di Arnaud de Lassus 1
Fra qualche giorno (del 2003) verrà commemorato il secondo anniversario degli atti terroristici dell'11 settembre a New York e a Washington. L'oggetto della mia esposizione è di mostrare come gli avvenimenti sopraggiunti nei due anni successivi permettono di comprendere meglio il mondialismo. Dopo alcuni richiami su questo fenomeno e sulla sua storia, l'argomento sarà trattato in due punti:
- Il mondialismo come si presenta oggi;
- Il futuro prevedibile a breve termine.
I
CHE COS'É IL MONDIALISMO?
Quando parliamo di «mondialismo», incontriamo nei nostri interlocutori due tipi di reazione:
l Un mondialismo favorevole
Spesso la parola «mondialismo» richiama alla mente l'idea di uno sforzo necessario e meritorio per migliorare l'organizzazione mondiale e le relazioni tra gli Stati sovrani. I campi in cui la collaborazione e il coordinamento tra gli Stati sembrano indispensabili sono più numerosi oggi di ieri. Menzioniamo, ad esempio, la lotta contro la droga, la prevenzione delle malattie e delle epidemie, l'organizzazione delle telecomunicazioni e del trasporto aereo... Un mondialismo così concepito non si può che sottoscrivere.
l Un mondialismo inquietante
Ma la parola «mondialismo» può suscitare un altro tipo di reazione. Associata a questa parola vi è l'idea di una pianificazione mondiale sempre più pesante, di un tipo di socialismo su scala planetaria. Alle costrizioni già poco sopportabili del nostro Stato giacobino, si teme che vengano a sovrapporsi, con la scusa dell'organizzazione degli Stati a livello mondiale, altre costrizioni ancor meno sopportabili. Si teme che venga meno la sovranità nazionale il giorno in cui venisse realizzato un tipo di super-Stato. Alcuni noti romanzieri anglosassoni hanno fantasticato su questa possibilità: Aldous Huxley (1894-1963) con Brave New World, e George Orwell (1903-1950) con 1984. Essi hanno inventato l'immagine del Big Brother, il Grande Fratello, per personificare questo potere ultracentralizzato. È sotto questo secondo aspetto che tratteremo in questa sede il mondialismo.
II
COME SI PRESENTAVA IL MONDIALISMO
PRIMA DELL'11 SETTEMBRE 2001
Ci sarebbe da ricostruire tutta una storia dell'idea e delle realizzazioni mondialiste dal Rinascimento fino ai nostri giorni. Ci accontenteremo di ricordare alcune celebri dichiarazioni che mostrano la continuità di un certo sforzo mondialista e che meritano di essere meditate.
l Dichiarazioni e prese di posizione massoniche
- Roger Leray, Gran Maestro del Grand'Oriente di Francia: «Duecento anni fa, il cavaliere de Ramsay 2 ha annunciato la nascita di una Repubblica Universale. Da allora, i massoni del mondo intero lavorano instancabilmente alla sua edificazione» 3.
- Guy Piau, Gran Maestro della Gran Loggia di Francia: «La ricerca di una comunità prima europea e poi universale, rientra evidentemente nel campo delle nostre riflessioni e delle nostre azioni» 4.
Roger Leray | Guy Piau |
- Il Gran Sigillo della repubblica degli Stati Uniti: i massoni che furono gli autori della Rivoluzione Americana della fine del XVIII secolo, non mancarono di affiggere i loro obiettivi mondialisti a lungo termine. É per questa ragione che il Gran Sigillo degli Stati Uniti, fondati nel 1776, contiene il motto «Annuit coeptis novus ordo seclorum», ossia «il nuovo ordine mondiale è favorevole agli uomini che agiscono», un motto cinto da diversi simboli massonici.
l Dichiarazioni di uomini appartenenti all'Alta Finanza
- James P. Warburg (1896-1969), nel 1950 5; «Noi avremo un Governo Mondiale che ci piaccia o no. La sola questione è di sapere se sarà creato per conquista o per consenso» 6.
