mercoledì 2 aprile 2014

La guerra degli ottant'anni: una guerra contro l'eresia e la Rivoluzione.



Le  Spagne (in Europa e nel Mediterraneo)
attorno al 1580. In verde chiaro sono evidenziati
 i Paesi Bassi.
La guerra degli ottant'anni, o rivolta olandese o rivolta dei Paesi Bassi, è stata fatta passare dalla solita storiografia mendace come una ribellione delle "Province Unite" contro un fantomatico "dominio oppressore spagnolo". Essa in realtà è una tappa della Rivoluzione che ha condotto al declino dell'Europa Cristiana , una guerra  generata dall'odio figlio dell'eresia  che si tramutò in un conflitto durato dal 1568  al 1648, quando la rottura con la Civiltà Cristiana si palesò con l'indipendenza delle protestanti Province Unite  sancita dalla nefasta  Pace di Vestfalia.
Il conflitto fu uno dei tanti colpi che la Cattolicissima Spagna , Spada in difesa della Santa Madre  Chiesa di Roma , subì per opera dei nemici della Verità (eretici protestanti)  che attacco dopo attacco la condussero ad un progressivo e triste declino sullo scenario politico e istituzionale vedendo al contempo il sorgere un nuovo stato eretico e rivoluzionario , la Repubblica delle Sette Province Unite, che, in alleanza con l'Inghilterra anglicana , complotto dopo complotto, rivoluzione dopo rivoluzione ,  sarebbe presto divenuta una delle potenze mondiali del XVII e XVIII secolo, diffondendo il pensiero rivoluzionario/sovversivo in campo commerciale, scientifico e culturale.
Per comprendere tutto ciò bisogna conoscere la verità su questi avvenimenti  che coprirono lo spazio temporale di quasi un secolo.


Situazione dei Paesi Bassi tra XV e XVI secolo.



Carlo il Temerario
Carlo il Temerario.
I Paesi Bassi entrarono legittimamente a far parte, nel corso del XV secolo, dei territori dei duchi di Borgogna. In seguito alla morte in guerra del Duca Carlo I il Temerario nel 1477, il quale aveva solo una figlia , Maria , nata nel 1457 e andata in sposa all'Imperatore Massimiliano I del Sacro Romano Impero, le terre ad egli soggette subirono uno sfaldamento. Secondo discendenza l'area dei Paesi Bassi passò sotto il governo degli Asburgo. Proprio in quest'area, a Gand, nacque il 24 febbraio 1500 Carlo d'Asburgo (futuro Carlo V del Sacro Romano Impero), figlio di Filippo I di Castiglia e nipote della figlia di Carlo I il Temerario,  Maria di Borgogna.  Nel 1506 egli divenne  titolare dei domini asburgici nella regione. Carlo, allevato ed educato nei Paesi Bassi, conosceva varie lingue, tra cui l'olandese. Riunificò confederalmente  sotto il suo governo vasti territori dell'Europa centrale, le Spagne (comprese quelle d'oltreoceano), creando un Impero Cattolico di dimensioni planetarie.

I Paesi Bassi, e specialmente le Fiandre, sotto il governo asburgico videro accrescere le proprie ricchezza grazie ai fiorenti commerci che li interessavano, costituendo uno dei gioielli del dominio asburgico in Europa. La "frammentazione" territoriale dei domini di Carlo V, tuttavia, ne rendeva difficile  la difesa sia esterna che interna. Ciò divenne un problema rilevante quando il Sacro Romano Impero dovette difendersi dalle mire espansionistiche della Francia e l'Impero Ottomano nel XVI secolo, e in seguito contro i guerrafondai Protestanti che infettarono l'Impero stesso; tali sforzi bellici richiedevano grandi quantità di denaro, e i Paesi Bassi, per la loro ricchezza, divennero una delle principali fonti dell'approvvigionamento  fiscale dell'Impero per la guerra contro l'eresia e l'ingordigia di potenze esterne .
Con il diffondersi dell'eresia e della sovversione d'essa figlia , i Paesi Bassi furono sottoposti ad una progressiva centralizzazione amministrativa per accrescere le misure di prevenzione contro il cancro del secolo XVI (il Protestantesimo); tale politica, nonostante fu il frutto dell'aggravarsi delle situazioni socio-culturali-religiose , urtava contro la tradizionale autonomia di governo e gestione economica che erano in vigore nella zona fin dal Medioevo, e che veniva esercitata in particolar modo dalla piccola nobiltà e dai mercanti, gli stessi che , guidati dall'orgoglio e dalla sete di potere, si fecero irretire dalle farneticazioni dell'eresia protestante e dai nemici del Sacro Romano Impero e le Spagne (In particolar modo dall'Inghilterra).


Carlo V del Sacro Romano Impero.
Le classi economiche più attive composte da quei nobili e borghesi fatti porta bandiera della sovversione, sfruttò in modo machiavellico la situazione venutasi a creare per generare tensione all'interno di quelli stessi territori. Per tamponare questa situazione sovversiva , nella città di Utrecht nel 1528, Carlo V rimpiazzò l'avverso consiglio delle gilde che governava la città , il quale era divenuto apertamente filo-protestante e nemico dell'Impero, con uno Statolder fedele e Cattolico cui vennero affidate le incombenze secolari per tutta la provincia della città, togliendole all'Arcivescovo di Utrecht; anch'egli di simpatie protestanti. Venne costruita la fortezza di Vredenburg, allo scopo di proteggere il territorio e la città stessa di Utrecht dal protestante Duca di Gheldria . In seguito a tale politica, al tempo del governo di Maria d'Asburgo, dal 1531 al 1555, la nobiltà caduta nell'eresia e i tradizionali detentori del potere nelle città , anch'essi scesi nei meandri della sovversione, erano stati saggiamente allontanati e sostituiti da giuristi fedeli e Cattolici di nomina asburgica nel Consiglio di Stato.
L'eresia protestante trovò largo seguito nell'Europa settentrionale; in particolare, nella regione settentrionale dei Paesi Bassi, si diffuse l'eresia calvinista. Dopo alcuni iniziali tentativi di estirpazione , le autorità locali decisero di attenersi ad una deleteria politica di tolleranza, che in ogni caso favorì l'aggravarsi della situazione nella regione. Sia Carlo V, sia in special modo suo figlio Filippo II di Spagna, sovrani Cattolici ,  erano consapevoli del fatto che era  loro preciso dovere morale combattere, per quanto possibile, quella che non era  nient'altro che un'eresia , un veleno da debellare. E' bene sottolineare che la diffusione dell'eresia  calvinista  in Olanda fu il fattore chiave dello scoppio del conflitto.


La rivolta dei Paesi Bassi (1555-1572).


