Cosa furono le Insorgenze?
Furono la vera, grande guerra di popolo, combattuta in Italia contro le truppe rivoluzionarie francesi di Napoleone. Si stimano in almeno 200-250mila i morti fra il 1796 e il 1814, assai di più che nel cosiddetto risorgimento (appena 6.262, secondo le stime di Gaetano Salvemini) o nella cosiddetta resistenza del 1943-45 (meno di 30mila). In un’Italia che aveva, nel XVIII secolo, un terzo degli abitanti del 1943-45.
Cosa furono le Pasque Veronesi?
Scoppiate il giorno di Pasquetta del 1797, donde il nome, furono la più importante Insorgenza popolare del Nord-Italia contro Bonaparte e contro l’esercito invasore, inviato nel 1796 dalla Francia rivoluzionaria, a conquistare e a depredare la Penisola, onde esportarvi i falsi princìpi della Rivoluzione francese. L’Italia tradizionale e cattolica, pacifica e ricchissima dei suoi antichi Stati a dimensione d’uomo, fu distrutta.
Quando scoppiarono le Pasque Veronesi?
Dal 17 al 25 aprile del 1797, dopo 10 mesi di occupazione da parte francese dei ter- ritori neutrali della Serenissima Repubblica di Venezia, di cui allora Verona faceva parte. Eroica fu la lotta di città e contado veronese contro la più potente macchina bellica del tempo: se soccorsa da Venezia e dall’Impero d’Austria, tutta la Terraferma veneta si sarebbe sollevata e le conquiste napoleoniche sarebbero andate perdute.
Perché si scatenò l’Insurrezione?
A difesa del legittimo Governo della Repubblica Veneta e della Religione cattolica, sistematicamente profanata dai soldati francesi (su www.traditio.it, pagina Pasque Veronesi, una breve storia in italiano, tedesco, inglese, francese e spagnolo).
Quanti i morti?
2.057, considerata la guarnigione veneziana che difendeva allora Verona, interamente deportata nei campi di concentramento in Francia, allestiti dai liberatori dell’umanità e da dove meno di un terzo fece ritorno. I verone- si inflissero tuttavia una cocente sconfitta militare all’Armata francese: almeno 500 morti (contro 350 veronesi); 2.400 prigionieri, dei quali 500 militari, e altri 900 appartenenti al personale civile dell’esercito napoleonico; infine, altri 1.000 soldati francesi, ricoverati e piantonati negli ospedali cittadini dagli stessi veronesi, per risparmiarli da possibili vendette.
Quali le vendette?
Il Sindaco del tempo, Conte Francesco Emilei, venne fucilato a Porta Nuova, assieme ad altri patrioti e a un francescano 72enne, Padre Frangini, morto in concetto di santità. Il Vescovo Avogadro fu arrestato e scampò di un solo voto la morte. Carovane di tesori artistici inestimabili furono trafugati e portati in Francia. I giacobini italiani, i collaborazionisti dei francesi, proibirono le processioni religiose, il suono delle campane, i funerali e perfino il Carnevale. Abbatterono tutti i leoni di San Marco, il monumento alla Serenissima che sorgeva in Piazza Bra, gli stemmi delle famiglie nobiliari, i ritratti degli antichi Rettori cittadini e avrebbero voluto cambiare il nome stesso di Verona in Egalitopoli (ovvero: Città dell’Eguaglianza). Avrebbero voluto abbattere le Arche Scaligere, perché edificate sotto un Governo non democratico, bruciare tutti i confessionali, mitragliare i religiosi, deportare in massa i patrioti veneti alla Guyana. Né proprietà private, né chiese, né conventi, né oggetti sacri (rubati per chiedere un riscatto o fusi per farne lingotti da mandare in Francia) furono risparmiati. Le reliquie dei Santi disperse. L’ingresso in Verona dell’armata Imperiale austriaca, il 21 gennaio 1798, fu salutato trionfalmente dalla popolazione, finalmente liberata da rivoluzionari e giacobini.
Fonte: www.traditio.it