- Edmond de Rothschild, nel 1970 7: «L'Europa occidentale, vale a dire i sei Paesi del Mercato Comune Europeo, più la Gran Bretagna, e forse l'Irlanda e i Paesi scandinavi con modalità da definire, andranno a costituire un'Europa politica federale; ma poiché ogni individuo sente il bisogno di appartenere ad un ambiente circoscritto, si identificherà in una provincia che sia il Würtemberg o la Savoia, la Bretagna, l'Alsazia-Lorena o il Vallone. In queste condizioni, la struttura che deve saltare è la nazione» 8.
- David Rockefeller, nel 1991: «Ringraziamo il Washington Post, il New York Times, la rivista Time e le altre grandi pubblicazioni i cui direttori hanno assistito alle nostre riunioni e rispettate le loro promesse di discrezione per almeno quarant'anni [...]. Sarebbe stato impossibile per noi sviluppare il nostro obiettivo mondiale se fossimo stati oggetto di una qualsiasi pubblicità nel corso di questi anni. Ma il mondo di oggi è più sofisticato e pronto a camminare verso un Governo Mondiale. La sovranità sovrannazionale esercitata da un'élite di intellettuali e di banchieri mondiali è certamente preferibile alle decisioni nazionali che si usano da secoli» 9.
James P. Warburg | Edmond de Rothschild | David Rockefeller |
l Dichiarazioni di politici
Fu in occasione della prima guerra del Golfo, alla fine del 1990, che il mondialismo e il Nuovo Ordine Mondiale furono oggetto di dichiarazioni ufficiali, come, ad esempio, quella di George Bush padre: «In questo stesso momento, uomini americani combattono fianco a fianco con arabi, europei, asiatici e africani per la difesa del principio e del sogno di un Nuovo Ordine Mondiale» 10. Dunque, negli anni '90, il Nuovo Ordine Mondiale era già stato annunciato e cominciava ad organizzarsi. Ma bisognerà aspettare gli attentati dell'11 settembre 2001 affinché esso divenga al tempo stesso una realtà più visibile e più costrittiva.
George Bush padre, 16 gennaio 1991:
Nuovo Ordine Mondiale
Giorgio Napolitano, 4 novembre 2007:
Nuovo Ordine Mondiale
III
COME SI PRESENTA IL MONDIALISMO
DOPO L'11 SETTEMBRE 2001
l L'11 settembre e le sue conseguenze
- Attentati poco conosciuti
Una cosa è certa: ancora oggi, gli attentati dell'11 settembre sono ben poco conosciuti dal grande pubblico, un fatto che accade spesso in occasione di attentati terroristici 11. Ecco alcune delle domande rimaste senza risposta:
- Come spiegare il comportamento dei servizi segreti americani che non sapevano nulla prima dell'11 settembre e sapevano tutto dopo questa data, o quello dei servizi di sicurezza, che non ha messo - o hanno messo male - in atto le procedure di emergenza?
- Che ne è stato del relitto del volo 77 dell'American Airlines che si suppone abbia abbia colpito il Pentagono (e che non l'ha fatto)? L'attacco al Pentagono è stato opera di un missile? 12.
- Il cedimento delle torri gemelle può essere imputato unicamente allo schianto degli aerei e agli incendi che ne sono seguiti?
- Come spiegare l'aumento massiccio delle transazioni sui titoli dell'American Airlines e della United Airlines nei giorni che precedettero l'11 settembre 2001?
Il volo 77 dell'American Airlines.
Ma al di là dei misteri dell'11 settembre, il risultato principale è evidente: la drammatizzazione della lotta contro il terrorismo; ciò ha favorito la marcia verso il mondialismo. Essendo il terrorismo considerato come un male assoluto e non imputabile ai Paesi civilizzati, questa guerra permette di giustificare tutto (a condizione di poter manipolare le notizie).
- Conseguenze dell'11 settembre sul piano interno americano
Con la scusa di proteggersi dal terrorismo e di uno stato di emergenza nazionale, il governo americano ha dato vita ad una vera e propria dittatura. La cosa, d'altronde, era già prevista da tutta una serie di decreti che conferivano, in caso di emergenza, poteri discrezionali allo Stato 13.
