San Simonino di Trento . |
Quale miglior tema per gettare un’offa esplosiva nelle fauci del piccolo (per fortunato sempre più piccolo) leviatano conciliare ambrosiano che l’omicidio rituale ebraico?
I cambiamenti di interpretazione spesso nel mondo scientifico: una teoria, un paradigma di lettura di certi fatti, una spiegazione ritenuta fino a quel momento valida e indiscussa, iniziano a vacillare sotto i colpi di nuovi modelli d’analisi e più o meno rapidamente crollano e si eclissano dall’orizzonte della storia. Ovviamente il processo può essere virtuoso (ovvero rappresentare un reale incremento nella conoscenza umana) ma anche vizioso (realizzando cioè un regresso, un’involuzione nel processo cognitivo umano). Tra le scienze umane, la Storia subisce molto spesso l’onta di dover accogliere nuovi paradigmi di lettura dei fatti che spesso prescindono dai fatti stessi, che li manomettono, li coartano e deformano, piegandoli ai voleri di questa o quella centrale di potere. Come si formano questi paradigmi? Nelle officine dell’Ideologia e nel mercato della Comunicazione culturale: in quest’ultima fase i nuovi modelli per leggere gli avvenimenti trovano i propri piazzisti e banditori (siano essi politici o “uomini di cultura” accademici e non), pronti a comunicare alle elitès e alle plebi i risultati delle proprie “libere ricerche”.
L’omicidio rituale ebraico, ovvero il fatto che ALCUNE comunità ebraiche avessero praticato infanticidi di fanciulli cristiani per complessi motivi rituali, che per secoli era stato patrimonio della memoria e della cultura di molti popoli europei, ad un certo punto aveva cessato di avere cittadinanza nell’agorà culturale europea e mondiale. Eppure non si trattava di un’opinione, di una diceria o di racconti mitologici; si trattava, con buona pace di tutti e molto semplicemente, di una realtà storica, come molte altre del resto, non meno cruente, legate ad altri popoli ed altre tradizioni religiose. Lo sapevano bene i popolani che spesso rispondevano con eccessi paranoici o con manifestazioni di violenza indiscriminata a questo genere di episodi. Lo sapeva bene la Chiesa cattolica che spesso, dopo accurate indagini, elevava agli onori degli altari o permetteva il culto di alcune di queste vittime
Eppure le mutate condizioni politiche di allora (ovvero l’emancipazione degli ebrei in gran parte delle legislazioni europee, la loro partecipazione a gran parte dei moti politici nazionalisti ed antiautoritari di quegli anni ed il conseguente aumento del loro peso politico attivo nella società) portarono ad un nascita di un forte movimento d’opinione (pubblicistico ed accademico al contempo) di stampo revisionista. L’oggetto da rivedere era ovviamente l’omicidio rituale, declassato di volta in volta a “diceria oscurantista”, a “calunnia politica” oppure a “frutto di suggestioni superstiziose”. A questo ambizioso progetto culturale (ambizioso quanto poteva esserlo il Sionismo a metà dell’Ottocento) si opposero storici e politici di appartenenza cattolica o spesso semplicemente tradizional-conservatrice. Ne vennero conflitti accesi in cui le posizioni polemiche di ambo le parti andarono spesso a coprire l’oggetto stesso del contendere. Il libro di Ariel Toaff del 2007 ci portava ad analizzare il mondo culturale ed etnico religioso (in special modo) askenazita ovvero di area largamente mitteleuropea. (anche se la pratica dell’omicidio rituale non fu sconosciuta al mondo sefardita – ha aggiunto il relatore)
Un ambiente certo provato da uno stato di profonda sudditanza e servaggio nella societas christiana, un ambiente in cui il rancore per le molte vessazioni subite andava di pari passo però con un forte odio anticristiano tout court e traeva linfa da una certa tradizione di commenti talmudici e da prassi rituali non codificate ma trasmesse solo oralmente. Toaff notava poi sconcertato come nelle confessioni rese da molti degli imputati per omicidio rituale ricorressero, con vaste differenze di latitudine, espressioni, formule e concetti propri di una tradizione segreta, quella del trattato anticristiano di ambiente tedesco, Toledoth Jeshu, riscoperto solo recentemente .
