferiscono!

di ALBERTO LEMBO