Mario Palmaro è stato per me un maestro ed un amico. Non saprei definirlo altrimenti. Vorrei scrivere su quel che ha scritto, dire di quel che ha detto, ma adesso è presto. La sua opera a soli quarantasei anni è già immensa, spazia dalla bioetica alla teologia, dalla letteratura… all’Inter! Parlare di Mario è dunque per me cosa difficilissima, salvo raccontare divertenti o toccanti episodi di vita personale, che però forse in quanto tali è bene restino dove stanno.
Qualcuno si è accorto di lui solo dopo l’epurazione da Radio Maria, ma non era certo la prima volta che Mario pagava la propria coerenza. Era stato uno dei primi a comprendere la piega che aveva preso il Movimento per la Vita di Casini, forse prima ancora di Casini stesso, e ne aveva subito l'ostracismo assieme a quelli che attorno a lui avevano colto le avvisaglie del disarmo culturale della prima associazione pro life italiana. Conosceva quelle dinamiche, le aveva viste e le vedeva riflesse ed operanti in tutto il mondo cattolico e non vedeva altra possibilità che denunciarle.
Certamente era persona coraggiosa, dunque serena: un uomo dalla Fede vera, solida, sobria e testimoniata con cristallina coerenza negli scritti, nelle conferenze, nella vita. La chiarezza e la ricchezza dei suoi argomenti erano pari solo alla decisione ed alla costanza cui egli li proponeva, consapevole che alternative non ce n'erano e non ce ne sono: o la verità o niente.
In questo soprattutto posso dire che Mario Palmaro era un vero cattolico: nel non concepire altre strade che non fossero la militanza concreta e coerente, senza la minima concessione alla retorica, senza barlume di compromesso. Mario sapeva bene che il messaggio che gli era toccato di portare non era suo e non poteva toccarne una virgola, che si trattasse di tutela del concepito o di liturgia, di educazione o di Guareschi: sentiva di doverne essere fedele e sincero testimone, e non interprete.
La consapevolezza dell’Amore di Dio è fortissima in ogni sua riga, uno stupore vissuto con serenità ed impegno, che non ho sentito venir meno neppure negli ultimi tempi, in cui abbiamo scambiato email, sms, qualche tempo fa una telefonata. Non saprei dire come stava Mario ora, perché nel parlarci e nel leggerlo era la persona di sempre, anzi forse era ancora più se stesso. Non avvertivo differenza se non in una rafforzata libertà di servire il Vero.
Se posso permettermi, aggiungo solo un dettaglio personale, spero gli interessati mi perdoneranno: quando ci sentivamo, la famiglia, la sua famiglia, era sempre presente negli argomenti. Pareva un contorno, uno sfondo, invece era evidente che per lui era la vera umana ragione di tutto, la giustificazione terrena del suo agire, la porta della sua Fede, la prova che era nel giusto: qualcuno ricorderà che persino nella lettera a Cascioli Palmaro ha fatto menzione del suo dovere di padre di educare i figli nella cultura attuale, impazzita ed ebete, e non lo ha preso a spunto bensì a ragione della sua ennesima accorata denuncia.
Si è dunque compiuta la volontà del Signore, l'anima di Mario è ora affidata a Lui, alla Sua giustizia, alla Sua misericordia: noi che lo ricordiamo, nel cuore e nella preghiera, grandemente debitori al suo impegno, alla sua preparazione, alla sua chiarezza, chiediamo al Padre che lo accolga tra i Suoi servi più cari e conforti chi gli è stato sempre accanto.
Massimo Micaletti (http://radiospada.org/)