martedì 4 marzo 2014

La libertà (di Don Massimo Cuofano).

“A libbertà! Chesta Mmalora nera

ca nce ha arredutte senza pelle 'ncuolle!...

'A libbertà!... Sta fàuza puntunera

ca te fa tanta cìcere e nnammuolle!...

Po' quanno t'ha spugliato, bonasera!

Sempe 'a varca cammina e 'a fava volle,

e tu, spurpato comm'a n'uosso 'e cane,

rummane cu na vranca 'e mosche mmane!...”

 

           

            (traduzione) “La Libertà! Questa nera maledizione

                                Che ci  ha ridotti senza pelle addosso!

                                La liberrtà!... Una prostituta

                                Che ti fa tante moine!

                                Una volta che ti ha spogliato di tutto, buonasera!

                                Sempre la barca cammina e la fave cuoce,

                                e tu, sporpato come un osso di cane,

                                rimani solamente con le  mosche nelle mani!...”

 

                                             ( poesia del poeta napoletano Ferdinando Russo, 1866-1927)  

 

 

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Dopo le prime ore di scuola, in un momento di spacco, ho dato qualche sguardo su internet alle diverse notizie di cronaca. Nulla di nuovo sotto il sole.  In questa società modernizzata e liberale, all’avanguardia ormai per la sua alta “democrazia”, erede delle eclatanti e tanto esaltate “conquiste” del passato, continuiamo a leggere eventi e fatti ormai saturi.

 

Quanti cambiamenti politici e governi si sono succeduti, e pensando alla storia passata, dall’invenzione dell’Italia ad oggi, non sono una novità questi cambiamenti.  Gli uomini passano e si succedono, l’un l’altro, a volte non lasciando neppure il ricordo, se non di personali interessi ed arroganti poteri.

Un comune filo solamente sembra ricollegare l’un l’altro questi passaggi di potere e di governo: il clientelismo, la corruzione, il malgoverno, l’interesse privato.

 

Così come leggiamo sovente di tafferugli e parolaccie nell’alto consesso parlamentare, anche questo non una novità. Si dice che anche nel parlamento piemontese del Savoia, come in quello inglese del nobile lord Palmerston, e non di meno nel liberale parlamento di Napoleone III, non mancavano queste “risse” colorite da epiteti e gesti molto suggestivi. Anche nel primo parlamento “italiano”, riunitosi in Torino capitale, i contrasti non mancavano. In qualche periodo storico si è persino ricorso alle mani, qualcuno ha fatto il  braccio forte per le sue alte amicizie “mafiose”, e tante volte non è mancato neppure il “morto”. Sono i rischi di questa “democrazia”.

 

Pagine intere e lunghe discussioni sulle riforme da fare, sui problemi da risolvere, sulla crisi. Anche queste una continua ripetizione, dove le promesse non mancano, le mille e più svariate proposte e programmazioni, più o meno sincere, per rimettere in equilibrio la nazione. Svolti e risvolti, dove in alto restano sempre “i forti della politica”, mentre la gente comune, gli operai, i piccoli imprenditori, le famiglie, sono sempre più “tartassate” da tasse,  balzelli e più svariati problemi.

 

Cosa mai è cambiato, ritornando indietro con la memoria? Già il Piemonte “savoiardo” era “burocraticamente” invaso da tasse di ogni genere, specialmente per le numerose avventure guerresche promosse dal proprio re. Una volta “conquistato”, grazie alle alleanze segrete e alle guerre oscure, l’intero “stivale”, in nome della “libertà”, quest’uso fu allargato anche alle “regioni” conquistate. Tra tutte, quella che ne ha pagato  maggiormente le spese è stato il Regno delle Due Sicilie, che in poco tempo ha visto svuotate le “pingue casse” del banco di Sicilia e del banco di Napoli. Non solo questo. Furono chiuse industrie che, poco prima, sotto “la tirannia borbonica”, funzionavano e davano lavoro a migliaia di famiglie, e poi sono risultate “fallimentari”, e quindi da “annullare”. Questi episodi sono accaduti  a volte anche in modo violento, come  “l’eccidio della ferriera di Pietrarsa”, il primo assassinio operaio perpetrato da un potere politico.

 

Ma ironia della sorte, mentre prima le tasse erano molto lievi, e alcune addirittura inesistenti,  dopo l’annessione al Piemonte, il popolo “napoletano” e “siciliano” conobbero la mano pesante del fisco statale. È sempre esistita l’equitalia!

