In questo primo venerdì di Quaresima (che è anche il primo venerdì del mese) offro ai lettori di alcune citazioni di Papa Francesco sulla preghiera, tratte da alcune delle sue omelie: possano essere per tutti fonte di ispirazione e di intensificazione della preghiera all’inizio di questo tempo, magnifico e forte, della Grande Quaresima, e possa il Sacro Cuore di Gesù benedirci e perdonarci sempre!
“La preghiera è guardare il Volto di Dio, ma soprattutto sentirsi guardati. Noi pensiamo che dobbiamo pregare, parlare, parlare, parlare… No! Lasciati guardare dal Signore. Quando Lui ci guarda, ci dà forza e ci aiuta a testimoniarLo” (dalla Veglia di Pentecoste del 18-5-2013)
“Come preghiamo, noi? Per abitudine, pietosamente ma tranquilli, oppure abbiamo il coraggio di chiedere a Dio la Grazia e chiediamo quello per cui preghiamo? Serve…coraggio nella preghiera: una preghiera che non sia coraggiosa non è una vera preghiera. Il coraggio di avere fiducia che il Signore ci ascolti, il coraggio di bussare alla porta…Il Signore lo dice: “Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto”. Ma bisogna chiedere, cercare e bussare.
Bisogna fidarsi di Dio, perché…quando noi preghiamo coraggiosamente, il Signore ci dà la Grazia, ma anche ci dà Sé stesso nella Grazia: lo Spirito Santo, cioè, Sè stesso! Mai il Signore dà o invia una grazia per posta: mai! La porta Lui! È Lui, la Grazia! Quello che noi chiediamo è un po’ come…è la carta che avvolge la grazia. Ma la vera Grazia è Lui, che viene a portarmela. È Lui. La nostra preghiera, se è coraggiosa, riceve quello che chiediamo ma anche quello che è più importante: il Signore.
Noi chiediamo una grazia, ma non osiamo dire: “Ma vieni Tu a portarmela”. Sappiamo che una grazia sempre è portata da Lui: è Lui che viene e ce la dà. Non facciamo la brutta figura di prendere la grazia e non riconoscere Quello che ce la porta, Quello che ce la dà: il Signore. Che il Signore ci dia la grazia di darci Sé stesso, sempre. E che noi Lo riconosciamo, e che noi Lo lodiamo come quegli ammalati guariti del Vangelo. Perché abbiamo, in quella grazia, trovato il Signore.”
(dall’omelia del 10-10-2013)
“Nel Vangelo di oggi Gesù racconta una parabola sulla necessità di pregare sempre senza stancarsi. La protagonista è una vedova che a forza di supplicare un giudice disonesto riesce a farsi fare giustizia da Lui. E Gesù conclude: se la vedova è riuscita a convincere quel giudice volete che Dio non ascolti noi se Lo preghiamo con insistenza? L’espressione di Gesù è molto forte: Dio non farà forse giustizia ai Suoi eletti che gridano giorno e notte verso di Lui? È una immagine che colpisce. Perché Dio vuole questo, Lui non conosce già le nostre necessità? Che senso ha insistere con Dio? Questa è una domanda che ci fa approfondire un aspetto importante della fede. Dio ci invita a pregare con insistenza non perché non sa di cosa abbiamo bisogno o perché non ci ascolta. Al contrario Lui sa tutto di noi e ci ascolta sempre. Nella nostra quotidiana lotta contro il male il Signore non è lontano, è al nostro fianco. E la nostra arma è proprio la preghiera che ci fa sentire la Sua presenza accanto a noi. Ma la lotta contro il male è dura e lunga, richiede pazienza e resistenza, come Mosè che doveva tenere le braccia alzate per far vincere il suo popolo. E così c’è una lotta da portare avanti ogni giorno. Ma Dio è il nostro alleato, la fede in Lui è la nostra forza e la preghiera è l’espressione di questa fede. Gesù ci assicura la vittoria ma si domanda: il Figlio dell’uomo quando verrà troverà la fede sulla terra?