Si trattava di un sistema di pensiero che un inquisitore o un magistrato cattolico non solo non conosceva ma spesso non aveva nemmeno le categorie per comprendere, qualunque fosse il metodo investigativo utilizzato (tortura compresa). Di qui il sospetto, figlio della libera ricerca scientifica, che ben più che qualcosa fosse successo, lungo l’arco di parecchi secoli.
Che questo genere di riflessioni venissero da un assennato professore di un’università israeliana, figlio del rabbino capo emerito di Roma, e che venissero comunicate non alle ristrette cerchie di un’università giudaica ma per il grande pubblico e in lingua italiana, era certamente una rivoluzione o meglio un pezzo di vera ricerca storica, tale da poter inceppare gli ingranaggi del paradigma storiografico “negazionista” dominante. Se ne era accorto Sergio Luzzatto che dalle pagine del Corriere all’epoca aveva gettato, con un bel gesto, il sasso nello stagno. Se ne erano accorti i ranocchi dello stagno accademico e para-accademico che hanno iniziato a gracidare all’unisono. Se ne sono accorti, a maggior ragione, i diretti interessati che hanno iniziato a stigmatizzare violentemente il libro, cercando di aizzare l’intera opinione pubblica contro l’autore.
Il quale alla fine, dopo molta coraggiosa resistenza (“Eppur si muove” direbbero gli anticlericali), ritirava il libro, anticipandone una totale revisione.
Tra i molti scenari che sarebbe bello approfondire in altre sedi o conferenze, non manca la polemica giornalistica nel 1892 tra Don Davide Albertario, assertore della storicità dell’omicidio rituale e direttore dell’Osservatore Cattolico di Milano, e il cattedratico tedesco Strack, negatore della stessa. Altro fatto significativo da approfondire: l’omicidio del francescano Frate Tommaso a Damasco nel 1840, ad opera (probabilmente) di un gruppo di israeliti “mazziniani” e anticlericali. Un gruppo emancipato, ben diverso dagli isolati gruppi presenti in vari paesi della Mitteleuropa tra cui l’area Padano-alpina. Un delitto che faceva parlare tutto il Medioriente, Siria in primis, prima che le “primavere arabe” inondassero di sangue quelle terre.
Don Ricossa ha concluso la sua conferenza collegando il tentativo violento e furfantesco di soppressione del culto del Beato Simonino in Trento, perpetrato nel 1965 a cura del vescovo di Trento Alessandro Maria Gottardi e continuato dai successori e complici Giovanni Maria Sartori e Luigi Bressan, come frutto primigenio in terra trentina della dichiarazione conciliare “Nostra Aetate”. E’ stato a questo punto ricordato Jules Isaac, storico ebreo di lingua francese in qualità di “padre nobile” di questa dichiarazione conciliare, ed il suo insegnamento sulla non storicità dei vangeli, nonchè una comune esegesi postconciliare tesa a derubricare la solenne condanna della Sinagoga incredula e deicida presente nella Sacra Scrittura, come proiezione infedele dei contrasti tra le prime comunità cristiane e quelle ebraiche. Come ben si vede “volonterosi carnefici” della Verità cattolica vorrebbero oggi ricrocifiggere, se possibile, il beato Simonino, come duemila anni crocefissero Nostro Signore.
Piergiorgio Seveso (http://radiospada.org/)
Suggerimenti bibliografici
Benedictus XIV p.p., Bolla “Beatus Andreas”, 22 febbraio 1755
Ariel Toaff, “Pasque di sangue”, Il Mulino, Bologna, 2007 (in commercio esiste solo una seconda edizione “riveduta e corretta”)
Ariel Toaff, “ Ebraismo virtuale”, Rizzoli, Milano, 2008
L’Osservatore Romano “Bushoff e gli omicidi rituali”, 26 luglio 1892 (con ulteriore articolo il 5 agosto 1892)
L’Osservatore Romano “L’omicidio rituale giudaico”, 23 novembre 1899.
