Come ben sapete , la “Questione Veneta” è ritornata prepotentemente alla ribalta nelle ultime settimane: prima il meschinamente criticato referendum digitale, poi l’inchiesta oppressiva della procura di Brescia con ben 24 arrestati, hanno riportato l’attenzione dei mass-media dell'italietta e quelli internazionali sul Veneto; secondo diversi commentatori, privi di concetto di onore e Patria, la crisi economica è stata la molla, il fattore scatenante di quanto è successo.
Da ricercatore storico attento non condivido affatto questa falsata lettura.
Da sempre il popolo Veneto lotta per consolidare le proprie libertà concrete , ed a seconda dei momenti storici, l’obiettivo è diverso: Tralasciando ovviamente l'inganno settario del 22 marzo 1848, dove l'anticlericale e liberale Manin proclamò una scimmiottatura della gloriosa Repubblica Veneta a Venezia in piazza San Marco.
Da quando le orde giacobine invasero le terre di San Marco nel 1797 , portando la peste Rivoluzionaria con tutti i suoi inganni, il popolo Veneto è insorto in difesa della propria Patria , della Religione Cattolica, e delle tradizioni. Mentre chi stava al governo si arrendeva vilmente , semplici contadini affrontavano valorosamente le truppe napoleoniche subendo da queste ultime tremende repressioni. E come non citare l'insorgenza che vide lo stesso impavido popolo veneto contrastare l'illegittimo governo imposto da Parigi in quel 1809 dove anche coraggiosi sacerdoti impugnarono il fucile per cacciare via i lupi. E ancora , non bisogna dimenticare l'insorgenza legittimista del 1867 (Rivolta del Corpus Domini), scoppiata un anno dopo l'occupazione unitarista del Veneto, e che vide il popolo inneggiare all'ultimo governo che gli aveva garantito quelle preziose libertà concrete proprie delle Terre di San Marco (Impero d'Austria dal 1815 al 1866).
Nel primo dopoguerra , Luigi Luzzatti, già presidente del consiglio dei ministri, sentì la necessità di scrivere al nuovo primo ministro, Vittorio Emanuele Orlando, il 7 febbraio 1919, una lettera densa di preoccupazione nella quale descriveva il profondo malessere e il senso di ribellione contro il Regno d’Italia che agita la società. L'orrenda guerra, combattuta in larga parte nel territorio veneto, aveva lasciato devastazioni, distruzioni e profonde ferite nel morale dei veneti e di tutti i popoli d'Italia forzatamente spediti al mecello.
Luigi Luzzatti denunciò il pericolo che in Italia potesse sorgere “un'Irlanda Veneta, mutando i paesi più patriottici e più sobri nel chiedere, in ribelli della disperazione”. Negli stessi anni il prefetto di Treviso segnalò al ministero la possibilità che nel Trevigiano si creasse un movimento separatista tendente a staccare il Veneto dall’Italia. Ed è un parlamentare repubblicano, Guido Bergamo di Montebelluna (Tv) che denuncia:
“Il governo centrale di Roma, questo governo di filibustieri, di ladri e camorristi organizzati, non si accorgerà di noi se non ci decideremo a far da noi" e ancora "Ora basta! Il problema veneto è così acuto che noi da oggi predicheremo la ribellione dei veneti. Cittadini, non paghiamo le tasse, non riconosciamo il governo centrale di Roma, cacciamo via i prefetti, tratteniamo l'ammontare delle imposte dirette nel Veneto"
"L'unità d'Italia è un non senso" scriveva il 15 maggio 1920 "La Riscossa", periodico repubblicano trevigiano, ed un anno dopo, il 15 ottobre 1921, si chiedeva se il Governo andava bene che "il sentimento autonomista dei Veneti si trasformasse in aperta ribellione ed assumesse carattere nettamente separatista".
Ma anche subito dopo la seconda guerra mondiale vi furono nel Veneto segnali di inquietudine: in un volantino originale dell’associazione “San Marco par forza” si parla di “Autonomia e Indipendenza di tutte le terre di San Marco” e di una “Confederazione di repubbliche o regioni”; non a caso il 12 giugno 1945 il Ministero dell’Interno, da sempre particolarmente attento a tutto quello che succedeva nel Veneto, chiese alla Prefettura di Venezia informazioni su “persone che tendano ad una autonomia integrale del Veneto e alla costituzione di una Repubblica di San Marco”.
