Il Vaticano risponde alle numerose e documentate confutazioni alla teologia di Karol Wojtyla (Giovanni Paolo II) con la canonizzazione del soggetto. Partiamo da 2 dati inoppugnabili: 1) La canonizzazione implica certamente l'infallibilità della Prima Sede, in quanto esalta, con una dichiarazione solenne pronunciata dalla Cattedra, un culto diocesano (locale), a culto universale, dunque lo presenta solennemente ed universalmente alla Chiesa, ecc... Insegna, solennemente ed universalmente, in virtù dell'autorità conferita da Cristo a san Pietro ed ai suoi successori, che la vita del soggetto e la sua dottrina (su questioni di fede e costume) sono una via sicura per ottenere la salvezza, pertanto il santo è da imitare, la sua è una dottrina perfettamente ortodossa. Tutto è già stato ampiamente dimostrato; 2) Fra le tante e rumorose voci di dissenso contro la teologia di Karol Wojtyla (Giovanni Paolo II), spicca, addirittura, una dichiarazione di Sede vacante del 25 febbraio 1982. Fra le motivazioni enunciate in detta dichiarazione, si legge: Giovanni Paolo II regna come “Papa,” [celebrando una] “Messa,” che non piace a Dio, ci sono molte altre cose che Dio rigetta: per esempio, i cambiamenti nel rito di ordinazione dei preti, di consacrazione dei vescovi, e nei sacramenti della Cresima ed Estrema Unzione. Inoltre, i “preti” ora professano: 1) il modernismo; 2) il falso ecumenismo; 3) l’adorazione [o culto] dell’uomo; 4) la libertà di abbracciare una qualsiasi religione; 5) il rifiuto di condannare le eresie e di espellere gli eretici. [...] Pertanto, in quanto vescovo della Chiesa Cattolica Romana, giudico che la Cattedra della Chiesa Cattolica Romana è vacante.
Ma chi è Karol Wojtyla (Giovanni Paolo II)? Io credo che lo si potrebbe anche dire l’ultima “vedette” del secolo, polverizzando tutti i record di popolarità. Fu il tratto, certo, più evidente del suo Pontificato: una immensa folla ad ogni suo passaggio, con osanna e alleluja alla sua persona, per cui mi sembrano sprecate tutte le iperboli, come superstar, superdivo, ayatollah, ecc. Non poteva perciò non suscitare meraviglia un Papa che parla, che guarda, che tocca, che saluta da leader, che portava la sottana, un Papa sciatore, che scendeva a sci uniti e magari anche su pendii ghiacciati; un Papa che si mise il cappello d’alpino, che cantava canzoni profane, che scalava le montagne; un Papa, quindi, complesso e poeta, in uno stile da essere persino chiamato un personaggio plateale con tendenze teatrali, comunque sempre contro corrente per la sua irriducibile avversione ad adeguarsi ai tradizionali comportamenti esteriori, sì da aver posto fine alla grandiosità delle udienze generali, cantando e ballando anche in pubblico, mescolandosi alle folle d’ogni continente, e scambiando la solitudine dei tempi andati con la sua personale partecipazione ai lavori quotidiani degli uomini.
Certo, questo è solo un aspetto del suo Pontificato, che, però, come ha scritto finanche Gianni Baget Bozzo, “questo spettacolo di massa non giova a nulla e a nessuno. I viaggi permanenti, la molteplicità degli interventi, paiono coprire un immobilismo sostanziale, e il Papa è sempre più visto come l’autore di una restaurazione dal volto umano, graduale”. Quindi, lo si potrebbe anche dire un “seduttore”, ma non certo come lo fu Cristo! Se molti fecero solo elogi a Wojtyla, molti altri, invece, presero le distanze dalla sua azione, coperta di ombre, sì da lasciare perplessi, come la sua incapacità di distinguere tra ciò che è dogma di Fede e ciò che è, invece, una contingenza storica; un Papa delle beatificazioni contestate; un Papa che, persino secondo Hans Küng, è il più contraddittorio del ventesimo secolo; un Papa il cui “dialogo” inter-religioso lo fece entrare in una moschea e lo rese apertissimo alle altre religioni; un Papa che fece riavvicinare ebrei e cattolici e che andò, persino, a deporre al “Muro del pianto” la preghiera del perdono, ecc..
Per questo apparve a molti come un “riformatore”, un “restauratore”, non vedendo che, invece, Wojtyla tradiva, a poco a poco, la Tradizione cattolica, seguendo i consigli di infedeli collaboratori di marchio modernista e progressista. Ed eccolo a scomunicare l’Arcivescovo Lefebvre, dimentico di quello che disse San Paolo: «se anche un Angelo imponesse un altro Vangelo, diverso da quello che Lui predicava, non lo si deve ubbidire». Comunque, perché non punì né scomunicò mai altri ecclesiastici sfacciatamente e spregiudicatamente ribelli a Cristo, nello scrivere e approvare Catechismi eretici, e perché lasciò, sulle cattedre delle università cattoliche e dei Seminari, teologi che negavano la divinità di Cristo, che sfalsavano la Sacra Scrittura, che negavano la Verginità di Maria SS. e che insegnavano tante altre eresie? E perché ha firmato Concordati che non proteggevano più la Chiesa, la Religione cattolica, i valori cristiani, e che mettevano alla pari tutte le religioni sì da potersi chiamare “Stati atei”? E che dire della sua “eresia di Assisi”, di quella “preghiera comunitaria”, cioè con i rappresentanti di tutte le religioni false, togliendo, così, il Primato della Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, Madre e Maestra di tutte le anime e mettendo in difficoltà i Missionari nell’evangelizzazione dei popoli, i quali, oggi, non possono più, praticamente, difendere la Religione cattolica perché messa alla pari delle altre, alle quali ha riconosciuto gli stessi valori di fede?.. E non fu, forse, grave anche la sua andata in “Sinagoga” e nella “chiesa luterana”? Forse che gli ebrei non sono ancora ostinati a non riconoscere Gesù Cristo come Dio e come Messia? Forse che essi non perseguitano più la Chiesa di Cristo? Forse che Gesù non fu sempre severo con essi, da non mai dialogare con loro? Forse che Gesù non ha detto:«chi non è con Me, è contro di Me»?
Gravissima colpa fu anche l’aver dato permesso ai vari Episcopati di poter dare la “Comunione sulla mano”, permettendo, così, una vera grave profanazione della Santa Eucarestia, togliendole il doveroso rispetto che tanti Papi avevano cercato di aumentare lungo tutti i secoli della Chiesa! Dopo questo nostro abbozzo dell’uomo e Papa Giovanni Paolo II, sulle sue direttrici del suo Pontificato, è doveroso ammettere che Egli, alla sua morte, ha lasciato in eredità al Cattolicesimo una Chiesa sicuramente diversa da quella che gli era stata affidata il 16 ottobre 1978. È chiaro, allora, che Giovanni Paolo II fu contrario al “passato”, alla Tradizione della Chiesa, al lavoro fatto dai suoi predecessori. Egli, cioè, lavorò in senso contrario da trasformare la fissità del soglio pontificio in una Sede mobile e itinerante da un capo all’altro del mondo. Vien da chiedersi, perciò, se sia possibile immaginare un “altro” Wojtyla che non sia quel permanente palcoscenico mediatico, acclamato dalle folle delle Americhe, dell’Africa, dell’Asia, della vecchia Europa e della sua stessa Polonia, così che da ogni punto della terra, tutti hanno potuto vedere da vicino, attraverso i potenti zoom della TV satellite, i gesti delle sue mani, gli occhi corruscati, il volto contratto, il sorriso raro e quasi sfuggente, il tremito del Parkinson, il malato e il convalescente alla finestra dell’ospedale, i grandiosi gesti ecumenici, inter-religiosi, pacifisti, il “mea culpa” del 12 marzo 2000, al “Muro del pianto”, ecc.. Un Pontificato, il suo, lungo e contradditorio che, per conoscerlo, abbiamo dato spazio ad uno svariato numero di “casi” che fanno balzare fuori, in tutta verità, l’altro Wojtyla.
Karol Wojtyla, figlio del maestro sarto Maciej e di Anna, nato il 18 luglio 1879 a Lipnik presso la città di Bielsko Biala. Sarto, dal 1900 sottufficiale nell’esercito austriaco, poi tenente in quello polacco, a riposo dal 1927. La madre Emilia Kaczorowska, figlia del bastaio Feliks (rivestimenti per carrozze) e di Maria Anna; nata il 26 marzo 1884. Il fratello Edmund, nato il 27 agosto 1906 a Cracovia; medico, esercita presso l’ospedale Powszechny di Bielsko. KAROL JÓZEF WOJTYLA 1920 (18 maggio) Nasce a Wadowice (Kraków), in Polonia. (20 giugno) Viene battezzato dal cappellano militare, p. Franciszek Zak. Vive con i genitori a Wadowice, all’indirizzo Rynek 2 (oggi via Koscielna 7, int. 4). 1926 (15 settembre) Inizia a frequentare la Scuola Elementare, e poi il Pro-ginnasio “Marcin Wadowita”. Durante tutto il corso degli studi ottiene ottimi giudizi. 1929 (13 aprile) Muore la madre. 1930 (Giugno). Viene ammesso al Ginnasio Statale “Marcin Wadowita”. 1932 (5 dicembre) Muore il fratello Edmund. 1933 (14 giugno) Termina la III Ginnasio. 1934 (1934-1938) Prime recite teatrali nel teatro scolastico di Wadowice. Nel periodo ginnasiale è presidente del Sodalizio Mariano. Agli stessi anni risale il suo primo pellegrinaggio a Czêstochowa. 1935 (Settembre) Partecipa alle esercitazioni dei reparti dell’Addestramento Militare a Hermanice. (14 dicembre) Ammesso al Sodalizio Mariano. 1938 (Maggio) Riceve il Sacramento della Cresima. (14 maggio) Esame di maturità. (22 giugno) Inoltra la domanda di ammissione alla Facoltà di Filosofia (indirizzo Filologia polacca) della Università Jagellonica a Cracovia. (Estate) Col padre si trasferisce a Cracovia (Via Tyniecka 10). (Anno accademico 1938-39) Mentre frequenta i corsi universitari, s’iscrive allo “Studio 38”, circolo teatrale fondato da Tadeusz Kudliñski. 1939 (6 febbraio) Entra nel Sodalizio degli Studenti Universitari dell’Università Jagellonica (sezione eucaristica e caritativa). (Luglio) Campo di formazione sociale della Legione Universitaria a Ozomla, presso Sadowa Wiszna, per studenti polacchi e ucraini. (1° settembre) Scoppia la II guerra mondiale. (2 novembre) Si iscrive al II anno di corso in Lettere e Filosofia.
