sabato 22 marzo 2014

Il ritorno dell’Inferno

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Complice la modesta dimestichezza con l’italiano, papa Francesco non parla mai politicamente corretto, o, peggio, clerically correct come quel mio parroco che chiamò “una macchiolina” il peccato originale di Adamo ed Eva. Ed ecco che ai mafiosi Sua Santità ha intimato l’Inferno in punizione dei loro peccati. Efficace, come minaccia: il vero mafioso è, infatti, un uomo di radicata tradizione religiosa, e a Dio, ai santi e all’Inferno ci crede.
Prima di tornare sull’argomento, voglio però precisare che non c’è una legislazione speciale antimafia anche all’Aldilà, e non è che se uno non è mafioso e pecca, non andrà lo stesso infilzato nel forcone di Satanasso. Ma qui voglio parlare della pena eterna.
Dopo il Concilio, il Purgatorio è praticamente sparito, il Limbo retrocesso a favola, l’Inferno raramente nominato e quasi per caso; e un famigerato teologo, tale Khun, disse che c’è l’Inferno, però è vuoto; senza spiegare cosa, se è vuoto, ci stia a fare.
E invece per un cattolico l’Inferno è un “luogo” (dobbiamo per forza esprimerci sensibilmente, noi uomini) dove soffrono pene senza termine le anime che hanno peccato e non si sono pentite prima di morire, e pentite con atti evidenti e concreti. Il peccato “è un’offesa fatta a Dio con piena avvertenza e deliberato consenso”, quindi un fatto non banale, non dettato da oscuramento della mente, non meramente carnale, bensì consapevole e perpetrato a ragion veduta. Ciò premesso, ci sono al mondo dei peccatori che si procurano il soggiorno eterno tra le fiamme e la pena dell’allontanamento da Dio.
Sarebbe bene che i parroci durante le prediche lo ricordassero ai fedeli, e non solo ad eventuali mammasantissima e picciotti presenti, ma a tutti, essendo tutti potenziali peccatori e peccatrici. E ricordino che ad istigare al peccato è il demonio, proprio lui, lo spirito maligno, il nemico di Dio, l’angelo caduto e ribelle.
Anche perché, insegna il Vico, “solo la religione è buona a farci virtuosamente operare; la filosofia è buona per ragionarne”; e un poco di sano timor di Dio, e perciò dell’Inferno, magari convincerebbe all’onestà e alla parsimonia qualche milione di piccolo borghesi rimbecilliti dal diritto alla felicità e dall’edonismo televisivo. Purgatorio in terra e all’Aldilà, con speranza del Paradiso, e paura dell’Inferno sono valide ricette per la vita moralmente sana.
 
Ulderico Nisticò (http://radiospada.org/)