martedì 20 marzo 2012

La Monarchia sacra Parte Prima :I RITI DI CONSACRAZIONE DELLA MONARCHIA CRISTIANA:Carlomagno e la restaurazione del rito d’Incoronazione imperiale in Occidente (800)

Carlo, detto Magno, o Carlomagno  (2 aprile 742Aquisgrana, 28 gennaio 814), fu re dei Franchi e dei Longobardi e imperatore del Sacro Romano Impero.

Con il grande sovrano franco, restauratore della potestà imperiale, si ha in Occidente pure la ripresa della cerimonia dell’Incoronazione, come si praticava ormai da secoli nel rituale orientale.
La consegna della Corona imperiale, così tipica del cerimoniale in uso alla corte di Costantinopoli, fu ripresa a Roma il Natale dell’800 in occasione della Renovatio Imperii carolingia.
La cerimonia fu certamente concordata tra il sovrano, all’apice della potenza, e il Pontefice Romano, San Leone III (795-816).
Il nuovo papa era succeduto ad Adriano I (771-795), ma aveva ben presto suscitato il malanimo dell’entourage del defunto pontefice. Il 25 aprile 799, durante la processione delle Litanie maggiori, Leone fu assalito da gente armata, che tentò di accecarlo e tagliargli la lingua. Grazie ad un cortigiano riuscì, seppure malconcio, a fuggire.
Soccorso dal missus franco Wirondo e dal Duca di Spoleto, Winigi, venne inviato a Paderborn, ove s’incontrò con Carlo.
Il 29 novembre del medesimo anno Leone III rientrò a Roma. I suoi avversari presentarono delle accuse contro il prelato, il quale, per scagionarsi, decise di sottoporsi ad un giuramento. Carlo era giunto nel frattempo nella città eterna per dirimere la scottante questione.
Così il 23 dicembre dell’anno 800, antivigilia di Natale, nella Basilica di San Pietro, ove era riunita una grande assemblea del clero e della nobiltà romana, alla presenza del sovrano franco e del suo seguito, Leone giurò solennemente d’essere innocente delle accuse che gli rivolgevano i seguaci di Adriano I. Il giorno dopo, vigilia di Natale, i due grand’uomini passarono insieme l’intera giornata. Poi venne la solennità di Natale. Ecco il resoconto degli Annali reali:

Ipsa die sacratissima natalis Dominicum
rex ad missam ante confessionem
beati Petri apostoli ab oratione surgeret,
Leo papa coronam capiti eius imposuit et
a cuncto Romanorum populo acclamatum
est: Carolo, Augusto a Deo coronato
magno et pacifico Imperatori Romanorum,
vita et victoria! Et post laudes ab
apostolico more antiquorum principum
adoratus est atque ablato patricii nomine
imperator et augustus est appellatus.


Il santo giorno del Natale del Signore il
Re, durante messa, dopo che si levò dalla
preghiera davanti alla tomba del Beato
Apostolo Pietro, Papa Leone gli impose
sul capo la corona e fu acclamato da tutto
il popolo romano: A Carlo, Augusto
incoronato da Dio, grande e pacifico
Imperatore dei Romani, vita e vittoria.
E, dopo le lodi, il papa, secondo l’uso degli
antichi sovrani, gli si prostrò davanti e, in
sostituzione del nome di Patrizio, fu
chiamato Imperatore ed Augusto.


La versione dell’avvenimento del Liber Pontificalis è invece alla seguente:

Post haec, adveniente die natalis domini
nostri Jesu Christi, in jam dicta basilica
Beati Petri Apostoli, omnes iterum congregati
sunt. Et tunc venerabilis et almificus
praesul manibus suiis propriis pretiosissima
corona coronavit eum. Tunc universi
fideles Romani videntes tantam defensionem
et dilectionem quam erga sanctam
Romanam ecclesiam et eius vicarium
habuit, unanimiter altisona voce, Dei
nutu atque Beati clavigeri regni coelo-
rum, exclamaverunt: Karolo, piissimo,
augusto, a Deo coronato, magno et pacifico
imperatori, vita et victoria! Ante sacram
confessionem beati Petri Apostoli, plures
sanctos invocantes, ter dictum est et ab
omnibus constitutus est imperator
Romanorum. Illico sanctissimus antistes
et pontifex unxit oleo sancto Karolum
excellentissimum filium eius, regem in
ipso die natalis domini nostri Jesu Christi.
Et missa peracta, post celebrationem missarum,
obtulit ipse serenissimus domnus
imperator mensa argentea.


Dopo questi fatti, giunto il giorno di Natale
di N. S. Gesù Cristo, di nuovo tutti si
riunirono nella detta basilica del B. Pietro
Apostolo. Allora il venerabile e nobile prelato
lo incoronò di sua mano con un preziosissimo
diadema. Allora tutti i fedeli
romani, vedendo quanta devozione e amore
il sovrano mostrava verso santa romana
Chiesa e il suo vicario, all’unisono ed a alta
voce, ispirati da Dio e dal Beato clavigero
del regno celeste, esclamarono: A Carlo,
piissimo, augusto, incoronato da Dio,
grande e pacifico imperatore, vita e vittoria!
Davanti alla tomba del Beato Pietro
apostolo invocando numerosi santi, per tre
volte fu da tutti ripetuta quella esclamazione
e tutti lo proclamarono imperatore dei Romani.
Il santissimo sommo sacerdote e pontefice
immediatamente dopo unse re con l’olio
santo, in quel medesimo giorno di natale,
il suo eccellentissimo figlio Carlo. Terminata
la messa, dopo la celebrazione dell’ufficio,
il serenissimo Imperatore fece
dono al papa di una mensa d’argento.