1940 (Febbraio) Conosce Jan Tyranowski, sarto, uomo di profonda spiritualità, formatosi alla scuola carmelitana. Introdusse Wojtyla agli scritti di Giovanni della Croce e Teresa d’Avila. In questo periodo prende avvio il teatro clandestino diretto da Tadeusz Kudliñski. (1° novembre) È impiegato in qualità di carpentiere nelle cave di pietra a Zakrzówek, presso Cracovia. Evita, così, la deportazione e i lavori forzati nel Terzo Reich germanico. 1941 (18 febbraio) Muore il padre. (Agosto) Accoglie in casa la famiglia di Mieczyslaw Kotlarczyk, fondatore del teatro della parola viva (Rapsodyczny). (1° novembre) Prima rappresentazione teatrale di Król Duch (Spirito regale), di Juliusz Slowacki. 1941 (18 febbraio) Grazie all’interessaneto della sua amica fidata e insegnate di francese, Jadwiga Lawaj, amica di Henryk Kulakowski Presidente della divisione polacca dell’impero Solvay, Wojtyla inizia a lavorare come carpentiere in una cava. 1942 (Primavera) Viene trasferito dalla cava alla fabbrica Solvay, e vive in un villaggio residenziale con stipendio, dottore, biblioteca, palestra e garanzia di poter superare indenne la guerra. (Ottobre) Inizia a frequentare corsi clandestini della Facoltà di Teologia dell’Università Jagellonica come Seminarista dell’Arcidiocesi di Cracovia. 1943 (Marzo) Prima del “Samuel Zborowski” di Juliusz Slowacki, Karol Wojtyla interpreta la parte del protagonista. È la sua ultima comparsa sulle scene teatrali (clandestine che si svolgevano nelle case del gruppo di amici). (Anno accademico 1943-44) II anno di studi teologici. Continua il suo lavoro alla Solvay. 1944 (29 febbraio-12 marzo) Investito da un’automobile, è ricoverato in ospedale. (Agosto) L’Arcivescovo Adam Stefan Sapieha lo trasferisce, insieme ad altri seminaristi “clandestini”, nel Palazzo dell’Arcivescovado. Vi rimarrà fino alla fine della guerra. Continua gli studi. Interrompe i contatti con la Solvay. (9 novembre) Tonsura. (17 dicembre) Prende i due primi ordini minori. 1945 (18 gennaio) L’Armata Rossa libera Cracovia dai nazisti. (Anno Accademico 1944-1945) III anno di studi teologici nella Facoltà Teologica dell’Università Jagellonica. (9 aprile) Viene eletto vicepresidente dell’organizzazione studentesca “Bratnia Pomoc” (“Soccorso Fraterno”) dell’Università Jagellonica. Vi resta fino al mese di maggio del 1946. (Anno Accademico 1945-1946) IV anno di studi teologici. (12 dicembre) Prende gli altri due ordini minori. 1946 (13 ottobre) Suddiaconato. (20 ottobre) Diaconato. (1° novembre) È ordinato sacerdote. Come nelle precedenti occasioni, riceve gli ordini sacri dalle mani dell’Arcivescovo Metropolita Adam Sapieha, nella sua cappella privata. (2 novembre) Celebra la S. Messa Novella nella Cripta di San Leonardo a Wavel. (15 novembre) Prosegue gli studi a Roma. (26 novembre) Si iscrive all’Angelicum. (15 novembre-fine dicembre) Alloggia presso i Pallottini in Via Pettinari a Roma. (Ultimi di dicembre) Con don Starowieyski, alloggia nel Pontificio Collegio Belga in Via Quirinale 26. 1947 (3 luglio) Supera l’esame di licenza in teologia. (Estate) Con don Starowieyski compie un viaggio in Francia, Belgio ed Olanda. Nei pressi di Charleroi svolge attività pastorale tra gli operai polacchi. 1948 (14 giugno) Sostiene l’esame per l’ammissione al Dottorato. Il Cardinale Sapieha lo mandò a Roma per proseguire gli studi, all’Angelicum. Ma c’era, allora, a Rettore dell’Università, il grande teologo e scritturista Padre Garrigou-Lagrange, gigante del tomismo; ma Wojtyla non aderiva a quell’insegnamento, non era la filosofia che egli voleva, quella esistenziale, moderna, specie quella di Kant. Perciò, la sua tesi di dottorato, “La fede secondo S. Giovanni della Croce”, fu criticata e bocciata da Lagrange, perché era quella dei modernisti che sostenevano che la Fede si fonda sull’esperienza personale. Perciò, non accettato per il dottorato, Wojtyla dovette ritornare a Cracovia, alla sua università, dove venne accettato e promosso. 1950 Hanno inizio le sue pubblicazioni.
1951 (1° settembre- fino 1953) L’Arcivescovo Baziak lo mette in aspettativa perché possa prepararsi all’esame di abilitazione alla docenza universitaria. Fin qui aveva svolto l’attività pastorale per gli studenti universitari (in S. Floriano) e per i lavoratori della Sanità. 1953 (Dall’ottobre) Insegna “Etica sociale cattolica” alla Facoltà Teologica dell’Università Jagellonica. (1° dicembre) Colloquio di abilitazione alla docenza. (3 dicembre) Conferenza di abilitazione alla docenza, con approvazione della tesi “Valutazione delle possibilità di costruire l’etica cristiana sulla base del sistema di Max Scheler”. 1954 Abolita la Facoltà di Teologia dell’Università Jagellonica, viene organizzata la Facoltà teologica presso il seminario di Cracovia, dove continua la docenza; insegna pure all’Università Cattolica di Lublino come professore incaricato. 1956 (Dal 1° dicembre) È sostituto ufficiale del Professore titolare e impiegato di ruolo dell’Università Cattolica di Lublino. 1957 (15 novembre) La Commissione Centrale di Qualificazio approva la sua nomina a libero docente. 1958 (4 luglio) Viene nominato Vescovo Ausiliare dell’Arcivescovo di Cracovia Mons. Eugeniusz Baziak. (28 settembre) Viene consacrato Vescovo nella Cattedrale di Wavel. 1960 (Gennaio) La dissertazione di abilitazione alla docenza di K. Wojtyla viene pubblicata dalla Società delle Scienze (TowarzystWojtyla Naukowe) dell’Università Cattolica di Lublino: “Valutazione delle possibilità di costruire l’etica cristiana sulla base del sistema di Max Scheler”. (Durante l’anno) Prima edizione di “Amore e responsabilità” (ed. Da TNKUL). 1962 (15 aprile) È cooptato nella Commissione Episcopale per l’insegnamento. (16 luglio) Dopo la morte dell’arcivescovo Baziak, è eletto vicario capitolare. (5 ottobre) Partecipa ai lavori del Concilio Vaticano II, prima Sessione (11 ottobre - 8 dicembre). 1963 (6 ottobre-4 dicembre) Partecipa ai lavori della II Sessione del Concilio Vaticano II. (5-15 dicembre) Pellegrinaggio in Terra Santa con alcuni Vescovi di diverse nazionalità presenti al Concilio. (30 dicembre) È designato Arcivescovo Metropolita di Cracovia con l’approvazione dell’ideologo comunista e Presidente del Parlamento polacco, Zenon Kliszko. 1964 (13 gennaio) Data della Bolla papale che lo nomina Arcivescovo Metropolita di Cracovia. (8 marzo) Insediamento ufficiale nella Cattedrale del Wavel. (10 settembre) Parte per la III Sessione del Concilio (14 settembre-21 novembre); conclusasi questa si reca in pellegrinaggio in Terra Santa, restandovi due settimane.
1965 (31 gennaio-6 aprile) Partecipa ai lavori sullo schema XIII della Gaudium et spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo (Ariccia 31 gennaio-6 febbraio; Roma 8-13 febbraio; Roma 29 marzo-6 aprile). (14 settembre-8 dicembre) IV Sessione e conclusione del Concilio Vaticano II. (18 novembre) Lettera di riconciliazione dei vescovi polacchi ai vescovi tedeschi, contenente le famose parole: «Perdoniamo e chiediamo perdono». 1966 (29 dicembre) Viene costituita la Commissione Episcopale polacca per l’Apostolato dei Laici. L’Arcivescovo Wojtyla ne è presidente. (Durante l’anno) Presenzia alle numerose celebrazioni del Millennio della Polonia. 1967 (13-20 aprile) Partecipa alla prima riunione del Consilium pro Laicis. (29 maggio) Paolo VI annuncia il Concistoro. Tra gli eletti al cardinalato vi è il nome di Karol Wojtyla. (21 giugno) Parte per il Concistoro. (28 giugno) Paolo VI crea Cardinale Wojtyla nella Cappella Sistina col Titolo di S. Cesareo in Palatio. (29 settembre-29 ottobre) Prima Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Il Cardinale Wojtyla non vi si reca in segno di solidarietà col Primate, cui non è stato concesso il passaporto. (29 ottobre) Riceve solennemente la cornice dell’effigie della Madonna Nera di Czêstochowa nell’Arcidiocesi di Cracovia. La Sacra Immagine non c’era, era stata bloccata dalle autorità a Czêstochowa. 1968 (18 febbraio) Prende possesso della Chiesa titolare di S. Cesareo in Palatio a Roma. (25 settembre) Visita “Ad Limina”. (15 dicembre) Si conclude la “peregrinatio” della Vergine Maria all’Arcidiocesi di Cracovia. Il Cardinale Wojtyla ha presenziato alle cerimonie corrispondenti in 120 parrocchie. 1969 (10 gennaio) È registrato residente nell’Arcivescovado in Via Franciszkanska 3. Fino a quel momento aveva continuato ad abitare nel vecchio alloggio di Via Kanonicza 22. (28 febbraio) Durante la visita alla parrocchia del Corpus Domini fa visita alla Comunità Israelitica e alla Sinagoga del quartiere Kazimierz di Cracovia. (15 marzo) Approvazione dello Statuto della Conferenza Episcopale; il Cardinale Wojtyla è Vicepresidente della Conferenza. partecipa alla prima Assemblea Generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi, come Membro di nomina pontificia. (Dicembre) La Società Teologica Polacca (PTT) di Cracovia pubblica “Persona e azione” (Osoba i czyn). 1970 (5 aprile) Consacrazione dei Vescovi ausiliari Stanislaw Smolenski e Albin Malysiak. (27 maggio-2 giugno) Pellegrinaggio a Roma di Sacerdoti polacchi ex prigionieri a Dachau. (29 maggio) Celebra a San Pietro la Messa con i sacerdoti polacchi in occasione del 50° di sacerdozio di Paolo VI. (30 maggio) Partecipa alla Messa di Paolo VI. Udienza in occasione delle celebrazioni del 50° anniversario di sacerdozio del Papa. (Durante l’anno) Effettua alcuni viaggi pastorali in varie nazioni d’Europa. 1971 (8 gennaio) Convoca la Commissione Preparatoria del Sinodo dell’Arcidiocesi di Cracovia. (Primavera) Elabora, e quindi pubblica nel bollettino diocesano “Notificationes”, il progetto per l’indizione di un Sinodo Diocesano. (27 settembre) Parte per la II Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (30 settembre-6 novembre). (5 ottobre) Viene eletto al Consiglio della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi. (17 ottobre) Partecipa alla beatificazione di Padre Massimiliano Kolbe. 1972 (8 maggio) Apertura del Sinodo dell’Arcidiocesi di Cracovia. (Durante l’anno) Esce “Alle basi del rinnovamento. Studio sull’attuazione del Concilio Vaticano II”, edito dalla PTT.
