sabato 16 febbraio 2013

La Monarchia sacra Parte Sesta : La Monarchia sacra e il Papato : Il grande Scisma d’Occidente (1378-1415)


Miniatura del XV secolo da un manoscritto delle Cronache di Jean Froissart: nel 1378 la Chiesa si scinde in due "obbedienze" che si scontreranno per quarant'anni l'una contro l'altra


Alla morte di Papa Gregorio XI (1370-1378) infatti, da poco rientrato in Roma su insistenza di S. Caterina da Siena, il medesimo Conclave elesse uno dopo l’altro due Pontefici, i quali entrambi si ritennero i legittimi possessori del Potere delle Chiavi, Urbano VI (1378-1389) e Clemente VII. Era ancora lo spettro dello scisma che veniva alla ribalta! Come se non bastasse, alla loro morte, ciascuno ebbe un successore e la Cristianità si spaccò così in due ‘obbedienze’, quella romana e quella avignonese. Iniziò il Grande Scisma d’Occidente (1378-1415). Il dramma raggiunse il suo culmine, tuttavia, qualche anno dopo, quando nel 1409 un Concilio convocato a Pisa, anziché porre fine allo scandalo, deliberò d’elegge- re un nuovo pontefice, che prese il nome di Alessandro V (1409-1410). La Cristianità era ora divisa in tre obbedienze, quella romana, quella avignonese e quella pisana! Probabilmente, ai tempi degli Imperatori salici, quattro secoli prima, l’energico e pio Enrico III avrebbe ridotto in poco tempo i tre contendenti alla ragione. Toccò, comunque, ad un sovrano risolvere con modi, forse, meno incisivi, ma alla fine efficaci la tragica farsa. Il 21 luglio 1411 venne eletto Re dei Romani, Sigismondo I di Lussemburgo (1411-1437). A lui, erede dei Sacri Imperatori, al ‘Suddiacono Imperiale’, si rivolsero tutti coloro che intendevano trovare una soluzione all’ingarbugliata e scandalosa situazione. Incontratosi nell’Italia del Nord con Giovanni XXIII, il papa ‘pisano’ successore di Alessandro V, Sigismondo lo convinse a convocare un Concilio che trattasse principalmente della questione dello scisma. Così il sovrano, già il 30 ottobre 1413, annunciò all’intera Europa che, per il 1° novembre 1414, sarebbe stato indetto un Concilio generale della Chiesa Cattolica nella città  imperiale di Costanza, a cui egli stesso sarebbe intervenuto. Giovanni XXIII, dopo molte titubanze – temeva, infatti, d’essere deposto – promulgò da Lodi, il 9 dicembre 1413, la bolla di convocazione. Il Papa, sebbene a malincuore, il 28 ottobre 1414, fece l’ingresso solenne nella città svizzera, mentre Sigismondo, dopo essere stato consacrato ad Aquisgrana, vi giungeva il 24 dicembre. Il Concilio fu una grande assemblea dell’Europa cristiana riunitatsi al capezza- le del Papato sofferente. Sigismondo vi aveva convocato tutti i principi cattolici, molti dei quali si fecero rappresentare da propri delegati. Carlo VI di Francia inviò una legazione capitanata dal celebre teologo Gersone. Enrico V d’Inghilterra mandò il Conte di Warwick. L’Imperatore d’Oriente Manuele II Paleologo era pure presente con una sua ambasceria, così come il Re di Sicilia e quello di Polonia. Sigismondo a sua volta aveva condotto con sé una nutrita schiera di Principi Imperiali, tra i quali, Filiberto, Gran Maestro dell’Ordine Teutonico, i duchi Federico e Alberto d’Austria, il Conte Palatino Ludovico, Rodolfo, Principe Elettore di Sasso- nia, il Burgravio di Norimberga, Federico di Hohenzollern, che stava per essere investito del Margraviato del Brandenburgo, il duca di Meclemburgo e quello di Lorena. La componente ecclestiastica non era meno prestigiosa: Cardinali come D’Ailly e Zabarella, vescovi, teologi, rappresentanti delle più prestigiose università. L’Impe- ratore ne era il presidente laico, e, pur avendo agito nei riguardi di Giovanni XXIII come se questi fosse il vero Papa, domandando a lui l’indizione formale del Concilio, il principe, tuttavia, era determinato ad abbandonarlo qualora gl’interessi della Chiesa e dell’Impero lo esigessero. Temendo ciò, Giovanni stipulò coll’Arciduca Federico d’Austria un trattato se- greto che gli garantiva il suo soccorso in caso di difficoltà. Anche gli altri competitori, in verità, non meritavano d’essergli preferiti, visto che Benedetto XIII, il papa spa- gnolo, ritiratosi in Catalogna, aveva stancato e disgustato tutti con le sue violenze, e Gregorio XII, il pontefice ‘romano’, pur essendo uomo di costumi intemerati, aveva tuttavia disatteso tutti gli impegni assunti e non mostrava alcuna intenzione di rinunciare spontanemente al seggio papale. Anzi, aveva lanciato le truppe di Ladislao di Napoli contro Giovanni XXIII!