“A libbertà! Chesta
Mmalora nera
ca nce ha arredutte
senza pelle 'ncuolle!...
'A libbertà!... Sta
fàuza puntunera
ca te fa tanta cìcere
e nnammuolle!...
Po' quanno t'ha
spugliato, bonasera!
Sempe 'a varca cammina
e 'a fava volle,
e tu, spurpato comm'a
n'uosso 'e cane,
rummane cu na vranca
'e mosche mmane!...”
(traduzione) “La Libertà! Questa nera maledizione
Che ci ha ridotti senza pelle addosso!
La liberrtà!... Una prostituta
Che ti fa tante moine!
Una volta che ti ha spogliato di tutto, buonasera!
Sempre la barca cammina e la fave cuoce,
e tu, sporpato come un osso di cane,
rimani solamente con le mosche nelle mani!...”
( poesia del
poeta napoletano Ferdinando Russo, 1866-1927)
Dopo le prime ore di
scuola, in un momento di spacco, ho dato qualche sguardo su internet alle
diverse notizie di cronaca. Nulla di nuovo sotto il sole. In questa
società modernizzata e liberale, all’avanguardia ormai per la sua alta
“democrazia”, erede delle eclatanti e tanto esaltate “conquiste” del passato,
continuiamo a leggere eventi e fatti ormai saturi.
Quanti cambiamenti
politici e governi si sono succeduti, e pensando alla storia passata,
dall’invenzione dell’Italia ad oggi, non sono una novità questi
cambiamenti. Gli uomini passano e si succedono, l’un l’altro, a volte non
lasciando neppure il ricordo, se non di personali interessi ed arroganti
poteri.
Un comune filo
solamente sembra ricollegare l’un l’altro questi passaggi di potere e di
governo: il clientelismo, la corruzione, il malgoverno, l’interesse privato.
Così come leggiamo
sovente di tafferugli e parolaccie nell’alto consesso parlamentare, anche
questo non una novità. Si dice che anche nel parlamento piemontese del Savoia,
come in quello inglese del nobile lord Palmerston, e non di meno nel liberale
parlamento di Napoleone III, non mancavano queste “risse” colorite da epiteti e
gesti molto suggestivi. Anche nel primo parlamento “italiano”, riunitosi in Torino
capitale, i contrasti non mancavano. In qualche periodo storico si è persino
ricorso alle mani, qualcuno ha fatto il braccio forte per le sue alte
amicizie “mafiose”, e tante volte non è mancato neppure il “morto”. Sono i
rischi di questa “democrazia”.
Pagine intere e lunghe
discussioni sulle riforme da fare, sui problemi da risolvere, sulla crisi.
Anche queste una continua ripetizione, dove le promesse non mancano, le mille e
più svariate proposte e programmazioni, più o meno sincere, per rimettere in
equilibrio la nazione. Svolti e risvolti, dove in alto restano sempre “i forti
della politica”, mentre la gente comune, gli operai, i piccoli imprenditori, le
famiglie, sono sempre più “tartassate” da tasse, balzelli e più svariati
problemi.
Cosa mai è cambiato,
ritornando indietro con la memoria? Già il Piemonte “savoiardo” era
“burocraticamente” invaso da tasse di ogni genere, specialmente per le numerose
avventure guerresche promosse dal proprio re. Una volta “conquistato”, grazie
alle alleanze segrete e alle guerre oscure, l’intero “stivale”, in nome della
“libertà”, quest’uso fu allargato anche alle “regioni” conquistate. Tra tutte,
quella che ne ha pagato maggiormente le spese è stato il Regno delle Due
Sicilie, che in poco tempo ha visto svuotate le “pingue casse” del banco di
Sicilia e del banco di Napoli. Non solo questo. Furono chiuse industrie che,
poco prima, sotto “la tirannia borbonica”, funzionavano e davano lavoro
a migliaia di famiglie, e poi sono risultate “fallimentari”, e quindi da “annullare”.
Questi episodi sono accaduti a volte anche in modo violento, come
“l’eccidio della ferriera di Pietrarsa”, il primo assassinio operaio perpetrato
da un potere politico.
Ma ironia della sorte,
mentre prima le tasse erano molto lievi, e alcune addirittura
inesistenti, dopo l’annessione al Piemonte, il popolo “napoletano” e
“siciliano” conobbero la mano pesante del fisco statale. È sempre esistita
l’equitalia!
Addirittura fu
inventata una tassa sulla guerra del 1860-61, che il “buon popolo meridionale”,
vittima di questa guerra non voluta, dovette versare al suo “colonizzatore”.
