Per quanto sembrerebbe trattarsi di un uso radicato e di lontanissime origini data la diffusione, il comunicarsi sulla mano è qualcosa nato cavallo tra gli anni ’80 e ’90 e sviluppatosi a tal punto che risulta strano vedere qualche fedele a Messa inginocchiarsi per ricevere l’Eucarestia.
Vi è da chiedersi se tale pratica abbia un oggettivo riscontro nelle indicazioni che il Magistero e la Tradizione ecclesiale hanno dato nel corso dei secoli.
San Tommaso d’Aquino, riprendendo ciò che affermarono i Pontefici che lo precedettero, nella sua Somma Teologica affermo che “La distribuzione del Corpo di Cristo appartiene al Sacerdote per tre motivi: in primo luogo, perché è lui che consacra, tenendo il posto di Cristo. Ora, è Cristo stesso che ha consacrato il suo Corpo nella Cena, ed è Lui stesso che lo ha dato agli altri da mangiare. Dunque, come la consacrazione del Corpo di Cristo appartiene al Sacerdote, altrettanto appartiene a lui la distribuzione. In secondo luogo, il sacerdote è stabilito intermediario tra Dio e il popolo. Di conseguenza, come a lui spetta l’offrire a Dio i doni del popolo, altrettanto spetta a lui donare al popolo i doni santificati da Dio. In terzo luogo, per il rispetto dovuto a questo Sacramento, nulla può toccarlo che non sia consacrato. Per questo motivo, il corporale e il calice vengono consacrati, ed altrettanto le mani del Sacerdote vengono consacrate per toccare questo Sacramento, e nessun altro ha il diritto di toccarlo, se non in caso di necessità”. Data la continuità di questo suo insegnamento con i Papi che lo precedettero (e tra di essi ne figurano anche alcuni dei primi secoli d. C., come San Pio I e San Soterio per citarne qualcuno), cade da sé il mito che l’uso della Comunione in mano sia la ripresa di una consuetudine della Chiesa primitiva. Quelli che si comunicavano in piedi e ricevendo l’Eucarestia in mano erano infatti gli ariani, i quali però la consideravano solo come un simbolo d’unione e non credevano nella divinità di Cristo.
Il Concilio di Trento confermò quanto detto dal Dottore Angelico (“Questo costume deve essere ritenuto di diritto e a giusto titolo come proveniente dalla Tradizione apostolica”; Sess. XIII, De Eucharistia), lo stesso fece Papa San Pio X nel suo Catechismo Maggiore (“Nei momenti di ricevere la santa Comunione, bisogna trovarsi in ginocchio, tenere la testa lievemente alzata, gli occhi modestamente rivolti verso la santa Ostia, la bocca sufficientemente aperta, con la lingua un pochino avanzata sul labbro inferiore. Bisogna tenere la tovaglia o il piattello (patena) della Comunione in modo che essi ricevano la santa Ostia se dovesse cadere. Se la santa Ostia si attaccasse al palato, bisognerebbe distaccarla con la lingua, e giammai con la dita”) e Papa Paolo VI ribadì questo concetto due volte, nel 1965 con la sua enciclica Mysterium Fidei (“non bisognava cambiare il modo tradizionale di ricevere la Comunione”) e nel 1969 nel Memorial Domini (“Tenuto conto della situazione attuale della Chiesa nel mondo intero, questa maniera di distribuire la santa Comunione deve essere conservata, non solamente perché essa ha dietro di sé una tradizione plurisecolare, ma soprattutto perché essa esprime il rispetto dei fedeli verso l’Eucarestia… questo modo di agire, devesi considerare tradizionale, assicura più efficacemente che la santa Comunione venga distribuita con il rispetto, il decoro e la dignità che le competono [...]. Una forte maggioranza di vescovi ritiene che nulla debba essere cambiato alla disciplina attuale”).
Eppure nel 1989 che la CEI approvò, con un solo voto favorevole in più rispetto ai contrari, tale costume.
Tirando le fila, di fronte ad una generale perdita del senso del sacro (Tabernacoli spostati lateralmente rispetto all’altare, canzonette e chitarre durante la S. Messa, ecc. ecc.) mi sentirei di dare il personalissimo e fallibilissimo suggerimento di astenersi dal prendere l’Eucarestia in mano, ma piuttosto di riceverla in ginocchio e direttamente sulla lingua.
A cura di Federico
Fonte: “Comunicarsi con la mano: peccato?” di Don Luigi Villa
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