1973 (2-9 marzo) Partecipa al Congresso Eucaristico in Australia. Sosta anche a Manila (Filippine) e in Nuova Guinea. (Maggio) Compie un viaggio in Belgio. (30 giugno) Prima riunione della Commissione di esperti del Sinodo Diocesano. Presiede il Card. Wojtyla. (26 settembre-5 ottobre) Visita “Ad Limina”. (5 ottobre) In udienza da Paolo VI. (Novembre) Viaggio in Francia (Paris; Chamonix; Annecy). 1974 (17-25 aprile) Partecipa, in Italia, al Congresso indetto per il VII Centenario di S. Tommaso. Il 23 aprile vi svolge una relazione. (28 giugno) Partecipa, a Roma, alle celebrazioni dell’anniversario della incoronazione di Paolo VI e della consacrazione del Vescovo Andrzej Maria Deskur. (27 settembre-26 ottobre) III Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Il Card. Wojtyla è relatore della parte dottrinale. (1-3 novembre) Visita a San Giovanni Rotondo. Vi era stato la prima volta durante gli anni di studio e aveva incontrato Padre Pio. 1975 (8-9 febbraio) Convocata per iniziativa del Cardinale, a Cracovia si tiene la I Assemblea Nazionale dei medici e dei teologi. (27 febbraio) Svolge una relazione (Partecipation ou alienation?) al seminario di studio internazionale di fenomenologia di Friburgo. (3-8 marzo) Prima riunione del nuovo Consiglio della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi. (8 maggio) IV Assemblea generale del Sinodo di Cracovia. (19 settembre) Parte in viaggio per la Repubblica Democratica Tedesca. (1° dicembre) Su invito del Card. Colombo, tiene una conferenza all’Ambrosiana di Milano sul tema: «I diritti della persona umana alla luce del recente Sinodo dei Vescovi». 1976 (7-13 marzo) Predica gli esercizi in Vaticano, alla presenza di Paolo VI (le meditazioni saranno poi raccolte nel volume Segno di contraddizione). Torna a Cracovia il 16 marzo. (27 marzo) Convegno all’Università Gregoriana di Roma. Tiene la prolusione sulla fenomenologia dell’azione. (1 aprile) Svolge due relazioni agli Incontri Culturali dell’Angelicum di Roma. (23 luglio-5 settembre) Viaggio pastorale e accademico negli Stati Uniti e in Canada. (8 settembre) Roma, Genova: relazione al Congresso di Filosofia “Teoria-Praxis: un tema umano e cristiano”. (22 novembre) A Roma, il Card. Wojtyla presiede la delegazione polacca al Congresso Internazionale delle Università cattoliche e Facoltà ecclesiastiche sulla preparazione della nuova Costituzione Apostolica per gli studi ecclesiastici. 1977 (7-15 marzo) Partecipa (e in pratica presiede, data l’assenza del Card. Seper) ai lavori della III riunione del Consiglio del Segretariato Generale del Sinodo dei Vescovi. (18 marzo) All’Università del Sacro Cuore di Milano tiene la conferenza “Il problema del costituirsi della cultura attraverso la praxis umana”. (23 giugno) Conferimento del dottorato honoris causa dell’Università Johannes Gutenberg di Mainz. (1 luglio) Conferenza al “Centre du Dialogue” di Parigi; ad Osny, presso Parigi, presiede il Raduno Cattolico dei Polacchi. (30 settembre-29 ottobre) IV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Il 24 ottobre è eletto al Consiglio del Segretariato Generale del Sinodo.
1978 (12-17 marzo) Lavora nella Congregazione dell’Educazione Cattolica. Nello stesso tempo partecipa alla cerimonia di conferimento del pallio all’Arcivescovo Tomálek. (16-19 maggio) Sessione del Consiglio del Segretariato Generale del Sinodo dei Vescovi. (21 giugno) Milano: relazione “Matrimonio e amore” al Congresso CISF (Centro Internazionale Studi Famiglia) indetto in occasione del 10° anniversario della Humanae Vitae. (11-12 agosto) Partecipa alle esequie di Paolo VI. (25 agosto) Inizia il Conclave. (26 agosto) È eletto Papa Giovanni Paolo I (Albino Luciani). (30 agosto) Giovanni Paolo I riceve in udienza i Cardinali; e il Card. Wojtyla anche in udienza privata. Il 3 settembre partecipa alla cerimonia di inaugurazione del pontificato di Giovanni Paolo I. (19-25 settembre) Viaggio nella Repubblica Federale Tedesca col Primate Cardinale Stefan Wyszynski ed i Vescovi Stroba e Rubin. (3-4 ottobre) Parte per i funerali di Papa Giovanni Paolo I e partecipa alle esequie. (14 ottobre) Inizia il Conclave. (16 ottobre 1978 - ore 17.15 circa) Il Cardinale Karol Wojtyla viene eletto Papa. È il 263° Successore di Pietro.
Paolo VI ha inaugurato i viaggi extra-italiani dei Papi, nell’epoca contemporanea, con il suo viaggio in Terra Santa durante il Concilio Vaticano II. L’ultimo Papa che, prima di Paolo VI, è stato fuori dell’Italia è Pio VII (1800-1823), portato da Napoleone Bonaparte in esilio coatto a Fontainebleau, nel giugno del 1812. Giovanni Paolo II, durante il suo pontificato, ha compiuto 247 viaggi, di cui 104 internazionali e 143 in Italia, percorrendo un totale di circa 1.164.000 chilometri, e per un totale di 543 giorni trascorsi all’estero. Quanti miliardi sono stati spesi dal Vaticano per questi viaggi, e per quali scopi e con quali risultati? Il Papa polacco non ha ottenuto alcun reale risultato nell'ambito delle conversioni vere. La sua missione fallimentare di viaggiatore ha provocato solamente grandi scandali ed uno scisma di fatto all'interno della chiesa stessa. Egli ha avallato e condiviso riti e religiosità blasfeme, equiparando tutte le religioni e contravvenedo al Magistero con la pratica di comportamenti in stato ereticale. Le sue missioni hanno avuto una connotazione prettamente diplomatica e mai di reale conversione delle anime, anche perché non ha mai, e dico mai, rappresentato la volontà del Padre, del Figlio e dello spirito Santo. Il Cattolicesimo è religione vera, religione depositaria della vera ed unica Fede e, i comportamenti del Papa Polacco, in odore ereticale, hanno anteposto l'uomo, le ideologie ed il relativismo alla Verità unica ed inequivocabile: "Non avrai altro Dio all'infuori di Me". Ha posato in set fotografici con esponenti dell'Islam, dell'Ebraismo, del Buddismo, delle credenze "da fattucchieri" Tribali, del Comunismo più spietato e del Capitalismo più sfrenato.
Ha avallato, con i suoi comportamenti, tutti quei movimenti e quelle sette ereticali e condannate da duemila anni di Magistero. La Verità unica è nella Tradizione!! Non nella filosofia di un attore polacco. Come i Papi pre-conciliari insegnano e come lo spirito della chiesa insegna, l'unica vera Verità è nella chiesa di Roma e nel Deposito della Fede. Insomma sperpero di miliardi e miliardi finalizzati al solo scopo propagandistico e null'altro. Nessuna conversione, ma solo piazze piene di giovani che, l'indomani mattina, facevano ritrovare quintalate di preservativi. Nessuna conversione, ma solo grande difficoltà nelle migliaia di missionari che, di fatto, sono stati privati della loro secolare e principale missione: convertire gli eretici al Cristianesimo.
Il pensiero di Giovanni Paolo II, nel condurre la Chiesa conciliare, fu quello della filosofia moderna che, dopo Cartesio, ha esasperato l’intelletto sul senso, portando l’oggettivismo della verità alla sua negazione, asserendo che non si può conoscere la realtà in sé (Kant), anche perché la realtà in sé non esiste (Fichte), ma ne esiste solo l’idea. E questo ha portato all’idealismo, al fenomenismo, alla negazione della stessa metafisica, per cui ogni opinione filosofica deve essere rispettata, in quanto la verità non è altro che l’espressione del soggetto. Il pensiero di Karol Wojtyla, in fondo, è questo: esaltando il principio husseriano della conoscenza, è arrivato anch’egli ad ammettere, giustificare, giustificandolo, il sincretismo ecumenico. E questo lo fece per rimpiazzare la Tradizione oggettiva. A questo punto è bene e utile trattare anche degli aspetti di grande interesse, quali possono essere la sua formazione culturale e spirituale e questo perché ogni uomo agisce in base a quello che è (“agere sequitur esse”) e si manifesta, con gli atti, il suo pensiero e la sua cultura. Ora, l’insegnamento di Giovanni Paolo II presenta non pochi aspetti sconcertanti, come, ad esempio, domandarci se e in quale misura, sotto la nozione di “lavoro in senso soggettivo” e di “lavoro in senso oggettivo”, impiegati nella sua enciclica “Laborem exercens”, si possa trovare la riflessione filosofica personale di Wojtyla sui temi del lavoro e della prassi, e in quale senso il suo pensiero filosofico personale si rifletta nell’insegnamento di Giovanni Paolo II. (Cfr. Rocco Buttiglione, “Il pensiero di Karol Wojtyla”, p. 422). Incominciamo allora col ricordare quella frase che Giovanni Paolo Il ebbe a dire: «Cercano di capirmi dal di fuori; ma io posso essere capito solo da dentro».
Per capire l’ideologia di Karol, quindi, bisogna indagare, innanzi tutto, l’ambiente intellettuale di Cracovia di cui fece parte e di cui continuò a circondarsi da Vescovo, da Cardinale e da Papa. La Rivista “Tyggodnik Powszechny”, il settimanale vivace, libero e autorevole al quale il giovane prete Wojtyla collaborò come saggista e poeta, influì, per non dire “formò”, Wojtyla, pur sapendo che quel settimanale non era la tipica rivista clericale polacca. Difatti, i direttori dei Seminari ecclesiastici ne vietavano la lettura agli alunni, perché troppo “aperta”, troppo progressista. Anche per questo il cardinale Wojtyla era guardato, in Polonia, come la bandiera del cattolicesimo molto progressista e quasi anti-tradizionale; un Prelato aitante, sportivo, libero anche nei costumi, che si mostrava in pubblico in pantaloncini corti, in gite con ragazzi e ragazze con la chitarra, che recitava nel “Teatro Rapsodico” con attori intellettuali bohèmiens, che erano tutto fuorché tipi da sacrestia, come Leopold Tyrman, per il suo stile di vita colorito da “play-boy all’americana”, promotore di concerti jazz e rock, nella Polonia sovietizzata, di cultura pop, e che anche negli anni più bui, condusse una sorte di scandalosa “dolce vita” in Polonia. Questo fatto e altri simili, ci fanno porre la domanda: fino a che punto gli ambienti di Tyggodnik hanno manipolato Karol Wojtyla? Si deve notare che, fin dall’inizio, la figura di Wojtyla fu costruita sapientemente dalla stampa e dai media, in contrapposizione al Primate di Varsavia, l’eroico cardinale Wyszynski, irriducibile anti-comunista.
