martedì 25 marzo 2014

La Civiltà Cattolica - R.P. G. Oreglia d.C.d.G.: Il segreto massonico: teoria panteistica e pratica magica.

La Civiltà Cattolica anno XXXI, serie XI, vol. II, Firenze 1880 pag. 216-224.

R.P. Giuseppe Oreglia di Santo Stefano d.C.d.G.

Panteismo massonico (V)

CRONACA CONTEMPORANEA
Firenze, 8 aprile 1880.

I.

ROMA (Nostra corrispondenza) — Si dimostra che il segreto massonico consiste nella Teoria panteistica e nella pratica magica dei Neoplatonici — Perchè la Massoneria continui ancora a vantare come un suo segreto ciò che pubblicamente fa ed insegna.
    Da quanto nelle ultime corrispondenze discorremmo sopra la forma ed il senso dei simboli più importanti, più usati e più antichi della moderna Massoneria, ci pare potersi fondatamente dedurre che tutto il grande arcano ed il famoso segreto massonico, di cui questi frati ciarlatani contano agli adepti ed ai profani tante maraviglie, non si riduce, in conclusione, ad altro che alla teoria panteistica ed alla pratica magica: quella rappresentata dall'Esagono o stella di sei punte, questa dal Pentagono o Pentalfa ossia stella di cinque punte, diventata ora lo Stellone d'Italia. Il che considerando un bell'umore, e specialmente osservando che questa magica e massonica stella è ora anche impressa sopra tutte le monete italiane, secondo che ognuno può vedere, se non sopra gli scudi ormai invisibili, almeno sopra i soldi non ancora, per gran mercè, finora cartacei, ne deduceva un nuovo argomento a servizio di coloro che si credono arrivati agli ultimi tempi descritti al Capo XIII dell'Apocalissi, quando datum est bestiae ne quis possit emere aut vendere nisi qui habet characterem, aut nomen bestiae. [Cfr Apoc. XIII, 17: «Fu dato alla bestia ... che nissuno possa comprare o vendere, eccetto chi ha il carattere o il nome della bestia» N.d.R.] Della quale osservazione checchè voglia dirsi, quanto però al significato simbolico dell'Esagono e del Pentagono in Cabala ed in Massoneria non può dubitarsene da chi abbia pur aperto uno dei tanti libri che da Cornelio Agrippa e Paracelso fino ai moderni Ragon ed Eliphas Levi trattarono di questa così da loro detta Occulta Filosofia. La quale non consiste, in verità, in altro che in una fedelissima copia specialmente delle Enneadi di Plotino e generalmente degli altri simili sogni neopitagorici e neoplatonici di Porfirio, Proclo, Filostrato, Eunapio e somiglianti filosofi ultimi pagani dei primi secoli della Chiesa. I quali, primi fra tutti gli antichi filosofi o meglio sofisti pagani, trovatisi di fronte alla dottrina cristiana che vuotava le loro scuole e svelava a tutti la loro ignoranza e turpitudine, furono costretti, per sostenersi ancor qualche tempo in credito, di inventare una nuova filosofia religiosa che essi attribuirono a Pitagora ed a Platone: e perciò si chiamarono e si chiamano ancor adesso da tutti Nuovi, ossia Falsi, Pitagorici e Platonici. Si chiamarono anche Alessandrini dalla città dove era allora, come ora si direbbe, l'Università generale degli studii filosofici; ed Eclettici, ossia Sceglitori, dall'amalgama da essi fatto in un solo corpo di dottrina di tutto quello che trovarono qua e colà negli antichi filosofi pagani che facesse al loro caso e si potesse comechessia presentare alla gente in veste e forma tollerabile. Che anzi dalla stessa dottrina mosaica e cristiana e dalla cabala rabbinica e dalle dottrine gnostiche dell'Asia scelsero quello che poteva loro giovare a fabbricarne una filosofia e religione meno assurda in apparenza, meno turpe e meno ridicola di quella che fin allora era veramente stata la filosofia e la religione pagana; e meno esposta perciò alle trionfanti confutazioni dei Santi Padri e degli Apologisti cristiani ed alle risate universali, onde non solo dai cristiani ma dagli stessi pagani