- Conseguenze dell'11 settembre sul piano esterno
Una «crociata» mondiale è stata lanciata contro il terrorismo, nemico tanto più minaccioso di quanto non si sappia visto che non si sa con certezza da chi sia costituito. Gli Stati Uniti, la vittima più spettacolare, ne prendono naturalmente il comando; essi affermano così la loro egemonia sul mondo che sembra essere una tappa verso il Governo Mondiale, e che del resto era già stata presentata come tale 14. Egemonia... bisognerebbe piuttosto parlare di imperialismo. La «crociata» in causa permette di attaccare chiunque e di definire ciò che è stato chiamato «l'asse del male».
l Avvenimenti a connotazione mondialista dopo l'11 settembre 2001
- L'affermazione dell'imperialismo americano sul piano militare
La guerra in Afghanistan, primo atto della «crociata» contro il terrorismo, ha permesso agli Stati Uniti di installare diverse basi militari nell'Asia Centrale. È la conseguenza logica di un processo iniziato nel 1991 e che può essere così riepilogato:
- In seguito al bombardamento dell'Iraq (1991), gli Stati Uniti hanno installato diverse basi militari in Arabia Saudita, nel Kuwait e in altri luoghi della regione;
- In seguito al bombardamento della Serbia (1999), gli Stati Uniti hanno installato altre basi militari nel Kosovo, in Albania, in Macedonia, in Bosnia e in Croazia;
- In seguito ai bombardamenti in Afghanistan, gli Stati Uniti stanno installando basi militari in Afghanistan, nell'Uzbekistan, nel Tagikistan e in altre contrade della regione.
- Una politica finalizzata a monopolizzare le risorse energetiche
Essere militarmente presente in Asia Centrale, occupare l'Afghanistan e l'Iraq, porre l'Iran nell'«asse del male» (che equivale a considerarlo come il prossimo obiettivo); tutti questi dati sembra ricollegarsi ad un'idea direttrice: accaparrarsi tutte sorgenti energetiche, che è un'altra forma di imperialismo.
- La guerra in Iraq e i suoi tre obiettivi
Perché la seconda guerra dell'Iraq? Gli si attribuiscono comunemente tre obiettivi: il petrolio, l'imperialismo, e il sostegno ad Israele, con l'abbozzo di un condominio americano-sionista su tutto il Medio Oriente. Come si realizzerà questo condominio? Attraverso la «balcanizzazione» del Medio Oriente, vale a dire dividendolo in una quindicina di piccoli Stati incapaci di essere autonomi e facili da mettere l'uno contro l'altro. L'Iraq sarebbe diviso così in tre parti (sciita, sunnita e curdo). E Israele potrebbe così dominare la regione.
- La dichiarazione di Condoleezza Rice
Questi diversi avvenimenti mediante i quali si afferma sempre più un imperialismo americano su scala mondiale hanno veramente una connotazione mondialista? Sì, se crediamo alle dichiarazioni di George Bush padre e a quella, molto più recente, della direttrice del National Security Council statunitense Condoleezza Rice: «L'America ha un potere senza pari sul mondo che non ha precedenti nella Storia; e dunque, deve organizzare l'ordine internazionale. Questa dottrina impegna l'America ad agire con aggressività per ristabilire un equilibrio che favorisca la libertà. Operiamo utilizzando la nostra attuale influenza per giungere ad un futuro di pace, di prosperità e di libertà» 15.
Condoleezza Rice
l La premeditazione
La «crociata» contro la terrorismo indetta dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 ha permesso così agli Stati Uniti e ad Israele di progredire nella conquista di importanti obiettivi:
- Per gli Stati Uniti: affermare la propria egemonia presentandola come una tappa verso il Governo Mondiale, e mettere le mani sul petrolio dell'Asia;
- Per Israele: «balcanizzare» il Medio Oriente per poterlo dominare.
Bisogna notare che ciò che è stato reso possibile dall'11 settembre 2001 era stato previsto da molto tempo. Ecco due testi significativi: uno di Zbigniew Brzezinski sull'imperialismo americano (del 1997), l'altro di Oded Yimon sulla «balcanizzazione» del Medio Oriente (del 1982).
