Ciò che non si dice mai quando si parla di evoluzionismo moderno, è che in gran parte quello che ci insegnano nelle scuole non proviene – attraverso molte rielaborazioni nel tempo – esclusivamente dalla teoria di Charles Darwin, naturalista inglese vissuto nel XIX secolo, il quale ne fu anzi semplicemente l’ispiratore.
Lo stesso Darwin infatti preferì non parlare mai di “evoluzione” e nella sua opera più importante del 1859, L’Origine delle Specie, questo termine non compare mai, se non nelle ultime edizioni postume alla morte dell’autore. Egli preferì parlare di “trasmutazione” e nota giustamente il biologo molecolare Giuseppe Sermonti: “L’obiezione più seria che si può fare alla teoria darwiniana è che essa è una teoria conservatrice che cerca di spiegare l’innovazione. Il sottotitolo dell’Origine dice espressamente: ovvero la conservazione (preservation) delle razze favorite, ecc. Le razze più adatte, le migliori, erano conservate nella lotta per la vita, le peggiori eliminate, ma eliminando non si crea. In tutto il ragionamento manca un elemento: come nascono le nuove razze?” [1].
Il concetto contemporaneo di evoluzione andò a formarsi grazie ad un altro biologo, contemporaneo dello stesso Darwin, che ne raccolse per così dire l’eredità e la rielaborò: Ernst H. Haeckel. Egli scrisse una Storia della creazione naturale (1867) in cui esponeva l’evolversi delle specie da una cellula senza nucleo (che chiamava “monera”) sino all’uomo. Haeckel fu molto scorretto ed agì in mala fede nella stesura di quest’opera e questo è ormai un dato di fatto, un dato storico, accettato anche dagli studiosi, i quali però continuano ostinatamente a proporre ancora oggi sui libri di scuola le sue erronee e malintenzionate idee.
Pur di difendere l’evoluzionismo, infatti, Haeckel inventò e falsificò dati scientifici. Haeckel, in particolare, inventò in maniera del tutto ingenerosa quella che è nota come “Legge biogenetica fondamentale”, la quale ancora oggi viene riportata in ambito embriologico sui libri di biologia evoluzionistica come una delle prove dell’evoluzione, sebbene gli stessi studiosi sanno benissimo che è indimostrabile perché semplicemente del tutto falsa ed inventata. Essa sostiene, com’è noto, che “l’ontogenesi ripete la filogenesi”, ossia che la gestazione dell’individuo (l’embrione umano nel grembo materno così come l’embrione di salamandra nell’uovo depositato nello stagno) ricalca nella sua formazione tutti i passaggi affrontati durante l’evoluzione. In altre parole, il feto di anfibio riprende nella sua gestazione le fasi in cui l’anfibio era ancora pesce, e così il feto umano riprende le fasi in cui era pesce, poi anfibio, poi rettile, poi topolino, poi infine primate.
Ancora oggi – ripeto! ed è questa la vera gravità - tale fatto viene riportato ancora come prova embriologica dell’evoluzione, quando è del tutto falsa, perché inventata dallo stesso Ernst H. Haeckel!
Haeckel (1834-1919) apparteneva, come lo stesso Charles Darwin (1809-1882), alla massoneria. Rudolf Steiner (1861-1925) ne fu un grande ammiratore.
La prima riga dell’immagine rappresenta la falsificata comparazione di embrioni ad opera di Haeckel. La seconda riga riporta, invece, i veri embrioni delle specie analizzate.
Passiamo ora ad analizzare attentamente la cosiddetta “Legge Biogenetica Fondamentale”.
Nella sua opera principale, Haeckel compara gli embrioni di alcune specie animali totalmente differenti tra loro (un pesce, una salamandra, una tartaruga, un pollo, un coniglio ed un uomo). Egli riporta i disegni degli embrioni in maniera tale che essi risultano essere quasi totalmente identici, giustificando questa somiglianza con la comune origine evolutiva di tutte queste specie.