Perciò, si amplificava un presunto conflitto tra i due, Wyszynski come super-conservatore e Wojtyla, invece, come intellettuale aperto, che amava la compagnia delle ragazze, che girava in pantaloni corti, un vero “liberale” e “progressista”. Di fatto, Wojtyla era davvero un Prelato progressista. Anche nel Concilio si segnalò come uno dei più accesi e attivi promotori delle innovazioni, dell’aggiornamento. Un’immagine “liberale” e “avanzata” che veniva di continuo costruita dallo stesso promotore di Wojtyla. Fu per questo, allora, che il cardinale Sapieha gli fece trascorrere, in Francia, un periodo come “prete operaio”? Certo, negli ambienti laici puntavano su di Lui per trasformare la Chiesa, facendole accettare anche la rivoluzione dei costumi.
Questo ci porta a parlare anche della sua passione artistica, la cui formazione fu opera, soprattutto, del prof. Mieczslaw Kotlarczyk, uomo tutto dedito al teatro, e questa sua formazione artistica rimase sempre alla base della sua capacità di comunicare con le folle. Wojtyla, così, amava molto il divertimento popolare; gli piaceva ballare. Due volte al mese prendeva lezioni di ballo nel salone del ginnasio di Wadowice, insieme ai suoi coetanei e coetanee. Karol era incantato di questo ed era il ballerino più ambito dalle ragazze. I suoi balli preferiti erano la polonaise, la mazurca, il valzer e il tango. La casa di Wojtyla, nel seminterrato in via Tyniecka, a Cracovia, divenne una scuola di teatro. Karol era il capo carismatico dei giovani e l’elemento di spicco. Era un geniale autore e acuto regista. Tutta quella esperienza teatrale gli rimase sempre impressa nell’animo.
Anche da sacerdote, da vescovo e da cardinale, continuò a scrivere poesie e drammi, utilizzò sempre l’arte dell’attore, usando anche da Papa quell’arte di porgere, di comunicare. Questo ci offre l’occasione di parlare ancora di Wojtyla e del suo romanticismo polacco. Entrato nel liceo “Macief Wadowida”, Wojtyla risentì anche dell’influenza del poeta Emil Zagadlowicz, ma, soprattutto, venne dagli Autori romantici polacchi del secolo XIX, come Jacob Frank, ebreo cabalista polacco del XVII secolo, Juliusz Slowacki, Zygmunt Krasinski, Cyprian Norwid e Stanislaw Wyspianski, che alimentarono in lui una forte “speranza messianica” di tipo religioso, morale e mistico.
Sempre durante il tempo del liceo, Wojtyla esercitò il teatro come attore, sotto la direzione di Mieczslaw Kotlarczyk, professore di storia. La funzione dell’attore, secondo Kotlarczyk, doveva essere come quella del prete, cioè una “missione”, una “vocazione”, un “sacerdozio dell’arte”. Questo professore del “teatro rapsodico”, ossia del teatro in cui l’attore deve pronunciare ogni vocale e ogni parola con precisione, ebbe questa idea dopo aver meditato i testi della tradizione teosofica e dell’antroposofia di Rudolf Steiner. Quindi, per comprendere meglio il pensiero wojtyliano, bisogna considerare il pensiero teosofico e quello di Steiner, la cui dottrina è fondata sull’uomo e non su Cristo. La Società teosofica fu fondata da Elena Petrovna Blavasky e dall’occultista Henry Steele Olcott, entrambi associati alla Massoneria. Lo comprova anche la sua messa in stato d’accusa del Cattolicesimo rispetto all’ebraismo e le sue decisioni da Papa, come vedremo più avanti.
Incominciamo a segnalare un suo curriculum di ebraismo. Frequentando la scuola elementare di Wadowice, nel suo paese, fu in contatto con tanti allievi ebrei, circa un quarto del totale. Wojtyla divenne amicissimo con uno di essi, Jerzy Kluger, figlio del Capo della Sinagoga locale. Lo andava a trovare quasi tutti i giorni. Erano inseparabili, condividendo piaceri e studi. D’estate andavano a fare il bagno nella Skawa; d’inverno si trovavano al bar “Venezia” dove il campo gelato di tennis diveniva una pista di pattinaggio. L’amicizia di Wojtyla con l’ebraismo si estendeva anche nel campo artistico, dove la sua maestra era l’ebrea Ginka Beer. Per Wojtyla anche la religione ebraica era una parte di sé stesso e questo lo fu anche quando era già Arcivescovo di Cracovia, come lo sarà anche quando divenne Papa.
Un rapporto, questo, con l’ebraismo che pone il problema: ma Wojtyla era ebreo anche lui? Ebbene, che Giovanni Paolo Il fosse ebreo, lo ha testimoniato Yaskov Wise, uno studioso di genealogie ebraiche. Wise ha fatto ricerche sull’ascendenza del lato femminile della famiglia Wojtyla; già sapendo che, per decreto rabbinico, solo le madri, non i padri, trasmettevano l’ebraicità. Ora, la madre di Karol sposò un cattolico, ma il suo nome, Emilia Kaczorowski, fu un adattamento polacco di un nome ebraico, molto comune nel mondo yiddish: Katz. La nonna si chiamava Marianna Scizh, altro nome ebraico (Schulze, Schultz). Pure la bisnonna, Zusanna Rybicka, era altro nome di suono ebraico. Inoltre, tali nomi appaiono frequenti sulle tombe del cimitero ebraico di Biale-Bielsko, da cui veniva la mamma di Karol. Con questo lignaggio materno fino alla terza generazione, Karol Wojtyla non solo era ebreo integrante, ma anche se avesse chiesto cittadinanza israeliana, lo Stato avrebbe dovuto riconoscergliela. Infine, che Wojtyla fosse ebreo lo spiega anche il perché, nel 1940, il giovane seminarista Karol si sia nascosto ai nazional-socialisti, mentre se si fosse saputo polacco e, quindi, “ariano” questo non sarebbe stato necessario. Ora, tutto questo getta una nuova luce, non solo sugli atti di Karol Wojtyla (visita del primo Papa a una Sinagoga; la preghiera al “Muro del pianto”; i “mea culpa” della Chiesa agli ebrei, ecc..), ma anche sulla sua “neo-teologia” della “elezione”, risale a Lui la nuova e malferma “dottrina cattolica” secondo cui l’“Antica Alleanza” persiste tutt’ora perchè la “Nuova Alleanza” (di Gesù) non l’avrebbe fatta scadere. Una dottrina, questa, che forza i testi del Vangelo per negare la “sostituzione”.
Anche l’accettazione dell’Olocausto come il “sacrificio del sangue” sacramentale che fa degli ebrei la “vittima” selettiva alternativa dell’Agnello, diventa più significativa alla luce dell’ebraicità di Wojtyla. Nel 1998, quando chiese perdono agli ebrei col documento “Noi ricordiamo”, Giovanni Paolo Il approvò il discorso ufficiale in cui si disse che “Il popolo ebraico è crocifisso da duemila anni”. Quindi, non è “perseguitato”, ma “crocifisso”, come il Salvatore Gesù!.
Il libro “Persona e azione” è l’opera filosofica principale del cardinale Karol Wojtyla, poi Papa Giovanni Paolo II. Uscì stampato nel 1969, in lingua polacca (“Osoba y czyn”). L’Autore, vuole essere fenomenologo, per cui usa il “metodo fenomenologico”, su stampo di Max Scheler, senza trascurare la filosofia classica, specie quella tomistica di San Tommaso d’Aquino, che Lui vorrebbe superare. La fenomenologia afferma che si ha accesso alle cose attraverso una visione intima dell’essere, come la vediamo nella nostra esperienza, ossia i “fenomeni” che appaiono alla nostra coscienza. Per questo, i cosiddetti “valori” sono assoluti e invariabili. Questo, Wojtyla non lo nega, ma egli cerca la conoscenza della “Persona e azione” sulla via della fenomenologia, ossia dell’esperienza interiore. La persona umana, perciò, “si trascende” nelle sue azioni. Persona ed Azioni formano un tutto. Da qui, l’Autore, parlando di “coscienza ed esperienza”, tratta “la trascendenza della persona nell’azione” e dell’autodeterminazione che spiega così: «Nell’autodeterminazione, la volontà si rende visibile come caratteristica della persona». La persona, quindi, viene trascesa nell’azione, e questo sarebbe un “divenire”.
Mentre la coscienza, secondo San Tommaso, è il giudizio dell’intelletto pratico, per Wojtyla, pur riconoscendo che “la coscienza è un giudizio”, il giudizio, però, è esperimentato molto di più nella sua interezza, come «un completo sforzo della persona, che ha l’intenzione di comporre la verità nel campo dei valori, specie dei valori morali. La coscienza sarebbe innanzi tutto una ricerca della verità ed un’esplorazione, prima che divenga certezza e giudizio». Un tale ragionare comporta vedere quale sia il rapporto tra corpo e anima. Quindi, poiché l’uomo «in quanto è sé stesso (= persona) possiede sé stesso» e anche il corpo, per cui tratta «l’integrazione della persona nell’azione e lo sfruttamento del rapporto tra anima e corpo». Ma benché accetti che l’anima è la “forma corporis”, Wojtyla non ne parla, perché per Lui, «soltanto le categorie della concezione fenomenologica sono importanti», il che fa supporre che Wojtyla, in “Persona e azione”, dia l’impressione che parli di un corpo estraneo.
Procedendo fenomenologicamente, però, Wojtyla ricorda che l’uomo è anche un “animale sociale”, come l’aveva già detto Aristotele, indicando che “sociale” indica una proprietà dell’uomo, in quanto egli necessita di altre cose per il suo sviluppo, per cui la sua natura è “sociale” e che, quindi, la “partecipazione” corrisponde alla trascendenza della persona nell’azione; quindi la «partecipazione appartiene alla trascendenza della persona nell’azione»; quindi la «partecipazione appartiene alla persona nell’azione comune ». Quindi, il «vero significato del bene generale della società è il rapporto che sussiste tra la partecipazione della persona ed il bene della società».