S.M.C. Filippo II di Spagna.
Nel 1556 Carlo V abdicò, dividendo i suoi domini tra il fratello Ferdinando (che divenne Ferdinando I del Sacro Romano Impero),  e il figlio Filippo, divenuto  Re  Filippo II di Spagna ; i Paesi Bassi rientrarono nei possedimenti di quest'ultimo. Mentre Carlo V  tentò una politica di conciliazione con la nobiltà protestante  e sovversiva, Filippo II , Cattolico intransigente , non accettò nessun compromesso , anche se ciò significava il temporaneo arresto delle tradizioni secolari di autogoverno dei Paesi Bassi.
Filippo II , allo scopo di costituire un governo dei Paesi Bassi fedele al governo legittimo di Madrid, pose diversi membri dell'alta nobiltà cattolica locale nell'organo di governo della regione, gli Stati Generali; inoltre nominò capo degli Stati Generali il suo fedele confidente Antoine Perrenot de Granvella, nominando Reggente la sorellastra Margherita d'Austria .
Tuttavia, già a partire dal 1558, le speranze di Filippo II furono deluse, in quanto gli Stati Generali, pregni di agenti sovversivi,  cominciarono a  sollevare una serie di obiezioni e proteste riguardo alla politica di Madrid, chiedendo anche il ritiro delle Regie truppe spagnole dalla regione. Ulteriori interventi da parte del governo centrale incontrarono una crescente opposizione da parte della nobiltà e borghesia locale, diretta in particolar modo verso Granvelle, particolarmente odiato per la sua politica in difesa della Cattolica religione in opposizione all'eresia protestante ; si ebbero varie petizioni per la sua rimozione dall'incarico da parte della nobiltà locale protestante  , e alcuni dei più influenti nobili dei Paesi Bassi, tutti caduti nel baratro dell'eresia, tra cui il Conte di Egmont, il Conte di Horne e Guglielmo d'Orange, quest'ultimo particolarmente ambizioso, decisero di ritirarsi dagli Stati Generali fino a quando Granvelle non fosse stato richiamato.
Nel 1564 Granvelle fu ritirato, ma sorse una nuova crisi quando, alla fine dello stesso anno, la solita cricca di nobili richiese a Filippo di adottare una politica più "conciliare" verso il  crescente diffondersi dell'eresia  protestante; Filippo II dichiarò che l'unica risposta possibile da parte del governo di Madrid e di un Principe Cattolico era quella di proseguire con le misure anti-protestanti, il che provocò ancora una volta il ritiro della cricca protestante di nobili dagli Stati Generali e le proteste innescate da questi nelle città di Bergen e Meghem, nonché un inasprimento degli scontri per opera degli eretici contro i Cattolici.


Margherita d'Austria
Margherita d'Austria.
Nel 1566 una lega di 400 tra nobili e ricchi mercanti protestanti presentò alla reggente Margherita una petizione, detta Compromesso di Breda, per ottenere maggiore "movimento socio-politico"; in tale occasione uno dei consiglieri di Margherita, l'integerrimo Conte Charles de Berlaymont, chiamò i rimostranti "pezzenti" ("gueux"), appellativo che essi, come dei vittimisti,  assunsero subito come proprio distintivo.

La situazione nei Paesi Bassi si fece sempre più difficile, a causa di vari fattori: oltre alla sempre presente ostilità dei leader calvinisti nei confronti del legittimo governo Cattolico, si aggiunsero nel 1565 le difficoltà dovute ad un raccolto particolarmente scarso, difficoltà aggravate l'anno successivo dallo scoppio della Guerra nordica dei sette anni, in seguito alla quale l'importante mercato scandinavo vide di molto ridotti i profitti.
La situazione precipitò all'inizio di agosto del 1566, quando scoppiarono una serie di rivolte fomentate dalla cricca sovversiva  nelle principali città calviniste; il movimento assunse connotati iconoclastici, e si verificarono episodi di assalto alle chiese Cattoliche con lo scopo di distruggere le immagini dei santi, viste dagli eretici calvinisti come idoli (Beeldenstorm). In realtà il numero di immagini distrutte fu piuttosto esiguo dato che la popolazione cattolica difese le chiese dall'odio degli eretici sacrificando anche la propria vita. L'episodio suscitò reazioni contrastanti all'interno della classe dirigente olandese: mentre il furbo Guglielmo d'Orange ed altri nobili si opposero al movimento iconoclasta, altri notabili sovversivi, tra i quali Enrico di Brederode, diedero il proprio supporto.


Ritratto del Duca d'Alba, Tiziano.
Filippo II si accorse ben presto che la situazione si stava irrimediabilmente aggravando ; il governo legittimo non ebbe altra scelta che inviare il grande condottiero  Fernando Álvarez de Toledo, Duca d'Alba, alla testa di 10.000 soldati , con lo scopo di arrestare la sovversione. Il Duca d'Alba fu spinto dalle circostanze a ricorrere  a misure decise , nominando un tribunale speciale, il "Consiglio dei torbidi" ("Raad van Beroerten"), allo scopo di giudicare equamente e condannare chiunque si fosse opposto al governo legittimo ; ben presto molti membri della nobiltà protestante dei Paesi Bassi furono coinvolti nell'operazione di ristabilimento dell'ordine . Il caso più conosciuto fu quello dei fuggitivi conti di Egmont e Horne: il Duca d'Alba chiese alla reggente Margherita di indurli a fare ritorno (Margherita vedendo il declinare della situazione avrebbe poi rinunciato all'incarico nel settembre del 1567), rei di alto tradimento; essi furono equamente giudicati e condannati venendo giustiziati nella Grand Place di Bruxelles.

In realtà Egmont ed Horne erano due nobili , passatemi il termine, "cattoliberali" compromessi con i sovversivi protestanti. Comunque,  il tribunale continuò nella sua attività di riordino in modo irreprensibile. Il Duca d'Alba venne soprannominato  "Duca di Ferro". Ma egli , severo e rigido nel comportamento, aveva favorito l'inasprirsi dell'élite protestante/sovversiva fino ad un punto di non ritorno.

L'anno 1568 vide il deciso intervento del ricco e ambizioso Guglielmo d'Orange, che assunse di fatto la guida del movimento sovversivo. Guglielmo era Statolder delle province di Olanda, Zelanda e Utrecht, nonché margravio di Anversa, ed era il più influente tra i firmatari del Compromesso di Breda; all'arrivo del Duca d'Alba egli si era rifugiato come un coniglio presso il padre della moglie, Augusto I di Sassonia, e tutti i suoi possedimenti nei Paesi Bassi erano stati sequestrati  dal legittimo governo.


Guglielmo I
Guglielmo I d'Orange.
Guglielmo , rimasto in contatto con gli altri esponenti sovversivi, ritornò per tentare di allontanare il Duca d'Alba; egli vedeva questo tentativo come un'astuta  possibilità di aggraziarsi Filippo II,  facendo  passare il tutto come un atto di lealtà e riconciliazione, in quanto, egli pensava, con l'allontanamento del Duca d'Alba, il Re sarebbe stato convinto che il controllo della regione fosse cosa fatta. Nonostante ciò, in vari opuscoli e in lettere sobillatrici dirette ai propri alleati, Guglielmo ribadì il concetto, relativista protestante,  secondo cui se un sovrano non avesse rispettato i diritti e i privilegi dei propri sudditi (anche se questi andavano contro la Chiesa di Cristo e l'ordine legittimo), questi avrebbero avuto il "diritto di recedere dal loro giuramento di obbedienza". Un ragionamento tanto astuto che a stento non si arriva alla palese conclusione che Guglielmo puntava ad accrescere il suo potere.
Le intenzioni sovversive di Guglielmo puntavano ad attaccare i Paesi Bassi da più direzioni: il suo piano prevedeva un'invasione proveniente dal Sacro Romano Impero  da parte di alcuni contingenti guidati dai propri fratelli (protestanti), mentre le truppe ugonotte avrebbero intrapreso un attacco da sud. Il 23 aprile 1568 i sovversivi furono battuti nella Battaglia di Rheindalen, vicino a Roermond, ma ottennero una fortunosa vittoria nella Battaglia di Heiligerlee del 23 maggio, data che spesso viene considerata come inizio della guerra. Nonostante questa irrisoria vittoria, la campagna sovversiva si rivelò fallimentare, in quanto Guglielmo, avendo dovuto pagare profumatamente i suoi mercenari,  rimase a corto di fondi e le sue armate, non pagate, si dispersero, mentre quelle dei suoi alleati venivano distrutte dalle gloriose forze del Duca d'Alba. Guglielmo rimase comunque il leader riconosciuto della sovversione dei Paesi Bassi contro il governo legittimo.



