giovedì 7 febbraio 2013

La Monarchia sacra Parte Sesta : La Monarchia sacra e il Papato : Ottone II e Ottone III e S. Enrico II (973- 1022)


Ottone II
Ottone II di Sassonia (ca. 955Roma, 7 dicembre 983).
 


Prima di scegliere Benedetto, il nuovo Sovrano, Ottone II (973-983), s’era rivolto a S. Maiolo, il rappresentante più autorevole della riforma cluniacense, ma aveva ricevuto un netto rifiuto. Il nuovo pontefice, tuttavia, era anch’egli fautore del miglioramento morale del clero. L’alleanza quindi e la collaborazione tra le due auto- rità favorì la ripresa del prestigio della carica papale. Il Papato, infatti,  anche se «era strettamente legato all’Impero, essendo stato liberato per l’intervento di questo dalle fazioni romane, aveva abbracciato l’ideale della riforma  e se n’era fatto un’arma per riprendere una posizione più degna». Alla morte del Pontefice, scomparso nel luglio 983, Ottone ritornò nell’Urbe e presenziando alla nuova elezione indicò come successore Pietro, Vescovo di Pavia, che assunse il nome di Giovanni XIV (983-985) sia perché persona di sperimentata fe- deltà, sia perché fautore dell’opera riformatrice, che «era il punctum saliens del pro- gramma politico dei sovrani sassoni». Il sovrano, improvvisamente ammalatosi nella sua residenza imperiale presso S. Pietro, si confessò dal Papa, fece larghe donazioni alle chiese e ai suoi compagni d’armi e spirò (7 dicembre 983) a 28 anni. Ottone II è l’unico Imperatore ad essere stato sepolto a Roma.
Il nuovo sovrano, Ottone III (983-1002) succeduto al padre appena treenne, cominciò a svolgere verso il 995, quando fu dichiarato maggiorenne, un’auto- noma azione politica, nel solco della tradizione familiare, fautrice della riforma dei costumi nel clero e nel Papato in particolare. Mentre era a Ravenna, ricevette una delegazione di Romani che gli rinnovarono l’invito di venire a Roma, e, soprattutto, lo interrogarono su quali fossero le sue volontà a proposito del nuovo Papa. Non trovando, tra il clero romano, la persona adatta, il giovanissimo Imperatore, su consiglio dell’arcivescovo di Magonza, Willigiso, designò come candidato un proprio cugino, Bruno di Carinzia, il quale il 3 maggio 996 venne eletto al soglio pontificio, assumendo il nome di Gregorio V (996-999). Pochi giorni dopo il novello Papa incoronò Ottone nalla basilica vaticana (25 maggio). Alla sua morte (18 febbraio 999) il sovrano indicò il successore nella persona di Gerberto d’Aurillac, arcivescovo di Ravenna, che assunse il nome, in linea con l’ideale della Renovatio Imperi ottoniana, di Silvestro II (999-1003), come il Pontefice contemporaneo di Costantino il Grande. «L’idea di un rinnovamento politico e religioso era comune a molti alla fine del primo millennio dell’era cristiana, ma per Ottone essa non poteva indicare altro che una riforma morale della Chiesa e dell’Impero, poiché spettava ai capi della società indicare agli uomini la via da percorrere per realizzare il loro fine spirituale». Con la morte prematura del giovane sovrano, tuttavia, la carica pontificale rientrò nell’orbita delle forze cittadine. Così alla morte di Silvestro II (1003), la nobiltà locale, capeggiata da Giovanni II di Crescenzio, designò a succedergli Giovanni XVII (1003) che morì dopo soli sette mesi di pontificato. Giovanni XVIII (1003- 1009) sempre su designazione di Giovanni II, gli subentrò, ma nell’anno 1009 fu co- stretto ad abdicare, e venne sostituito dal Vescovo di Albano, Sergio IV (1009-1012). Quando anche questi morì (12 maggio 1012) scoppiò uno scisma tra i fautori del de- tronizzato Giovanni XVIII che insediarono un Gregorio, e la potente fazione dei Con- ti di Tuscolo che, impadronitasi del Laterano, fecero consacrare il prelato Teofilatto, che assunse il nome di Benedetto VIII (1012-1024). Gregorio decise allora di richiedere il sostegno del Re di Germania, S. Enrico II (1002-1024), che cugino di Ottone III , gli era subentrato nel regno ed attendeva il momento propizio per giungere a Roma a ricevervi la corona imperiale. Costui, consacrato Re d’Italia a Pavia il 15 maggio 1004, preferì non accogliere le istanze di Gregorio e finì col considerare legittimo Pontefice Benedetto VIII. I due, infatti, si incontrarono a Ravenna nel gennaio 1014. L’accordo fu presto raggiunto: il Papa promise al sovrano la corona imperiale, approvando la politica religiosa di restaura- zione morale del clero che il pio monarca intendeva operare soprattrutto in Germa- nia, mentre Enrico assicurava il suo appoggio quale advocatus ecclesiae (protettore) alla Chiesa Romana. Nell’agosto 1022 Enrico II indisse a Pavia un grande sinodo con l’intento principale di promuovere la rinnovazione morale dei costumi religiosi. Si trattò soprattutto della tutela dei beni ecclesiastici e della correzione del clero:

«Questi punti non erano stati accostati occasionalmente dall’Imperatore, perché le due cose saranno sempre strettamente collegate durante tutta la lunga lotta indetta dagli elementi più consapevoli delle necessità della Chiesa. Nella sua azione purificatrice Enrico II ebbe al suo fianco il Pontefice, che nella sua multiforme attività non tralasciò di dare largo posto anche a tale problema […] A Pavia si poté assistere allo spettacolo di un Imperatore che era preocccupato più del Pontefice di richiamare il clero all’osservanza dei suoi doveri morali…». Morto Benedetto VIII, gli successe il fratello Romano, che assunse il nome di Giovanni XIX (1024-1033). In quell’anno moriva anche il grande Imperatore Enrico (12 luglio 1004) cui successe il cugino Corrado II il Salico (1024-1039), Duca di Franconia, che, il 26 marzo 1027 venne solennemente consacrato in Roma dal Ponte- fice. Nel 1032 infine alla morte di Papa Giovanni gli subentrò il giovane nipote Teofilatto, che, assunto il nome di Benedetto IX, in onore dello zio (1032-1044).