 

Addirittura fu inventata una tassa sulla guerra del 1860-61, che il “buon popolo meridionale”, vittima di questa guerra non voluta, dovette versare al suo “colonizzatore”. Che bravi i meridionali, hanno contribuito anche  a pagare i proiettili e le bombe con le quali sono stati massacrati  (Come pagano la tassa sulla spazzatura, seppure poi rimane per settimane in mezzo alle strade, e  anche quella chimica, che viene a inquinare i nostri terreni). 

Avevo sempre pensato che fosse stata  un’invenzione dei “comunisti cinesi”, quella di far pagare alle famiglie i proiettili con le quali venivano fucilati gli “insurrezionisti”, ma invece è capitato nel nostro bel paese, e tanti anni prima, grazie alla “libertà italiana”.

 

Non mancano notizie di disperazioni e risentimento di tanta gente che a fine mese non riesce a quadrare con il bilancio. Non è difficile sentire parlare di dimostrazioni e cortei, dove migliaia di persone manifestano il loro dissenso. Giovani che sono depressi di fronte a un futuro incerto, consapevoli che il tasso di disoccupazione è aumentato, e che nulla di buono può vedersi nel futuro immediato. Di promesse e “sogni”, senz’altro tanti, ma tra “il dire e il fare c’è di mezzo il mare”.  Che tristezza, poi, quest’annuncio di “morti previsti”. I nuovi poveri, che di fronte al “nulla” ereditato da questa “falsa democrazia”, al fallimento di una vita di sacrifici e lavoro, preferiscono il suicidio. Questo hanno generato la libertà e l’unità?

 

Ma pure queste notizie non sono nuove. Le prime sommosse nacquero appena unita l’Italia, E non solo al Sud, paese di “banditi e briganti”, ma in tante altre città, anche del Nord. 

 

Altre notizie in evidenza, il moltiplicarsi della terra dei fuochi. Il Sud, dalla Campania alla Puglia, come in Basilicata o in Calabria, ma certamente anche in quella che una volta era “terra di lavoro” o in terra d’Abruzzo, non mancano terreni e mari inquinati dai veleni tossici regalataci dalla malavita,  in combutta alla politica e agli industriali del nord. Quanti innocenti, specialmente bambini, vittime di quest’atrocità, che “grida vendetta al cospetto di Dio”.

 

Ma non mancano altre zone, persino al Nord, invase da questo inquinamento.

 

Pure questo ha una ragione “antica”. La nuova politica, il nuovo modo di governare, ormai retaggio di questa “nuova società”,  ha altri interessi, che non sono più l’amore al proprio paese e alla propria gente, neppure ai propri figli, altrimenti non ci si fa complici nell’avvelenare la propria terra, ma ciò che conta di più è “fare soldi”, “avere potere”, pure sui cadaveri degli innocenti.

 

Poi, dulcis in fundo, ho letto di queste “bambine” di 14 o 15 anni, che si sono prostituite. Ormai non il primo caso, è da tempo che di tanto in tanto viene fuori questa “novità”. A volte anche di ragazzine più piccole. Realmente siamo alla frutta. Cosa possiamo più aspettarci in una società permissiva e priva di ideali e moralità? Da dove è nata questa società?

 

Anche questo ha un retaggio antico, se pensiamo alla “guerra senza frontiere” fatta da certa politica alla Chiesa e a tutto ciò che sapeva di sacro, di religione, di moralità, di Dio. Come risuona quel “libera Chiesa in libero Stato”, ma che sa così tanto di truffa. Perché alla fine si pensava di dover “tappare la bocca”  alla Chiesa con una guerra, che tutt’ora persiste, contro la religione e contro la sacralità della famiglia, della vita, della purezza, della coscienza, dello Stato. L’ispirare nelle menti il veleno del tutto è lecito, tutto è possibile, la morte stessa di ogni autorità, e di Dio stesso. Una società che si costruisce sulle illusioni, e che rifiuta il sacrifico, l’impegno, la gratuità. “Tutto e subito”. Questo è il motto del nuovo mondo. Questa l’idea che ormai è entrata nel cuore di tanti giovani, che per un piccolo capriccio, per la ricarica del telefonino, per una falsa autonomia, vendono il proprio corpo e la propria dignità. Come diventa attuale il nobile e profetico “Sillabo” del Beato Pio IX, che ci metteva in guardia da queste “false libertà”.

 

E riflettevo un poco sulla situazione dei nostri giovanissimi, anche  a scuola io sono in contatto con tanti di loro, e cerco sempre di instaurare un dialogo, di lanciare un messaggio. Ma a volte tutto diventa difficile. Quanto vuoto e quante illusioni nel mondo degli adolescenti. Ed è la società moderna, “democratica”,  a creare un mondo di ambiguità. 