Trattando, poi, l’amore del prossimo ed il comandamento dell’amore, Wojtyla non sottoscrive quanto il Vangelo dice dell’amore del prossimo, come una virtù tipicamente “cristiana” (Giov. 13,35): «da questo tutti riconosceranno che voi siete miei fedeli, in quanto vi amate l’un l’altro», ma Wojtyla, in quanto filosofo, nel suo libro, astrae da quanto è specificatamente cristiano, e dice globalmente che “sulla base dell’esser uomo”, persino il sistema di riferimento “prossimo” parla della correlazione di tutti gli uomini tra loro; perciò, nel suo libro, Wojtyla dice che l’amore cristiano del prossimo diviene un concetto umano generale e viene, pertanto, secolarizzato. L’amore per il prossimo, allora, viene come rinnovato e proposto come un ordine umano universale. Riassumendo, possiamo dire che Wojtyla non ha rigettato la filosofia aristotelica-tomistica, però, il sistema che Egli ha sviluppato nel suo libro “Persona e azione” non è uno sviluppo di quella, e possiamo anche dire che il suo metodo non è neppure fenomenologico, come è in Max Scheler, anche se alcune ipotesi e conclusioni siano di tipo fenomenologico, perché lui afferma che la conoscenza umana è specialmente un’“esperienza” di tipo universale. Ma questo è un’esperienza dei fenomenologi, che non parlano di “verità”, quale concordanza tra cosa e concetto (adequatio rei et intellectus) ma come semplice esperienza dalla quale viene affermato di fatto che è di tipo umanamente universale.
Comunque, nel libro “Persona e azione” non troviamo delle “dimostrazioni”, ma solo opinabili insegnamenti sotto forma di “tesi” sui tipi e metodi della fenomenologia. Le seguenti sono alcune delle 37 “tesi”, estratte da Hermann Humpert dal libro di Wojtyla, “Persona e azione”: Tesi n° 15 - Dio non è un essere storico che collabora con l’uomo - e l’uomo non collabora con Dio, ma agisce solamente in collaborazione con altri uomini. La religione non trae la sua origine dalla rivelazione divina, ma è semplicemente frutto dell’immaginazione umana. La religione cattolica non differisce dagli altri culti. Tesi n° 16 - La Rivelazione divina è impossibile da dimostrare. Tesi n° 17 - Il solo reale significato del Nuovo Testamento si trova nelle spiegazioni di carattere filosofico. Tesi n° 18 - Ciascun mistero divino è da considerarsi come variazione o sfumatura di un sistema di puro pensiero. Il cristianesimo dogmatico tradizionale è uno di tali sistemi erronei. Tesi n° 21 - Una comunità puramente umana, solidale e universale; questa è la vera chiesa cristiana secondo il significato del Vangelo, inteso in una maniera nuova, del tutto contraria alla chiesa totalitaria esistente. Tesi n° 22 - Sono i princìpi quali “il dialogo” e “il prossimo” che conducono alla salvezza del cristianesimo, non la rivelazione della creazione, la redenzione o il giudizio universale. Tesi n° 24 - La salvezza - l’autorealizzazione dell’umanità - non ha natura eterna. Non porterà all’uomo mortale nessuna resurrezione della carne. L’ingenua speranza di una vita eterna - come la credenza nell’assunzione e il ritorno del Signore nel Suo corpo - non devono essere concepiti altro che simbolicamente. Tesi n° 25 - Nell’altro mondo, dopo la morte, non saremo ricompensati per le nostre buone azioni e nemmeno puniti per i nostri peccati. Tesi n° 27 - Moriranno anche coloro che vedranno realizzato un mondo completamente umanizzato e, in questa maniera, si compirà la loro salvezza. Tesi n° 28 - Come può l’uomo crearsi l’anima con tanta facilità? Perché egli non la crea dal nulla, ma dalla materia esistente: l’anima animale, evoluta filogeneticamente, che egli ha ricevuto dai suoi genitori, dai suoi avi e dalle scimmie e che egli deve solo migliorare. Tesi n° 32 - Non c’è motivo di preoccuparsi per le anime dei bambini abortiti. Esse sono salve in quanto il peccato originale non esiste. Tesi n° 33 - Non c’è motivo di battezzare o di usare altre forme tradizionali di incorporazione di non cristiani o non credenti e nemmeno di convertire i seguaci di altre religioni. Tesi n° 35 - L’uomo è il Dio visibile. Vedere l’uomo è vedere Dio.
Nel 1970, il libro del card. Wojtyla, “Persona e azione”, venne discussa all’Università di Cracovia, e i professori tomisti espressero le loro critiche contro quell’irriverente miscuglio di tomismo e fenomenologia! «In Polonia, il libro era stato per lo più accantonato dagli altri filosofi cattolici, fino alla comparsa della vivace e vitale dott.ssa Anna-Teresa Tymieniecka. In forza della sua collaborazione all’edizione di lingua inglese, durata 4 anni, la studiosa riuscì nell’impresa davvero formidabile di liberare la mente di Karol in modo da portarlo ad esprimere ciò che realmente voleva, cosa che non gli era pienamente riuscita, nella versione originale dell’opera». [...] L’errore centrale della teologia di Giovanni Paolo II, è questo: Cristo è morto per tutti gli uomini e quindi ogni uomo è salvo «che lo sappia o no, che l’accetti o no mediante la fede» (cfr. Karol Wojtyla, “Segno di contraddizione”, Milano 1977 c. 11). Questa tesi, non convalidata né dalla Sacra Scrittura, né dalla Tradizione, né dalla dottrina della Chiesa, è solo un frutto della “Nuova Teologia”, la quale afferma che la Redenzione e la salvezza sono incondizionate per tutti gli uomini, non solo oggettivamente, ma anche soggettivamente; quindi, la Redenzione universale salva tutti, sempre. Da qui, nasce la “nuova ecclesiologia” e la “nuova Rivelazione” della Fede: Nostro Signore Gesù Cristo ha solo il compito di “manifestare pienamente l’uomo a se stesso”, quindi l’uomo non è più un povero peccatore che ha bisogno della Redenzione, ottenuta tramite la Fede e il Battesimo, ma è un uomo che, godendo della sua condizione di redenzione effettiva e garantita, manifesta il suo stato naturalmente “soprannaturale”, e cioé di uomo auto-divinizzato!
È un vero ritorno al modernismo che riduce la Fede e la Rivelazione divina ad un semplice sentimento e ad un’esperienza religiosa, abolendo, quindi, ogni differenza tra “religione naturale” e “Religione soprannaturale”, gettando la premessa per l’eguaglianza di tutte le religioni. Perciò, per il modernismo, la Rivelazione si riduce ad una presa di coscienza del rapporto intimo con l’Uomo- Dio, per il cristianesimo, o con Budda, Maometto, ecc., per le altre religioni. Quanto alla Tradizione, essa non è più la trasmissione delle verità rivelate da Dio, ma una nuova esperienza religiosa intima e soggettiva in tutti gli individui d’ogni tempo, detta “Tradizione vivente”.
In un suo discorso dell’11 maggio 1986, a Ravenna, Giovanni Paolo II disse: «Io vado percorrendo il mondo per incontrare gli uomini di tutte le civiltà e religioni; è perché Io confido nei germi di saggezza che lo Spirito suscita nelle coscienze dei popoli: da lì scaturisce la vera risorsa per il futuro umano del nostro mondo». Wojtyla, quindi, è arrivato al modernismo mediante la “Nuova Teologia”, che altera la nozione cattolica fondamentale del soprannaturale e che porta necessariamente là dove è arrivato Giovanni Paolo II, ossia all’abolizione di ogni distinzione tra “natura” e “grazia” e, quindi, di conseguenza, all’eresia della redenzione universale soggettiva, all’identificazione dell’umanità con la Chiesa, per cui la nozione della “Redenzione” e della “Fede” rende la Rivelazione del Cristo un fatto secondario, accessorio. E questo fa comprendere che la “Nuova Teologia” mette la scure «non tanto ai rami, ma alla radice stessa, cioè alla Fede e alle sue fibre più profonde» (Cfr. San Pio X - Pascendi).
Comunque, già nell’enciclica “Redemptor hominis” di Giovanni Paolo II, si trova la tesi della redenzione universale soggettiva, come pure si trova nella “Gaudium et Spes”, al n. 22, che Wojtyla stese in collaborazione, durante il Concilio: «Il Figlio di Dio, con la sua incarnazione s’è unito, in un certo modo, ad ogni uomo».
Teilhard de Chardin, il gesuita eretico, massone e apostata, che fu condannato dal Santo Uffizio il 30 giugno 1962 per le sue opere: «... dette opere presentano ambiguità, e persino errori gravi in materia filosofica e teologica, tali da offendere la dottrina cattolica ». Eppure, durante il Vaticano II, Teilhard de Chardin fu riverito, citato e considerato come una fonte attendibile in materia di fede tanto da essere chiamato “L’anima del Concilio Vaticano II”. Ecco alcune sue citazioni: «Partito, fin dall’infanzia, alla scoperta del Cuore della Materia, era inevitabile che mi trovassi, un giorno, faccia a faccia con il Femminino»; «Non più di quanto possa fare a meno della luce, dell’ossigeno o delle vitamine, nessun uomo può fare a meno del femminino»; «... niente si è sviluppato in me che sotto uno sguardo e sotto un’influenza di donna»; «Il Femminino non è la sensibilità e la fiamma del mio essere?»; «Roma ed io abbiamo due concezioni diverse del mondo. Talvolta, nutro un vero e proprio odio verso tutto ciò che la storica e naturale Istituzione di Cristo oggi rappresenta»; «Va costituendosi, ora, una religione della terra che si contrappone alla religione del Cielo!»; «Se, in seguito a qualche crisi interiore, io venissi a perdere la mia fede in Cristo, la mia Fede in Dio personale, la mia fede nello Spirito, mi sembra che io continuerei a credere al mondo»; «Per ciò che mi riguarda, non ho interesse in una vita personale nell’aldilà»; «Non menzioni quell’uomo (S. Agostino), che ha guastato tutto, introducendo il soprannaturale!»; «Il Dio cristiano di lassù e il Dio marxista del progresso si uniscono nella figura di Cristo».
Il gesuita eretico Karl Rahner, professore della Nuova Teologia, nemico dei dogmi del Cattolicesimo, dell’autorità papale e contestatore del celibato sacerdotale, era chiamato “costruttore della Chiesa dell’avvenire”, “primo dei teologi”, “la mente del Concilio Vaticano II”. Nel periodo del Vaticano II, Karl Rahner intratteneva una relazione amorosa con la scrittrice Luise Rinser ex moglie del musicista Karl Orff, alla quale scrisse ben 1.800 lettere d’amore, sino a 5 al giorno, in cui, con toni sempre più roventi e appassionati, le si rivolgeva con frasi del tipo: “coccolina”, “ricciolina”, “pesciolino mio”, “mio caro pesce”, “mi spaventa che tu mi ami con questa passione”, “non mangiare troppo, altrimenti ingrassi e poi non mi piaci più!”… Sapeva Karl Rahner che la sua Luise era già legata, anima e corpo, ad un altro importante Abate benedettino e bavarese, M.A.?
Christoph Schönborn, nell’Osservatore Romano del 21.1.1993, mostra che anche dopo, il pensiero di Giovanni Paolo II non era cambiato: «scrivendo che il “testo-chiave” del Nuovo Catechismo è quello della “Gaudium et Spes” 22».