cominciava allora ad essere accolta la filosofia da loro professata. Or da questo lavoro paziente ed anche ingegnoso di tanti empii succedutisi gli uni agli altri fino dopo la morte di Giuliano l'Apostata (che fu il loro massimo ma ultimo protettore, scolare ed in parte ancora maestro e professore, dopo il quale tutta quella canaglia di filosofi fu in poco tempo distrutta) da questo lavoro, diciamo, che ora si chiama il Neoplatonismo o il Neopittagorismo od anche l'Ecletticismo Alessandrino, uscì per la prima volta alla luce quel sistema filosofico, panteistico, cabalistico e magico che presentemente ci si vende ciarlatanescamente per novità tedesca sotto varii nomi di panteismo, trascendentalismo, intuitismo, e, conseguentemente, di comunismo, di illuminismo, sonnambulismo, spiritismo e andate dicendo. Ondechè il Della Motta nel Capo VII del Vol. 2° della sua Teorica dell'Istituzione del Matrimonio, parlando, in verità, più specialmente dei Manichei e dei Gnostici, ma insieme degli Alessandrini, che anche da quelli e dai seguaci di Simone ebreo e mago scelsero il più bel fiore e l'incastrarono nella loro filosofia, nota sapientemente al suo solito che «i moderni settarii comunisti niun punto d'attacco trovarono che quegli antichi eretici non avessero già preoccupato. Vedrà anzi il lettore che le teorie del comunismo sono ancora in arretrato rispetto a quelle degli antichi settarii.» Ed aggiunge che «il procedere dell'eterodossia moderna manifestamente consiste nel regredire ai principii dei suoi progenitori antichi, e s'informa dello stesso odio a Dio, alla Natura ed all'Umanità, coprendolo (notisi questo) con sistemi simili di teosofia panteistica e di ipocrite protestazioni di amore alla perfettibilità, alla perfezione ed al progresso umanitario.» E conchiude «che più che mai è uopo adesso portare lo studio su quelle prime eresie, nelle quali come noi ora trovammo l'apparato il più vasto possibile della guerra più radicale possibile alla istituzione del matrimonio, così altri troverebbe del pari già predisposte tutte le macchine che l'idealismo, il razionalismo, il realismo empio moderno mettono ora in azione contro Dio, la Chiesa, la Società.» Vero è che appena sbocciata quella filosofia alessandrina e trionfato per un poco sotto Giuliano l'Apostata (la cui persecuzione appunto perchè mossa, diretta e guidata da quei filosofi, fu la più astuta e la più somigliante a quella che ora si fa alla Chiesa dal liberalismo massonico), sparì pressochè istantaneamente dal mondo latino sia specialmente per la vivezza della fede, sia per le provvidenze degli imperatori cristiani, sia ancora per le invasioni dei barbari, nuovo diluvio che affogò e disperse tutto quasi il pestifero residuo dell'antico paganesimo in Occidente. Così che gli scrittori della storia della Filosofia non trovano nessun latino che mostri di aver perduto il buon senso e la buona fede dietro quegli antichi sogni greci e pagani fino al nono secolo quando Scoto inglese, detto Erigena, li rinnovò pel primo, copiando specialmente Plotino e Proclo nel suo libro De divisione naturae. Dopo il quale, col rinascere degli studii e del commercio letterario, compariscono qua e là nelle università ed anche nei monasteri alcuni cultori quali più e quali meno in buona fede di questo panteismo, or più or meno cabalistico, fino al così detto rinascimento; quando il Platonismo, come lo dicono, e che meglio dovrebbe dirsi Plotinismo, invase pressochè tutto il volgo dei letteratuzzi e dei così detti riformatori, ai quali pareva di toccare il cielo col dito e le stelle col capo quando, come dicevano, platoneggiavano, cioè plotinizzavano traducendo e commentando Plotino, Proclo, Giamblico, Porfirio, Psello, Sinesio, Mercurio Trismegisto e tutto il gregge dei veri ed apocrifi neoplatonici e neopitagorici.