- Il libro di Zbigniew Brzezinski sulla «geo-strategia imperiale» americana
Nel 1997, il politico americano Zbigniew Brzezinski 16 ha scritto un libro intitolato The Grand Chessboard («La grande scacchiera»), che contiene preziose spiegazioni sulla politica estera americana. L'espressione «grande scacchiera» si riferisce a ciò che l'autore chiama «Eurasia», ossia l'insieme dei Paesi localizzati ad Est dell'Oceano Atlantico e ad Ovest dell'Oceano Pacifico: un vasto insieme che include l'Europa e la maggior parte dell'Asia. Il sottotitolo del libro - American Primacy and Its Geostrategic Imperatives («La supremazia americana e i suoi imperativi geostrategici») - indica l'argomento trattato (la supremazia statunitense sull'Eurasia): Ecco cosa scrive Brzezinski: «L'America è oramai l'unica superpotenza mondiale, e l'Eurasia è la scena centrale del pianeta. Da questo fatto ne consegue che la ridistribuzione dei poteri sul continente euroasiatico rivestirà un'importanza capitale per la supremazia americana nel mondo e per la storia futura degli Stati Uniti» 17. Nella rude terminologia degli imperi del passato, i tre grandi imperativi di una geo-strategia potevano essere così riepilogati:
- Evitare collusioni tra i vassalli e mantenerli in uno stato di dipendenza che giustifichi la loro sicurezza;
- Coltivare la docilità degli individui protetti; impedire ai barbari di stringere alleanze offensive 18
Zbigniew Brzezinski | The Grand Chessboard |
«Geo-strategia imperiale»: si tratta di un imperialismo ostentato come tale: «Questo approccio geopolitico non ha alcun senso se non serve gli interessi dell'America, ovvero, a breve termine, il mantenimento del suo statuto di superpotenza planetaria e, a lungo termine, l'evoluzione verso una cooperazione mondiale istituzionalizzata». In conclusione, la «geo-strategia imperiale» americana che si sta sviluppando dietro la lotta contro il terrorismo, si è servita dell'11 settembre, ma era stata pianificata molto prima di quella data.
- L'articolo di Oded Yinon sul rimodellamento del Medio Oriente
Israël Shahak 19, che è stato un ottimo analista della politica israeliana, ha presentato e commentato, nel 1982, un articolo di Oded Yinon, ex funzionario del ministero israeliano degli Affari Esteri. L'articolo è intitolato «Strategia per Israele negli anni '80», ed è stato pubblicato il 14 febbraio 1982 dalla rivista Kivunim («Orientamenti»). Eccone alcuni estratti (i sottotitoli sono redazionali): «Oggi, si aprono a noi delle immense possibilità di rovesciare totalmente la situazione, ed è ciò che dobbiamo fare nel prossimo decennio, se non vogliamo scomparire come Stato [...]».
- L'Egitto
«Smantellare l'Egitto, provocare la sua decomposizione in unità geografiche separate: tale è l'obiettivo politico d'Israele sul suo fronte occidentale negli anni '80. Se l'Egitto si disgregherà, altri Paesi come la Libia, il Sudan, e persino certi Stati più lontani non potranno sopravvivere sotto la loro forma attuale, e seguiranno l'Egitto nella sua caduta e nel suo dissolvimento. Si avrà allora un Stato cristiano copto nell'Alto-Egitto e un certo numero di Stati deboli, dal potere molto circoscritto, al posto del governo centralizzato attuale».
- Il Libano
«La decomposizione del Libano in cinque province prefigura la sorte che aspetta tutto il mondo arabo, ivi compreso l'Egitto, la Siria, l'Iraq e tutta la penisola arabo; in Libano essa è già un fatto compiuto».
- La Siria
«La disintegrazione della Siria e dell'Iraq in province etnicamente o religiosamente omogenee, come in Libano, è l'obiettivo prioritario di Israele a lungo termine sul suo fronte orientale, mentre a breve termine l'obiettivo è lo scioglimento militare di questi Stati. La Siria si dividerà in parecchi Stati, a seconda delle comunità etniche, in modo tale che la costa diventerà uno Stato alawita sciita; la regione di Aleppo, uno Stato sunnita; a Damasco, un altro Stato sunnita ostile al suo vicino del Nord; i drusi costituiranno il loro Stato che forse si estenderà fino al nostro Golan, e in ogni caso nell'Hauran e nella Giordania del Nord».