La scintilla della Rivoluzione si riaccende (1572-1585).


Fernando Álvarez de Toledo, Duca d'Alba,
ritratto di Anthonis Mor.
Intorno al 1570 la Spagna era impegnata militarmente su più fronti: oltre a dovere affrontare il sempre presente problema della guerra di corsa della marina Inglese (protestante) nell'Atlantico, il Mediterraneo era sede di un conflitto con i maomettano dell'Impero ottomano che limitava fortemente la disponibilità di truppe e fondi da impiegare in altri teatri come quello dei Paesi Bassi; nonostante ciò, la situazione in quest'ultima regione pareva essere stata stabilizzata in maniera soddisfacente.
Tale relativa calma fu purtroppo provvisoria: nel mese di marzo del 1569, proprio per finanziare i crescenti sforzi militari, il Duca d'Alba propose l'introduzione di una tassa del 10% , rivolta ai ceti abbienti dei Paesi Bassi, su tutte le compravendite tranne quelle di beni fondiari; tale proposta fu respinta dall'élite degli  Stati, e si trovò invece un compromesso , ma, nel 1571, il Duca decise di procedere comunque con l'introduzione della tassa, senza curarsi troppo dei capricci dei soliti facinorosi . Questa azione fece accrescere il già  florido odio di questi ultimi e il supporto alla sovversione arrivò anche da coloro che ancora si nascondevano indecisi sulla posizione da prendere ribelli. La popolazione protestante fu aizzata contro il governo legittimo , ed i sovversivi riuscirono  anche ad irretire una piccola parte di  Cattolici.


Elisabetta I d'Inghilterra.
Un'incisiva  svolta avvenne il 1º marzo del 1572, quando l'eretica e scomunicata  Elisabetta I d'Inghilterra, con un diabolico temporeggiamento,   vietò ai "pezzenti d'acqua", come venivano chiamati i corsari olandesi protestanti che agivano contro la Spagna al soldo della stessa Inghilterra , di utilizzare i porti inglesi come basi operative; il leader dei pezzenti, Lumley, decise di occupare una base permanente sulla costa dei Paesi Bassi e, inaspettatamente, riuscì ad occupare la città di Brielle, che non aveva alcuna guarnigione; in modo analogo venne occupata anche Flessinga. In tal modo essi avevano guadagnato importanti basi strategiche, e tali avvenimenti vennero considerati dall'élite sovversiva dei Paesi Bassi come un segnale per dare nuovamente inizio alla rivolta.
Molte delle più importanti città in Olanda e Zelanda, dove risiedevano e comandavano gli stessi capi della rivolta,  divennero capisaldi della Rivoluzione , con l'eccezione di Amsterdam e Middelburg, che rimasero fedeli al governo legittimo fino al 1578. Capo della sovversione fu subito nominato Guglielmo d'Orange, nominato Statolder di Olanda, Zelanda, Frisia e Utrecht in un congresso di congiurati a Dordrecht nel luglio del 1572; egli si trasferì a Delft e da qui iniziò a coordinare gli attacchi olandesi, in base ad un accordo secondo cui il potere sarebbe stato diviso  tra Guglielmo e gli Stati Generali.
La ripresa di quello che era un vero e proprio atto rivoluzionario  fece tuttavia emergere i primi segni di una seria spaccatura nel fronte dei ribelli: da un lato una parte di eretici calvinisti militanti premeva per continuare la guerra contro il legittimo governo di Filippo II e diffondere la loro eresia  a tutti i Paesi Bassi; dall'altro lato, una parte cattolica intendeva rimanere leale all'amministrazione spagnola di Bruxelles a patto che essa restaurasse i tradizionali privilegi . Tra le due fazioni opposte si situava la maggioranza della popolazione cattolica, non schierata nei disordini, che rimaneva fedele al governo legittimo . Guglielmo, che cercava di tenere unite queste fazioni, diede via via più supporto ai calvinisti, che costituivano la punta di lancia della ribellione.


Luis de Requesnes.
Nel 1573 il Duca d'Alba venne sostituito dal più mite Luis de Requesnes, che tentò di attuare una politica di conciliazione con i sovversivi , ma morì nel 1575 senza essere riuscito a raggiungere il suo scopo; al suo posto venne nominato Don Giovanni d'Austria. Nel frattempo la Spagna , a causa degli attacchi che da più parti le giungevano, attraversava gravi difficoltà finanziarie, e nel 1575 dichiarò bancarotta; la mancanza di fondi provocò tra le truppe spagnole alcuni casi di ammutinamenti e nel novembre del 1576 i soldati senza controllo assaltarono e saccheggiarono la città di Anversa, provocando circa 8.000 vittime. Questo avvenimento, utilizzato dai capi della sovversione come manifesto di propaganda intitolato  "furia spagnola" , gli aiutò a cementare la ribellione nelle province dei Paesi Bassi .
Si giunse così, l'8 novembre 1576, alla firma dell'Unione di Gand, in cui le province dei Paesi Bassi si accordarono per il mantenimento di una malsana tolleranza religiosa e per il proseguimento comune della lotta contro i soldati ammutinati presenti nella regione. Va comunque sottolineato che,  le province cattoliche del sud di fatto non aderirono alla sovversione richiedendo soltanto la restaurazione dei tradizionali privilegi amministrativi rimanendo formalmente leali al legittimo governo di Madrid.


File:2984.b.jpg
Alessandro Farnese, terzo Duca di Parma e Piacenza,
quarto Duca di Castro.
Nel 1578 venne nominato governatore dei Paesi Bassi Alessandro Farnese, giunto poco tempo prima con nuove truppe per aiutare Don Giovanni, che morì nello stesso anno. Alessandro Farnese si dimostrò un grande  avversario per Guglielmo d'Orange, sia dal punto di vista militare che diplomatico. Egli aveva individuato le sostanziali differenze e divisioni esistenti nel fronte sovversivo, che contrapponevano gli eretici calvinisti ai cattolici e i fiamminghi ai valloni, e saggiamente decise di sedere al tavolo delle trattative con le province cattoliche meridionali avverse all'eresia del calvinismo militante delle province settentrionali; con una efficace opera diplomatica riuscì a riportare le province meridionali completamente in seno al legittimo governo , e il 6 gennaio 1579 una parte delle province meridionali, corrispondente alla regione oggi denominata "Fiandre Valloni", firmò l'Unione di Arras, in cui ribadivano la propria lealtà al legittimo governo di Filippo II. In risposta a questo trattato, il 23 gennaio, Guglielmo unì le province settentrionali nell'Unione di Utrecht, cui aderirono anche alcune città meridionali filo-protestanti come Bruges, Gand, Anversa e Bruxelles. Le 17 province dei Paesi Bassi erano, a tutti gli effetti, divise in una parte meridionale fedele al legittimo governo di  Spagna e in una settentrionale in piena sovversione.


