Il referendum di annessione della Crimea viene bollato da più parti come “illegale”, “caricatura”, “antidemocratico”, “sotto ricatto politico e minacce d’invasione” ecc.; non parliamo poi del risultato definito “bulgaro” visto che la percentuale di favorevoli all’unione con la Federazione russa si aggira attorno al 93%. Non entro nel merito dell’affermazioni di notisti, analisti, storici e intellettuali, ma sarebbe interessante sentire il loro parere su un’altra votazione, quella che avvenne nel Veneto il 21-22 ottobre 1866 con la quale la nostra Terra venne annessa al Regno d’Italia.
Dal mio archivio ho recuperato proprio in questi giorni un prezioso documento dell’epoca; è un manifesto con il quale si convoca il plebiscito per i giorni 21 e 22 ottobre e nel quale si “intima” di votare SI; non c’è nessun altra opzione: la “democratica” Italia, fin da allora, non lasciava alcun spazio per esprimere liberamente il proprio voto, i Veneti sono stati trattati peggio degli abitanti della Crimea che almeno avevano due opzioni (Russia o Ucraina?).
Ma vediamo il contesto nel quale si scrisse una pagina fondamentale per il futuro dei Veneti, una pagina che la stragrande maggioranza dei Veneti ignora (e d’altra parte che interesse ha la scuola italiana a spiegarci come sono andati i fatti, non si sa mai…):
1) Alla fine della III guerra d’indipendenza, l’Austria si rifiuta di “passare” il Veneto a quell’Italia che aveva pesantemente sconfitto per terra (Custoza) e per mare (Lissa). Lo “gira” alla Francia affinché “sotto riserva delle popolazioni debitamente consultate” come sta scritto nel trattato di pace, venga organizzata una libera votazione: in questo momento sono i Veneti i protagonisti del loro futuro. Viene riconosciuto al popolo veneto quello che al giorno d’oggi si chiama “diritto alla autodeterminazione”.
2) Il plebiscito viene convocato il 21 e 22 ottobre 1866.
3) Due giorni prima del voto, la nostra Terra veneta passa dalle mani del plenipotenziario francese ai Savoia rappresentati dal generale Genova Thaon di Revel; ce lo dice la “Gazzetta di Venezia” che scrive testualmente : “Questa mattina in una camera dell’albergo d’Europa si è fatta la cessione del Veneto”, c’è un dispaccio telegrafico del generale Thaon di Revel che il 19 ottobre 1866 alle ore 10.20 telegrafa “Cessione della Venezia compiuta. La bandiera Reale Italiana sventola dalle antenne di piazza San Marco” datato, ripeto 19 ottobre, due giorni prima del voto…
4) I veneti vanno a votare quando i giochi sono già stati decisi, con l’esercito italiano che occupava già buona parte del territorio veneto (come e peggio che in Crimea!), fra intimidazioni e brogli pesantissimi, con schede di colore diverso e con manifesti di convocazione come quello allegato; e il risultato? Peggio che “bulgaro” il 99,99 % dei veneti avrebbe votato per il SI (641.757 a favore, appena 69 voti contrari! ).
Indro Montanelli, che non era un pericoloso indipendentista veneto, li definì “plebisciti-burletta”. E con l’arrivo del Regno d’Italia, fame e disperazione come mai nella nostra storia; al nostro popolo non restò che emigrare: la grande emigrazione veneta che portò milioni di veneti lontano dalla nostra Terra…
*Autore di: “1866: la grande truffa. Il plebiscito di annessione del Veneto all’Italia”