- L'Iraq
«Paese al tempo stesso ricco di petrolio e in preda a gravi dissidi interni, esso è un territorio privilegiato per l'azione d'Israele. Lo smantellamento di questo Paese ci interessa ancora di più di quello della Siria. L'Iraq è più forte della Siria; a breve termine, il potere iracheno è quello che minaccia di più la sicurezza d'Israele. Una guerra disintegrerà lo Stato iracheno prima ancora che possa prepararsi ad una lotta contro di noi. In Iraq, una distribuzione in province, secondo le etnie e le religioni, può farsi allo stesso modo come avvenne in Siria al tempo del dominio ottomano. Tre Stati - o anche più - si costituiranno intorno alle tre città principali: Bassora, Bagdad e Mossul; e le regioni sciite del Sud si separeranno dai sunniti e dai curdi del Nord».
- La Giordania
«La Giordania non può sopravvivere per molto tempo con la sua struttura attuale, e la tattica d'Israele, sia militare che diplomatica, deve mirare a liquidare il regime giordano e a trasferire il potere alla maggioranza palestinese».
- La Palestina
«Questo cambiamento di regime in Giordania risolverà il problema dei territori cisgiordani a forte popolazione araba; con la guerra o con le condizioni di pace dovrà avvenire il trasferimento delle popolazioni di questi territori, e dovrà essere messo in atto un rigoroso controllo economico e demografico, unici garanti di una completa trasformazione della Cisgiordania e della Transgiorgania. Sta a noi fare tutto per accelerare questo processo e realizzarlo in un non lontano futuro. Bisogna rifiutare qualsiasi piano di autonomia e ogni proposta di compromesso e di divisione dei territori. Considerando i progetti dell'O.L.P. e degli stessi arabi israeliani, non è più possibile lasciare che si perpetui la situazione attuale senza dividere le due nazioni: gli arabi in Giordania e gli ebrei in Cisgiordania».
Oded Yinon | Israël Shahak |
Nel commento a questo articolo, redatto anch'esso nel 1982, Israël Shahak insiste su due punti: l'idea che tutti gli Stati arabi devono essere frammentati in piccole unità ad opera di Israele è un tema ricorrente nel pensiero strategico israeliano. Si percepisce assai chiaramente lo stretto legame che esiste tra questo progetto e il pensiero neo-conservatore americano. Undici anni dopo la data della redazione dell'articolo di Oded Yinon, si constata che il piano che è appena stato esposto è in fase realizzazione, almeno per quanto riguarda l'Iraq, Israele, la Palestina e la Siria, e che esso beneficia di un accordo tra Israele e i neo-conservatori al potere a Washington.
IV
IL FUTURO IMMAGINABILE A BREVE TERMINE
A questo riguardo, occorre tenere conto di due fattori: i caratteri proprî dell'imperialismo americano, e il conflitto su scala mondiale in cui rischia di trovarsi trascinato.
l L'imperialismo americano
- Un'egemonia che durerà solamente per un certo periodo di tempo
Questo punto è stato sottolineato dallo stesso Zbigniew Brzezinski nel suo succitato libro, che ha per sottotitolo - ricordiamolo - «La supremazia americana e i suoi imperativi geo-strategici». A lungo termine, la politica globale è destinata a diventare sempre meno propizia alla concentrazione di un potere egemonico nelle mani di un solo Stato. L'America non è dunque solamente la prima superpotenza globale, ma sarà molto probabilmente anche l'ultima 20. Secondo l'Autore, l'egemonia americana durerà solamente per un certo tempo poiché il potere economico 21 tende a disperdersi e per la ragione che ciò in definitiva si vuole raggiungere è il Nuovo Ordine Mondiale: «Questo approccio geopolitico non ha alcun senso se non serve gli interessi dell'America, ovvero, a breve termine, il mantenimento del suo statuto di superpotenza planetaria e, a lungo termine, l'evoluzione verso una cooperazione mondiale istituzionalizzata».