Impariamo dunque dalla vedova del Vangelo a pregare sempre senza stancarci. Era brava questa vedova, sapeva lottare per i suoi figli e penso a tante donne che lottano e pregano per la loro famiglia e non si affaticano mai. Un ricordo oggi a queste donne che con il loro atteggiamento ci danno un modello di fede, di coraggio e di preghiera. Lottare, pregare sempre, ma non per convincere il Signore a forza di parole, Lui sa meglio di noi di cosa abbiamo bisogno. La preghiera perseverante è espressione di una fede in un Dio che ci chiama a combattere ogni giorno, ogni momento con Lui per vincere il male con il Bene.”
(dall’Angelus del 20-10-2013)
“Gesù prega tutta la notte prima di scegliere i Dodici Apostoli, prima di...sistemare la sua "squadra".
Cristo...è L'intercessore, Quello che prega, e prega Dio con noi e davanti a noi. Gesù ci ha salvati, ha fatto questa grande preghiera, il Suo sacrificio, la Sua vita, per salvarci, per giustificarci: siamo giusti grazie a Lui.
Gesù prega per noi anche adesso che...se n'è andato. Ma Gesù è uno spirito? Gesù non è uno spirito! Gesù è una Persona, è un Uomo, con carne come la nostra, ma in gloria. Gesù ha le Piaghe sulle mani, sui piedi, sul fianco e quando prega fa vedere al Padre questo prezzo della giustificazione, e prega per noi, come se dicesse: “Ma, Padre, che non si perda, questo!”
Cristo intercede per noi, prega per noi. Io penso cosa avrà sentito Pietro quando Lo ha rinnegato e poi Gesù ha guardato e ha pianto. Ha sentito che quello che Gesù aveva detto era vero: aveva pregato per lui, e per questo poteva piangere, poteva pentirsi. Anche i cristiani devono...pregare gli uni per gli altri, così come Lui prega per me; Lui prega per tutti noi.”
(dall’omelia del 28-10-2013)
“Dio fa e farà giustizia ai Suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di Lui. Quando il Signore prende la difesa del Suo popolo è così: è un guerriero implacabile e salva il Suo popolo. Salva, rinnova tutto: “Tutto il Creato fu modellato di nuovo nella propria natura come prima...Il Mar Rosso divenne una strada senza ostacoli…e coloro che la Tua mano proteggeva, passarono con tutto il popolo”
Il Signore...ha sentito la preghiera del Suo popolo, perché ha sentito nel Suo Cuore che i Suoi eletti soffrivano. Questa è la forza di Dio. E qual è la forza degli uomini? Qual è la forza dell’uomo? Questa della vedova: bussare al Cuore di Dio, bussare, chiedere, lamentarsi di tanti problemi, tanti dolori e chiedere al Signore la liberazione da questi dolori, da questi peccati, da questi problemi. La forza dell’uomo è la preghiera, la preghiera dell’uomo umile è l'unica debolezza di Dio. Il Signore è debole soltanto in questo: è debole in confronto alla preghiera del Suo popolo.
Mi rivolgo a voi Canonici, il vostro...lavoro è proprio bussare al Cuore di Dio, pregare, pregare il Signore per il popolo di Dio. È un servizio universale, un servizio di Chiesa. Voi siete come la vedova: dovete pregare, chiedere, bussare al cuore di Dio, ogni giorno. Non si addormentava mai, la vedova. Quando faceva questo, era coraggiosa. Ricordate, Lui è capace di modellare tutto di nuovo, ma ha anche una debolezza: la nostra preghiera, e il Signore ascolta la preghiera del suo popolo.”
(dall’omelia del 16-11-2013)
“La preghiera è come…una medicina speciale.”