 

Nuovi valori, nuovi ideali, nuove mode, che tante volte sono falsi e calpestano la stessa dignità dell’uomo. Il forte, il bello, il ricco, il violento, il corrotto, è il vincitore. Certi modelli, che dovrebbero essere ritenuti “immondizia”, sono presi come “ideali”. Così diventano mete da raggiungere, non più il buono, il sano, il puro,  la santità, ma solamente il proprio piacere, la soddisfazione della propria volontà, il proprio egoismo.

 

Anche questo è retaggio di certe rivoluzioni, che hanno calpestato “la vera Luce”, per deviare dietro piccole luci, vane e illusorie. Si è ascoltato il canto delle sirene, così suadente e dolce, che portano poi ad infrangersi contro gli scogli che conducono alla morte. E non si ascolta più la voce di Dio, che ci parla di amore, di tenerezza, di misericordia, di vita eterna.

 

Tutte queste cose le rimembravo pensando ad una “vecchia” poesia, di un grande poeta napoletano. Proprio quella che ho inserito  iniziando questa mia riflessione.

 

Come aveva ragione, coraggioso e onesto Ferdinando Russo, a  descrivere, in quella bellissima e melodiosa lingua napoletana, la realistica visione di quella “falsa libertà” promossa da quei liberali “settari”, figli della massoneria. Una “libertà” che diventa maledizione, perché riduce l’uomo a perdere di vista il “bene” più grande, la propria dignità, il proprio onore.

 

Proprio simile ad una “vecchia prostituta”, così avvezza ad adulare e attirare nella sua rete molti clienti, fino a ridurli in povertà. Ci rendiamo conto che è proprio così, guardando a tutti questi avvenimenti e alle realtà negative che ci sono nella nostra società.  Ahimè! Quante volte anche uomini di Chiesa e di Governo si lasciano ingannare da questa “prostituta”, deviandosi per strade diverse da quelle della giustizia. Ci si ritrova alla fine vuoti, forse materialmente ricchi, ma senza veri affetti, senza onore, senza dignità. Con un pugno di mosche in mano. E poi c’è la morte, dinanzi alla quale, come ci ricorda Francesco di Assisi, “nessun uomo può scappare”.

Che tristezza ritrovarsi nel viaggio della morte con le mosche in mano, invece che opere buone, belle, giuste, sante. Beati quelli che hanno saputo camminare nella vera libertà, cioè che hanno conservato una coscienza limpida ed onesta.

 

Forse riflettere su certe cose farà torcere il naso a qualche “liberale”. Spesso si diventa così superficiali e presuntuosi, bollando qualsiasi riflessione che ci voglia riportare indietro  come uno “sfogo legittimista”, cose da reazionari, sanfedisti, borbonici, controrivoluzionari. Ormai siamo così avvezzi al nuovo mondo, che ci piace essere innamorati della “prostituta”, anche se alla fine ci si ritrova nella fossa dei serpenti. Diventa piacevole succhiare al seno dell’ambizione, dell’iniquità e della corruzione, adulando il potere più che la giustizia, proprio come quei “pennaruli” e “paglietta”, così avversi al buon “Re Bomba”. (spero mi perdonino gli amici di questo buon Re se ho usato questa espressione, che diventa ironica verso quelli che ingiustamente e delittuosamente la coniarono, ma che io ho ripetuto con tutta la mia simpatia e il mio affetto verso il grande Re Ferdinando II).

 

Invece sarebbe così bene fare una inversione di marcia, e ritornare indietro per andare in avanti. Incominciare davvero a fare i conti con la storia, quella vera, quella che traumaticamente è stata spezzata dai disonesti, che seppure sono chiamati “padri della patria”, sono solamente padri dei propri interessi e delle proprie ambizioni.

 

Forse dovremmo davvero ripensare su questi anni trascorsi, sulla cattiva unità, che è stata causa di guerre mai sopite, origine della mafia, della camorra, dei terrorismi, di una società corrotta e ambigua. Dovremmo forse realmente ripensare che la vera unità poteva essere fatta  proprio in quella Confederazione di Stati liberi, dove ognuno avrebbe conservato la propria identità e autonomia,  le proprie leggi e tradizioni,  dove davvero la libertà non sarebbe stata questa “fàuza puntunera” (falsa prostituta), che ci rende poveri idealmente, spiritualmente e socialmente, ma quell’autentica libertà che nasce dal rispetto reciproco, dalla Solidarietà, dall’Amore, dalla Giustizia, dalla Verità.

 

Ora da questa mia “riflessione a voce alta” mi aspetto di sentire qualche “ripercussione”.