Ma anche durante tutti i suoi viaggi, i discorsi ecumenici di Giovanni Paolo II hanno avuto sempre il loro fondamento e la loro spiegazione non nella dottrina cattolica, ma sempre nella “Nuova Teologia”. Tutto è centrato sull’uomo e sul suo sviluppo integrale, che comporta in lui stesso egualmente la presa di coscienza del soprannaturale, immanente in ogni uomo, indipendentemente dalla Fede e dal Battesimo, «che lo sappia o no, che l’accetti o no mediante la fede».
Il 12 maggio 1981, nell’occasione del centenario della nascita del gesuita monista e panteista Teilhard de Chardin, la Segreteria di Stato scrisse, “a nome del Santo Padre”, una lettera più che elogiativa al Rettore dell’Istituto Cattolico di Parigi, in cui si esalta il massone Teilhard de Chardin, facendone, insomma, un precursore del Pontificato di Wojtyla. Inoltre, è facile pensare che questa linea teologica è un tutt’uno con la teoria del “cristiano anonimo” dell’eretico gesuita Karl Rahner, per il quale ogni uomo sarebbe un “cristiano”, anche se egli lo ignora. In ogni uomo, cioè, ci sarebbe, preesistente, un germe di soprannaturale.
Il 2 febbraio 1983, Giovanni Paolo II creò cardinale Henri de Lubac, una riabilitazione del tutto ingiustificata, come pure una sconfessione, pure ingiustificata, dell’“Humani Generis” di Pio XII. Un orientamento teologico ben diverso da quello di Giovanni Paolo II. Anche Hans Urs von Balthasar fu glorificato da Giovanni Paolo II, insieme alla sua “metà”, Adrienne von Speyr, con la quale convisse per una ventina di anni. Infatti, nel 1985, Wojtyla, tenne a Roma un simposium sulla “mistica” Adrienne (che non andava in chiesa neppure la domenica!) e von Balthasar. Nel 1992, si celebrò, a Roma, sotto la presidenza di Ratzinger, il 20° anno di vita della rivista “Communio”. Il 29 maggio, Giovanni Paolo II ricevette in udienza i redattori dei differenti Paesi, pronunciando un discorso solenne, nel quale evocava «con gratitudine il ricordo di due dei loro promotori, eminenti teologi della cattolicità, il cardinale Henri de Lubac e il padre Hans Urs von Balthasar», affermando che «come arcivescovo di Cracovia, ebbi l’occasione d’incoraggiare e di promuovere l’edizione di “Communio”». Ecco ancora chi era Wojtyla anche in questo suo esprimersi a favore di “Communio”, l’organo ufficiale di “coloro che pensano di aver vinto”.
Lo dimostra anche la nomina episcopale dei diversi collaboratori di quali: Schönborn, Scola, Corecco, Kasper, Lehmann, Martini, Lustiger, ecc… che si vogliono far passare come “conservatori”, mentre, invece, sono dei modernisti, sia pure più circospetti. Lo stesso avvenne in tutte le nomine nelle diverse Congregazioni e Commissioni, dove ormai pullulano i “nuovi teologi”. Così pure la “Civiltà Cattolica” che, prima, era considerata l’organo autorizzato degli orientamenti della Santa Sede, e l’organo dell’ortodossia cattolica, mentre oggi è impregnata di “nuova teologia”, come lo è pure la “stampa cattolica”, come l’Avvenire e ogni Bollettino diocesano, che si sono allineati «ad instar Principis totus componitur orbis»! [...]
Giovanni Paolo II manifestò la sua posizione conciliante con la Massoneria quando, nel 1983, promulgò il “Nuovo Codice di Diritto Canonico”, dove il Canone 2335 del vecchio Codice: «Coloro che danno il loro nome a una sètta massonica o ad altre associazioni dello stesso genere, che cospirano contro la Chiesa o contro i poteri legittimi, contraggono, ipso facto, la scomunica, riservata solo alla Sede Apostolica», fu modificato con il nuovo Canone 1374 che dice: «Chi dà il suo nome ad una associazione che cospira contro la Chiesa, deve essere punito con una giusta pena: il promotore o il dirigente di una tale associazione deve essere punito di interdetto». Come si vede, il “Nuovo Canone” 1374 non menziona più la Massoneria, non vi è più l’interdetto a collaborare alle Logge massoniche, né mantiene più la scomunica ipso facto, perché, oggi, i massoni sono unicamente considerati dei peccatori pubblici. Inoltre, Giovanni Paolo II autorizzò di poter conferire i Sacramenti ai massoni, senza che prima si facesse l’abiura.
Ad esempio: l’ex Gran Maestro della Grande Loggia di Francia, Richard Dupuy, ottenne le esequie religiose. Anche l’ex Gran Maestro del Grande Oriente di Francia ebbe le esequie religiose nella parrocchia di San Francesco di Sales, a Parigi. A Soweto alla Conferenza Episcopale dell’Africa del Sud, nel 1996, Giovanni Paolo II ammise persino Bill Clinton alla Comunione! Purtroppo Bill Clinton proviene dalla elitistica società massonica “The Order” di Oxford dove gli Illuminati addestrano i membri che devono raggiungere elevate posizioni politiche. Questi “fatti” manifestano chiaramente che la posizione della Chiesa di Roma, nei confronti della Massoneria, è cambiata, e che Giovanni Paolo II si è allontanato dai suoi predecessori (con l’eccezione di Paolo VI).
Ma allora, a che serve condannare l’aborto, l’eutanasia, la contraccezione, se poi si fa “dialogo” con la Massoneria che è proprio lei che fa penetrare queste pratiche nella vita sociale di tutto il mondo? Questo è un “dialogo” che fa riferimento ad una falsa dignità umana e che è condotto sul cedimento dei principii! Ci è lecito, comunque, porci una domanda su Giovanni Paolo II: come spiegare la sua formazione intellettuale e spiegare la sua adesione persistente alle idee massoniche?.. In quale maniera il pensiero occultista e massonico si esercitò sul giovane Wojtyla al Teatro Rapsodico di Cracovia?.. Un’altra indicazione dell’appartenenza di Giovanni Paolo II alla Massoneria, deriva dal fatto che, con i suoi incontri, atti e scritti, Egli contribuì alla realizzazione del programma massonico. Uno di questi fu la sua difesa della laicità dello Stato, tanto cara alla Massoneria.
Infatti, mentre, San Pio X, l’11 febbraio 1906 scrisse: «Separare lo Stato dalla Chiesa è una tesi assolutamente falsa, un gravissimo errore», Giovanni Paolo II, l’11 febbraio 2005, disse: «Il principio della laicità, se ben compreso, appartiene alla dottrina sociale della Chiesa. Richiama la necessità d’una giusta separazione dei poteri». Il 18 aprile 1983, Giovanni Paolo II diede udienza e si fece fotografare attorniato da membri della Commissione Trilaterale (pur sapendo che essa prepara apertamente il Governo Mondiale che sarà il regno dell’Anticristo e di Satana!). I membri della Commissione Trilaterale erano capeggiati da Zbigniew Brzezinski e David Rockefeller. Nel corso dell’udienza, fu criticata la lentezza con la quale si favoriva il procedere verso il “Nuovo Ordine Mondiale”. Molti libri, che documentano le istituzioni occulte che governano il mondo, riportano il fatto che la Commissione Trilaterale è una importantissima istituzione dell’Ordine degli Illuminati di Baviera, che rappresentano il vertice della Massoneria mondiale. Il 22 marzo1984, Giovanni Paolo II ricevette in udienza una Delegazione dei B’nai B’rith (la sètta massonica giudea di talmudisti), che presentano Cristo come un demonio e operano per la distruzione della Chiesa cattolica e della religione cristiana! È un fatto noto, comunque, che tra Giovanni Paolo II e i massoni dell’Alta Massoneria ebraica dei “B’nai B’rith” ci furono regolari e intensi contatti.
Ciò non può sorprendere se si pensa che, prima di lui, Paolo VI dovette la sua elezione a Pontefice grazie all’intervento di due membri dell’Alta Massoneria dei B’nai B’rith che, presenti nelle sale vaticane, dopo aver udito l’elezione a Papa del card. Giusepe Siri, minacciarono la persecuzione dei cattolici in tutto il mondo. Il 21 novembre 1982, in occasione del viaggio a Palermo di Giovanni Paolo II, su il “Giornale di Sicilia”, si leggeva che «Giovanni Paolo II ricevette il benvenuto dai membri della Commissione massonica di Piazza del Gesù, tra cui c’era il massone Giuseppe Manfalarinella, in veste di Sovrano Gran Commentatore e Gran Maestro dell’Ordine. L’automobile bianca papale era guidata da Angelo Siino, di Cosa Nostra». Nel libro “I Mercanti del Vaticano”, a fondo pagina 70, sempre relativamente al viaggio di Giovanni Paolo II in Sicilia, si legge: «come se si fosse trattato di un “fratello”, i massoni di Trinacria avevano accolto il Pontefice con il “triplice abbraccio” dell’organizzazione massonica ». Certo, si può dire che Giovanni Paolo II era massone constatando anche i principii, molto evidenti, che hanno profondamente caratterizzato la sua pastorale, sin dai tempi in cui era vescovo e arcivescovo a Cracovia. Tali principi sono quelli della Libertà religiosa, dell’ecumenismo e della collegialità, che richiamano la trilogia massonica della propaganda della Rivoluzione Francese: “Libertà, Egualianza, Fratellanza”.
Da sempre, Egli sperava nel riconoscimento, da parte della Chiesa cattolica, di questi tre princìpi. Dopo la sua elezione a Papa, quel suo ideale lo realizzò punto per punto, ben sapendo quale parentela ci fosse col motto massonico: “Libertè, Egalitè, Fraternitè”. Il suo pensiero fu sempre impregnato di quella filosofia, come lo dimostrano i suoi “discorsi sull’uomo”, pronunciati alla tribuna dell’ONU e dell’UNESCO. Ad esempio questo: «Voi, tutti insieme, siete una potenza enorme: la potenza delle intelligenze e delle coscienze... Decidetevi a far prova di una più nobile solidarietà con l’umanità, quella che è fondata sulla “dignità della persona umana”. Costruire la pace cominciando dalla base: il rispetto di tutti i diritti dell’uomo, quelli legati sia alla dimensione materiale ed economica, sia alla dimensione spirituale ed interiore della sua esistenza in questo mondo. Possa questa saggezza ispirarvi». In occasione della beatificazione dei Martiri di Avrilè, Giovanni Paolo II sostenne e difese sempre i principii della Rivoluzione Francese, dichiarando che «questo movimento storico (la Rivoluzione Francese) era ispirato da sentimenti religiosi (libertà, uguaglianza, fraternità) e da un desiderio di riforme necessarie»…
Inoltre, pochi hanno notato le sue reticenze significanti come l’aver predicato di continuo sui “diritti dell’uomo” senza mai predicare, contemporaneamente e con maggior forza, gli imprescindibili “diritti di Dio”! A questo punto, è doveroso segnalare che la fucina e il motore della Rivoluzione Francese furono il satanico Ordine degli Illuminati di Baviera e che le tre parole: “Libertà, Egualianza, Fratellanza”, nel loro significato di Libertà di coscienza, Ecumenismo e Collegialità, non sono altro che le tre idee chiave e i tre livelli del “sacerdozio massonico”, costituito dalla seconda serie di 11 gradi della Massoneria di Rito Scozzese Antico ed Accettato. Ma furono proprio questi principii massonici che permisero a Giovanni Paolo II di aprire le porte ai “senza Dio” e ai nemici dichiarati di Nostro Signore, trattandoli tutti col massimo rispetto.
