a cura di H.O.M.E. 1
I mass media sono
soliti presentare lo stile di vita gay come un modo semplicemente
«diverso» di vivere la sessualità. Ma il quadretto romantico e sdolcinato della
coppia omosessuale che vive felicemente la propria condizione nasconde un
aspetto a dir poco imbarazzante: le pratiche sessuali gay sono
all'origine di tutta una serie di malattie (anche mortali) dovute al fatto che
sono contro natura. E così, gli stessi media, che da una parte ci
bombardano quotidianamente di messaggi riguardanti il rispetto che si deve avere
per l'ambiente e per la natura, dall'altra tacciono omertosamente le gravi
conseguenze patologiche e i danni sociali prodotti da questa attitudine
innaturale e disordinata. Altrochè pregiudizi! Leggere per credere...
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I ricercatori
medici sanno da molti anni che lo «stile di vita» omosessuale è
un modo di vivere segnato profondamente dalla malattia. Il fatto che la
maggior parte dei media stia sottovalutando e/o ignorando, e/o censurando
le cruciali informazioni che seguono dovrebbero suggerirvi quanto essi siano
parziali, indegni di fiducia, corrotti, e potenzialmente nocivi. Ad esempio, uno
studio del 1982, menzionato nel Journal of the American Medical
Association, ha rilevato che la percentuale di cancro all'ano negli
omosessuali è al di sopra della media normale, forse più del 50% che negli
eterosessuali 2. E uno studio del 1997, apparso
sul New England Journal of Medicine, ha attirato l'attenzione sulla
«forte associazione tra cancro all'ano e contatto
omosessuale» 3. Tale connessione è dovuta al
fatto che il rivestimento dell'ano - completamente diverso dal rivestimento più
spesso della vagina - è costituito dallo spessore di un'unica cellula, che si
lacera facilmente, divenendo così un punto di facile ingresso per virus e
batteri. Come il fumo da sigaretta, intaccando il tessuto del polmone, fà
aumentare il rischio di cancro polmonare, così il danno ripetuto all'ano e al
retto aumenta il rischio di cancro anale. Il sesso anale provoca spesso danni
all'ano e al retto. Questo spiega perché l'AIDS si sia diffuso così
facilmente nella comunità omosessuale. Tuttavia, anche quando non si producono
lacerazioni nel rivestimento anale, esiste ancora un rischio elevato di
infezione HIV perché determinate cellule della mucosa intestinale (le
cellule M e le cellule di Langerhans) possono essere infettate e trasportare
l'HIV più in profondità nel corpo umano. Un altro studio ha rivelato
che:
-
L'80% dei pazienti sifilitici sono omosessuali;
-
Approssimativamente un terzo degli omosessuali è infettato dal virus attivo herpes simplex ano-rettale;
-
La chlamydia infetta il 15% degli omosessuali
-
«Gli ospiti di parassiti, di batteri, di virus e di protozoi sono del tutto rampanti nella popolazione omosessuale» 4.
Un altro studio ha scoperto
che:
-
L'amebiasi, una malattia parassitica, affligge circa il 32% degli omosessuali;
-
La giardiasi, un'altra parassitosi, colpisce il 14% degli omosessuali (nel corso di questo studio, a nessun eterosessuale sono mai state diagnosticate queste due malattie);
-
La gonorrea affligge il 14% degli omosessuali;
-
L'11% degli omosessuali ha verruche anali 5.
A sinistra: il
Treponema pallidum, il batterio responsabile della sifilide (o lue); al
centro: il gonococco di Neisser, responsabile della gonorrea (o blenorragia); a
destra: la Giardia lamblia, il protozoo responsabile della
giardiasi.
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Un altro studio ha rivelato che la
sepsi ano-rettale, un'infezione batterica potenzialmente tossica,
è quattro volte più comune tra i maschi omosessuali che tra gli
eterosessuali 6. Secondo un altro studio, «la
prevalenza di EBV tipo 2 (il virus Epstein-Barr tipo 2) fra i
maschi omosessuali è significativamente più alta (il 39% contro il 6%) di
quanto lo sia tra gli eterosessuali» 7.