- Un'egemonia relativa
Il carattere relativo dell'egemonia americana viene spesso evidenziato da coloro che ne beneficiano di più: gli israeliani, come manifestano i seguenti estratti dal quotidiano di Tel-Aviv Ha'aretz: «Il mese scorso abbiamo ucciso centosettanta persone in Libano [...]. Le abbiamo uccise credendo, con una certezza assoluta, che oggi, tenendo in pugno la Casa Bianca, il Senato e molti media americani, le vite degli altri non contano quanto le nostre» 22. La guerra dell'Iraq è stata concepita da venticinque intellettuali neo-conservatori 23, per la maggior parte ebrei, che hanno spinto il presidente Bush a cambiare il corso la Storia 24. Essendo la politica americana per il Medio Oriente diretta in una certa direzione, si pone una domanda: il mondialismo, verso cui tutto sembra diretto, sarebbe in definitiva una sorta di messianismo? Bisognerebbe prendere sul serio l'opinione espressa nel 1919 da certi osservatori delle conferenze che prepararono il Trattato di Versailles: «A partire da ora, il mondo sarà governato dai popoli anglosassoni, a loro volta influenzati ("swayed") da elementi ebraici» 25.
• Un conflitto tra il mondo americano-sionista e il mondo islamico
Comunque sia, sembra che si prepari un conflitto tra il mondo americano-sionista e il mondo islamico.
- Il metodo della gestione dei contrari
É noto il metodo dialettico privilegiato dalle Società Segrete; esso consiste nel suscitare ideologie rivali, contese apparentemente inspiegabili tra
clan opposti servendosi del caos così creato. Questo metodo, detto della «gestione dei contrari», è stato così presentato da René Guenon (1886-1951), che fu un iniziato ai Gradi più elevati: «Il metodo consiste nell'utilizzare, per farle concorrere alla realizzazione dello stesso piano d'insieme, organizzazioni esterne all'oscuro del piano in quanto tale, e apparentemente opposte le une alle altre, sotto un'unica direzione "invisibile" che è al di là di tutte le opposizioni. In sé stesse, le opposizioni, mediante l'azione disordinata che producono, costituiscono un tipo di "caos" meno apparente; ma si tratta precisamente di sfruttare questo "caos" (utilizzandolo in qualche modo come la "materia" sulla quale si esercita l'azione dello "spirito", rappresentata dalle organizzazioni iniziatiche di ordine più elevato e più "interiore") alla realizzazione dell'"ordine" generale» 26.
clan opposti servendosi del caos così creato. Questo metodo, detto della «gestione dei contrari», è stato così presentato da René Guenon (1886-1951), che fu un iniziato ai Gradi più elevati: «Il metodo consiste nell'utilizzare, per farle concorrere alla realizzazione dello stesso piano d'insieme, organizzazioni esterne all'oscuro del piano in quanto tale, e apparentemente opposte le une alle altre, sotto un'unica direzione "invisibile" che è al di là di tutte le opposizioni. In sé stesse, le opposizioni, mediante l'azione disordinata che producono, costituiscono un tipo di "caos" meno apparente; ma si tratta precisamente di sfruttare questo "caos" (utilizzandolo in qualche modo come la "materia" sulla quale si esercita l'azione dello "spirito", rappresentata dalle organizzazioni iniziatiche di ordine più elevato e più "interiore") alla realizzazione dell'"ordine" generale» 26.
- Il piano Pike
La messa in pratica di tale metodo è stata esposta, in modo abbastanza sorprendente, in una lettera del 15 agosto 1871, inviata dall'americano Albert Pike (1809-1891) - che più tardi fondò il palladismo - all'italiano Giuseppe Mazzini (1805-1872), entrambi iniziati agli alti Gradi massonici. In un libro apparso nel 1958 e intitolato Pawns in the Game («Pedine sulla scacchiera»), l'autore canadese William Guy Carr (1895-1959) fornisce un riassunto, redatto col vocabolario dell'epoca, di questa lettera che presenta un progetto di tre guerre mondiali concepite secondo il metodo della gestione dei contrari 27: «La Prima Guerra Mondiale è stata combattuta per consentire agli "Illuminati" 28 di abbattere il potere degli zar in Russia e trasformare questo Paese nella fortezza del comunismo ateo. Le divergenze suscitate dagli agenti degli "Illuminati" fra impero britannico e tedesco furono usate per fomentare questa guerra. Dopo che la guerra ebbe fine si doveva edificare il comunismo e utilizzarlo per distruggere altri governi e indebolire le religioni. La Seconda Guerra Mondiale doveva essere fomentata approfittando della differenza fra fascisti e sionisti politici. La guerra doveva essere combattuta in modo da distruggere il nazismo e aumentare il potere del sionismo politico, onde consentire lo stabilimento in Palestina dello Stato sovrano d'Israele. Durante la Seconda Guerra Mondiale si doveva costituire un'Internazionale comunista forte quanto l'intera cristianità. A questo punto, quest'ultima doveva essere contenuta e tenuta sotto controllo in quando richiesto per il cataclisma sociale finale. Può una persona informata negare che Roosevelt e Churchill hanno realizzato questa politica? La Terza Guerra Mondiale dovrà essere fomentata approfittando delle divergenze suscitate dagli agenti degli Illuminati fra sionismo politico e dirigenti del mondo islamico. La guerra dovrà essere orientata in modo che l'islam (mondo arabo e musulmano) e sionismo politico (incluso lo Stato d'Israele) si distruggano a vicenda, mentre nello stesso tempo le nazioni rimanenti, una volta più divise e contrapposte fra loro, saranno in tal frangente forzate a combattersi fra loro fino al completo esaurimento fisico, mentale, spirituale ed economico» 29. Tutto lascia credere che oggi la terza fase del piano di Albert Pike sia in via di realizzazione.