Basti ricordare, tra i tanti episodi, quello dell’incontro interreligioso di Assisi del 1986, quando Egli non permise che la statua della Madonna di Fatima entrasse nella Basilica di Assisi; e questo lo fece per non “dispiacere” agli invitati a quel primo Convegno inter-religioso, mentre, poi, Egli acconsentì di far porre una statua di Budda sopra l’altare, nel cui Tabernacolo era presente il Santissimo Sacramento!
Fu un’apertura, quella di Assisi, che Egli ampliò, poi, a tutti quei falsi fondatori di religioni umane: agli ebrei (dichiarati nemici di Nostro Signore), ai musulmani (prima eresia anti-Trinitaria), ai buddisti, ai bahà’i, agli indù, agli zoroasti, ai sikh, ai shiva, agli animisti, ai pellerossa, ai voodoo, ecc.. Fu, quindi, un’apertura che, in pieno accordo con i principi massonici di unire tutte le religioni sotto la direzione massonica, pose la nostra Santa Religione sullo stesso piano di tutte le altre false religioni. Per quei suoi errati principii, Giovanni Paolo II sostenne persino che lo Spirito Santo è, “in qualche modo”, presente in ciascuna di quelle false religioni, dimenticando che lo Spirito Santo è una delle Tre Persone della SS. Trinità, per cui confondeva, volutamente (?), il “sentimento religioso naturale” dell’uomo con quello che è, per la religione cristiana, la presenza divina dello Spirito Santo nelle anime dei battezzati. Ancora: tra i suoi errati principii, Giovanni Paolo II sosteneva che vi sono “tre religioni monoteiste”, nonostante che questo assunto sia una mistificazione (Cfr. Don Villa: “Cristiani, musulmani, ebrei hanno lo stesso Dio? No!” Editrice Civiltà, Brescia - Via G. Galilei, 121).
Questi principii e ideali, promossi da Giovanni Paolo II, ebbero riconoscimenti dalla stessa Massoneria. La Gran Loggia Massonica di Francia, nel 1986, entusiasticamente acclamò Giovanni Paolo II per l’“incontro di preghiera di Assisi” con questa testuale dichiarazione: «I massoni della Gran Loggia Nazionale Francese desiderano associarsi di tutto cuore alla preghiera ecumenica che il 27 ottobre raccoglierà ad Assisi tutti i responsabili di tutte le religioni a favore della pace nel mondo». Il Gran Maestro del Grande Oriente Massonico d’Italia ha assegnato il “premio massonico” nazionale “Galileo Galilei” a Giovanni Paolo II (che ovviamente lo rifiutò, ma ciò non toglie il valor significativo dell’avvenimento), affermando che gli ideali promossi da quel Papa sono gli stessi della Massoneria. Nell’occasione della morte del Presidente libanese, Giovanni Paolo II disse: «Gerusalemme, città di Dio, può diventare anche la città degli uomini, “City of man”. Questa denominazione è quasi d’obbligo, per gli Illuminati, quando parlano di “Governo Mondiale” e di “Dittatura Mondiale”».
Nel libro: “Le organizzazioni segrete e il loro potere nel ventesimo secolo”, pubblicato nel 1995, in Germania, da Jan van Helsing, a pagina 70 si legge: «Papa Giovanni Paolo II, alias Karol Vojtyla Katz, è un “illuminato”, membro del Clan Rotary. Costui, durante la Seconda Guerra Mondiale, collaborò con la Germania, [...] si rifugiò sotto la protezione della Chiesa cattolica. Rimase lì, e, più tardi, ebbe un’evoluzione paragonabile a quella di Eisenhower. [...] La sua “missione” è di: – subordinare la Chiesa cattolica alla religione giudaica; – riconoscere la “secolare colpa” del cattolicesimo nei confronti del popolo ebreo; – riconoscere la partecipazione della religione cristiana all’olocausto; – indebolire la Chiesa Ortodossa proponendo agli ortodossi “l’unione delle credenze cristiane”».
[...] Il 4 novembre 1986, alla cerimonia celebrativa per i 40 anni dell’UNESCO, venne innalzata, al posto d’onore, una gigantesca foto di Giovanni Paolo II accanto a quella dell’autore dell’“Umanesimo Integrale”, Jacques Maritain e del socialista e massone presidente del Senegal, Lèopold Sédar Senghor. È doveroso ricordare che nell’opuscolo sugli scopi e filosofia dell’UNESCO sta scritto: «L’UNESCO dovrà sbarazzarsi di ogni visione esclusivamente o primariamente ultraterrena, fondandosi su “un umanesimo mondiale” che “dovrà anche essere scientifico”, a tal fine “è essenziale per L’UNESCO adottare un approccio evoluzionista”».
Su libro di Henryk Pajak, “Nowotwory Watykanu”, al capitolo: “Tu mi hai eletto...”, l’Autore scrive che, negli ultimi giorni del 2002 e nei primi del 2003, la TV canadese trasmise una serie di documentari sul Papa Giovanni Paolo II. Su una cassetta, vi erano due sequenze che costituiscono un aspetto sconcertante dell’elezione papale del cardinale Karol Wojtyla. Nella prima sequenza, la telecamera inquadra il generale Woichiech Jaruzelski che dice in polacco: «Breznev mi ha detto: “Quel vostro Brzezinski! Quel vostro Brzenzinski che ha scelto Wojtyla come papa!”». Poi, nella seconda sequenza, appare sullo schermo Zbigniew Brzezinski, che parla del Papa come un’autorità mondiale politica; poi, all’improvviso, aggiunge: «Il Papa mi ha detto: “Tu mi hai eletto (scelto), quindi devi venire a trovarmi!”». Ora, se questa affermazione corrisponde a verità, non ha bisogno di alcun commento!..
Anche qui, si deve ricordare che Zbigniew Brzezinski, di origine polacca, fu il teorico e l’architetto della Commissione Trilaterale i cui membri entrarono in massa nell’amministrazione Carter. Brzezinski fu il “guru” e l’educatore di Carter e della cui amministrazione si riservò gli Affari Esteri e la Sicurezza nazionale. Brzezinski, inoltre, era membro del CFR, del Gruppo Bilderberg, dello Atlantic Institute, dell’Aspen Institute, dell’IISS di Londra, ecc... e, per queste sue prestigiose posizioni era uno degli uomini di spicco per la realizzazione del piano del Governo Mondiale degli Illuminati di Baviera. Nel libro di David A. Yallop, “Habemus Papam”, sull’elezione di Giovanni Paolo II, a pag. 36, leggiamo: «... il 15 ottobre 1978, si aprì una lotta lunga e molto aspra tra i sostenitori di Benelli e la fazione di Siri. Alla fine del primo giorno, dopo quattro consultazioni, non era stato trovato un accordo. Il giorno successivo... Giovanni Benelli... arrivò a soli nove voti dalla maggioranza ma non andò oltre. Il pranzo del secondo giorno produsse, grazie alle forti pressioni di Franz König e John Krol un candidato di compromesso: Karol Wojtyla. All’ottava votazione, la Chiesa elesse il primo Papa non italiano dopo 450 anni».
È doveroso ricordare che Karol Wojtyla, quando veniva in Italia, si fermava quasi sempre a Vienna, presso il card. Franz König. Il card. König, arcivescovo di Vienna, era massone ed “ebbe due processi civili in cui venne riconosciuta la sua appartenenza alla Massoneria”. Lo storico ufficiale della Massoneria, prof. Aldo Mola, indica König come appartenente alla Massoneria, sulla base di informazioni ottenute ad altissimo livello.
Dopo il 1945, mentre imperversava la persecuzione in Polonia, Karol Wojtyla figurava tra i giudei e i comunisti di alto rango. Perché? Forse perché era di discendenza giudea? (la mamma, infatti, era di origine giudaica); o forse perché era un prete ritenuto progressista, vicino ai movimenti Znak e Pax, cripto comunisti, e discepolo degli esistenzialisti Max Scheler e Hussert, estimatore del panteista, massone e apostata Teilhard de Chardin e dell’antropologo Rudolf Steiner? Lo scrittore David A. Yallop, nel suo libro: “Habemus Papam”, nel suo primo capitolo, illustra con molti dettagli le omissioni e i silenzi di Karol Wojtyla nei confronti del comunismo. Yallop scrive: «Nel 1941, Yadwiga Lewaj, la donna che da quasi due anni dava lezioni di francese a Karol Wojtyla, era diventata sua amica fidata. Consapevole della sua necessità di trovare un lavoro, mise una buona parola per lui con Henryk Kulakowski, un membro del circolo culturale che frequentava. Questo, oltre ad amare le arti, era Presidente della divisione polacca dell’impero Solvay e poteva dare un lavoro a Wojtyla. (...). Lavorare alla Solvay comportava una serie di vantaggi. Per certi aspetti la fabbrica era come un villaggio a sè stante, con edifici residenziali, uno studio medico con un dottore sempre presente, una mensa, un negozio e una palestra. Oltre alla paga e al beneficio accessorio dei buoni per la vodka, i dipendenti avevano sempre la garanzia di poter superare indenni la guerra». «Fu nel corso degli anni trascorsi alla Solvay durante la guerra che, per la prima volta, in Karol Wojtyla si manifestò l’idea alla vocazione. Alla fine, l’Arcivescovo di Cracovia Mons. Sapieha creò un seminario segreto e trasferì Wojtyla e molti altri giovani al sicuro presso la sua residenza».
Il 1° novembre 1946, Mons. Sapieha ordinò Wojtyla Sacerdote. Nel 1951, il card. Sapieha morì, e il suo posto fu preso dall’Arcivescovo Eugeniusz Baziak che si prese cura di Wojtyla. «In quel periodo la repressione della Chiesa cattolica da parte dei comunisti era ovunque rigidissima. I comunisti tentavano di introdurre in molte diocesi dei vicari che, in realtà, erano membri della polizia segreta. (...). Qualsiasi vescovo che non ottenesse il loro consenso veniva rimosso con la forza o arrestato e incarcerato. Nel novembre 1952, l’Arcivescovo Baziak col suo Vescovo ausiliario Stanislaw Rospond furono arrestati con un’azione che scosse in profondità la comunità cattolica di Cracovia. Karol Wojtyla non fece alcuna dichiarazione, né privatamente né in pubblico e, due giorni dopo gli arresti, andò in vacanza in montagna a sciare».