Haeckel spiegava che l’embrione umano, durante i primissimi momenti della sua formazione, riprendeva le branchie che aveva quando l’uomo era ancora pesce e, in seguito, la coda della scimmia che perse durante l’adattamento. Numerosi scienziati hanno smentito la legge haeckeliana, ad iniziare da alcuni contemporanei dello stesso scienziato tedesco. Già il professore di zoologia ed anatomia comparata Ludwig Ruetimeyer, considerato uno dei padri della zooarcheologia, dimostrò come lo studio effettuato da Haeckel fosse in realtà una frode. La critica di Ruetimeyer è stata poi recentemente convalidata [2]. Nel 1965, l’evoluzionista George Gaylord Simpson arrivò a dire: “L’ontogenesi non ripete di certo la filogenesi” [3]. M.K. Richardson ha recentemente confermato la presenza di notevoli diversità, piuttosto che somiglianze, negli embrioni analizzati da Haeckel [4].
Commenta il prof. Sermonti: “Negli stadi embrionali degli animali più recenti, ad es. i mammiferi, si osserverebbero le forme dei loro progenitori. Ernst H. Haeckel formulò in questi termini quella che fu nota come legge biogenetica fondamentale: l’ontogenesi, cioè lo sviluppo dell’individuo, è una ricapitolazione delle principali tappe della filogenesi, cioè della storia evolutiva della specie (che, come abbiamo detto, Haeckel ricostruiva fantasiosamente). L’embrione del mammifero attraverserebbe lo stadio di protozoo (uovo), di blastea, di gastrea, di pesce (lo dimostrerebbe la presenza di “fenditure branchiali”), di anfibio, di rettile… Secondo Haeckel l’evoluzione sarebbe avvenuta per un progressivo prolungamento della morfogenesi dell’adulto, ed i passati adulti si sarebbero via via rannicchiati in un uovo o in un grembo, riproducendo, nella storia dell’embrione, la storia dell’evoluzione dell’ultimo adulto. Gli organismi passati sarebbero divenuti gli embrioni di quelli futuri. Fondata su equiparazioni assolutamente superficiali (le tasche faringee dei mammiferi, ad esempio, non possono chiamarsi “fenditure branchiali”, come alcuni autori fanno, perché non sono aperte, non hanno alcuna funzione respiratoria e sono abbozzi di altri organi: timo, tonsille, tiroide), e su un tipo di svolgimento evolutivo improponibile (un rettile non è certo un anfibio cui è stato aggiunto un supplemento di organi), abbandonata da tutti gli embriologi (alcuni, come G. De Beer, la considerano rovinosa), la legge biogenetica fondamentale séguita ad essere presentata come prova, persino da embriologi distratti che si sono dimenticati che ad essa è stata negata qualsiasi attendibilità scientifica” [5].
L’embriologia successiva dimostrò che anche gli stadi dell’embrione individuati da Haeckel erano inventati di sana pianta: non esistono né blastea, ipotetico organismo primordiale che doveva assumere la forma di una blastula, né gastrea, analogo della blastea che doveva assumere la forma di una gastrula [6].
Le somiglianze tra i vari embrioni inevitabilmente ci sono e devono esserci, ma ciò ha perfettamente senso, in quanto si deve comunque partire da un “punto di disegno” iniziale. Per costruire qualcosa, bisogna iniziare da qualcosa priva di forma, o con una forma basale, e poi aggiungerci dettagli sempre più specializzati. E’ ciò che succede nei vari embrioni animali. Lo zigote è (quasi) identico per tutti gli animali, perché la legge di natura è la stessa per tutti, ma questo non significa necessariamente che tutti gli animali siano imparentati evolutivamente. Dovremmo forse avere una legge a sé stante per ciascun organismo esistente?
Ma il vero “scandalo” nel mondo scientifico ci fu nel 1997, quando un embriologo pubblicò le vere foto degli embrioni analizzati da Haeckel. Come già abbiamo accennato, M. K. Richardson, embriologo evoluzionista, con un gruppo di esperti, ha recentemente invalidato tutta l’opera embriologica haeckeliana. La prima omissione che Richardson riscontrò nelle illustrazioni di Haeckel fu la mancanza della sacca pericardica e poi cardiaca. Il cuore è uno dei primi organi a svilupparsi nell’embrione umano.