(dall’Angelus del 17-11-2013)
“In questa strada verso la fine del nostro cammino, di ognuno di noi e anche di tutta l’umanità, il Signore ci consiglia due cose differenti, perché è differente vivere nel momento e differente è vivere nel tempo. Il cristiano è un uomo o una donna che sa vivere nel momento e che sa vivere nel tempo. Il momento è quello che noi abbiamo in mano adesso: ma questo non è il tempo, questo passa! Forse noi possiamo sentirci padroni del momento, ma l’inganno è crederci padroni del tempo: il tempo non è nostro, il tempo è di Dio! Il momento è nelle nostre mani e anche nella nostra libertà di come prenderlo. E di più: noi possiamo diventare sovrani del momento, ma del tempo soltanto c’è un sovrano, un solo Signore, Gesù Cristo.
È per questo che non bisogna farsi...ingannare nel momento, e questa vigilanza può essere aiutata...dalla preghiera e dal discernimento. La comprensione del tempo...deve essere data, regalata dal Signore: è la speranza! Preghiera e discernimento per il momento; speranza per il tempo. Il cristiano sa aspettare il Signore in ogni momento, ma spera nel Signore alla fine dei tempi. Uomo e donna di momento e di tempo: di preghiera e discernimento, e di speranza. Ci dia il Signore la grazia di camminare con la saggezza, che anche è un dono di Lui: la saggezza che nel momento ci porti a pregare e discernere. E nel tempo, che è il messaggero di Dio, ci faccia vivere con speranza.”
(dall’omelia del 26-11-2013)
“La preghiera è una domanda al Signore e, anche se siamo certi che Lui ci risponderà, non sappiamo il quando e il come. Ma questo non ci deve far dubitare del suo intervento, anzi dobbiamo essere insistenti come il cieco di Gerico, perché Cristo stesso ci ha insegnato a pregare come l’amico fastidioso che mendica del cibo a mezzanotte, o come la vedova col giudice corrotto.
Forse suona male, ma pregare è un po’ dare fastidio a Dio, perché ci ascolti. È attirare gli occhi, attirare il Cuore di Dio verso di noi…Questo lo hanno fatto anche quei lebbrosi che gli si avvicinarono: “Se tu vuoi, puoi guarirci!”. Lo hanno fatto con una certa sicurezza. Così, Gesù ci insegna a pregare. Quando noi preghiamo, pensiamo a volte: “Ma, sì, io dico questo bisogno, lo dico al Signore una, due, tre volte, ma non con tanta forza. Poi mi stanco di chiederlo e mi dimentico di chiederlo.” Questi gridavano e non si stancavano di gridare. Gesù ci dice: “Chiedete”, ma anche ci dice: “Bussate alla porta”, e chi bussa alla porta fa rumore, disturba, dà fastidio.
La preghiera ha due atteggiamenti: è bisognosa ed è sicura. La preghiera, quando noi chiediamo qualcosa, è bisognosa: “Ho questo bisogno, ascoltami, Signore”. Ma anche, quando è vera, è sicura: “Ascoltami! Io credo che Tu possa farlo perché Tu lo hai promesso”.
Lui può farlo. Quando lo farà, come lo farà non lo sappiamo. Questa è la sicurezza della preghiera. Il bisogno di dirlo con verità, al Signore. “Sono cieco, Signore. Ho questo bisogno. Ho questa malattia. Ho questo peccato. Ho questo dolore…”, ma sempre la verità. E Lui sente il bisogno, ma sente che noi chiediamo il Suo intervento con sicurezza. Pensiamo se la nostra preghiera è bisognosa ed è sicura: bisognosa, perché diciamo la verità a noi stessi, e sicura, perché crediamo che il Signore possa fare quello che noi chiediamo.”
(dall’omelia del 6-12-2013)
“Davide danzava con tutte le forze davanti al Signore...la preghiera di lode di Davide...lo portò a uscire da ogni compostezza e a danzare davanti al Signore, con tutte le forze. Questa era proprio la preghiera di lode! Ho...pensato subito a Sara, dopo aver partorito Isacco: “Il Signore mi ha fatto ballare di gioia!”. Questa anziana, come il giovane Davide...ha “ballato di gioia” davanti al Signore. A noi è facile capire la preghiera per chiedere una cosa al Signore, anche per ringraziare il Signore. Anche capire la preghiera di adorazione...non è tanto difficile. Ma la preghiera di lode...la lasciamo da parte, non ci viene così spontanea.