In molti di costoro vi fu certamente, come in Marsilio Ficino ed altri platonici dal mille quattrocento al cinquecento, più leggerezza che malizia. Ma essendo in sostanza quella filosofia non di Platone ma di Plotino ed architettata già allo scopo di sostituirla, senza che la cosa troppo paresse, ai dommi cristiani, ne venne che tutti gli increduli, gli atei, gli eretici, ed i pretesi riformatori presero ad essere platonici unicamente per potere, fingendo di combattere, come spacciavano, Aristotele, ed i Peripatetici, combattere in verità i dommi cristiani. Se non che la Chiesa, armata allora del braccio secolare, col non meno potente che necessario mezzo dell'Inquisizione, ridusse ben presto tutti questi platonici a doversi di nuovo nascondere sotto veli ipocriti e settarii. Nacquero così allora ed andarono poi sempre crescendo, non solo nei paesi eretici della Germania ma anche in Italia e negli altri paesi cattolici, quelle tante opere astrologiche, cabalistiche, alchimiche e somiglianti, di cui sono piene ancor adesso le vecchie biblioteche, nelle quali per mezzo di veli e simboli si propaga sempre, sotto il nome di Scienza occulta, e non rare volte colla licenza ed approvazione dei superiori che non vi vedevano la malizia, lo stesso panteismo alessandrino che ora, rotti tutti gli argini, pubblicamente e notoriamente s'insegna e si professa sotto il nome di panteismo tedesco e di religione dell'avvenire umanitario.
E così, per esempio, per tacere ora di tanti altri anche ecclesiastici e religiosi, nel Mondo Magico degli Heroi del sig. Cesare della Riviera, stampato a Milano nel 1605 con licenza dei superiori e dedicato a Carlo Emanuele duca di Savoia, premesse e ripetute molte volte le solite ed allora necessarie proteste di nulla voler dire di repugnante alla vera fede cristiana della Cattolica Chiesa, si comincia fin dalle prime pagine a stabilire che, dopo perduto il paradiso terrestre e l'albero della vita, nondimeno l'uomo misticamente vide in certa parte della terra una reale sembianza del medesimo legno vitale; per mezzo della quale Dio concesse all'uomo di potere ad imitazione di lui operare in questo mondo inferiore cose di eterna maraviglia degne. E qui si cita David che disse agli uomini: Voi siete Dei e figli dell'Eccelso. E subito dopo: «Il che, dice, da Hermete vien confermato, mentre ci dice l'uomo essere animale degno di essere adorato. Ma lasciando in questo luogo di discorrere come l'uomo, raccogliendosi nell'unità del centro dell'intelletto suo, possa in Dio trasformarsi ecc.» ne discorre poi in altri luoghi assai con formole ed idee del tutto panteistiche e magiche; sempre protestando insieme (secondo il solito di tutti costoro) di lasciare ai Teologi il discorrere delle cose sopranaturali e divine, contentandosi egli dell'umana e naturale sapienza. Il che anche sempre ripetono Cornelio Agrippa e Paracelso appunto allora quando le sballano più grosse contro la Teologia e la fede. Il qual esempio poi, com'è noto, seguirono sempre tutti i così detti filosofi atei e razionalisti nel tempo e nei paesi d'inquisizione, e specialmente il Pomponazzi ed il Cremonini professori a Padova, sempre dichiaranti che essi come filosofi non credevano, per esempio, all'immortalità dell'anima, ma come cattolici vi credevano cecamente e senza capirne niente: aggiungendo così al danno la beffa.