Le Unioni di Utrecht (azzurro)
e di Arras (giallo).
Dopo la scissione dei Paesi Bassi, la parte sovversiva (settentrionale) si rivolse all'eretica  Elisabetta I d'Inghilterra per chiederle di assumere il ruolo di sovrana; la furba Elisabetta, nonostante favorisse la causa dei sovversivi e fosse ostile alla Cattolicissima Spagna (sarebbe infatti scoppiata a breve la guerra anglo-spagnola del 1585), era timorosa a intervenire nella questione , anche a causa del recente scotto seguito al Trattato di Hampton Court con gli Ugonotti francesi, che aveva visto il tradimento di questi ultimi e l'umiliazione inglese. Per questo, pur continuando a supportare la causa olandese con il denaro rubato dalle navi spagnole, rifiutò l'offerta.
Gli Stati Generali dei Paesi Bassi si rivolsero allora al fratello minore del Re di Francia, Francesco Ercole di Valois, Duca d'Alençon, che accettò, ponendo la condizione che gli Stati Generali sciogliessero ogni legame con Filippo II. Per questo, nel 1581, fu siglato l'infame Atto di abiura, con cui gli Stati Generali meschinamente accusarono Filippo II di non aveva svolto i propri doveri di sovrano nei confronti dei sudditi olandesi, e per ciò si ritennero sciolti dal giuramento di fedeltà nei suoi confronti. Il Duca d'Alençon trovò tuttavia seri problemi in Olanda: non era affatto benvoluto dalla cricca che aveva organizzato il tutto, ed egli stesso era contrariato dagli scarsi poteri che gli venivano accordati dal dispotismo degli  Stati Generali. Dopo alcuni tentativi di guadagnare potere con azioni militari contro le città controllate dai nobili più recalcitranti, egli prese la decisione di rinunciare al rivoluzionario trono, abbandonando l'Olanda nel 1583.
Poiché l'eretica Elisabetta I d'Inghilterra, timorosa delle conseguenze, continuava a non essere disposta ad assumere il ruolo di sovrana, gli Stati Generali decisero di strutturare le province ribelli come una repubblica aristocratica; nasceva così, tra i disordini della Rivoluzione, la Repubblica delle Sette Province Unite.

Immediatamente dopo la proclamazione dell'infame Atto di abiura, Filippo II inviò nuove truppe per riportare  le Province Unite in seno all'ordine del governo legittimo, ormai sprofondate nella sovversione senza controllo. Guidati da Alessandro Farnese, i soldati delle Spagne riconquistarono quasi totalmente le Fiandre e il Brabante, nonché vaste aree delle province nord-orientali, ripristinando la religione Cattolica in quelle aree dove la peste protestante aveva attecchito. Si verificarono a questo punto due avvenimenti cruciali per il proseguimento del conflitto: il 10 luglio 1584 l'ambizioso Guglielmo d'Orange fu assassinato da un suo compagno di sovversione fatto passare poi come un sostenitore di Filippo II ; l'anno successivo, 1585, la più grande città dei Paesi Bassi, Anversa, ritrovò l'ordine per mano delle Regie truppe, provocando una massiccia fuga degli eretici e sovversivi verso nord (secondo una leggenda nera propagandata dalla solita storiografia mendace , tra 1560 al 1590 la popolazione di Anversa passò da 100.000 abitanti a circa 42.000: ma secondo recenti e sagge revisioni il numero della deplezione degli abitanti di Anversa fu assai minore).
A questo punto la divisione dei Paesi Bassi divenne estremamente netta: nella parte settentrionale, governata dalle Province Unite, la popolazione venne convertita a forza, e per la quasi totalità,  all'eresia  calvinista; nella parte meridionale ancora leale al governo legittimo , al contrario, il cattolicesimo trionfava e con esso la Verità, mentre gli eretici  protestanti locali fuggirono verso il nord. Il governo legittimo mantenne nelle aree meridionali un presidio di forze cospicue (tali forze costituirono l'Esercito delle Fiandre), con lo scopo di proteggere l'area da eventuali attacchi da parte delle Province Unite e della Francia ad esse alleata.


L'indipendenza delle sovversive Province Unite (1585-1621).


Robert Dudley, I conte di Leicester.
Le Province Unite erano, nel 1585, in gravi difficoltà, e cercarono aiuti esterni, in modo particolare dalla Francia, fedifraga e in conflitto con la Spagna,  e dall'Inghilterra dominata dall'eresia; Elisabetta la scomunicata, si fece più ardita decidendo  che era giunto il momento di intervenire direttamente nel conflitto, o la causa dell'eresia in Olanda sarebbe stata perduta. Il 20 agosto venne quindi firmato il Trattato di Nonsuch, con il quale l'Inghilterra forniva alle Province Unite uomini e denaro (circa 6.000 uomini e 600.000 fiorini all'anno sequestrati dai forzieri spagnoli), e in cambio esse accettavano quale governatore-generale Robert Dudley, I conte di Leicester.
L'accordo si rivelò però fallimentare: Leicester rivelò scarse doti militari, e provocò seri problemi fomentando il radicalismo calvinista contro i cattolici e i moderati e tentando di assumere più vasto potere scontrandosi con gli Stati Generali e il patriziato locale. Il risultato di tale situazione fu che Leicester, perduto il supporto  della classe dirigente sovversiva olandese, ritornò in Inghilterra rinunciando al governatorato; al suo posto gli Stati Generali posero il figlio di Guglielmo d'Orange, l'altrettanto ambizioso Maurizio di Nassau, con l'incarico di Capitano Generale delle forze olandesi.

L'assunzione del comando da parte di Maurizio di Nassau si rivelò un fattore chiave per le sorti del conflitto: egli rivelò infatti notevoli capacità strategiche. Inoltre gli ultimi quindici anni del XVI secolo videro una serie di gravi difficoltà per le finanze e le armi spagnole asserragliate da svariati nemici: nel 1588 la triste sorte della spedizione dell'Invincibile Armata, costata a Filippo II circa 60 navi e migliaia di uomini, costrinse la Spagna a dare fondo alle proprie casse per ricostituire le proprie forze navali; nel 1595 Enrico IV di Francia, ugonotto convertito al cattolicesimo per il Trono di Francia, dichiarò guerra al Re di Spagna ed essa , impoverita dalla fitta rete di corsari inglesi che infestavano l'Atlantico impedendo alle navi di operare in commerci e rifornimenti dalle Americhe, fu costretta nuovamente a dichiarare  bancarotta. Le speranze olandesi di un crollo economico dell'Impero spagnolo furono tuttavia disattese, perché, una volta che la marina spagnola fu nuovamente in grado di assicurare i collegamenti con in Nuovo Mondo, un abbondante flusso di metalli preziosi dalle Americhe risollevò le sorti di Madrid, consentendo a Filippo II di rinnovare gli sforzi bellici contro i propri nemici inglesi e francesi.
Maurizio di Nassau.
Nel 1598, a seguito del Trattato di Vervins (2 maggio 1598) con la Francia, i Paesi Bassi spagnoli furono ceduti da Filippo II a sua figlia Isabella e a suo marito Alberto d'Austria. Essi trovarono una situazione militare particolarmente sfavorevole in quanto, già da vari anni, il capo della Rivoluzione , Maurizio di Nassau,  aveva intrapreso una metodica campagna di occupazione delle piazzeforti del legittimo governo : la prima a cadere fu Bergen op Zoom, nel 1588, seguita da Breda nel 1590, Zutphen, Deventer, Delfzijl e Nimega (1591), Steenwijk, Coevorden (1592), Geertruidenberg (1593), Groninga (1594), Groenlo, Enschede, Ootmarsum, Oldenzaal (1597) e Grave (1602). Questa campagna di occupazione , svolta totalmente alla periferia delle Province Unite, consentì a queste ultime di godere di un periodo di relativa pace che diede inizio al Secolo d'oro olandese.
Uno dei fattori che contribuirono molto al fiorire nelle Province Unite dei commerci e degli scambi, e conseguentemente all'aumento della ricchezza, fu la posizione strategica occupata dagli olandesi sull'estuario del fiume Schelda, che, bloccando di fatto il traffico del porto di Anversa, favorì enormemente il centro commerciale di Amsterdam, tanto che la classe mercantile olandese cominciò a temere che una eventuale riconquista del sud avrebbe fatto venir meno questa favorevole situazione, permettendo la ripresa di Anversa. Una campagna verso sud decisa dagli Stati Generali fu lanciata nel 1600 contro il parere del Nassau; lo scopo principale di questa spedizione era eliminare il pericolo della flotta spagnola.