Questo virus provoca la mononucleosi
infettiva ed è associato a due tipi di cancro: il linfoma di Burkitt e il
carcinoma nasofaringeo. Altri studi hanno messo in evidenza elevate e anormali
percentuali di epatite A 8, di epatite
B 9, di cancro alla prostata 10, di colite, di enterite, di proctite e di
proctocolite 11 nei maschi omosessuali. Nel 1997,
un giornalista della rivista pro-gay Time di New York notò che
un giovane omosessuale in America ha circa il 50% di possibilità di contrarre
l'HIV in età media, che molti omosessuali hanno abbandonato il
«sesso sicuro» in favore del sesso anale non protetto, e che tra il 1993 e il
1996 l'incidenza della gonorrea fra gli omosessuali è aumentata del
74% 12. Secondo uno studio dei Centers for
Disease Control and Prevention (CDC), nel 2002, l'88% di
casi di sifilide a San Francisco sono stati riscontrati in maschi omo e
bisessuali 13. Il Chicago Department of
Public Health ha riportato che la percentuale di casi diagnosticati di
AIDS a Chicago relativa a maschi omo-bisessuali è aumentata dal 37% (nel
2000) al 44% (nel 2003); e a metà del 2006 esso ha riferito che circa il 73% di casi di sifilide diagnosticati a Chicago per
l'anno 2005 era costituito da maschi omo-bisessuali. E in un rapporto di
settembre 2010 dei Centers for Disease Control and Prevention, intitolato
«HIV Among Gay, Bisexual and Other Men Who Have Sex with Men» («L'HIV fra
gay, bisessuali e altri uomini che fanno sesso con uomini»), si afferma: «I
gay, i bisessuali e gli altri uomini che hanno rapporti con persone dello stesso
sesso (MSM) rappresenta approssimativamente il 2% della popolazione degli Stati
Uniti, e tuttavia è la popolazione più colpita dall'HIV, ed è l'unico gruppo a
rischio nel quale nuove infezioni di HIV aumentano in modo costante dall'inizio
dei primi anni Novanta [...]. Alla fine del 2006, più della metà (il 53%)
di tutte le persone che convivono con l'HIV negli Stati Uniti sono maschi
omo-bisessuali o drogati che usano siringhe». E secondo un rapporto dei
Centers for Disease Control and Prevention pubblicato a novembre del
2009, il 63% dei casi di sifilide in America nel 2008 è stato riscontrato in
maschi omo-bisessuali. Riguardo all'HIV-AIDS, i casi di questa malattia
fra maschi omo-bisessuali, nonostante anni di campagne sensibilizzatrici e di
prevenzione, continua ad essere così elevata in maniera anomala che il numero di
settembre-ottobre 2012 della rivista The Gay & Lesbian Review ha
descritto l'HIV-AIDS come una «malattia omosessuale» e
«uno dei problemi principali dei gay», e ha affermato che «i gay a cui
è stato diagnosticato l'AIDS sono sessanta volte più numerosi degli uomini
eterosessuali» 14. Concludiamo questa sezione
sulle malattie sessualmente trasmesse presso i maschi omo-bisessuali con tre
citazioni oneste da parte della Gay and Lesbian Medical Association
15.
-
«Gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini sono ad alto rischio di contrarre l'infezione da HIV [...]. Questi ultimi anni hanno visto il ritorno di pratiche sessuali molto pericolose».
-
«Le malattie sessualmente trasmesse (STD) colpiscono i maschi gay sessualmente attivi in una percentuale molto elevata. Esse includono [...] la sifilide, la gonorrea, la chlamydia e i pidocchi pubici [...], l'epatite A B e C, il papillomavirus, ecc...».
-
«I maschi gay possono essere a rischio di cancro alla prostata, ai testicoli o di cancro al colon [...]. Nei maschi omosessuali c'è stata un crescita in percentuale del cancro all'ano».