Pensiamo poi ai Serenissimi che nella notte del 17 maggio 1997, bicentenario delle Insorgenze antigiacobine, arrivarono, sequestrando un traghetto, in piazza San Marco, con un “Tanko” (un carrarmato fatto da un trattore e coperto di cartone dipinto) salirono sul campanile (avevano portato con sé abbondanti viveri) “occupandolo” e incaricando “l’Ambasciatore Veneto” Bepin Segato di trattare con “lo Stato straniero italiano". I “Serenissimi” volevano ricordare la gloriosa Repubblica e il suo Doge e contestare l’annessione del Veneto all’Italia e anche la presunta appartenenza del Veneto alla Padania, il fantasioso stato che, proprio in quei mesi, andava propugnando il becero Umberto Bossi con la sua Lega Nord che si preoccupò subito di prendere le distanze dai Patrioti.
Questo gesto eroico fece piovere sul capo dei patrioti Veneti i fulmini e le saette del menzoniero giacobinismo italico: attentato armato allo stato, interruzione di servizio pubblico a causa delle interruzioni delle trasmissioni televisive effettuate in precedenza alla manifestazione veneziana ( gli otto erano intercettati da mesi)…eversione, banda armata, associazione a delinquere, associazione sovversiva…perfino Bepin Segato, l’”Ambasciatore veneto”, che non partecipò all’azione, ma che aveva solo l’incarico di trattare con il “governo italiano”, si beccò quattro – anni – quattro di galera…anni che fioccarono, come neve in dicembre, sulle povere teste dei Patrioti Veneti: anni e anni di galera come fossero noccioline, mentre la "grande stampa" a cominciare dal Corrierone a “La Stampa”, dall’Unità fino al Manifesto, intonavano il “Crucifige” nei confronti degli “eversori”….
E ai blitz (ridicoli e stupidi) seguirono le manette, le perquisizioni in piena notte nelle case dei “sospettati”, gli arresti, il terrore dei familiari, il tuonare dei pubblici ministeri, la lettura di sentenze “esemplari” e schifose a un tempo, i lunghi interrogatori che ricordavano quelli dei Gulag, la mancanza di vergogna da parte del giacobinume e dei parlamentari papponi che si distribuivano parimenti in tutte le formazioni dell’arco parlamentare, il piombo della stampa che chiedeva la testa dei “rei”, i fervorini mielosi, patriotico risorgimentalisti, del "Presidente della Repubblica" (che, se non erro, a quei tempi, era Azeglio Ciampi), e perfino i proclami idioti del tricolorismo “staraciano-finiano” che abbaiavano contro l’attentato all’unità d’Italia…insomma le forze “risorgimentali” della Grande Loggia al completo.
Nel 1999 il Ministro della giustizia sovietica Piero Fassino bloccò l’iter di una domanda di grazia presentata dalla moglie di Luigi Faccia; intervenne , poi, ancora una richiesta di grazia, alla quale dette parere favorevole il Ministro Roberto Castelli, ma che non fu concessa, per il netto rifiuto del “resistente” e tricolorato Ciampi, adesso quasi centenario pensionato d’oro (che il Grande Architetto gli conceda il meritato riposo!)
Il gesto fece sì che tutto il mondo parlasse di questo avvenimento: della voglia di libertà concrete di questo popolo cristiano e laborioso che ha le proprie radici profonde nella Repubblica di Venezia; del resto gli otto “assalitori” riuscirono a guadagnarsi la simpatia della gente (intelligente) con il loro comportamento, un comportamento esemplare di fronte alla persecuzione e alla galera: “Il nostro non è stato un gesto violento o terroristico: non abbiamo tolto un capello a nessuno, volevamo solo richiamare l’attenzione sul sentimento identitario per la nostra terra, sulla nostra voglia di Indipendenza da questa Italia…se ci sono stati dei reati riconosciuti dalle leggi italiane, ebbene, noi siamo pronti a pagare, senza chiedere sconti, senza piagnistei.”
Quando si vide il famigerato “Tanko” in televisione tutti , o quasi tutti, capirono che quello era stato solo un gesto dimostrativo e che, semmai, il fatto grave era stato quello di aver fatto credere al pericolo che avrebbero corso le istituzioni democratiche (???) e aver “montato” il caso.