Che bravi i meridionali, hanno contribuito anche a pagare i proiettili e
le bombe con le quali sono stati massacrati (Come pagano la tassa sulla
spazzatura, seppure poi rimane per settimane in mezzo alle strade, e
anche quella chimica, che viene a inquinare i nostri terreni).
Avevo sempre pensato
che fosse stata un’invenzione dei “comunisti cinesi”, quella di far
pagare alle famiglie i proiettili con le quali venivano fucilati gli
“insurrezionisti”, ma invece è capitato nel nostro bel paese, e tanti anni
prima, grazie alla “libertà italiana”.
Non mancano notizie di
disperazioni e risentimento di tanta gente che a fine mese non riesce a
quadrare con il bilancio. Non è difficile sentire parlare di dimostrazioni e
cortei, dove migliaia di persone manifestano il loro dissenso. Giovani che sono
depressi di fronte a un futuro incerto, consapevoli che il tasso di
disoccupazione è aumentato, e che nulla di buono può vedersi nel futuro
immediato. Di promesse e “sogni”, senz’altro tanti, ma tra “il dire e il fare
c’è di mezzo il mare”. Che tristezza, poi, quest’annuncio di “morti
previsti”. I nuovi poveri, che di fronte al “nulla” ereditato da questa “falsa
democrazia”, al fallimento di una vita di sacrifici e lavoro, preferiscono il
suicidio. Questo hanno generato la libertà e l’unità?
Ma pure queste notizie
non sono nuove. Le prime sommosse nacquero appena unita l’Italia, E non solo al
Sud, paese di “banditi e briganti”, ma in tante altre città, anche del
Nord.
Altre notizie in
evidenza, il moltiplicarsi della terra dei fuochi. Il Sud, dalla Campania alla
Puglia, come in Basilicata o in Calabria, ma certamente anche in quella che una
volta era “terra di lavoro” o in terra d’Abruzzo, non mancano terreni e mari
inquinati dai veleni tossici regalataci dalla malavita, in combutta alla
politica e agli industriali del nord. Quanti innocenti, specialmente bambini,
vittime di quest’atrocità, che “grida vendetta al cospetto di Dio”.
Ma non mancano altre
zone, persino al Nord, invase da questo inquinamento.
Pure questo ha una
ragione “antica”. La nuova politica, il nuovo modo di governare, ormai retaggio
di questa “nuova società”, ha altri interessi, che non sono più l’amore
al proprio paese e alla propria gente, neppure ai propri figli, altrimenti non
ci si fa complici nell’avvelenare la propria terra, ma ciò che conta di più è
“fare soldi”, “avere potere”, pure sui cadaveri degli innocenti.
Poi, dulcis in fundo,
ho letto di queste “bambine” di 14 o 15 anni, che si sono prostituite. Ormai
non il primo caso, è da tempo che di tanto in tanto viene fuori questa
“novità”. A volte anche di ragazzine più piccole. Realmente siamo alla frutta.
Cosa possiamo più aspettarci in una società permissiva e priva di ideali e
moralità? Da dove è nata questa società?
Anche questo ha un
retaggio antico, se pensiamo alla “guerra senza frontiere” fatta da certa
politica alla Chiesa e a tutto ciò che sapeva di sacro, di religione, di
moralità, di Dio. Come risuona quel “libera Chiesa in libero Stato”, ma
che sa così tanto di truffa. Perché alla fine si pensava di dover “tappare la
bocca” alla Chiesa con una guerra, che tutt’ora persiste, contro la
religione e contro la sacralità della famiglia, della vita, della purezza,
della coscienza, dello Stato. L’ispirare nelle menti il veleno del tutto è
lecito, tutto è possibile, la morte stessa di ogni autorità, e di Dio stesso.
Una società che si costruisce sulle illusioni, e che rifiuta il sacrifico,
l’impegno, la gratuità. “Tutto e subito”. Questo è il motto del nuovo
mondo. Questa l’idea che ormai è entrata nel cuore di tanti giovani, che per un
piccolo capriccio, per la ricarica del telefonino, per una falsa autonomia,
vendono il proprio corpo e la propria dignità. Come diventa attuale il nobile e
profetico “Sillabo” del Beato Pio IX, che ci metteva in guardia da queste
“false libertà”.
E riflettevo un poco
sulla situazione dei nostri giovanissimi, anche a scuola io sono in
contatto con tanti di loro, e cerco sempre di instaurare un dialogo, di
lanciare un messaggio. Ma a volte tutto diventa difficile. Quanto vuoto e
quante illusioni nel mondo degli adolescenti. Ed è la società moderna,
“democratica”, a creare un mondo di ambiguità.