Quanto alle
lesbiche, esse sono a rischio più elevato di cancro al seno. Uno studio
sull'omosessualità femminile ha scoperto che «il 63% delle lesbiche non sono
mai rimaste incinte [...]. Il fatto di non avere figli aumenta nella
donna il rischio di cancro al seno da due a sei volte» 16. Inoltre, il fatto di non generare figli può «essere
un fattore di rischio per il cancro ovarico, e può anche causare il cancro
endometriale» 17. Un altro studio ha rivelato
che le vaginiti batteriche colpiscono il 33% delle lesbiche, e solamente
il 13% delle donne eterosessuali, e ha scoperto che «le alterazioni
citologiche cervicali non solo erano insolite, ma riguardavano esclusivamente le
lesbiche» 18. Tali alterazioni possono sfociare
nel cancro alla cervice. Un altro studio sulle lesbiche ha indicato una
«prevalenza relativamente alta di malattie veneree virali come l'herpes e il
papillomavirus simplex (HPV)» 19. Secondo un
altro studio, «le infezioni da papillomavirus genitale e le lesioni squamose
intraepiteliali sono comuni fra le lesbiche sessualmente attive» 20. Il papillomavirus è stato collegato al cancro
cervicale. «L'analisi del DNA ha rivelato circa quindici tipi di virus che
incidono per più del 99% di tutti i casi di cancro alle cervice» 21. Una delle ragioni per cui le lesbiche hanno
un'incidenza elevata di malattie sessualmente trasmesse è che, come hanno
documentato alcuni studi, le lesbiche hanno più partner sessuali delle
donne eterosessuali. Ad esempio, un ampio studio condotto dalla University of
Chicago ha concluso che le lesbiche hanno un numero di partner
sessuali quattro volte superiore rispetto alle donne etero 22. Ecco due brevi citazioni provenienti dalla Gay and
Lesbian Medical Association. Esse sono state estratte da un documento
presente nel sito web di questa associazione e intitolato «Top 10
Things Gay Men Should Discuss with their Healthcare Provider»:
-
«Le lesbiche hanno la concentrazione più elevata di fattori di rischio per il cancro al seno di ogni altro sottoinsieme di donne nel mondo».
-
«Le lesbiche hanno alti livelli di rischio per molti tipi di cancro ginecologico».
Concludiamo questa sezione sulle
malattie veneree nelle lesbiche con questa citazione estratta sul numero di
ottobre del 2012 di The Advocate, una rivista omosessuale: «Dicono gli
esperti che un collegamento tra le lesbiche e il cancro, e in particolare il
cancro al seno, è più di una semplice speculazione [...]. Gli scienziati
credono che le lesbiche abbiano un rischio maggiore di sviluppare il cancro al
seno [...]. La "National LGBT Cancer
Network" asserisce che il cancro colpisce le lesbiche in modo
sproporzionato» 23. Si dovrebbe notare che le
malattie sessualmente trasmesse nelle lesbiche non sono state oggetto di studio
quanto lo sono state le malattie sessuali nei maschi gay. Ciò è dovuto al
fatto che si pensava che il sesso saffico fosse relativamente più sicuro. Alcuni
medici stanno facendo pressioni sulla comunità scientifica affinché si facciano
più ricerche nel campo della salute delle lesbiche. Approfondendo gli studi si
potrebbe scoprire che, dopo tutto, lo «stile di vita lesbico» non è poi così
sano... Un altro fatto relativamente sconosciuto: il sangue degli omosessuali
maschi tende ad essere così contaminato da diversi virus e batteri e tutti i
gay che sono stati sessualmente attivi fino al 1977 non possono donare
sangue. Un fattore che contribuisce a tutte le malattie diagnosticate negli
omosessuali è la promiscuità abituale; e un fattore che contribuisce alla
loro promiscuità è l'uso comune di droghe fra loro. Come ha riportato
Jose Zuniga, un articolista della
rivista omosessuale Windy City Times, c'è «un uso incontrollato di
droga che mina la salute e il benessere della nostra comunità (gay),