"Ma, Padre, questo è per quelli del Rinnovamento nello Spirito, non per tutti i cristiani!" No, la preghiera di lode è una preghiera cristiana per tutti noi! Nella Messa, tutti i giorni, quando cantiamo il Santo…Questa è una preghiera di lode: lodiamo Dio per la sua grandezza, perché è grande! E Gli diciamo cose belle, perché a noi piace che sia così. “Ma, Padre, io non sono capace… Io devo…”. Ma sei capace di gridare quando la tua squadra segna un goal e non sei capace di cantare le lodi al Signore? Di uscire un po’ dal tuo contegno per cantare questo? Lodare Dio è totalmente gratuito! Non chiediamo, non ringraziamo: lodiamo!
Dobbiamo pregare...con tutto il cuore: è un atto anche di giustizia, perché Lui è grande! E’ il nostro Dio!. Davide...era tanto felice, perché tornava l’Arca, tornava il Signore: anche il suo corpo pregava con quella danza.
Una bella domanda che noi possiamo farci oggi: Ma come va la mia preghiera di lode? Io so lodare il Signore? So lodare il Signore o quando prego il Gloria o prego il Sanctus lo faccio soltanto con la bocca e non con tutto il cuore? La gioia della lode ci porta alla gioia della festa. La festa della famiglia. La lode ci fa fecondi!
Io mi domando quanto volte noi disprezziamo nel nostro cuore persone buone, gente buona che loda il Signore come le viene, così spontaneamente, perché non sono colti, non seguono gli atteggiamenti formali? Ma, disprezzo! E dice la Bibbia che Mikal è rimasta sterile per tutta la vita per questo! Cosa vuol dire la Parola di Dio qui? Che la gioia, che la preghiera di lode ci fa fecondi! Sara ballava nel momento grande della sua fecondità, a novant’anni! La fecondità che ci dà la lode al Signore, la gratuità di lodare il Signore. Quell’uomo o quella donna che loda il Signore, che prega lodando il Signore, che quando prega il Gloria si rallegra di dirlo, quando canta il Sanctus nella Messa si rallegra di cantarlo, è un uomo o una donna fecondo. Al contrario di coloro che...si chiudono nella formalità di una preghiera fredda, misurata, forse finiscono come Mikal, nella sterilità della sua formalità. Ci farà bene...ripetere le parole del Salmo 23 che abbiamo pregato oggi: «Alzate, porte, la vostra fronte; alzatevi soglie antiche ed entri il Re della gloria. Il Signore, forte e valoroso, è il Re della gloria!»”
(dall’omelia del 28-1-2014)
“Il cristiano non è un battezzato che riceve il Battesimo e poi va avanti per la sua strada. Il primo frutto del Battesimo è farti appartenere alla Chiesa, al Popolo di Dio. Non si capisce un cristiano senza Chiesa. E per questo il grande Paolo VI diceva che è una dicotomia assurda amare Cristo senza la Chiesa; ascoltare Cristo ma non la Chiesa; stare con Cristo al margine della Chiesa. Non si può. È una dicotomia assurda. Il messaggio evangelico noi lo riceviamo nella Chiesa e la nostra santità la facciamo nella Chiesa, la nostra strada nella Chiesa.
Questa appartenenza, questo «sensus Ecclesiae»...è proprio il sentire, pensare, volere, dentro la Chiesa. Ci sono tre pilastri di questo sentire. Il primo è l’umiltà, perché innanzitutto occorre essere consapevoli di essere inseriti in una comunità come una grazia grande: «La storia di salvezza non è incominciata con me e non finirà quando io muoio. La storia della Chiesa incominciò prima di noi e continuerà dopo di noi. Umiltà: siamo una piccola parte di un grande popolo, che va sulla strada del Signore».