Del resto, in generale, specialmente dei così detti Riformatori italiani del cinquecento e del seicento, di cui tante vite e storie si vanno ora scrivendo per riabilitarli, si può dire con certezza che, secondo che appunto apparisce dai loro processi che ora si vanno rivangando dagli archivii, non erano, quasi tutti, in verità, altro che atei ed increduli; benchè i tedeschi, gli inglesi e gli svizzeri che li ospitavano esuli e fuggitivi dall'Inquisizione, li credessero, bonamente, protestanti come loro e professanti almeno qualche domma principale del cristianesimo. Ma essi non credevano a nulla, secondo che testè ci ha dimostrato il Berti anche di Giordano Bruno. E come costui, così gli altri più celebri, come il Vanini, i Socini, ed il resto, sotto il velo del platonismo o dell'averroismo ed in genere della filosofia nuova, cioè vecchia e pagana, tanto erano ostili alle dottrine cattoliche quanto alle protestantiche le quali allora ammettevano in qualche modo la rivelazione ed il cristianesimo almeno in qualche parte. E non è perciò maraviglia che i massoni, gli atei e gli increduli moderni tentino ora sempre, quando possono, di appestare le città e le piazze coi loro monumenti a quest'antica canaglia loro maestra. Ma non aspettino altrettanto i moderni scolari: tanti ormai (perchè manca l'Inquisizione) che appena potranno avere altro monumento che la cremazione.
Or siccome non solo la Chiesa ma anche gli Stati protestanti, colla loro spesse volte anche più severa inquisizione che non la cattolica, davano molta noia a questi increduli ed atei nemici in generale di ogni religione e di ogni rivelazione, così nacque in costoro l'idea di formare tra sè una setta segreta, sotto il nome dell'antica ed onesta confraternita dei liberi muratori inglesi, la quale avesse per iscopo di far trionfare in pratica nel governo e nella società civile, cioè nello stato e nella Chiesa, la loro occulta filosofia. Giacchè, benchè prima della Massoneria vi fossero gli atei, gli increduli, i paganizzanti anche, se si vuole, in massimo numero, non erano però uniti in società settaria con Logge e Grandi Orienti e con tutto l'apparato di una corporazione regolata dalle stesse leggi e dagli stessi simboli. Nel che consiste la novità della setta massonica fondata (come è ora storicamente provato anche presso gli stessi framassoni un po' critici) in sul principio del secolo scorso in Inghilterra. Così, parimente, benchè prima di sant'Ignazio vi siano sempre stati cristiani e sacerdoti zelanti per la gloria di Dio, i quali anche, se si vuole, facevano gli esercizii spirituali, in quanto che meditavano le verità eterne e secondo esse regolavano la loro vita: ciò nonostante ognuno capisce che non per questo potevano dirsi membri di quella Compagnia di Gesù e praticanti quegli Esercizii Spirituali che sant'Ignazio fondò e pose in un certo suo ordine speciale che prima non esisteva. Siccome però sant'Ignazio non dovette perciò inventare nessuna nuova dottrina, ma soltanto un modo particolare di professarla e propagarla, così parimente i framassoni non inventarono nessuna dottrina e solo si contentarono di ordinarsi in qualche modo per fare trionfare la vecchia anticristiana già fondata e sistemata con satanica malizia dai filosofi pagani. Il che non intendendo alcuni massoni e cristiani, e confondendo la medesimezza della dottrina colla medesimezza del corpo insegnantela, inventarono una sola società ossia massoneria segreta sempre la stessa da Caino ed anzi da Lucifero fino a noi, sognandosi una storia a loro modo. Chi, infatti, trovò mai traccia di una società segreta con Logge, Grandi Orienti e costituzioni e statuti massonici prima del mille settecento e venti? Ma chi, invece, ignorò mai l'esistenza dei Riformati, dei Rosacroce, dei Cabalisti, degli eretici varii e dei filosofi pagani alessandrini; tutte cose storiche, note, pubbliche volgari e non aventi, perciò, nemmeno l'ombra di setta e società massonica e segreta? Ma di ciò già si disse abbastanza altre volte.