contribuendo alla trasmissione di malattie sessuali» 24. In uno dei suoi libri, anche l'autore omosessuale Dennis Altman ha notato il dilagare
delle droghe fra
gli omosessuali: «Ciò che è allarmante è il grado con cui la maggior parte
del mondo gay naviga in un mare di alcol e di droga» 25. I progressisti e i loro media vorrebbero
restringere i diritti di chi fuma (perché fumare può essere dannoso), di che
beve alcol (per ragioni ovvie), di che possiede armi (perché accadono incidenti
e omicidi), e di che crede che l'attività omosessuale sia immorale, in quanto i
progressisti pensano erroneamente che esista un diritto alle aberrazioni come il
comportamento omosessuale e sono anche convinti che qualsiasi «discorso» che si
riflette negativamente sugli omosessuali - come le informazioni che state
leggendo - dovrebbe essere considerato un'«istigazione all'odio»,
una «discriminazione sessuale»). Ai progressisti piace restringere le
nostre libertà in maniera coercitiva («per il nostro bene», naturalmente). Allo
stesso tempo, essi credono che sia perfettamente corretto permettere a certe
persone di diffondere pericolose malattie sessuali in tutto il Paese. Perché mai
non ci è concesso di restringere i diritti di individui che spargono ovunque il
veleno delle malattie sessualmente trasmesse? Questa è oppressione e fascismo! I
progressisti sono degli ipocriti! Altra cosa: le spese per le ricerche
sull'AIDS sono eccessive, totalmente irrazionali e del tutto ingiuste, e
gli omosessuali sono così egoisti da non curarsene affatto. Nell'anno 2000,
abbiamo speso circa 180.000.000 di dollari per la ricerca sul cancro alla
prostata, contro i circa 7.000.000.000 per la ricerca sull'AIDS; ma il
numero di uomini colpiti da cancro alla prostata ogni anno negli Stati Uniti è
molto superiore al numero di persone
colpite da AIDS! Similmente, nell'anno 2000 abbiamo speso solamente circa
425.000.000 di dollari per la ricerca sul cancro al seno contro i 7.000.000.000
per la ricerca sull'AIDS, anche se il numero di donne colpite da cancro
al seno ogni anno è di molto superiore al numero di persone colpite da
AIDS! È abbastanza chiaro che agli omosessuali interessano ben poco
coloro che muoiono per cancro alla prostata, al seno o per altre malattie che
hanno ricevuto molti meno fondi per la ricerca rispetto all'AIDS. Dove
sono finiti la bontà d'animo e il senso di lealtà? Un'altra precisazione
necessaria: gli omosessuali hanno arrecato molto danno a questo Paese. Ad
esempio, negli anni passati migliaia di emofiliaci innocenti sono morti a causa
dell'AIDS perché gli omosessuali sieropositivi hanno infettato
l'approvvigionamento di sangue. Nel 1984, «i Centers for Disease Control
hanno scoperto che il 74% di emofiliaci che hanno ricevuto emocomponenti
derivati dal plasma di donatori americani erano HIV positivi» 26. Un altro esempio: stiamo spendendo milioni e milioni di
dollari dei contribuenti per produrre farmaci anti-AIDS per gli
omosessuali che hanno volontariamente fatto sesso pericoloso. A causa di questi
oltraggi collettivi, gli omosessuali dovrebbero chiedere scusa all'America per i
danni arrecati. Riassumendo, per varie ragioni (gli omosessuali commettono atti
fisiologicamente innaturali, e sono notevolmente inclinati alla promiscuità), lo
«stile di vita» omosessuale tende ad essere malsano sia per gli individui che
per la società che indirettamente soffre o ne paga le conseguenze. Incoraggiare
chiunque a prendere parte all'attività omosessuale è chiaramente un
atteggiamento irresponsabile e depravato.
Note
1 Traduzione
dall'originale inglese On The Unhealthy Homosexual Lifestyle, a cura di
Paolo Baroni. Articolo reperibile
alla pagina web
H.O.M.E. è l'acronimo dell'associazione statunitense
Heterosexuals Organized for a Moral Environment («Eterosessuali
organizzati per un ambiente morale»).
