domenica 24 febbraio 2013

TOLKIEN SCRITTORE CATTOLICO

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Il fascino che sprigiona da Tolkien proviene dal suo completo ripudio di quella tradizione sinistra. La sua fiaba non celebra il consueto signore delle favole moderne, Lucifero. Elémire Zolla
Negli ultimi anni la grande massa ha scoperto l’esistenza de Il signore degli anelli e Lo Hobbit attraverso dei film tutto sommato buoni nell’estetica commerciale ma ovviamente insufficienti a trasmettere l’impianto letterario e concettuale di J.R.R Tolkien. Questo ha avuto come buon effetto un rilancio di interesse per lo scrittore inglese , accompagnato da ottime ristampe della sua opera completa, nuove biografie e un notevole epistolario edito in Italia con il titolo La realtà in trasparenza. L’epistolario in questione è importante per avere una giusta prospettiva interpretativa dell’opera di Tolkien. Sotto l’epopea mitologica della compagnia dell’anello quindi, cosa si muove? Tolkien nasce nel 1892 da genitori inglesi a Bloemfontein in Sud Africa, dove il padre Arthur si trova avendo accettato un posto alla Bank of Africa. Il giovane Tolkien deve affrontare molto presto perdite affettive e difficoltà . Per motivi di salute torna assieme alla madre Mabel e al fratello Hilary in Inghilterra all’età di tre anni. Il padre morirà senza potersi ricongiungere con la famiglia nel 1896. La conversione al cattolicesimo della madre causa le ostilità della famiglia anglicana, fino al punto di lasciare la donna e i suoi due figli privi di sussistenza e abbandonati al loro destino. Dopo la prematura morte dell’amata madre nel 1904 viene affidato a padre Francis Xavier Morgan, sacerdote Oratoriano vicino a Mabel durante il suo percorso di conversione. Sotto la severa attenzione di padre Morgan il giovane Tolkien si dedica ad uno studio intenso delle lingue antiche, dal latino al greco passando per il finnico e lingue gotiche antiche, e delle relative letterature. Questi anni di studio lo porteranno in futuro ad essere uno dei più importanti filologi ed esperti di letteratura medioevale Inglesi, nonché docente all’università di Oxford dal 1925 al 1959. La rigidità di padre Morgan porta anche a tenere Tolkien lontano dall’amata Edith Bratt , quella che diventerà moglie e madre dei suoi figli, fino all’età di ventuno anni. Negli anni ’20 inizia a prendere forma la terra di mezzo, con i suoi abitanti e le loro storie. Evidentemente è molto importante l’influenza di antiche tradizioni ,mitologie e leggende medioevali ma sicuramente c’è dell’altro nell’epopea Tolkieniana. L’importanza del bagaglio immaginifico di storie e racconti ereditato dalla madre è necessario per il consolidamento concettuale della forza e dell’inestinguibilità della luce sulle tenebre nella parola della forma letteraria della fiaba. “Fu nelle fiabe che io intuii per la prima volta la potenza delle parole, e la meraviglia delle cose, di cose come pietra, e legno, e ferro; albero ed erba; casa e fuoco; pane e vino”. La potenza evocativa della creazione immaginifica si concretizza nella trasposizione letteraria di valori che si cementificano nella realtà e nella storia. L’epopea de il signore degli anelli è una storia di profonde radice cristiane e proprio nella fede pone le sue
fondamenta. Nell’opera di Tolkien non c’è l’intenzione di fare teologia attraverso l’uso di allegorie , ma volontà di creare un immaginario fondato su basi immobili riguardanti la visione del mondo e della storia dal punto di vista cristiano. Una volontà necessaria e non ragionata e del tutto spontanea dato che lo stesso Tolkien si rende conto nella parti finale dell’assemblaggio del Il signore degli anelli di quanto sia importante il peso dell’esperienza cristiana in esso. La bellezza e la purezza del creato è corrotta dall’esistenza del male, dalla tentazione e dal peccato, rappresentati raffinatamente dalla presenza dell’anello, artefatto che porta con se il fascino ambiguo e pericoloso del potere . L’anello è lo strumento attraverso il quale, con la lusinga del potere donato da esso, Sauron cerca di ghermire e dominare gli esseri viventi. Sauron era un tempo un maia ovvero una creatura angelica nella mitologia di Tolkien, decaduto a creatura malvagia che attraversa le ere sotto varie forme nell’ambizione di assoggettare a se ogni creatura. Sconfitto più volte nel passato ma presente sulla terra di mezzo , nell’era in cui si svolgono gli avvenimenti de Il Signore degli anelli come occhio infuocato che tutto vede dove l’anello è presente. La presenza del male e delle sue striscianti tentazioni nella terra di mezzo è trasfigurazione letteraria del male reale e presente nell’universo. La bellezza come testimonianza della grazia divina in contrasto con l’orrore della malvagità è una delle chiavi de Il signore degli anelli. Il deforme Gollum, devastato nella mente e nel corpo dalla possessione demoniaca dell’anello e del desiderio di esso. Boromir, nobile