Ed eccoci poi al bliz barzelletta della settimana scorsa dove , con il solito iter di costosissime e inutili indagini durate due anni, i gendarmi di Roma (ROS) hanno arrestato 24 Patrioti Veneti perchè in possesso di una ruspa spara biglie (le famose "armi di distruzione di massa"). La cosa è al quanto tragicomica anche perchè viene difficile pensare come una ruspa possa competere con la potenza di fuoco di un cingolato in possesso dell'esercito unitarista, e come questa ruspa possa destare così tanto terrore nell'animo dei servi di Roma settaria.
Comunque, questo recente avvenimento è stato solo lultimo palese manifestarsi del patriottismo Veneto che da più di 200 anni regolarmente fa sentire la sua voce.
Le critiche idiote , e le risatine dei parassiti del sistema , rivolte ai Patrioti e a chiunque avesse idee parallele alle loro, possono far coprendere il livello di considerazione che questa gentaglia ha dei popoli uniti a forza che abitano questa penisola (isole comprese). Hanno ben poco da ridere , e hanno ben poco da minacciare : uno storico da tre calli, del quale mi sfugge "l'altisonante nome" , qualche giorno fa al programma "Agorà" disse "ridiamo perchè se dovessimo prendervi sul serio dovreste essere arrestati tutti" e poi aggiungeva con viso idiota "l'Italia è una e indivisibile". Certo , come no, "una e indivisibile"....magari nella sua farneticante fantasia, magari in quel pezzo di carta inutile chiamato "Costituzione" , ma non di certo nella realtà concreta!
Questa denigrazione di massa ha il solo scopo di sminuire il sentimento indipendentista non solo Veneto ma di ogni popolo d'Italia. Ma il sistema deve ancora sfoderare la sua arma "vincente".
Nell’impero romano l’imperatore o il Senato acquietava il popolo coi giochi gladiatori nelle varie arene e anfiteatri sparsi su tutto l'Impero. Oggi per distrarre il popolo dai veri problemi la cricca di Roma usa il calcio.
Gli sport sono generalmente spettacoli che nei vari paesi rivestono spesso un ruolo di primo piano nell’informazione e nella vita pubblica. Nell'Italietta unità questo piedistallo di svago e distrazione spetta al calcio. Quest’anno, come molti di voi sanno, si svolgeranno i mondiali in Brasile, dove non ci sarà la squadra “Veneto” o "Due Sicilie" bensì la squadra “Italia”. Tale evento possiede la capacità di richiamare milioni di persone lobotomizzate di fronte allo schermo, a casa e al bar, dagli amici e nelle piazze (probabilmente più che nelle nostre manifestazioni), e non deve essere assolutamente sottovalutato , anzi; vorrei domandare a tutti gli indipendentisti/legittimisti e più in generale a tutti quelli infuriati verso lo Stato italiano: questa estate quando giocherà l’Italia spegnerete la TV? Pensate che il tifo verso la squadra rappresentante questo paese ladro e marcio sino alle fondamenta non avrà ripercussioni sul l’"italianità" di molti ? E nella peggiore delle ipotesi, se tale squadra di cafoni dovesse vincere o comunque raggiungere un buon risultato, come si evolverà l’attuale ondata di consensi indipendentisti?
Certo, chi è poco lucido non può comprendere come i mondiali alle porte siano, per tutti noi, un vero e proprio cavallo di Troia che però entrerà nelle nostre terre grazie alle emittenti TV del sistema.
In definitiva , ogni indipendentista e legittimista deve stare attento più che mai a ciò che legge e a ciò che vede e sente tramite la TV e le radio. E' utile che ognuno di noi faccia anche il possibile affinché più persone comprendano dove sta la ragione e dove il torto. Bisogna accentuare la battaglia contro lo Stato unitario non solo in Veneto ma ovunque! Il governo di Roma ha palesemente dimostrato l'intenzione di soffocare ogni tentativo indipendentista ; che esso sia perseguito con manifestazioni o attraverso la rete.
Tutti coloro i quali ingenuamente (?) ancora pensano che la così detta "via democratica" condurrà all'indipendenza del Vento come di qualsiasi altro Stato d'Italia , dovrebbero aprire gli occhi, farsi coraggio e prendere coscienza del fatto che tale fantomatica via non condurrà mai ad una indipendenza! Al massimo , se vogliamo esagerare , come frutto avrà uno staterello satellite costretto comunque ad una politica in linea all'attuale stato di cose.
Comunicato del Presidente e fondatore A.L.T.A.
Amedeo Bellizzi
Biella, venerdì 11/04/2014.