2 Cfr. Council on Scientific Affairs,
«Health Care Needs of Gay Men and Lesbians in the United State» («I gay e
le lesbiche degli Stati Uniti hanno bisogno di assistenza sanitaria»), in
JAMA, del 1º maggio 1996, pag. 1355. Siccome la percentuale di cancro
anale negli omosessuali è molto più elevata della percentuale della stessa
malattia negli eterosessuali, e poiché essa è associata al sesso anale
frequente, ci sono molti gay (e loro sostenitori) che tentano di negare
sfacciatamente questa scomoda verità. Giacché questo è un fatto significativo
che riflette negativamente sullo stile di vita omosessuale - fisiologicamente
innaturale - offriremo un'ampia documentazione per provare questa realtà. I
seguenti articoli estratti, tra i tanti, da riviste mediche dimostrano
l'anormale alta percentuale di cancro all'ano negli omosessuali: M. Frisch, «On the Etiology of Anal
Squamous Carcinoma» («Sull'eziologia del carcinoma squamoso anale»), in
Dan Med Bull., agosto 2002, 49 (3), pagg. 194-209; M. Frisch e altri, «Cancer in a
Population-based Cohort of Men and Women in Registered Homosexual
Partnerships» («Cancro in un gruppo di popolazione di uomini e donne in
relazioni omosessuali registrate»), in Am J Epidemiol, del 1º giugno
2003, 157 (11), pagg. 966-972; D. Knight, «Health Care Screening for
Men who Have Sex with Men» («Assistenza sanitaria e monitoraggio per uomini
che fanno sesso con uomini»), in Am Fam Physician, del 1º maggio 2004 69
(9), pagg. 2149-2156; S. Goldstone, «Anal Dysplasia in Men who
Have Sex with Men» («Displasia anale negli uomini che fanno sesso con
uomini») in AIDS Read, di maggio-giugno 1999, 9 (3), pagg. 204-208 e 220;
Reinhard Hopfl e altri, «High
Prevalence of High Risk Human Papillomavirus-capsid Antibodies in Human
Immunodeficiency Virus-seropositive Men: a Serological Study» («Alta
prevalenza di alto rischio del virus del papillomavirus negli anticorpi umani
nello stato di immunodeficienza umana in uomini sieropositivi: un studio
sierologico»), in BMC Infect Dis, del 30 aprile 2003 3 (1), pag. 6; R. J.
Biggar-M. Melbye, «Marital
Status in Relation to Kaposi's Sarcoma, non-Hodgkins Lymphoma, and Anal Cancer
in the pre-AIDS Era» («La condizione coniugale in relazione al Sacrcoma di
Kaposi, al linfoma Hodgkins, e al cancro all'ano nell'era pre-AIDS»), in J
Acquir Immune Defic Syndr Hum Retrovirol, del 1º febbraio 1996, 11 (2),
pagg. 178-182; P. V. Chin-Hong e
altri, «Age-related Prevalence of Anal Cancer Precursors in Homosexual
Men: the EXPLORE study» («Prevalenza in base all'età dei precursori del
cancro anale negli uomini omosessuali: lo studio EXPLORE»), in J Natl Cancer
Inst, del 15 giugno 2005, 97(12), pagg. 896-905; R. Dunleavey, «The Role of Viruses and
Sexual Transmission in Anal Cancer» («Il ruolo dei virus e la trasmissione
sessuale nel cancro anale»), in Nurs Times, 1-7 marzo 2005 101 (9), pagg.
38-41; P. V. Chin-Hong e altri,
«Age-Specific Prevalence of Anal Human Papillomavirus Infection in
HIV-negative Sexually Active Men who Have Sex with Men: the EXPLORE study»
(La prevalenza in età specifica dell'infezione anale da papillomavirus umano
negli uomini sessualmente attivi e HIV-negativi che hanno sesso con uomini: lo
studio EXPLORE»), in J Infect Dis, del 15 dicembre 2004, 190 (12), pagg.
2070-2076; J. R. Daling e altri,
«Human Papillomavirus, Smoking, and Sexual Practices in the Etiology of Anal
Cancer» («Il papillomavirus umano, il fumo e le pratiche sessuali
nell'eziologia de0 cancro all'ano»), in Cancer, del 15 luglio 2004, 101
(2), pagg. 270-280; A. Kreuter e
altri, «Screening and Therapy of Anal Intraepithelial Neoplasia (AIN)
and Anal Carcinoma in Patients with HIV-infection» («Monitoraggio e terapia
della neoplasia intraepiteliale anale (AIN) e carcinoma anale in pazienti con
HIV»), in Dtsch Med Wochenschr, del 19 settembre 2003, 128 (38), pagg.
1957-1962.
3 Cfr. M. Frisch e altri, «Sexually Transmitted
Infection as a Cause of Anal Cancer» («Infezioni trasmesse per via sessuale
come causa di cancro all'ano»), in N Engl J Med, del 6 novembre 1997,
pag. 1350.
