martedì 4 marzo 2014

L’inflazione monetaria e la caduta dell’impero romano (3° parte)



Proponiamo la traduzione integrale in italiano della terza parte (qua la prima e la seconda) dell’articolo Inflation and the Fall of the Roman Empire, tratto dal Ludwig von Mises Institute, scritto da Joseph R. Peden, saggista ed autore di varie pubblicazioni, ha insegnato storia al Baruch College of the City University of New York. Si tratta di una trascrizione della lezione da lui tenuta al Seminar on Money and Government a Houston in Texas, il 27 Ottobre 1984. La registrazione audio originale è qua reperibile. (Traduzione di Luca Fusari)
Quali furono le cause di questa inflazione? Prima di tutto le guerre. La paga dei soldati salì dai 225 denarii durante il periodo di Augusto a 300 denarii al tempo di Domiziano, circa un centinaio di anni più tardi. Un secolo dopo Domiziano, al tempo di Settimio era tra i 300 e i 500 denarii, circa 10 anni dopo al tempo di Caracalla era a 750 denarii. In altre parole, il costo dell’esercito aumentò anche in termini di conio, così man mano che la moneta divenne più inutile, il costo dell’esercito aumentò.
L’anticipo versato al soldato nel prosieguo del III° e nel IV° secolo non ci è noto, non abbiamo dati. Uno dei motivi è che i soldati furono sempre pagati in termini di richieste di forniture e in beni in natura. Gli fu letteralmente dato cibo, vestiario, alloggio e altre materie prime in sostituzione della retribuzione;  e venne applicato anche al servizio civile. Dopo l’ascesa al potere se un imperatore romano si rifiutava di pagare un donativo (un bonus dato ai soldati) veniva semplicemente ucciso dalle sue truppe.
I Romani ebbero questo tipo di problema anche nei giorni della Repubblica: se i soldati non venivano pagati erano piuttosto risentiti. I donativi stanziati all’ascesa di un nuovo imperatore fin dai tempi di Augusto, nel III° secolo cominciarono ad essere stanziati ogni cinque anni. Al tempo di Diocleziano i donativi erano erogati ai soldati ogni anno, in tal modo diventò parte del loro salario di base.
La dimensione dell’esercito aumentò. Raddoppiò dal tempo di Augusto a Diocleziano, fu così anche per la dimensione del servizio civile che ho citato. Tutti questi eventi portarono le risorse fiscali dello Stato oltre la loro capacità di sostenere se stesse, e lo svilimento e la tassazione furono entrambi utilizzati per mantenere la nave dello Stato; frequentemente con eliminazioni, poi attraverso la tassazione, spesso semplicemente accusando le persone di tradimento per poi poter confiscare a loro le proprietà.
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/7/79/Roman-military-size-plot.png/778px-Roman-military-size-plot.png
Uno dei Padri cristiani, san Gregorio di Nazianzo, commentò che la guerra è la madre delle tasse e penso che sia una cosa importante da tenere a mente: la guerra è la madre delle tasse. Ed è anche ovviamente la madre dell’inflazione. Quali furono le conseguenze dell’inflazione? Una delle cose strane circa l’inflazione durante l’Impero romano è che mentre lo Stato romano sopravvisse (lo Stato romano non fu distrutto dall’inflazione) ciò che andò distrutto dall’inflazione fu la libertà del popolo romano, in particolare la prima vittima fu la loro libertà economica.
Roma ebbe fondamentalmente un modello di laissez-faire nei rapporti tra Stato ed economia. Tranne in casi di emergenza, che erano solitamente legati alla guerra, il governo romano in genere seguì una politica di libero scambio e di minima restrizione sulle attività economiche della sua popolazione. Ma sotto la pressione della necessità di pagare le truppe e sotto la pressione dell’inflazione, la libertà del popolo cominciò ad essere seriamente erosa molto rapidamente.
Potremmo iniziare con la classe nota come i decurioni. Questa era una prospera classe di proprietari terrieri medio-piccoli, furono gli elementi dominanti nelle città dell’impero romano. Erano la classe da cui venivano scelti i consigli municipali, i magistrati e i funzionari. Tradizionalmente vedevano il servizio nei governi delle loro città come un onore e rispondevano a questo compito donando non solo il loro tempo ma anche la loro ricchezza al miglioramento dell’ambiente urbano: la costruzione di stadi e terme, la riparazione delle strade e la fornitura di acqua pura. Erano considerati dei benefattori, una specie di filantropia, e la loro ricompensa era ovviamente il riconoscimento pubblico e la stima.
Nella metà del III° secolo, a questa classe fu assegnato il compito di raccogliere le tasse nelle municipalità. Il governo centrale non poté più raccogliere le tasse in modo efficace, così fece collettivamente responsabile la classe dei decurioni circa l’ottenimento dell entrate le quali dovevano poi essere mandate al governo imperiale. I decurioni ovviamente ebbero molte difficoltà, come chiunque altro, e i ritorni furono spesso inadeguati. Così il governo risolse il problema semplicemente approvando una legge: qualsiasi imposte che i decurioni non fossero in grado di raccogliere dagli altri, le avrebbero dovute pagare di tasca propria. Questo è noto come incentivo alla raccolta delle tasse.
Come si può ben immaginare, con le crisi sempre più grandi e l’economia distrutta da guerre civili, invasioni e dagli effetti dell’inflazione, i decurioni “stranamente” non vollero più essere decurioni, e cominciarono ad abbandonare le loro terre, le loro città, e a fuggire ovunque potessero trovare rifugio presso altre grandi città o in altre province. Ma non furono autorizzati a farlo impunemente, venne approvata una legge che sanzionava ogni decurione scoperto fuori sede con l’arresto, legato come uno schiavo veniva riportato nella sua città natale e alla sua dignità di decurione.
http://www.livius.org/a/1/romanempire/viransehir_curiales_slu-mus.JPGIl III° secolo fu anche il periodo della persecuzione nei confronti della chiesa, e troviamo che alcuni degli imperatori dovettero avere del senso dell’umorismo, dato che approvarono che se un cristiano fosse stato arrestato e condannato alla pena capitale per il suo credo in Cristo, non doveva essere subito giustiziato ma gli veniva offerta la possibilità di diventare un decurione.
I mercanti e gli artigiani erano tradizionalmente organizzati in gilde, in camere di commercio e quel genere di cose. Furono sottoposti alla pressione del governo, poiché questo non poteva ottenere abbastanza materiale per la macchina da guerra attraverso i canali regolari (le persone non accettavano tutta la monetazione a gettone), furono così costrette a fare consegne di merci. Se si possedeva una fabbrica di indumenti si doveva consegnare parecchi capi di abbigliamento pretesi dal governo. Se si possedeva navi si doveva trasportare su di esse le merci del governo.
In altre parole una sorta di nazionalizzazione delle imprese private, e questa nazionalizzazione significò che le persone che rischiavano i loro soldi e il loro talento furono costrette a servire lo Stato che lo volessero oppure no. Quando le persone cercavano di uscire da questa condizione furono costrette per legge a rimanere nella loro professione. In altre parole non si poteva cambiare lavoro o business.
Questo non fu sufficiente perché dopo tutto la morte è sempre un sollievo dalle tasse, e così le occupazioni divennero ereditarie. Quando il padre moriva, suo figlio doveva obbligatoriamente prendere in mano la sua attività, il suo commercio, la sua professione. Se tuo padre era un calzolaio si doveva essere un calzolaio. Queste leggi iniziarono con l’essere applicate alle industrie legate alla difesa, ma ovviamente a poco a poco ci si rese conto che tutto era legato alla difesa.
Continua…