Nuovi valori, nuovi
ideali, nuove mode, che tante volte sono falsi e calpestano la stessa dignità
dell’uomo. Il forte, il bello, il ricco, il violento, il corrotto, è il
vincitore. Certi modelli, che dovrebbero essere ritenuti “immondizia”, sono
presi come “ideali”. Così diventano mete da raggiungere, non più il buono, il
sano, il puro, la santità, ma solamente il proprio piacere, la
soddisfazione della propria volontà, il proprio egoismo.
Anche questo è
retaggio di certe rivoluzioni, che hanno calpestato “la vera Luce”, per deviare
dietro piccole luci, vane e illusorie. Si è ascoltato il canto delle sirene,
così suadente e dolce, che portano poi ad infrangersi contro gli scogli che
conducono alla morte. E non si ascolta più la voce di Dio, che ci parla di
amore, di tenerezza, di misericordia, di vita eterna.
Tutte queste cose le
rimembravo pensando ad una “vecchia” poesia, di un grande poeta napoletano.
Proprio quella che ho inserito iniziando questa mia riflessione.
Come aveva ragione,
coraggioso e onesto Ferdinando Russo, a descrivere, in quella bellissima
e melodiosa lingua napoletana, la realistica visione di quella “falsa libertà”
promossa da quei liberali “settari”, figli della massoneria. Una “libertà” che
diventa maledizione, perché riduce l’uomo a perdere di vista il “bene” più
grande, la propria dignità, il proprio onore.
Proprio simile ad una
“vecchia prostituta”, così avvezza ad adulare e attirare nella sua rete
molti clienti, fino a ridurli in povertà. Ci rendiamo conto che è proprio così,
guardando a tutti questi avvenimenti e alle realtà negative che ci sono nella
nostra società. Ahimè! Quante volte anche uomini di Chiesa e di Governo
si lasciano ingannare da questa “prostituta”, deviandosi per strade diverse da
quelle della giustizia. Ci si ritrova alla fine vuoti, forse materialmente
ricchi, ma senza veri affetti, senza onore, senza dignità. Con un pugno di
mosche in mano. E poi c’è la morte, dinanzi alla quale, come ci ricorda
Francesco di Assisi, “nessun uomo può scappare”.
Che tristezza ritrovarsi
nel viaggio della morte con le mosche in mano, invece che opere buone, belle,
giuste, sante. Beati quelli che hanno saputo camminare nella vera libertà, cioè
che hanno conservato una coscienza limpida ed onesta.
Forse riflettere su
certe cose farà torcere il naso a qualche “liberale”. Spesso si diventa così
superficiali e presuntuosi, bollando qualsiasi riflessione che ci voglia
riportare indietro come uno “sfogo legittimista”, cose da reazionari,
sanfedisti, borbonici, controrivoluzionari. Ormai siamo così avvezzi al nuovo
mondo, che ci piace essere innamorati della “prostituta”, anche se alla fine ci
si ritrova nella fossa dei serpenti. Diventa piacevole succhiare al seno
dell’ambizione, dell’iniquità e della corruzione, adulando il potere più che la
giustizia, proprio come quei “pennaruli” e “paglietta”, così avversi al buon “Re
Bomba”. (spero mi perdonino gli amici di questo buon Re se ho usato questa
espressione, che diventa ironica verso quelli che ingiustamente e
delittuosamente la coniarono, ma che io ho ripetuto con tutta la mia simpatia e
il mio affetto verso il grande Re Ferdinando II).
Invece sarebbe così
bene fare una inversione di marcia, e ritornare indietro per andare in avanti.
Incominciare davvero a fare i conti con la storia, quella vera, quella che
traumaticamente è stata spezzata dai disonesti, che seppure sono chiamati
“padri della patria”, sono solamente padri dei propri interessi e delle proprie
ambizioni.
Forse dovremmo davvero
ripensare su questi anni trascorsi, sulla cattiva unità, che è stata causa di
guerre mai sopite, origine della mafia, della camorra, dei terrorismi, di una
società corrotta e ambigua. Dovremmo forse realmente ripensare che la vera
unità poteva essere fatta proprio in quella Confederazione di Stati liberi,
dove ognuno avrebbe conservato la propria identità e autonomia, le
proprie leggi e tradizioni, dove davvero la libertà non sarebbe stata
questa “fàuza puntunera” (falsa prostituta), che ci rende poveri idealmente,
spiritualmente e socialmente, ma quell’autentica libertà che nasce dal rispetto
reciproco, dalla Solidarietà, dall’Amore, dalla Giustizia, dalla Verità.
Ora da questa mia
“riflessione a voce alta” mi aspetto di sentire qualche “ripercussione”.