Un paio di giorni fa Dmitry Peskov, portavoce del Presidente russo, ha fatto presente che la Russia si rivolgerà a nuovi partners commerciali in caso di sanzioni economiche irrogate dagli USA e dalla UE in relazione alla questione ucraina (e crimea in particolare). "Il mondo non è monopolare", ha soggiunto.
Peraltro, a suo avviso le sanzioni economiche sarebbero inaccettabili, e la Russia mantiene ferma l'intenzione di cooperare economicamente con la UE in virtù di una reciproca "dipendenza" in campo economico. E come si potrebbero poi discutere questioni economiche su scala globale, senza coinvolgere l'interlocutore russo?
In una telefonata con il Segretario di Stato USA Kerry, il MAE russo Lavrov ha affermato che le sanzioni economiche, oltre che inaccettabili, saranno non prive di conseguenze: secondo i dati Eurostat, infatti, nel blocco UE a 28 Paesi la Russia pesa per il 7% delle importazioni e per il 12% delle esportazioni, il che lo rende il terzo partner commerciale per importanza, dietro a USA e Cina. L'Unione Europea poi è il principale partner e investitore della Russia, con un volume d'affari stimato, nel 2012, di 330 miliardi di dollari.
Pertanto le sanzioni porterebbero (anche) la UE a considerevoli perdite. Alexander Shirov, esperto dell'Accademia russa di scienze, riferisce che la Russia pesa per il 3% sul PIL globale, e la domanda russa è cruciale per Paesi come la Germania, l'Italia e la Francia.
In proporzione, gli USA hanno meno relazioni commerciali con la Russia: il loro volume d'affari è circa un decimo di quello che la Federazione Russa intrattiene con l'UE, con una netta preponderanza delle importazioni rispetto alle esportazioni. Ciononostante, molte società statunitensi intrattengono rapporti importanti con la Russia (p.es. General Electric e Boeing) e manifestano preoccupazioni per le possibili sanzioni e soprattutto per le possibili reazioni delle autorità russe. Alcune società poi hanno manifestato la volontà di procedere ugualmente nelle loro relazioni commerciali, senza schierarsi né dal lato ucraino né dal lato russo: un esempio è la Exxon Mobil, che ha rilevanti progetti di esplorazione nel sottosuolo russo.
A livello di Paesi, è la Lettonia che ha manifestato la preoccupazione maggiore per le suddette sanzioni, che la colpirebbero in misura maggiore rispetto a ogni altro Stato UE: rischierebbe infatti la perdita del 10% del proprio PIL, ha affermato il premier Straujuma, aggiungendo che l'Unione dovrebbe attivare meccanismi di compensazione per gli Stati lesi dalle sanzioni contro la Russia.
[fonte: rt.com]