4 Cfr. S. D. Wexner, Sexually Transmitted Diseases
of the Colon, Rectum and Anus. The Challenge of the Nineties» («Malattie
trasmesse sessualmente del colon, del retto e dell'ano. La sfida degli anni
Novanta»),in Dis Colon Rectum (EAB), dicembre 1990, pag. 1048. Per
un'ulteriore lettura vedi J. F. Beltrami
ed altri, «Trends in Infectious Diseases and the Male to Female Ratio:
Possible Clues to Changes in Behavior Among Men who have Sex with Men»
(«Tendenze nelle malattie infettive e il rapporto maschio-femmina: possibili
indizi di cambiamenti nel comportamento fra uomini che fanno sesso con uomini»),
in AIDS Educ Prev, del 17 dicembre 2005, 17 (6 suppl. B), pagg. 49-56;
AA.VV., «Latest STD Data in United States Continues to Portend Problems with
Prevention, HIV. Other Research Notes High STDs Among HIV-infected Women»
(Gli utimi dati sulle malattie veneree negli Stati Uniti continuano a
predire problemi con la prevenzione, HIV. L'altra ricerca ha denotato un'alta
incidenza di malattie veneree nelle donne infette da HIV»), in AIDS
Alert, dicembre 2005, 20 (12), pagg. 133-136; H. M. Truong e altri, «Increases in
Sexually Transmitted Infections and Sexual Risk Behaviors Without a Concurrent
Increase in HIV Incidence Among Men who Have Sex with Men in San Francisco: a
Suggestion of HIV Serosorting» («Aumenti delle infezioni sessualmente
trasmesse e comportamenti sessuali a rischio senza un aumento concomitante
nell'incidenza di HIV fra uomini che fanno sesso con uomini a San Francisco: un
suggerimento della siero-discriminazione dell'HIV»), in Sex Transm Infect,
dicembre 2006, 82 (6), pagg. 461-466; R. E. Baughn-D. M. Musher, «Secondary
Syphilitic Lesions» («Lesioni sifilitiche secondarie»), in Clin Microbiol
Rev, gennaio 2005, 18 (1), pagg. 205-216.
5 Cfr. J. Christopherson e altri, «Sexually
Transmitted Diseases in Hetero, Homo and Bisexual Males in Copenhagen»
(«Malattie sessualmente trasmesse in maschi omo, etero e bisessuali a
Copenhagen»), in Dan Med Bull (DYN), giugno 1988, pag. 285.
6 Cfr. N. D. Carr e altri, «Noncondylomatous,
Perianal Disease in Homosexual Men» («Il condiloma, una malattia perianale
nel maschio omosessuale»), in Br J Surg (B34), ottobre 1989, pag.
1064.
7 Cfr. D. van Baarle e altri, «High
Prevalence of Epstein-Barr Virus Type 2 Among Homosexual Men is Caused by Sexual
Transmission» («L'elevata prevalenza del virus Epstein-Barr tipo 2 tra gli
omosesuali è causata dalla trasmissione sessuale»), in J Infect Dis,
giugno 2000, pag. 2045.
8 Cfr. K. S. Lim e altri, «Role of Sexual and
Non-sexual Practices in the Transmission of Hepatitis B» («Ruolo delle
pratiche sessuali enon sessuali nella trasmissione dell'epatite B»), in Br J
Vener Dis (B40), giugno 1977, pag. 190; R. S. Remis e altri, «Association of
Hepatitis B virus Infection with Other Sexually Transmitted Infections in
Homosexual Men» («Associazione dell'epatite B con altre infezioni
sessualmente trasmesse nei maschi omosessuali»), in Am J Public Health,
ottobre 2000, 90 (10), pagg. 1570-1574; P. J. Saxton, «Sexually Transmitted
Diseases and Hepatitis in a National Sample of Men who Have Sex with Men in New
Zealand» («Malattie sessualmente trasmesse ed epatiti in un campione
nazionale di uomini che fanno sesso con uomini in Nuova Zelanda»), in N Z Med
J, del 26 luglio 2002, 115 (1158), pag. U106.
9 Cfr. J. J. Ochnio e altri, «Past Infection with
Hepatitis A virus Among Vancouver Street Youth, Injection Drug Users and Men who
Have Sex with Men: Implications for Vaccination Programs» («Passate
infezioni di epatite A tra la gioventù di strada di Vancouver, tra i drogati che
usano siringhe e uomini che fanno sesso con uomini: implicazioni per i programmi
di vaccinazione»), in CMAJ, del 7 agosto 2001, 165 (3), pagg.
293-297.