cavaliere incarnante virtù elevate, trascinato nell’abiezione a causa dell’attrazione al potere. E ancora la bellezza degli Elfi, popolo illuminato dalla verità che nel momento in cui si donano al male si trasformano nel fisico in orrendi Orchi . Manifestazione chiara dell’effetto del peccato oltre che della donazione di sé al male. Un passo dal Simmarillion :“Tutti coloro dei Quendi [gli Elfi] che caddero nelle mani di Melkor furono imprigionati in Utumno prima che esso fosse distrutto e per mezzo di lente arti crudeli vennero corrotti e resi schiavi; e così Melkor generò l’orrenda razza degli Orchi che sono un atto d’invidia e di scherno verso gli Elfi, dei quali in seguito furono i nemici più irriducibili.” Secondo Thomas Howard ,massimo studioso di Tolkien, la figura femminile in Tolkien racchiude manifestazione luminosa di purezza e virtù cristiana. La donna come guida , spinta e infusione di coraggio per le anime semplici degli Hobbit, uomini piccoli di statura e desiderosi solo di continuare la loro semplice vita, ma coinvolti nella necessità di distruggere l’anello per poter proteggere definitivamente la terra di mezzo, è una splendida immagine di derivazione Mariana e di grande importanza anche nella determinazione del rapporto maschile/femminile nell’universo Tolkieniano. Non solo faro per la salvezza del mondo ma anche motivo di coraggio . Riguardo l’importanza della fiaba: “La Fantasia resta un diritto umano: noi creiamo a nostra misura e secondo la nostra modalità derivata, perché siamo stati creati: e non soltanto creati, ma creati a immagine e somiglianza di un Creatore.” Tolkien respinge l’idea del racconto fantastico e della fiaba come evasione ma anzi sottolinea l’importanza storica che ricopre cioè la capacità di parlare attraverso un mondo secondario di ciò che davvero conta nel mondo reale, e proprio in questo si basa il biasimo del concetto di evasione che viene interpretato quasi come tradimento del reale. Paradossalmente la fiaba parla del mondo con maggiore realtà di quanto si presenti nella vita di tutti i giorni.
“Quanto reale, quanto sorprendentemente viva, è infatti la ciminiera di una fabbrica a paragone di un olmo: povera cosa obsoleta, sogno inconsistente di chi cerca di evadere la realtà! Per parte mia, non posso convincermi che il tetto della stazione di Bletchley sia più “reale” delle nuvole. E in quanto manufatto, lo trovo meno ispiratore della leggendaria volta del cielo.” Rivoltando l’accusa Tolkien definisce evasione dalla realtà la caduta dell’uomo nell’infelicità creata con il progresso industriale e tecnologico selvaggio che lascia alle proprie spalle mancanza di bellezza e di verità nel mondo. Rilevando l’impossibilità di coniugare bellezza e malvagità, la creazione fantastica in termini letterari rimanda ad una ricerca di bellezza e verità concretizzata nella promessa cristiana della prevaricazione del bene sul male. La consolazione del lieto fine è quindi la consolazione della speranza che non nega l’esistenza del dolore e del male , ma si rivolge alla gioia e alla commozione della salvezza nell’esperienza cristiana. Rispetto al momento della gioia nella rivelazione del lieto fine nella fiaba Tolkien conia il termine eucatastrofe in opposizione alla catastrofe dell’assenza del buon finale, della perdita della speranza. “I Vangeli contengono molte meraviglie —peculiarmente artistiche, splendide, e commoventi: «mitiche» nel loro significato perfetto e autosufficiente; e, tra le meraviglie, vi è la più grande e più completa eucatastrofe che si possa immaginare. Ma questa storia è penetrata nella Storia e nel mondo primario; il desiderio e l’aspirazione della sub-creazione sono stati elevati sino al compimento della Creazione. La Nascita di Cristo è l’eucatastrofe della storia dell’Uomo. La Resurrezione è l’eucatastrofe della storia dell’Incarnazione. Questa storia comincia e finisce nella gioia.” C’è ancora da dire che Tolkien immagina le ere descritte nel Simmarillion ( storia e genesi del mondo precedenti alle vicende de Il signore degli anelli )come precedenti la venuta di Cristo, tanto che il male incarnato da Sauron e da altre entità rimanda ad un male superiore che un giorno Cristo affronterà e questo aiuta ad inquadrare il fatto che questo mondo secondario è privo di una germinazione divina del male, poiché c’è un unico Dio e non c’è una contrapposizione politeistica come invece si tenderebbe ad immaginare in una ambientazione fantasy. Il male nasce dalla volontà degli esseri liberi e non c’è entità che nasca maligna. Esiste la caduta nel male ma solo a causa del libero arbitrio. Ci sarebbero tantissime cose da dire riguardo Tolkien , ma concludo questo breve articolo ricordando che la passione e l’entusiasmo cristiano dello scrittore portò ad avvicinarsi alla religione Cattolica e poi alla conversione dell’amico C.S. Lewis , autore de Le cronache di Narnia.
 
Federico Franzin
 
 
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