Non è difficile intuire le implicazioni ideologiche di questa manomissione. Negare un cuore umano all’embrione, un cuore che già batte, significa negare il suo essere già pienamente umano, già vivo, la sua forma già esiste sin dal concepimento, iscritta nel DNA. È una delle antiscientifiche e fuorvianti scuse che usano le femministe pro-aborto. C’è un altro cuore che batte, dunque c’è un’altra vita dentro l’utero materno sin dalle primissime settimane (l’immagine di sopra rappresenta un embrione alla quarta settimana), una vita umana dipendente dall’utero materno per questioni ovvie di sopravvivenza riscontrabili ovunque in natura. Anche l’embrione di pollo è incapace a nutrirsi da solo, ovviamente, e acquisisce le sostanze nutritive dall’uovo stesso. La scienza ha dimostrato ancora una volta che l’aborto è omicidio vero e proprio. I primi abbozzi del cuore compaiono sin dalla terza settimana, quando l’embrione ha già sette somiti (o mesomeri) [7].
Comprendete come l’aborto può essere benissimo giustificato dalla legge biogenetica fondamentale? Gli abortisti possono benissimo uccidere il feto e giustificarsi dicendo: “non era ancora un uomo, era alla fase di pesce, aveva ancora le branchie”, oppure: “Aveva la coda, era nella fase del primate, non era ancora un essere umano”.
Nel pollo, invece, (altro embrione analizzato da Haeckel) il sangue non circola fino a quando l’embrione non possiede 16 somiti, ossia 36-37 ore dopo il concepimento. La sacca cardiaca compare quando l’embrione possiede 19 somiti, a 43 ore al concepimento, comprendente tuttavia non un cuore completo, ma solo un atrio ed un ventricolo. Questo dimostra che non vi è affatto alcuna analogia tra l’embrione umano e l’embrione di pollo, se non nello sviluppo e nell’uso di organi comuni, a tempi e stadi totalmente differenti.
Un altro elemento che si dimostra erroneo nell’opera di Haeckel è la mancanza negli embrioni di quelle che in inglese sono definite limb buds, le prime strutture che si formano nello sviluppo degli arti.
Haeckel rimosse le limb buds per un motivo molto semplice che minava la sua fittizia legge: eterocronia, ossia un diverso tempo di sviluppo di un apparato o di un organo in un individuo rispetto che in un altro, incluse quelle specie che secondo l’evoluzionismo dovrebbero essere “antenate” dell’individuo preso in considerazione. Ancora una volta, nessuna analogia…
Gaetano Masciullo, clicca qui per altri studi ed articoli.(http://radiospada.org/)
Note:
[1] Giuseppe Sermonti, Le forme della vita, Centro Librario Sodalitium, 2003, pag. 34
[2] W.H. Rusch Sr., Ontogeny Recapitulates Phylogeny, Creation Research Society Quarterly 6(1):27–34, 1969.
[3] Simpson and Beck, An Introduction to Biology, p. 241, 1965.
[4] M.K. Richardson et al., Haeckel, Embryos, and Evolution, letter to Science 280(5366):983–986, 15 May 1998.
[5] Giuseppe Sermonti, ibidem, pag. 38-39
[6] Blastula e gastrula sono, in embriologia, due fasi di formazione dell’embrione. Haeckel, per dimostrare la verità dell’evoluzionismo, inventò che i primissimi stadi di formazione embriologica (zigote, blastula, gastrula) sono in realtà la ricapitolazione di altrettanti organismi primordiali che hanno dato il vita all’evoluzione sino all’uomo (monera, blastea, gastrea), organismi che tuttavia non sono mai esistiti. Si precisa che la “monera” come era intesa da Haeckel non coincide con l’attuale regno tassonomico delle monere, detto anche dei procarioti, in quanto la morfologia di uno zigote è evidentemente del tutto differente da quella di un organismo procariote.
[7] I somiti (o mesomeri) sono masse simmetriche che si formano nell’embrione e che danno poi origine, oltre al derma e alla muscolatura, alla colonna vertebrale.