Che se i Framassoni, sorti in setta ordinata e segreta in sul nascere dello scorso secolo in Inghilterra, trovarono bello e fatto il corpo di dottrina filosofica e religiosa pagana ed anticristiana da opporre alla filosofia e religione cristiana (non altro infatti che il panteismo ed il progresso indefinito s'insegna ora da tutte le cattedre massoniche sotto il nome nuovo di filosofia tedesca e di religione dell'avvenire) essi trovarono parimente bello e inventato tutto il simbolismo onde i loro predecessori alchimisti, rosacroce e cabalisti avevano velato già ai profani la loro vera pietra filosofale e la quintessenza donatrice della lunga vita. Vi aggiunsero bensì varie ciarlatanerie nei varii Rituali iti a poco a poco crescendo e moltiplicandosi pressochè all'infinito. Ma quanto ai simboli principali dell'Esagono e del Pentagono, che racchiudono la sostanza della dottrina, essi, come si vede, li presero tali e quali dai loro predecessori. Per significare infatti e simboleggiare la teoria panteistica, che insegna l'identità di Dio e del mondo, nessuna figura poteva trovarsi più opportuna che l'Esagono simboleggiante ed insieme velante quell'altra figura di Dio e dell'uomo insieme uniti in un solo corpo ed essere che fu disegnata nella ultima corrispondenza. E, parimente, per significare che l'uomo è Dio e potente quanto Dio (secondo che anche ci insegna, con licenza dei Superiori e coll'autorità di Davide e di Ermete, il sopra citato signor Cesare della Riviera) nulla ci è di meglio del Pentagono o Pentalfa o stella d'Italia velante anch'essa e coprente ai profani quell'altra figura dell'uomo che tocca il cielo colle sue cinque estremità delle mani, dei piedi e del capo. Così, con due semplicissime figure, si esprime in massoneria tutto l'arcano ed il segreto massonico consistente quindi nella Teoria panteistica significata dall'Esagono e quinci nella Pratica magica ossia Spiritistica (come ora si chiama l'antica magia) significata dal Pentagono. E siccome la pratica vale più che ogni teoria, la quale non è che una preparazione alla pratica, così ne viene che tutti i cabalisti, rosacroce e Massoni, da Paracelso al Ragon, insegnano che il Pentagono, Pentalfa o Stella di cinque punte contiene il massimo dei segreti ed il più arcano dei misteri e la maggior forza di cui l'uomo sapiente possa impadronirsi per operare come Dio ogni maraviglia. Come, infatti, già, nel paganesimo antico, ed anche nel moderno dell'India e dell'America, così presentemente nel mondo detto civile, la magia e la superstizione di ogni fatta andò sempre di conserva colla turpitudine e sozzura dei costumi e colla perversità delle dottrine.
E poichè ora con tanta libertà e sfacciataggine si predica, come a dire, sui tetti l'occulta filosofia e l'arcano domma della massoneria tanto nella teoria panteistica quanto nella pratica spiritistica, può forse parere a taluno strano ed anzi ridicolo che ancora si ostinino i framassoni a vantarci certe loro occulte, segrete ed arcane dottrine note soltanto a loro ed impervie a noi altri profani, incapaci, dicono i massoni, di penetrare la loro sapienza se non entriamo nei penetrali delle loro logge. Che cosa hanno, infatti, ora, più di occulto i Frammassoni, dopo che i loro Saggissimi, spiegandoci il Panteismo non solo teorico ma pratico in tutte le sue forme anche più luride, sono venuti perfino ad insegnarci pubblicamente l'identità dei contrarii ossia che l'è non è? La quale identità dei contrarii è appunto la rigorosa ed esattissima conseguenza teorica e pratica del Panteismo: conducente seco necessariamente nella morale e nella pratica della vita l'identità del bene e del male, del giusto e dell'ingiusto, dell'onesto e del turpe, del mio e del tuo, con tutte le altre pratiche conseguenze del comunismo, nichilismo e mormonismo. Si capisce benissimo che ai tempi dell'Inquisizione e delle polizie di buon governo (come allora si chiamavano), i Cabalisti, i Rosacroce, gli atei, gli illuminati, i riformati e poi i Frammassoni nascondessero sotto simboli arcani questa loro occulta filosofia, la quale ne condusse allora tanti alle forche ed al rogo. Ma ora, quando tutte quelle scempiaggini, empietà e turpitudini sono diventate la Scienza, la Civiltà ed il Progresso, qual ragione possono ancor avere i Frammassoni di coprire con Esagoni, Pentagoni, Triangoli, Stelle e Stelloni il pubblico trionfo della loro arcana sapienza? E non s'insegnano forse ora da tutte le cattedre in tutte le università civili e liberali, questi già arcani ma ora pubblici dommi della Massoneria? Perchè dunque i Massoni perfidiano ancora nel vantare ciarlatanescamente i loro supposti segreti?