10 Cfr. J. S. Mandel-L. M. Schumann, «Sexual Factors and
Prostate Cancer: Results from a Case-control Study» («Fattori sessuali e
cancro alla prostata: risultati dallo studio di controllo di un caso»), J
Gerontol, maggio 1987, pag. 259.
11 Cfr. Council on Scientific Affairs, op.
cit., pag. 1356.
12 Cfr. S. G. Stolberg, «Gay Culture Weighs Sense
and Sexuality» («La cultura gay soppesa il senso e la sessualità»), in
New York Times, del 23 novembre 1997, sez. 4, pag. 1.
13 Cfr. CDC, «Internet
Use and Early Syphilis Infection Among Men who Have Sex with Men, San Francisco,
California, 1999-2003» («L'uso di internet e le prime infezioni da sifilide
tra i maschi che fanno sesso con maschi, a San Francisco, in California»), in
MMWR Morb Mortal Wkly Rep, del 19 dicembre 2003, 52 (50), pagg.
1229-1232.
14 Cfr. J. M. Andriote, «Reclaiming HIV as a "Gay"
Disease» («Si parla dell'HIV come di una malattia omosessuale»), in The
Gay & Lesbian Review, settembre-ottobre 2012, pag. 29.
15 Esse sono state
trovate sul suo sito web (http://www.glma.org) il 4 novembre 2009
in un documento intitolato «Top 10 Things Gay Men Should Discuss with their
Healthcare Provider» («Le prime dieci cose che i gay dovrebbero discutere
con chi fornisce loro assistenza sanitaria»). Forse sono ancora presenti su
questo sito.
16 Cfr. J. Ritter, «Breast Cancer Risk Higher in
Lesbians» («Il rischio di cancro al seno è più elevato nelle lesbiche»), in
Chicago Sun-Times, del 16 ottobre 1998, pag. 50. Un alta referenza per
ulteriori letture: S. L. Dibble e
altri, «Comparing Breast Cancer Risk Between Lesbians and their
Heterosexual Sisters» («Comparando il rischio di cancro al seno tra alcune
lesbiche e le loro sorelle eterosessuali»), in Women's Health Issues,
marzo-aprile 2004, 14 (2), pagg. 60-68.
17 Cfr. Council on Scientific Affairs, op.
cit., pag. 1355.
18 Cfr. C. J. Skinner e altri, «A Case-controlled
Study of the Sexual Health Needs of Lesbians» («Uno studio analitico dei
bisogni di salute sessuale delle lesbiche»), in Genitourin Med, agosto
1996, pag. 227.
19 Cfr. A. Edwards-R. N. Thin, «Sexually Transmitted Diseases
in Lesbians» («Le malattie sessualmente trasmesse nelle lesbiche»), in
Int J STD AIDS, maggio 1990, pag. 178.
20 Cfr. J. M. Marrazzo e altri, «Genital Human
Papillomavirus Infection in Women who Have Sex with Women» («Infezione
genitale da papillomavirus umano in donne che fanno sesso con altre donne»), in
J Infect Dis, dicembre 1998, pag. 1604.
21 Cfr. J. Fischman, «Sticking It To
Cancer», in U.S. News & World Report, del 3 aprile 2006, pag.
58.
22 cfr. E. O. Laurnarm e altri, «The Social
Organization of Sexuality: Sexual Practices in the United States»
(«L'organizzazione sociale della sessualità: le pratiche sessuali negli
Stati uniti», U. of Chicago Press, 1994.
23 Cfr. C. Beredjick, «The Lesbian Breast Cancer
Link» («Il collegamento tra la lesbica e il cancro al seno»), in The
Advocate, ottobre 2012, pag. 16.
24 Cfr. J. Zuniga, «Viagra Vexation»
(«Irritazione da Viagra»), in Windy City Times, del 28 maggio 1998, pag.
14.
25 Cfr. D. Altman, The Homosexualization of
America, the Americanization of the Homosexual («L'omosessualizzazione
dell'America, l'americanizzazione dell'omosessuale») St. Martin's Press, New
York 1982, pag. 222.
26 Cfr. M. Thomas, «Baxter, Other Drug Firms Hit
with AIDS-related Lawsuit», in Chicago Sun-Times, del 25 aprile 2005,
pag. 65.
Fonte: http://www.centrosangiorgio.com/index.htm
Fonte: http://www.centrosangiorgio.com/index.htm