Albert Pike | Giuseppe Mazzini | William Guy Carr |
V
CONCLUSIONE
Le prospettive che sono appena state evocate sono al tempo stesso oscure e confortanti: oscure perché ci attendono diverse prove; ma anche confortanti per la certezza della vittoria, vale a dire del ritorno a tempo debito della cristianità. Quali conclusioni pratiche trarre da tutto ciò?
- Custodire la pace interiore che, dopo la grazia, è il tesoro più prezioso che possediamo. Questi avvenimenti mondialisti, questa guerra mondiale che si annuncia sono il frutto dell'azione del demonio che è sempre stato seminatore di dialettica, di disordine e di agitazione. Non lasciamoci turbare da lui. Non lasciamoci prendere dal timore del nemico. «Non temere - ha detto Nostro Signore Gesù Cristo a Santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690) - io regnerò malgrado i miei nemici e tutti coloro che si vorranno opporre».
- In secondo luogo, non facciamoci illusioni. La restaurazione della cristianità è possibile solamente per mezzo di un intervento divino. Che fare in queste condizioni in cui rischiamo di subire una serie di insuccessi e di doverci confrontare con avversari che ci vorranno far perdere la calma e trascinarci in azioni intempestive? Bisogna essere prudenti, ben informati e soprattutto occorre pregare con fiducia la Santa Vergine e i Santi protettori della nostra terra per evitare che la nostra patria sparisca in un conglomerato mondialista.
«Non temere: io regnerò malgrado i miei nemici
e tutti coloro che si vorranno opporre».
Note
1 Traduzione dall'originale francese Le Mondialisme après le 11 septembre 2001, a cura di Paolo Baroni. Articolo estratto dalla rivista Action Familiare et Scolaire, nº 172, pagg. 62-81. Questo scritto è stato riprodotto per la gentile autorizzazione della rivista Lecture et Tradition, con alcuni supplementi. Trattasi del testo della conferenza data da Arnaud di Lassus il 7 settembre 2003 sul tema del mondialismo.
2 Egli fu uno dei principali personaggi di riferimento della Massoneria moderna.
3 Così Roger Leray si espresse durante un convegno massonico del 1968. Cfr. Humanisme, luglio 1969; cit. in J. Ploncard d'Assac, Lettres politiques, n° 232.
4 Cfr. Points de vue initiatiques de la Grande Loge de France («Punti di vista iniziatici della Gran Loggia di Francia»), n° 71, 1989.
5 Figlio di Paul Warburg, fondatore del Federal Reserve System americano.
6 Dichiarazione fatta il 17 febbraio 1950 davanti alla Commissione degli Affari Esteri del Senato americano; cit. in W. P. Hoar, Architects of Conspiracy («Gli architetti della cospirazione»), pag. 317.
7 Edmond de Rothschild appartiene a due organizzazioni mondialiste: il Bilderberg e la Commissione Trilaterale, creata nel 1973. Fu nella sua abitazione, a Mégève, che il Bilderberg si è riunito nel 1974.