Ci è giunto anche il testo delle Acclamazioni che si levarono al momento della solenne cerimonia:

Dones te rogamus, audi nos,
Ut fructum terrae nobis dones (ter)
Ut domnum apostolicum Leonem
In sanctitate et religione conservare
Digneris, te rogamus, audi nos.
Ut ei vitam et sanitatem dones (ter)
Ut domnum Carolum regem
Conservare digneris (ter),
Ut ei vitam et sanitatem atque
Victoriam dones (ter),
Ut proles regales conservare
Digneris, te rogamus,
Ut civitatem et sanitatem dones (ter),
Ut eis vitam et victoriam dones (ter),
Ut populo Christiano pacem
Et unitatem largiaris
Filius Dei, te rogamus.
Audi nos, Agnus Dei, qui tollis peccata
mundi, miserere nobis.
Kyrie, eleison.
Exaudi, Christe, Caroli regi vita.
Exaudi, Deus, prolibus regalibus vita.
Exaudi, Christe, exercitui Francorum
vita.
Exaudi, Deus, peccata nobis indulge.

Exaudi, Criste, orationes populi tui.
Kyrie, eleison.
Omnes Sancti, intercedite pro nobis.
Exaudi, Deus, R. P. Leoni papae vita.



Ti preghiamo, ascoltaci, di concederci
di ottenere il frutto della terra (tre volte);
che ti degni conservare il signor papa Leone
in santità e devozione;
che Tu gli conceda vita e sanità (tre volte);
che ti degni di conservare il signor Re Carlo
(tre volte);
che Tu gli conceda vita, sanità e vittoria
(tre volte);
che ti degni conservare, ti preghiamo, la prole
regale,
che Tu gli conceda vita e sanità (tre volte);
che Tu gli conceda vita e vittoria (tre volte);
che Tu conceda al popolo Cristiano pace e
unità, Figlio di Dio, ti preghiamo, ascoltaci.
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo,
abbi pietà di noi, ecc.
Signore, pietà.
Cristo, concedi vita al Re Carlo;
O Dio, concedi vita alla prole reale;
Cristo, concedi vita all’esercito dei Franchi;
O Dio, esaudiscici, perdona i nostri peccati;
Cristo, ascolta le preghiere del tuo popolo;
Signore, pietà;Santi tutti, intercedete per noi;
O Dio, concedi vita al Rev. Padre papa
Leone


La cerimonia, così suggestiva e gravida di conseguenze per la storia della regalità sacra in Occidente, fu certamente concordata in precedenza tra il Re franco e il Sommo Pontefice. Essa è chiaramente esemplata sul modello imperiale vigente a Costantinopoli.
V’è, quindi, un preciso disegno di riproporre in Occidente il rito dell’Incoronazione, che significava in modo eminente la potestà suprema dell’Imperatore Romano e Cristiano.
L’idea, insomma, della translatio, ossia del trasferimento dell’Impero da Oriente all’Occidente, è indubbia, come ammettono esplicitamente gli Annales di Lorsch:

Et quia tunc cessabat a parte Graecorum
nomen imperatoris et femineum imperium
apud se habebant, tunc visum est
et ipsi apostolico Leoni et universis sanctis
patribus qui in ipso concilio aderant,
seu reliquo christiano populo, ut ipsum
Carolum regem Francorum imperatorem
nominare debuissent, qui ipsam Romam
tenebat, ubi Caesares sedere soliti erant
seu reliquas sedes quas ipse per Italiam
seu Galliam necnon et Germaniam tenebat
… ideo iustum eis esse videbatur ut
ipse cum Dei adiutorio et universo christiano
populo petente nomen haberet.


Poiché presso i Greci in quel momento il
nome di Imperatore era venuto meno e l’Impero
era tenuto da una donna, sembrò allora
cosa opportuna sia al sommo pontefice Leone,
sia a tutti i prelati presenti al concilio,
sia al resto del popolo cristiano, che Carlo,
Re dei Franchi, fosse nominato Imperatore.
Costui, infatti, aveva in suo potere la stessa
Roma, antica sede e capitale dei Cesari, e
teneva le altre sedi in Italia, in Gallia e in
Germania … perciò sembrò loro cosa buona
che con l’aiuto di Dio e, vista la richiesta di
tutto il popolo cristiano, gli fosse attribuito
tale titolo.


La presenza nel rito del solo atto della consegna della Corona, senza alcun accenno al rito dell’unzione, così tipicamente occidentale, mostra la precisa volontà da parte delle due supreme potestà della Cristianità d’inserirsi consapevolmente nella scia della tradizione imperiale romana, così come si era evoluta alla corte di Costantinopoli.
Nel giorno solenne del Natale di Cristo, a Roma, capitale dell’Impero e sede della Cattedra di Pietro, nella basilica dedicata al Principe degli Apostoli, Carlo, durante la messa, inginocchiatosi dinanzi alla tomba del primo Papa, è incoronato da Leone III, che, tratta la corona, certamente simile al suo modello orientale, dall’altare, la pose sul capo del più potente principe del mondo, mentre i Romani e i Franchi acclamavano il sovrano.
Il papa, infine, ancora alla maniera orientale, compiva il rito dell’adorazione, in segno di sudditanza, all’indirizzo dell’Imperatore [ab apostolico, more antiquorum principum, Carolus adoratus est], inginocchiandosi davanti al principe. Leone III, da ultimo, ungeva e incoronava il figlio primogenito di Carlo, anch’egli di nome Carlo, indicato come suo successore.