Il perchè è chiaro. Ed è anzi necessario di confessare che non mai più che ora non dovettero i Frammassoni usare questa loro vecchia malizia di coprire con simboli e con bugie la loro vera dottrina. Se, infatti, essi concedessero e confessassero che tutti i loro arcani si riducono al Panteismo spinto fino alle sue ultime conseguenze pratiche, fino a dire che gli atti anche più turpi, perchè naturali, sono divini, secondo la logica conseguenza e come ora è non solo insegnato teoricamente dalle cattedre, ma professato praticamente nei (diciamo la parola) lupanari delle sètte antimorali ed antisociali senza nessuna idea più nè di santità di matrimonio, nè di altri vincoli morali, sociali e civili di ordine, di proprietà, di gerarchia, di governo; se, diciamo, i Frammassoni dichiarassero che questo trionfo pubblico di quanto vi è di più turpe, sozzo, immorale ed anarchico non è che il trionfo della massoneria e la pratica dei suoi dommi arcani e del suo gran segreto, si priverebbero issofatto della possibilità di corrompere i non ancora corrotti. I quali, come abborrono dalle empietà e turpitudini filosofiche, settarie, nichiliste e mormoniche, così molto più abborrirebbero dalla loro madre e maestra la Massoneria. Supponiamo, infatti, che si sapesse essere strettamente massonico, per esempio, il giornaletto intitolato La Plebe di Milano, quale onest'uomo non dovrebbe subito volgere le spalle alla Massoneria? Leggiamo infatti in uno dei suoi ultimi numeri (14 marzo 1880, articolo di fondo in prima pagina) che: «noi vogliamo che la famiglia abbia per base l'amore libero, affinchè la donna principalmente possa godere della sua libertà. Non avremo vincoli nè di prete, nè di sindaco; il solo amore ci terrà uniti. Ridete pure perchè noi vogliamo l'unione dei due sessi colla sola legge dell'amor libero. Noi siamo la santa canaglia che logora giorno e notte la vita per voi che ingrassate, sprecando il tempo nel lusso e nell'orgia. E se noi vogliamo la famiglia fondata sulla base dell'amor libero, gli è che non siamo capaci di sognare ideali impossibili nè rinunciare alla verità per meritarci il cielo. Da troppi secoli questa massima ci tenne schiavi.» Ripetiamo: se si sapesse ufficialmente che queste sozzure degne veramente della canaglia, come dice benissimo La Plebe, non sono in verità che le teorie arcane della massoneria (secondo che anche apparisce da ciò che spesso si ode in pubblico parlamento) chi non del tutto canaglia vorrebbe ancora appartenere alla Massoneria?