File:Slag bij Nieuwpoort.jpg
Maurizio di Nassau alla Battaglia di Neoporto,
 dipinto di Pauwels van Hillegaert

La spedizione provocò uno scontro con le truppe spagnole di stanza lungo la costa, che si risolse nella battaglia di Neoporto del 2 luglio, conclusasi con il trionfo delle armate sovversive . Maurizio di Nassau non poté però proseguire la propria marcia a causa di problemi di rifornimento, e fu costretto a ritirarsi verso nord, rinunciando a occupare Doncherche. I sovversivi olandesi, considerando l'importanza di proteggere i loro commerci marittimi, incrementati nel 1602 dalla fondazione della Compagnia Olandese delle Indie Orientali, decisero di puntare sulla creazione di una potente marina militare in accordo con l'Inghilterra , che si sarebbe rivelata fondamentale nei futuri scontri con la Spagna.

La difficile situazione costrinse i difensori della legittimità e della Cattolica religione  a firmare, nel 1609, una tregua, della durata di dodici anni; durante questo periodo le sovversive Province Unite conobbero un vero e proprio periodo di arricchimento , con un incremento nei commerci e nelle forze militari e una grande fioritura nelle arti: dovuta principalmente all'alleanza con l'Inghilterra e al conseguente indebolimento dell'Impero spagnolo. Questo periodo molto favorevole per il nuovo stato rivoluzionario fu  turbato dalla lotta intestina tra due fazioni politiche e eretiche : da una parte gli Arminiani, moderati, guidati da Johan van Oldenbarnevelt e sostenuti dagli Stati Generali, dall'altra gli intransigenti Gomaristi, supportati da Maurizio di Nassau. La lotta, in cui si inserivano anche le tensioni tra Maurizio e gli Stati Generali per l'esercizio del potere, si conclusero con la vittoria dei Gomaristi, culminata nel 1619 con l'esecuzione di Oldenbarnevelt.


Le fasi finali del conflitto (1621-1648).


Resa di Breda alle truppe spagnole , dipinta da Velázquez.
Quando cominciò ad avvicinarsi il 1621, data di scadenza della tregua, Spagna e Province Unite tentarono di giungere ad una pace permanente, ma due furono i fattori che lo impedirono: da un lato la richiesta di ognuna delle parti che l'altra garantisse libertà di religione (o di eresia) nei suoi territori, dall'altro varie controversie sulle rotte commerciali e gli atti di pirateria. Il risultato fu che le ostilità ripresero, con le truppe Regie che tentavano ancora di riconquistare le sovversive  Province Unite, e gli olandesi che utilizzando la loro potente flotta tentavano di impedire i traffici spagnoli sugli oceani, mentre il conflitto si inseriva nel più ampio contesto della Guerra dei trent'anni.

L'inizio delle ostilità vide le forze spagnole all'offensiva nei Paesi Bassi, anche se un loro tentativo di conquistare la fortezza di Bergen op Zoom, nel 1622, fu respinto. Nel 1624 le forze del valoroso Ambrogio Spinola strinsero d'assedio Breda, costringendola a capitolare l'anno seguente; nel corso dell'assedio morì Maurizio di Nassau, e il comando delle operazioni olandesi passò a suo fratello Federico Enrico d'Orange.

 
Federico Enrico d'Orange
Federico Enrico d'Orange.

La conquista di Breda costituì il culmine dell'offensiva spagnola; da allora, le sorti del conflitto volsero definitivamente a favore delle sovversive Province Unite. Un primo successo olandese si verificò nel 1629, quando Federico Enrico d'Orange occupò la fortezza chiave di 's-Hertogenbosch (in italiano Boscoducale), la più grande e fortificata città del Brabante settentrionale, considerata inespugnabile; la perdita di questa piazzaforte rappresentò un colpo durissimo per le forze spagnole.
Nel 1632 Federico Enrico intraprese la cosiddetta "Marcia sulla Mosa", conquistando Venlo, Roermond e Maastricht, e si preparò quindi a sferrare l'offensiva finale verso le Fiandre; le operazioni di riconquista di Anversa e Bruxelles si rivelarono però fallimentari. In realtà si era venuta a creare una definitiva spaccatura tra le due parti dei Paesi Bassi, settentrionale (protestante) e meridionale (Cattolica), e le forze olandesi trovarono ostilità tra la popolazione Cattolica della parte sotto il legittimo governo spagnolo.
Gli spagnoli fecero un estremo tentativo di riconquistare le posizioni perdute inviando verso le Fiandre una consistente flotta, con a bordo 24.000 uomini circa tra soldati ed equipaggi; le forze spagnole vennero però sconfitte nella decisiva Battaglia delle Dune del 31 ottobre 1639, che segnò una svolta sia per la guerra tra le sovversive Province Unite e Spagna, sia per il dominio spagnolo dei mari.
Il fattore di svolta definitivo della situazione fu rappresentato da un'alleanza stipulata con la Francia di Luigi XIII , che avrebbe permesso alle Province Unite di occupare le regioni meridionali. Tuttavia, una accurata analisi della situazione da parte dei dirigenti olandesi consigliò di non portare a fondo l'offensiva: occupare le Fiandre avrebbe significato dover confinare con una Francia particolarmente potente, nonché rinunciare ai vantaggi derivanti dal blocco di Anversa, che tanto aveva contribuito al fiorire dei porti olandesi; mentre la situazione della Guerra dei trent'anni appariva risolversi sempre più a sfavore degli Asburgo di Spagna, le Province Unite decisero che combattere ancora non avrebbe portato ulteriori vantaggi, e cominciarono ad intavolare trattative di pace.


Mentre nei Paesi Bassi si svolgevano aspri combattimenti, altrettanto duri scontri avevano luogo nei teatri coloniali, dove le Province Unite, sfruttando la loro ormai potente flotta militare e mercantile, sferrarono un'offensiva senza quartiere contro i traffici e le colonie spagnole e portoghesi (allora unite n piena legittimità sotto un solo sovrano). Varie battaglie si svolsero sia nel teatro dell'Oceano Atlantico (in Brasile e nelle Indie Occidentali), sia nel teatro delle Indie Orientali (Macao, Ceylon, Filippine, Formosa).
Localizzazione dell'arcipelago malese
Localizzazione dell'arcipelago malese (o Insulindia).

