lunedì 7 aprile 2014

L'onda lunga dell'antinegazionismo

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Venerdì il Parlamento russo (Camera bassa) ha esaminato e approvato all'unanimità un disegno di legge che prevede multe cospicue e la reclusione fino a 5 anni per i crimini di negazione del verdetto di Norimberga e di riabilitazione del nazismo.
Leggi analoghe sono già da tempo in vigore in vari Paesi d’Europa (Austria, Germania, Belgio e Francia). In diversi paesi dell’Est europeo, invece, per ovvia reazione si stigmatizza più che altro l'occupazione sovietica, mentre i complici dei nazisti vengono non di rado esaltati come eroi nazionali. Un caso per tutti la Lettonia, che ha recentemente introdotto anche il reato di negazione dell'occupazione sovietica.
Secondo il disegno di legge, il reato di "negazione dei fatti stabiliti dal Tribunale Internazionale di Norimberga" sarebbe punibile con una multa di 300mila rubli (circa 8mila $) o con la reclusione fino a 3 anni. Lo stesso reato, se commesso con abuso d’ufficio o tramite i mass media, verrebbe punito con una multa fino a 500mila rubli o con la privazione della libertà fino a 5 anni. I fatti tipici puniti comprenderebbero altresì la negazione degli sforzi della lega anti-Hitler per la pace e la sicurezza globali, e la diffusione di notizie storiche false sui crimini compiuti dalle forze antinaziste durante la guerra.
Le legittime preoccupazioni sulla determinatezza e legalità di un simile progetto di legge non hanno impedito alla Corte Suprema russa di consentirne l'approvazione. Le fonti russe pongono l'accento sull'azione benefica che la Russia ha avuto difendendo "il mondo intero dal nazismo", parlando di un preoccupante scemare degli effetti del "vaccino antinazista" in Europa; reputano poi che il rafforzamento delle ultra-destre europee sia studiato dall'Occidente in chiave revisionista e russofoba. Inutile dire che l'accostamento tra i crimini di Hitler e i crimini di Stalin è a tutt'oggi da molti vissuto come intollerabile.
Non sbaglia certamente chi rimprovera alla UE lo strabismo politico di promuovere, da un lato, la repressione del negazionismo e, dall'altro, l'azione golpista dei neonazi ucraini; né sfugge la contingenza politica che può aver fortemente incentivato questo disegno di legge. Certo è però che ogni legislazione che contempla revisionismo e negazionismo come crimini pone severi limiti alla libertà di ricerca storica e attribuisce agli organi giudiziarii competenze scientifiche che essi non possono avere (v. qui la nostra posizione sul caso italiano).

a cura di Ilaria Pisa (http://radiospada.org/)

[fonti: La Voce della Russia e rt.com]