Perciò segue, e seguirà sempre, ad essere necessario il velo in Massoneria: perchè così soltanto le riuscirà possibile, all'ombra di parole equivoche e di oneste sembianze di liberalismo, tolleranza, filantropia, moderazione, amor della scienza e della filosofia, di continuare a poter essere al volgo profano (non solo di onesti protestanti ed anche cattolici ma persino di ecclesiastici) scuola ed istradamento a quell'abisso di ogni nequizia a cui la catena massonica pei varii suoi gradi va a poco a poco conducendo, senza che quasi se ne accorgano, i suoi massoncini. Che se, grazie a Dio, non tutti coloro che entrano in Massoneria riescono a perdere così il senso comune ed il senso morale da riuscire poi (come vorrebbe il domma e la dottrina massonica) o illuminati filosofi tedeschi neganti perfino il principio di contraddizione ed anzi ammettenti che il sì ed il no sono la stessa cosa (secondo che necessariamente discende dal Panteismo) o bruti, nichilisti e selvaggi non solo ignari ma nemici di ogni cosa buona; è però certo che dalle Logge massoniche uscirono, e vanno ogni giorno uscendo, tutti questi luminari della scienza e del progresso che costituiscono quinci il Pensiero ossia il corpo filosofico, dottrinale, dirigente ed ispirante la rivoluzione sociale, quinci l'Azione ossia il corpo militante, attivo, settario, insorgente, applicante la Scienza della dinamite alle caserme, ai palazzi d'inverno, alle vie ferrate ed anzi, come costoro dicono di volere, alle intere città, applicando così in tutta la sua estensione teorica e pratica l'Odi profanum vulgus et arceo ed il Procul este Profani anche da questo mondo. [Odio il volgo profano, e lo tengo lontano (Orazio, Odi, lib. III, 1) Lungi, lungi, o profani! (Virg. En. VI, 258)] Del che abbiamo ogni giorno le autentiche testimonianze degli stessi giornali della Massoneria. I quali quasi in ogni loro numero, facendo la necrologia di quanti settarii e rivoluzionarii anche pessimi passano all'altra vita, sempre ci svelano che essi erano Frammassoni. Finchè son vivi però non tutti amano di essere conosciuti per tali; specialmente tra noi in Italia, dove, se si può molto probabilmente congetturare non esservi, come accade in Francia, che ben pochi tra gli aventi le mani nella pasta del Governo che non appartengano alla Massoneria; è però molto difficile il poterlo autenticamente dimostrare di tutti, come è agevole il farlo in Francia ed altrove. E quanto alla Francia è ora notissimo il curioso libretto, che conta già più di venti edizioni, intitolato la Franc Maçonnerie et les Projets Ferry; nel quale si dimostra l'appartenenza alla setta di presso che tutti coloro che ora governano in Francia. La quale dimostrazione si potè ottenere col solo correre coll'occhio i varii giornali massonici degli anni passati, nei quali sono nominati come Venerabili e Fratelli tutti coloro che ora sono nominati Onorevoli, Ministri, Sindaci e andate dicendo. In Italia invece, oltrechè la stampa massonica fu sempre ed è ancora presentemente molto più ristretta che non per tutto altrove, essa fu sempre anche molto più cauta nel nominare le persone. Ed ora lo è più che mai dopo la pubblicità data in queste pagine ed altrove alle sue rivelazioni. Così che della più parte dei nostri governanti noi siamo condannati ad ignorare ufficialmente le glorie massoniche fino al giorno del loro incivile accompagnamento funebre ed anticristiano. Apparisce dunque quanto sia necessario, ancora ne' tempi presenti, il segreto e l'arcano massonico. Giacchè siccome chi ruba, per esempio, i milioni alle banche di Ancona o di altri siti, attenta alla vita dei Re e delle povere sentinelle, e fa ogni altra sorta di truffe e di delitti, cerca di nascondere la mano e di conservarsi in credito presso la gente per poter così continuare sicuramente nel mestiere; similmente i Frammassoni, per poter continuare con sicurezza ed impunemente la loro scuola, debbono sempre continuare, come fanno, a lavarsi le mani in pubblico, proclamandosi innocenti ed anzi disapprovatori di quanto fanno più o meno segretamente i loro scolari ed adepti.
È dunque ora più che mai necessario il segreto massonico. Non già perchè debba essere segreto ciò che pubblicamente s'insegna dalle cattedre e si fa dai governi : ma perchè dee essere segreto che la Massoneria è esclusivamente quella che inspira i professori e i governanti.   

 

 


    Figura di Dio e dell'uomo uniti insieme in un solo corpo ed essere: significa l'identità di Dio e del mondo (panteismo).





Figura dell'uomo che tocca il cielo colle sue cinque estremità delle mani, dei piedi e del capo: significa che l'uomo è Dio e potente quanto Dio.
 
 
[CONTINUA]