Nel teatro orientale gli olandesi perseguirono una politica di espansione territoriale e intrapresero una serie di attacchi alle colonie nemiche, specialmente le colonie portoghesi, piuttosto sparse e più facilmente conquistabili; il risultato di tale politica fu che i domini portoghesi in Asia vennero in gran parte conquistati dalle Province Unite, che si assicurarono importanti e ricchi territori specialmente nell'Insulindia.
Nel teatro occidentale, nonostante la formazione della Compagnia Olandese delle Indie Occidentali, le Province Unite infidamente preferirono promuovere la guerra di corsa (anche se controllarono dal 1630 al 1654 la colonia portoghese in Brasile del Pernambuco). Uno dei maggiori successi ottenuti dai corsari  olandesi fu sicuramente la cattura da parte dell'ammiraglio Piet Hein di gran parte della Flotta spagnola delle Indie e del metallo prezioso che trasportava, consentendo a Federico Enrico d'Orange di finanziare la campagna di 's-Hertogenbosch.


La firma della pace e la fine dell'Europa Cristiana (1648).

La ratifica del Trattato di Münster
La ratifica del Trattato di Münster.

Il 30 gennaio 1648, con il Trattato di Münster, venne firmata la pace tra la Spagna e le protestanti Province Unite; il trattato era parte della Pace di Vestfalia, che metteva fine alla Guerra dei trent'anni.
Le clausole del trattato riguardanti i Paesi Bassi stabilivano che le Province Unite erano riconosciute formalmente indipendenti dal dominio spagnolo e mantenevano il possesso di tutti i territori conquistati fino al termine del conflitto. La Repubblica delle Province Unite veniva così ad essere composta da sette province, ovvero Olanda, Zelanda, Utrecht, Gheldria, Overijssel, Frisia e Groninga, governate da propri stati provinciali e da uno Statolder. Nonostante gli Statolder fossero in teoria subordinati agli Stati Generali, in realtà i membri della Casa d'Orange-Nassau assunsero di fatto il ruolo di Statolder ereditari di Olanda e Zelanda; questa situazione avrebbe in futuro portato a uno scontro per il potere tra gli Orange e gli Stati Generali (sovversione nella sovversione). Alle sette province si aggiungevano i cosiddetti "territori delle generalità", corrispondenti ai territori di confine conquistati nelle fasi finali del conflitto, e consistenti nel Brabante settentrionale, nelle Fiandre zelandesi e nella regione attorno a Maastricht.
La pace così ottenuta non sarebbe stata duratura per la Repubblica delle Province Unite: terminato il quasi secolare conflitto con la Spagna, il suo alleato contro il Cattolicesimo e l'ordine legittimo , ovvero l'Inghilterra, divenne il nemico; la Prima guerra anglo-olandese sarebbe scoppiata soltanto quattro anni dopo la Pace di Vestfalia, nel 1652.

Dal 1517 al 1648 , da Lutero a Munster , l'"Europa moderna" cresce e la Cristianità agonizza: questi centotrentun anni costituiscono la nascita della civiltà europea per come la conosciamo oggi ed il tramonto della Civiltà Cristiana. Ma come abbiamo visto non fu facile né privo di lotte il trionfo della Rivoluzione . Cioè dell'"Europa moderna".


File:Felipe IV armado (Prado).jpg
S.M.C. Filippo IV di Spagna.

La Spagna, difensore della Chiesa di Cristo (Cattolica), però,  non aveva aderito all'iniqua Pace di Vestfalia nella sua totalità , e riuscì a occupare il porto di Dunkerque, nelle Fiandre. Ma il Cardinale Mazzarino si alleò con la scismatica Inghilterra, promettendole, in caso di vittoria, Dunkerque e la Giamaica; l'esercito francese, al comando del maresciallo di Francia Henri de La Tour d'Auvergne, visconte di Turenne, riuscì a sconfiggere nella battaglia delle Dune, presso Dunkerque (14 giugno 1658), gli spagnoli guidati dal Gran Condé. Filippo IV di Spagna  fu costretto così a firmare la Pace dei Pirenei (1659), che segnò un duro e fatale colpo per gli Asburgo di Spagna.

Il paragrafo 52 dell'articolo V dell'iniquo  trattato di pace, denominato Itio in partes, consiste nell'eliminazione della religione come elemento centrale dei conflitti politici, separando dunque il campo religioso da quello statale , apprendo la strada al concetto corrotto dello "stato moderno" :
(LA)
« In causis religionis omnibusque aliis negotiis, ubi status tamquam unum corpus considerari nequeunt, ut etiam catholicis et Augustanae confessionis statibus in duas partes euntibus, sola amicabilis compositio lites dirimat, non attenta votorum pluralitate. Quod vero ad pluraritatem votorum in materia collectarum attinet, cum res haec in presenti congressu decidi nn potuerit, ad proxima comitia remissa est. »
(IT)
« Nelle faccende religiose e in tutti gli altri affari, dove non si può considerare lo stato come un unico corpo, come anche negli stati di confessione cattolica e augustea che si dividono in due parti, un solo accordo divida la lite, senza badare alla pluralità di voti. Ciò che invece si basa sulla pluralità di voti, nelle faccende che riguardano tutti quanti, poiché non è stato possibile decidere questa cosa nel presente incontro, è rimandato ai prossimi incontri. »
PopeInnocentX.jpg
Papa Innocenzo X.















 S.S. Innocenzo X si oppose immediatamente alla  sovversiva  Pace di Vestfalia . I Principi Cattolici i quali avrebbero dovuto seguire il saggio giudizio del Pontefice, interessati al mantenimento del loro potere e sempre più distaccati da quella fratellanza dello spirito di fede che aveva reso grande la Civiltà Cristiana nella sua epoca d'oro,  si coalizzarono per isolare il Pontefice dalle questioni politiche delicate che si andavano delineando. La Pace di Vestfalia divise la Cristianità in maniera ufficiale. Da quel momento in poi l'eresia protestante aveva la possibilità di spargere il dubbio, di mettere in dubbio anche a livello sociale la Verità.

 
Di seguito riporto la denuncia di Innocenzo X nei riguardi della  Pace di Vestfalia datata in Roma 20 novembre 1648:
 
 
 