Don Francesco Ricossa “Conferenza su caso Toaff e Beato Simonino da Trento” 17.03.2007http://www.youtube.com/watch?v=xpq9JMW1X_s (prima di sei parti)
Mons. Giovanni Ronconi “Il Beato Lorenzino da Marostica nella storia e nel culto”, Vicenza, 1955
Don Giuseppe Pavani “San Domenichino del Val”, Adria, 1959
Don Gottfried Melzer “Il Beato Andrea da Rinn”, Messina, 1997
Agobardo “Toaff e Omicidio rituale” in “Sì sì no no”, 15 febbraio 2007
I.B. Pranaitis “Christianus in Talmude Iudaeorum sive rabbinicae doctrinae de christianis secreta”, Petrograd, 1892 (ultima edizione italiana con titolo “I segreti della dottrina rabbinica”, Effedieffe, Milano, 2005)
Gianna Gardenal “L’antigiudaismo nelle letteratura cristiana antica e medioevale” , Morcelliana, Brescia, 2001
Henri Vries De Heekelingen “Juifs et catholiques”, Grasset, Parigi, 1939
Monsignor Umberto Benigni, “Storia sociale della Chiesa”, Vallardi, Milano, 1922, volume IV, tomo I, pag. 370
“Caso Toaff, a Milano un manifesto antiebraico”,La Repubblica, 27 febbraio 2007
Luca Fumagalli “Intervista a Matrix” 3 marzo 2007 (http://www.youtube.com/watch?v=TLT_T5tjJhQ )
Padre Francesco Saverio Rondina S.J, “La morale giudaica”, in “La Civiltà Cattolica”, serie XV, vol. V, fasc. 1022, 10 gennaio 1893
Ruggero Taradel “L’accusa del sangue”, Editori Riuniti, Roma, 2002
Tommaso Caliò “La leggenda dell’ebreo assassino”, Viella, Roma, 2007
Atti del processo di Trento in “La Civiltà Cattolica, Serie IX, vol VIII, fascicolo 752 (8 ottobre 1881), fascicolo 753 (29 ottobre 1881), fascicolo 754 (12 novembre 1881), fascicolo 755 (26 novembre 1881), fascicolo 756 (10 dicembre 1881); Volume IX, fascicolo 757 (31 dicembre 1881), fascicolo 758 (14 gennaio 1882), fascicolo 759 (28 gennaio 1882), fascicolo 760 (11 febbraio 1882), fascicolo 761 (25 febbraio 1882); Volume X, fascicolo 763 (24 marzo 1882), fascicolo 764 (8 aprile 1882), fascicolo 766 (13 maggio 1882), fascicolo 767 (27 maggio 1882), fascicolo 768 (10 giugno 1882)
Rocca D’Adria (alias Cesare Algranati), “L’Eucarestia e il rito pasquale ebraico moderno” in Atti del Congresso Eucaristico Nazionale di Torino (2-6 settembre 1894), Torino, 1895, vol.
II, pagg. 79-95
Neofito “Il sangue cristiano nei riti ebraici della moderna sinagoga: rivelazioni di un Neofito ex-rabbino, ora monaco greco, per la prima volta pubblicato in Italia”, Prato, Giachetti, 1883
“Aceldama ossia processo celebre istruito contro gli ebrei di Damasco nell’anno 1840 in seguito al doppio assassinio rituale da loro consumato nella persona del Padre Tommaso dalla Sardegna missionario cappuccino ed in quella del suo garzoncello cristiano Ebrahim Amarach all’unico scopo di avere il loro sangue. Con documenti e appendice storica” (a cura dell’Ordine dei Frati Cappuccini di Sardegna), Cagliari-Sassari, 1883
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