Il secondo pilastro è la fedeltà, che va collegata all'ubbidienza: «Fedeltà alla Chiesa; fedeltà al suo insegnamento; fedeltà al Credo; fedeltà alla dottrina. Anche Paolo VI ci ricordava che noi riceviamo il messaggio del Vangelo come un dono e dobbiamo trasmetterlo come un dono, ma non come una cosa nostra: è un dono ricevuto che diamo. E in questa trasmissione essere fedeli. Perché noi abbiamo ricevuto e dobbiamo dare un Vangelo che non è nostro, che è di Gesù, e non dobbiamo – diceva Lui – diventare padroni del Vangelo, padroni della dottrina ricevuta, per utilizzarla a nostro piacere».
Il terzo pilastro è pregare per la Chiesa. Preghiamo per la Chiesa? Nella Messa tutti i giorni, ma a casa nostra, no? Quando facciamo le nostre preghiere? Che il Signore ci aiuti ad andare su questa strada per approfondire la nostra appartenenza alla Chiesa e il nostro sentire con la Chiesa.”
(dall’omelia del 30-1-2014)
“«Gesù camminava davanti a loro…» Anche in questo momento Gesù cammina davanti a noi. Lui è sempre davanti a noi. Lui ci precede e ci apre la via…E questa è la nostra fiducia e la nostra gioia: essere Suoi discepoli, stare con Lui, camminare dietro a Lui, seguirLo. Nei Vangeli...Gesù cammina molto, e istruisce i Suoi lungo il cammino. Questo è importante. Gesù non è venuto ad insegnare una filosofia, un'ideologia…ma una “via”, una strada da percorrere con Lui, e la strada si impara facendola, camminando. Sì, cari Fratelli, questa è la nostra gioia: camminare con Gesù.
Camminare con il Signore tuttavia...non è facile, non è comodo, perché la strada che Gesù sceglie è la via della Croce. Cristo camminando con i discepoli anticipa loro...quello che Gli accadrà a Gerusalemme: preannuncia la Sua Passione, Morte e Risurrezione. E loro sono “stupiti” e “pieni di timore”, ma noi...diversamente dai discepoli di allora, sappiamo che Gesù ha vinto, e non dovremmo avere paura della Croce, anzi, nella Croce abbiamo la nostra speranza. Eppure, siamo anche noi pur sempre umani, peccatori, e siamo esposti alla tentazione di pensare alla maniera degli uomini e non di Dio. E quando si pensa in modo mondano, qual è la conseguenza? Dice il Vangelo: “Gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni” Si sdegnarono. Se prevale la mentalità del mondo, subentrano le rivalità, le invidie, le fazioni…Allora questa Parola che oggi il Signore ci rivolge è tanto salutare! Ci purifica interiormente, fa luce nelle nostre coscienze, e ci aiuta a sintonizzarci pienamente con Gesù, e a farlo insieme, nel momento in cui il Collegio dei Cardinali si accresce con l’ingresso di nuovi Membri.
Che gioia...accogliere insieme la sua Parola, di lasciarci istruire da essa e dallo Spirito Santo, per diventare sempre di più un cuore solo e un’anima sola, intorno a Lui. E mentre siamo così, convocati, “chiamati a Sé” dal nostro unico Maestro, vi dico ciò di cui la Chiesa ha bisogno: ha bisogno di voi, della vostra collaborazione, e prima ancora della vostra comunione, con me e tra di voi. La Chiesa ha bisogno del vostro coraggio, per annunciare il Vangelo in ogni occasione opportuna e non opportuna, e per dare testimonianza alla verità. La Chiesa ha bisogno della vostra preghiera, per il buon cammino del gregge di Cristo...La Chiesa ha bisogno della vostra compassione soprattutto in questo momento di dolore e sofferenza in tanti Paesi del mondo. Esprimiamo la nostra vicinanza spirituale alle comunità ecclesiali e a tutti i cristiani che soffrono discriminazioni e persecuzioni. Bisogna pregare per loro...perché siano forti nella fede e sappiano reagire al male con il bene. E questa nostra preghiera si estende ad ogni uomo e donna che subisce ingiustizia a causa delle sue convinzioni religiose.”
(dall’omelia per il Concistoro del 22-2-2014) 7-3-2014 a cura di Roberto De Albentiis (http://radiospada.org/)