 
« Mossi dallo zelo per la famiglia di Dio che continuamente riempie il nostro cuore, ci siamo dedicati con cura particolare al mantenimento dell'integrità della fede ortodossa e della dignità ed autorità della Chiesa cattolica, affinché i diritti della medesima, di cui siamo stati eletti difensori da Nostro Signore, non soffrano alcun danno da parte di coloro che ricercano il proprio vantaggio piuttosto che la gloria di Dio, ed affinché non si sia accusati di negligenza nel compito di governo, che ci è stato affidato, quando dovremo rispondere della nostra condotta al Giudice Supremo. Così non è stato senza vivo dolore che abbiamo appreso come da vari articoli, tanto della pace concordata separatamente a Osnabrück il 6 di agosto dell’anno 1648 tra il nostro carissimo figlio in Cristo, Ferdinando Re dei Romani, imperatore eletto, ed i suoi alleati e seguaci da una parte e gli svedesi ed i loro alleati e seguaci dall'altra, quanto della pace conclusa a Münster in Vestfalia il 24 ottobre dello stesso anno 1648 tra il detto Ferdinando, Re dei Romani, Imperatore eletto, ed i suoi alleati e seguaci da una parte ed il nostro carissimo figlio in Gesù Cristo, Luigi cristianissimo re di Francia, pure con i suoi alleati e seguaci dall'altra, sia stato recato gravissimo alla religione cattolica, alla devozione divina, alla Sede Apostolica e romana ed alle chiese minori ed agli ordini ecclesiastici, come pure alla loro giurisdizione, potere, immunità, franchigia, libertà, esenzioni, privilegi, affari, possedimenti e diritti.
Poiché per vari articoli, sia di ambedue, sia di uno solo di questi trattati di pace, sono stati abbandonati in perpetuo agli eretici ed ai loro successori tra le altre cose i possedimenti ecclesiastici, da essi in altro tempo occupati e agli eretici, seguaci della cosiddetta confessione di Augusta, viene concessa la libera pratica della loro eresia in vari luoghi, a loro vengono assegnati luoghi, su cui costruire templi a tal proposito; sono stati ammessi con i cattolici agli uffizi, cariche pubbliche e ad arcivescovati, vescovati ed altri benefizi e dignità ecclesiastici ed alla partecipazione nelle "preghiere principali", ossia il particolare privilegio imperiale di assegnare un limitato numero di canoni ai capitoli in Germania che la Santa Sede aveva concesso allo stesso Ferdinando, Re dei Romani, imperatore eletto; sono state soppresse nei possedimenti ecclesiastici della suddetta confessione di Augusta le annate, gli iura palatii, le confermazioni, i primi redditi papali e tutti i simili privilegi e riserve; la conferma delle elezioni o candidature dei cosiddetti arcivescovi, vescovi o prelati della medesima confessione è stata trasferita al potere secolare; innumeri arcivescovati, vescovati, monasteri, parrocchie, balivati, commende, canoniche ed altri benefìzi ecclesiastici e possedimenti della Chiesa sono stati concessi a principi eretici e ai loro successori in feudo perpetuo, col titolo di una dignità secolare e la soppressione della loro designazione ecclesiastica; è stato decretato che contro questa pace o alcuno dei suoi articoli non debba essere citata, applicata o riconosciuta alcuna delle leggi canoniche o civili, generali o particolari, dei decreti conciliari, regole di ordini religiosi, giuramenti, o concordati con i pontefici romani, od alcuno degli altri ecclesiastici o politici statuti, decreti, dispense, assoluzioni od altre obiezioni; il numero di sette elettori dell'Impero, precedentemente ratificato dall'apostolica autorità, è stato accresciuto senza il nostro consenso e quello della suddetta Sede, e l'ottavo elettorato è stato creato a favore di Carlo Luigi, conte palatino del regno, eretico; e sono state decretate molte altre cose spiacevoli da riferire, assai pregiudizievoli e dannose alla religione ortodossa ed alla suddetta Sede di Roma, alle chiese minori e ad altri menzionati sopra.
Tutto ciò è stato compiuto nonostante il nostro venerabile fratello Fabio, vescovo di Nardo, nunzio straordinario nostro e della Santa Sede nella terra del Reno e nella bassa Germania, abbia protestato pubblicamente a nome nostro e della suddetta Sede a seguito di nostre istituzioni, e questi articoli sono stati temerariamente redatti da persone, che non ne avevano la potestà; sono perciò senza valore, nulli, ingiusti e come tali devono essere da tutti considerati; è legalmente manifesto che qualsiasi accordo o disposizione riguardante materie ecclesiastiche, stabilito senza il consenso della Sede suddetta, è nullo e senza alcun effetto o validità.
Nondimeno, desiderando un rimedio maggiormente efficace per la rettifica di tutto quanto sopra stabilito, desiderando realizzare ciò secondo l'obbligo dell'ufficio pastorale affidatoci dall'alto, e considerando che il preciso significato e i termini delle condizioni di ambedue i trattati di pace e di tutto quanto è in essi compreso, sono ampiamente e sufficientemente espressi e contenuti nel nostro presente documento, come pure il significato e i termini di altre cose vi sono logicamente espressi e compresi, come se lo fossero parola per parola, noi, di nostra propria volontà, per nostra certa conoscenza e matura riflessione e per la pienezza dell'apostolico potere, stabiliamo e dichiariamo col presente documento che i suddetti articoli di questi trattati, singolarmente e complessivamente, ed ogni altra cosa contenuta in detti trattati, che sia offensiva o rechi il più piccolo pregiudizio, o che potrebbe dirsi, capirsi, immaginarsi o considerarsi in qualche modo dannosa o molesta, alla religione cattolica, alla devozione divina, alla salvezza delle anime, alla detta Sede Apostolica romana, a chiese minori, ordini e domini ecclesiastici ed alle loro persone, membri ed affari, possedimenti, giurisdizione, autorità, immunità, libertà, privilegi, prerogative e diritti di ogni genere, con tutto quanto è derivato o potrà derivare da essi, sono e saranno legalmente ed in perpetuo nulli, di nessun valore, non validi, perversi, ingiusti, condannati, riprovati, vani e senza alcuna forza od effetto e che nessuno è tenuto ad osservarli, singolarmente o complessivamente, anche nel caso fossero rafforzati da giuramenti, e che nessuno ha potuto o potrà acquistare o reclamare per se stesso in nessun momento sulla loro base alcun diritto o carica o titolo valido o diritto prescrittivo, anche se il possesso durasse per lungo ed immemorabile tempo senza alcuna interruzione, né le sue richieste hanno alcun fondamento nella legge, così che esse dovranno essere per sempre considerate, come se non esistessero o non fossero mai state formulate ed approvate. Inoltre, per maggiore precauzione, finché sarà necessario, noi, per la suddetta volontà, conoscenza, deliberazione e pienezza di potere, condanniamo, riproviamo, estinguiamo, annulliamo e priviamo di ogni forza ed effetto i detti articoli e tutto quanto di pregiudizievole è stato sopra stabilito, e protestiamo contro di loro e dichiariamo la loro nullità agli occhi di Dio. E per quanto è necessario, ripristiniamo, ristabiliamo e reintegriamo completamente tutto quanto concerne tali materie, la Sede Apostolica romana, le chiese minori, e tutti i luoghi sacri ed il clero nel loro primitivo ed integro stato, nella stessa posizione in cui si trovavano prima di detto decreto e di qualsiasi altro accordo, trattato o convenzione, precedentemente concordato o richiesto in alcun modo o luogo, riguardante le materie summenzionate.
Noi decretiamo pure che, nel caso in cui le persone summenzionate ed altre, egualmente degne di particolare menzione e designazione, aventi interessi o pretese nelle cose suddette od in alcuna di esse, non avranno consentito al presente decreto, né saranno state chiamate, citate od ascoltate, come pure se fosse obiettato che le questioni così come riferite non erano state sufficientemente esaminate e verificate od altrimenti giustificate, questo documento con tutto quanto esso contiene, non potrà mai ed in nessun caso essere contestato, invalidato, annullato o revocato con mezzi legali o polemici, contestato per legge, od incolpato di ingiustificabili aggiunte, omissioni, nullità od invalidità, o di difetto della nostra intenzione, o di ogni altro difetto di sostanza ora imprevedibile, per quanto grave possa essere, o di ogni altra obiezione, che nasca dal campo legale o pratico, dalla costituzione o dalla tradizione, sotto qualsiasi pretesto, scusa, ragione o motivo che si possa immaginare; ma che esso è e sarà in perpetuo valido, saldo ed effettivo, e che estenderà ed otterrà pieno e completo effetto e sarà per il futuro inviolabilmente osservato da tutti coloro cui si riferisca o si riferirà in alcun modo per qualsiasi cosa.
E così e non altrimenti dovranno sempre giudicare e decidere in tal senso in questa materia e nelle altre summenzionate, i giudici ordinali e gli uditori delegati del palazzo apostolico, come pure i cardinali della Santa Chiesa romana, i legati a latere ed i nunzi della stessa Sede e tutti gli altri, qualsiasi autorità esercitino al presente; noi neghiamo a ciascuno ed a ognuno di essi il diritto ed il potere di giudicare, dichiarare od interpretare altrimenti, dichiarando nulla e senza valore qualsiasi cosa proclamata contro il presente decreto, per proposito od ignoranza, da qualsiasi persona od autorità.
Nonostante le summenzionate e tutte le altre costituzioni e decreti apostolici, generali e speciali, inclusi quelli proclamati nei concili generali, e nonostante pure, per quanto è necessario, la regola nostra e della Cancelleria apostolica de non tollendo iure quaesito, e la costituzione di papa Pio IV di felice memoria, nostro predecessore, riguardante le prerogative concernenti qualsiasi interesse della Camera apostolica, che
potrebbero essere presentate e registrate nella stessa Camera entro il tempo stabilito da quella costituzione, così che non sarebbe necessario presentare e registrare nella stessa Camera il presente annuncio; nonostante anche tutte le leggi imperiali e municipali e tutti gli statuti, usanze e costumi, che pur datassero da tempi immemorabili, privilegi, indulti, concessioni e lettere apostoliche, rafforzate con giuramento o con apostolica conferma, o con altra garanzia, e concesse ad ogni e qualsiasi luogo o persona, che goda della dignità Imperiale o regia, o di qualsiasi altra dignità ecclesiastica o secolare, e designate in altre particolari guise, che richiedano una particolare interpretazione, come pure tutti i decreti simili concessi motuproprio. per conoscenza, deliberazione e pienezza di potere, anche in concistoro sotto qualsiasi tenore e forma, con qualsiasi eccezione, e altre clausole più efficaci ed insolite, e decreti di annullamento, e insomma concessi, editi, fatti, e spesso e ripetutamente confermati, approvati e rinnovati in opposizione alle deliberazioni suddette; da tutti questi e da ciascuno di essi, e da tutti gli altri contrari, qualunque siano, noi deroghiamo e vogliamo che si deroghi; specialmente ed espressamente, perché sì effettuino le deliberazioni suddette; anche se, per una sufficiente deroga, si debba fare una particolare, speciale e singola menzione, parola per parola, di essi e dei loro punti, e non con clausole generali dello stesso effetto, o una qualunque altra esposizione, o si debba per questo seguire un'altra insolita forma. Tuttavia li consideriamo come se fossero pienamente e sufficientemente espressi e contenuti in questo scritto, quasi inseritivi parola per parola e ne conservino la forma. Vogliamo che alle copie di questo documento, trascritte o stampate, con la firma di un notaio pubblico e il sigillo di una autorità ecclesiastica, dovunque e presso ogni popolo si presti la stessa fede, sia in giudizio che extragiudizialmente, che si presterebbe, se il presente documento venisse esposto o mostrato nell'originale.