8 Articolo apparso sulla rivista Entreprise, del 18 luglio 1970.
9 Così David Rockefeller durante la sessione inaugurale dei Bilderberger nel giugno del 1991 a Baden-Baden, in Germania.
10 George Bush (padre) nel corso di un'allocuzione alla sessione del Congresso americano, dell'11 settembre 1990.
11 Citiamo, ad esempio, l'attentato di Oklahoma City del 19 aprile 1995 in cui perirono 168 persone. Le spiegazioni ufficiali (esplosione di un camion all'aperto carico di esplosivi) non rendono assolutamente conto dei danni prodotti, che invece suppongono la messa in opera di procedimenti complessi abitualmente utilizzati per distruggere un palazzo senza recare danni alle costruzioni circostanti.
12 Vedi, a questo riguardo, gli studi di Emmanuel Ratier in Faits et documents, nn. 127, 130 e 131 (2002).
13 Vedi a questo riguardi l'opera J. Delacroix, Attentats du 11 septembre 2001: a qui profite le crime? («Gli attentati dell'11 settembre 2011: chi ne trarrà profitto da questo crimine»?), pag. 147 e ss.
14 Vedi, ad esempio, questo testo di George Bush padre: «È un'idea grandiosa: un Nuovo Ordine Mondiale in cui diverse nazioni si uniscono per uno scopo comune per raggiungere le aspirazioni dell'umanità: la pace, la sicurezza, la libertà e il rispetto della legge [...]. Solo gli Stati Uniti possiedono la base morale e i mezzi finanziari per instaurarlo». Si tratta di una dichiarazione rilasciata in occasione della sua presentazione States of the Union, del 18 febbraio 1991: cit. in J. Delacroix, op. cit., pag. 149.
15 Discorso di Condoleezza Rice, del 20 settembre 2002.
16 Nel 1975, Brzezinski è stato il primo presidente di quell'organismo mondialista che è la Commissione Trilaterale, fondata da David Rockefeller. Consigliere del presidente Carter per la Sicurezza Nazionale dal 1977 al 1981, egli ha in seguito giocato un ruolo di primo piano come consigliere nella politica americana.
17 Cfr. Z. Brzezinski, The Grand Chessboard, pag. 249.
18 Ibid., pag. 68.
19 Israël Shahak, ex presidente della Lega dei Diritti dell'Uomo israeliana, è morto recentemente. Egli è l'autore del libro importante Storia ebraica - religione ebraica: il peso di tre millenni.
20 Cfr. Z. Brzezinski, op. cit., pag. 207.
21 Secondo l'Autore, il potere economico americano è stato il 50% del PIL mondiale nel 1950; il 30% oggi; sarà il 20% nel 2010; e dal 10 al 15% nel 2015. Le previsioni di Brzezinski si sono avverate (N.d.T.).
22 Cfr. A. Shavit, «How Easily We Killed Them» («Come li abbiamo uccisi facilmente»); riprodotto sul New York Times, del 27 maggio 1996. Si trattava di civili uccisi nel corso di operazioni militari nel Sud del Libano.
23 I neo-conservatori occupano una posizione dominante nell'attuale governo americano.
24 Cfr. A. Shavit, «White Man's Burden» («Il fardello dell'uomo bianco»), in Ha'aretz, dell'11 aprile 2003.
25 Opinione espressa dallo storico inglese E. J. Dillon nel suo libro The Inside Story of the Peace Conference («La storia interna della conferenza di pace»), pag. 496.
26 Cfr. R. Guenon, Aperçus sur l'initiation («Cenni sull'iniziazione»), Éditions Traditionnelles, 1985, pag. 290.
27 La lettera di Albert Pike qui riassunta è citata nell'opera di J. Lombard La face cachée de l'histoire mondiale («La faccia nascosta della storia mondiale»), vol. I, pag. 553, e da Epiphanius, Maçonnerie et sectes secrètes: le côté caché de l'histoire («Massoneria e sètte segrete: il lato nascosto della storia»), pag. 121. Essa si trova anche nell'opera Le mystère de la franc-maçonnerie dévoilé («Il mistero della Massoneria svelato»), del Cardinale cileno Caro y Rodriguez (1924).
28 Si tratta di un ramo dell'alta Massoneria.
29 Cfr. W. G. Carr, Pawns in the Games, pag. XV.