«Non lasciatemi solo, pregate per me, perché io non fugga per paura dinanzi ai lupi».
(Benedetto XVI)
«Ma se questo custode, il Papa, viene a essere disconosciuto,
messo da parte, rigettato, con lui sparirà anche l’ostacolo
e l’Anticristo sarà libero di comparire».
(don Agostino Lémann)
Ieri, il Pontefice – Colui che è ponte tra Cielo e terra – ha abdicato. Commentare questa decisione è uno sforzo inutile ed inopportuno e, tra l’altro, lo hanno già fatto tutti, dai vaticanisti più preparati fino agli imbecilli più quotati (Saviano in testa). Il silenzio, dice il proverbio, è d’oro ed è cosa obbligatoria evitare commenti sulla scelta del Santo Padre.
Questa decisione – dolorosa e scioccante – ci deve però far riflettere sull’importanza del Papa come «Vicario di Cristo sulla terra e capo visibile della Chiesa» e su ciò che possiamo fare per Lui. Il Papa, insegna la teologia cattolica, è colui che trattiene l’Anticristo. È quindi un ostacolo, visibile e potentissimo, contro il Maligno. Indebolire la figura del Santo Padre significa quindi concedere maggior potere al Diavolo.
Papa Paolo VI disse che il fumo di Satana era entrato nel tempio di Dio e il cardinal Ratzinger, duranta la via Crucis del 2005, parlò di «sporcizia» all’interno della Chiesa «e proprio (…) tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui!» Durante la sua prima Messa da Pontefice, Benedetto XVI disse: «non lasciatemi solo, pregate per me, perché io non fugga per paura dinanzi ai lupi».
Ecco il punto: quanti di noi pregano per il Papa? Parlo innanzitutto di me, avendo bene in mente la trave di evangelica memoria, presente nel mio occhio. Troppo spesso si prega solo per noi stessi, per le nostre famiglie, per i cari vivi e per quelli defunti, ma si dimentica di pregare per la Chiesa, per i Vescovi e, soprattutto, per il Papa. Perché un cattolico, alla fine, ha il compito di sostenere “il dolce Cristo in terra”, come lo chiamava Santa Caterina da Siena, e può farlo solamente in due modi: pregando per Lui e cercando di studiare e poi applicare il suo magistero. Questo, però, la maggioranza dei cattolici non lo fa più. Si sente il Papa come un qualcosa di lontano, di secondario. Oppure lo si dileggia, con battute cretine sulle scarpe di Prada e sull’oro papale che potrebbe esser venduto per sfamare tutta l’Africa, un pezzo di Cina e – perché no? – anche un po’ di truppe aliene affamate (sì, perché i cattolici moderni credono pure a queste fesserie).
Fin dalla sua elezione, si capì che Papa Benedetto XVI sarebbe stato un Papa timido, ma che avrebbe pure cercato di mettere a posto ciò che non andava nella Chiesa. Papa Ratzinger era – e lo è ancora – consapevole del fatto che il Santo Padre deve essere come il buon pastore che protegge e guida il gregge cattolico: «anche la Chiesa deve usare il bastone del pastore, il bastone col quale protegge la fede contro i falsificatori, contro gli orientamenti che sono, in realtà, disorientamenti. Oggi vediamo che non si tratta di amore, quando si tollerano comportamenti indegni della vita sacerdotale. Come pure non si tratta di amore se si lascia proliferare l’eresia, il travisamento e il disfacimento della fede, come se non fosse più dono di Dio, la perla preziosa che non ci lasciamo strappare via. Al tempo stesso, però, il bastone deve sempre di nuovo diventare il vincastro del pastore, vincastro che aiuti gli uomini a poter camminare su sentieri difficili e a seguire il Signore».
Benedetto XVI è il Papa che ha cercato di fermare, con l’esempio più che con le ammonizioni, quella vera e proprio “eresia antiliturgica” che ammorba il mondo cattolico. Ha riaffermato, facendo ricevere la Comunione esclusivamente in ginocchio e sulla lingua, che l’Ostia è Sacra perché in Essa sono realmente presenti il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità di Nostro Signore. Una cosa ovvia, è vero, ma alla quale i cattolici credono sempre di meno. Ha poi rimesso il Crocifisso sull’altare perché il protagonista, durante la Messa, non è il sacerdote, ma Cristo. Altra cosa ovvia, ma molto spesso dimenticata dai sacerdoti che, troppo spesso, si sentono degli showman.
Papa Benedetto XVI ha ricordato che la Messa antica non è mai stata abrogata e che quindi qualsiasi sacerdote può celebrarla, perché «ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso. Ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e di dar loro il giusto posto».
Benedetto XVI è stato – ed è – un Papa che, timidamente, ha cercato di pilotare quella barca, piena di falle e in parte allagata, che è la Chiesa Cattolica. Ma ci ha anche ricordato che il nocchiero, oltre ad essere guidato dallo Spirito Santo, deve essere aiutato e sostenuto anche da noi, semplici rematori. E penso che sia questo il più grande insegnamento che Benedetto XVI abbia lasciato alla Chiesa.
Matteo Carnieletto
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