Dato a Roma in Santa Maria Maggiore con il sigillo del Pescatore il 20 novembre dell'anno 1648 quinto del nostro Pontificato. »
 
 
Nota bene: E' giusto sottolineare che nessun pontefice riconobbe la Pace di Vestfalia e le condizioni in essa contenute.

Altre conseguenze.



Repubblica delle Sette Province Unite - Mappa
La Repubblica delle Sette Province Unite.

I Paesi Bassi erano, prima del conflitto, una delle regioni più ricche d'Europa; nonostante mantenessero questa caratteristica anche dopo il conflitto, si verificò nella regione una sostanziale spaccatura, politica, culturale ed economica: la protestante Repubblica delle Province Unite, nell'eresia calvinista, conobbe , tramite una serie di atti pirateschi , uno straordinario periodo di fioritura economica; la regione meridionale Cattolica (corrispondente all'incirca all'odierno Belgio), pur rimanendo un'area economicamente florida, soffocata dalla politica delle Province Unite , conobbe un sostanziale declino, il cui maggior sintomo fu lo spostamento dell'asse dei commerci da Anversa ad Amsterdam, causato appunto dalla politica meschina del nuovo e rivoluzionario stato.
La divisione dei Paesi Bassi si rivelò definitiva: all'inizio del XIX secolo il tentativo di riunificare la regione sotto il dominio protestante olandese provocò nel 1830 la rivolta della parte Cattolica e la nascita del Regno del Belgio.


Le Spagne nel 1598.
██ Territori di competenza del Consiglio di Castiglia
██ Territori di competenza del Consiglio d'Aragona
██ Territori di competenza del Consiglio del Portogallo
██ Territori di competenza del Consiglio d'Italia
██ Territori di competenza del Consiglio delle Indie
██ Territori di competenza del Consiglio delle Fiandre

La Guerra degli ottant'anni si rivelò un conflitto estremamente dispendioso per l'Impero spagnolo, sia per la durata che per le caratteristiche stesse della lotta, aggravate dai problemi di rifornimento  verso i Paesi Bassi e dal continuo logoramento della marina spagnola lungo tutte le rotte oceaniche (dovuti alla guerra di corsa). Impegnata, oltre che nel conflitto con le Province Unite, in guerre con l'Impero Ottomano, l'Inghilterra e la Francia, la Spagna da sola non possedeva risorse finanziarie sufficienti per sostenere gli sforzi bellici, neppure con il flusso di metalli preziosi provenienti dalle Americhe.
La necessità di riconquistare le province perdute fu alla fine uno dei motivi che indussero la Spagna ad intervenire attivamente nella Guerra dei trent'anni e nella conseguente lotta contro il Regno di Francia; con la perdita delle Province Unite, del Portogallo e con la sconfitta sancita dalla Pace dei Pirenei, tramontava definitivamente l'Europa Cristiana e si affacciava l'"Europa moderna".


File:Contemporary German print depicting Charles Is beheading.jpg
Il regicidio di Carlo I d'Inghilterra.

La sovversione olandese contro il legittimo governo fu sancita in modo netto dall'infame Atto di abiura, che insisteva sul fatto secondo cui Filippo II fosse venuto meno ai suoi doveri di sovrano; il concetto di legittimità per diritto divino del sovrano subiva così un primo  colpo da parte della Rivoluzione, che sarebbe stato seguito pochi anni dopo dall'altrettanto significativa e criminoso regicidio  di Carlo I d'Inghilterra.






Fonti:

"La Monarchia Tradizionale" di Francisco Elias  De Tejada.

  • Roberto Lenti, "I Paesi Bassi verso il «secolo d'oro» nelle relazioni di osservatori stranieri", COEDIT
  • Geoffrey Parker, "La Rivoluzione Militare", ed. Il Mulino, ISBN 88-15-10782-7
  • Geoffrey Parker, "La Guerra dei trent'anni", ed. Vita e Pensiero, ISBN 88-343-2536-2
  • In lingua inglese
    • Pieter Geyl (1932), "The Revolt of the Netherlands, 1555-1609", Williams & Norgate, UK.
    • Pieter Geyl (1936), "The Netherlands Divided, 1609-1648", Williams & Norgate, UK.
    • Jonathan I. Israel (1998), "The Dutch Republic. Its Rise, Greatness, and Fall 1477-1806", Clarendon Press, Oxford, ISBN 0-19-820734-4.
    • Geoffrey Parker (1977), "The Dutch revolt", Penguin books, London


    Scritto da:

    Presidente e fondatore A.L.T.A. Amedeo Bellizzi.