Due settimane più tardi l’Arcivescovo Wyszynski fu fatto Cardinale e, dopo aver denunciato dal pulpito gli arresti di Mons. Baziak, gli venne rifiutato il visto di uscita, impedendogli, così, di recarsi all’estero. «Wojtyla continuava a non essere per nulla coinvolto nella lotta per la sopravvivenza e per le libertà fondamentali della Chiesa. Gli arresti e le detenzioni non lo incitavano alla protesta». «Negli anni ‘50, di fronte al comunismo, Karol Wojtyla, si era nuovamente ritirato. Rimase in silenzio persino quando il suo professore e amico di lunga data, padre Kurowski, fu arrestato. Nei suoi scritti e nelle sue prediche, Karol Wojtyla non attaccò mai apertamente il comunismo: non pensava di doverlo fare». «All’età di 38 anni (1958) Wojtyla fu proposto come candidato a Vescovo Ausiliare. (Ma questo provocò) un’invettiva all’interno della gerarchia cattolica polacca, che si può intuire dai rapporti della Sluza Bezpieczenstwa -SB - la polizia segreta. Il regime si teneva ben informato. C’erano sempre oltre 1.000 sacerdoti che fungevano da spie e informatori per il governo comunista polacco. La riservatezza del confessionale veniva violata regolarmente, con uno sconvolgente tradimento della fiducia. L’informatore tanto apprezzato dalla polizia segreta era padre Wladyslaw Kulcycki. (...). La polizia segreta polacca scoprì che era coinvolto in una storia d’amore appassionata e lo ricattò, costringendolo a diventare una spia. Egli fu uno dei tanti sacerdoti che regolarmente stilavano rapporti non solo su Karol Wojtyla, ma anche su moltissimi altri membri del clero».
«L’Arcivescovo Baziak morì il 15 giugno 1962, ma il nome del suo successore fu reso noto solo il 9 gennaio 1964. Questo ritardo fu dovuto all’intransigenza di due individui: il Primate di Polonia, card. Wyszynski, e il numero due del regime comunista, Zenon Kliszko, presidente del Parlamento polacco e principale ideologo del Partito comunista. Il card. Wyszynski non voleva promuovere ulteriormente Wojtyla, visto che lo considerava poco più di un uomo eccessivamente ambizioso e molto occupato a stringere rapporti e contatti informali. In particolare, ciò che preoccupava il Primate era l’atteggiamento dispotico che il vescovo ausiliare Wojtyla aveva verso altri membri dell’arcidiocesi di Cracovia. Wyszynski e il suo avversario Kliszko, però, concordavano su un aspetto del carattere e personalità di Wojtyla: politicamente, egli non esisteva».
Ora, poiché in Polonia l’elezione di un Vescovo doveva avere l’approvazione di Zenon Kliszko, il Primate doveva sottoporre, a Roma, una serie di nomi per l’approvazione del Papa e, successivamente, questi nomi venivano sottoposti al governo comunista polacco. Il card. Wyszynski consegnò il primo elenco di nomi che da Roma passò, poi, a Kliszko. Dopo due mesi, i tre nomi furono bocciati. Un secondo tentativo ebbe lo stesso risultato. Allora, Zenon Kliszko ebbe un incontro con l’esponente di spicco del piccolo partito cattolico di opposizione, prof. Stanislaw Stomma, al quale chiese chi poteva essere, secondo lui, il miglior candidato a Vescovo di Cracovia. Stomma gli rispose: “Wojtyla è il migliore, indubbiamente l’unica scelta possibile”. E Kliszko, raggiante, gli rispose: “Finora ho posto il veto su sette nomi. Sto aspettando Wojtyla e continuerò a porre il veto finché non l’avrò”. «Perché Wojtyla? Kliszko lo giudicava un uomo disposto ai compromessi. Si trattava di un’opinione ampiamente basata sulla serie di informazioni ricevute dalla migliore spia del regime, insinuatasi nel cuore pulsante dell’arcidiocesi di Cracovia». Si era agli inizi del 1964 e sul soglio pontificio vi era Paolo VI.
«Il canale di dialogo di Kliszko funzionò a meraviglia: egli ricevette un’ulteriore lista di candidati in cui figurava il nome di Wojtyla. L’8 marzo 1964, Karol Wojtyla si installò nell’arcidiocesi di Cracovia». Nel maggio 1967, Paolo VI annunciava il Concistoro e tra i nomi prescelti vi era quello di Karol Wojtyla. La notizia fu accolta in Polonia con grande sorpresa. Era la prima volta che la Polonia aveva due cardinali. Perché questo? I due cardinali radicalmente anti-comunisti dei Paesi dell’Est, Mindszenti e Sljpij furono puniti da Paolo VI per non voler aprire al comunismo; ma era forse possibile trattare il card. Wyszynski nello stesso modo, quando questi era tanto amato da tutto il popolo polacco? Non era forse meglio creare un altro cardinale un po’ più sensibile alla sua Ostpolitik e, gradualmente, isolare l’altro irriducibilmente anti-comunista?
Due mesi più tardi, dopo che un’altra relazione fortemente positiva su Wojtyla fu consegnata a Paolo VI dal card. Casaroli, Paolo VI ricevette Wojtyla in udienza privata. In seguito, dal 1973 al 1975, Wojtyla fu ricevuto ben 11 volte in udienza privata da Paolo VI, cosa mai accaduta per un cardinale straniero! «Il card. Wojtyla era molto nelle grazie dei comunisti per i seguenti argomenti: – Era avanzato nella gerarchia ecclesiastica non grazie all’istanza anti-comunista...; – Wojtyla era un personaggio che finora non si era mai impegnato in attività apertamente ostili contro lo Stato; – Wojtyla aveva un atteggiamento prudente per nulla eroico; – In precedenza, aveva decantato molto le virtù della coesistenza pacifica col comunismo, simpatizzando con le iniziative di Paolo VI sull’Ostpolitik, cioè di buone relazioni con il blocco comunista”. Quindi, i comunisti favorivano Wojtyla e raccomandavano che egli ricevesse ogni sostegno necessario e fosse trattato con estrema gentilezza».
Infatti, mentre il card. Wyszynski non poteva allontanarsi dalla sua diocesi, perché sprovvisto di permesso dal governo comunista polacco, il card. Wojtyla poteva liberamente recarsi in ogni paese senza alcuna difficoltà. Wojtyla divenne papa col nome di Giovanni Paolo II. Cosa sarebbe avvenuto della politica vaticana dell’Ostpolitik? In uno dei suoi primi discorsi, Giovanni Paolo II disse: «Accetto con particolare riconoscenza le congratulazioni e gli auguri, pieni di cortesia e cordialità, inviatimi dalle più alte autorità della Repubblica Popolare Polacca. In occasione della scelta di un figlio della Polonia per il trono di S. Pietro, mi identifico con tutto il cuore con la mia benamata Polonia, la madrepatria di tutti i polacchi. Spero sinceramente che la Polonia continui a crescere spiritualmente e materialmente, nella pace, nella giustizia e nel rispetto dell’uomo». L’Ostpolitik, pertanto, sarebbe continuata di buona lena!
David A. Yallop sempre nel suo libro “Habemus Papam” dedica, in appendice, un capitolo alla “Rivoluzione polacca” del 1980-81 e illustra come, in questo momento tragico per la Polonia, costantemente minacciata da un’invasione sovietica, Papa Giovanni Paolo II fosse silenzioso e quasi assente, limitandosi a interventi vaghi. Il momento culminante della crisi polacca, fu l’incontro di Mosca del 5 dicembre 1980, con i leaders dei paesi comunisti dell’Est Europa, e dove sul tavolo vi era la decisione dell’invasione della Polonia; invasione che fu annullata. Yallop scrive: «Si sostiene che sia stato fondamentale l’intervento del Papa. Come dimostra questa cronaca degli eventi, però, il Papa non intervenne mai nel periodo che precedette l’incontro di Mosca del 5 dicembre. Si è ipotizzato che il Pontefice abbia minacciato di lasciare il Vaticano e di mettersi alla testa dell’esercito polacco per affrontare le orde degli invasori sovietici. Questa disinformazione diffusa dal Vaticano è del tutto priva di fondamento. L’unica azione compiuta da Giovanni Paolo II fu una lettera a Breznev del 16 dicembre, scritta in un linguaggio diplomatico e vaticanese, che costituiva una richiesta per l’adesione dell’unione Sovietica al principio di non-intervento. Breznev la ignorò».
Eppure Giovani Paolo II, in San Pietro, il 13 maggio 1981, ebbe l’attentato e si dice furono coinvolti i servizi segreti dell’Est. Eppure l’11 novembre 1989, il “Muro di Berlino” è caduto! Per comprendere i timori dei capi comunisti dei Paesi dell’Est, nel primo periodo del papato Wojtyla, si dovrebbe leggere quanto segue. Nel suo libro, “Non Serviam” (Editon 999, Toronto 1987, pag. 66), il dott. Roman Gladkowski scrive: «La Conferenza di Yalta fu pure essa un successo della Massoneria. F.D. Roosevelt concluse un accordo con Stalin senza che il popolo americano ne fosse a conoscenza. In questa impresa venne assecondato dal presidente Cecoslovacco, Benesz, il futuro suocero di Zbigniew Brzezinski. Roosevelt e Benesz appartenevano tutti e due ai più alti gradi della massoneria. Avendo servito l’Unione Sovietica durante tutta la sua vita (...) Benesz divenne l’istruttore più importante di Roosevelt per quanto riguardava l’Unione Sovietica. Queste lezioni incominciarono piuttosto presto già dal 1939, e includevano la preparazione del presidente degli USA agli incontri di Teheran e di Yalta».
Quindi, con l’aiuto del suocero di Brzezinski, Benesz, Roosevelt creò l’impero sovietico consegnando a Stalin centinaia di milioni di persone, con relativi Paesi, senza chiedere nulla in cambio! Ed ecco, ora, le dichiarazioni dell’alto iniziato Zbigniew Brzezinski, sul comunismo, fatte in due epoche diverse: «Il tempo dell’americano, fortemente radicato e attaccato al suo paese, è passato. Le forze proletarie rappresentano l’onda del futuro». «Noi dobbiamo cercare la cooperazione coi paesi comunisti in vista di un accomodamento innanzi tutto politico, ma ulteriormente filosofico». Ma poi scrisse: «... il comunismo non possiede più alcuna missione storica... preconizzo che, entro un periodo di tempo storico, storicamente prevedibile, il comunismo, quale il nostro secolo lo ha sperimentato, cesserà di esistere».
Ora, nelle società occulte non esiste l’obbedienza cristiana che è vincolata all’obbedienza a Dio, ma esiste solo l’obbedienza cieca al superiore come se fosse Dio! Quindi, i subordinati, in Massoneria, devono solo obbedire! L’incontro Wojtyla-Gorbaciov: la conversione della Russia? L’avvenimento è importante, ma “intelligenti pauca”!
I modernisti, illusi o in mala fede, esultano: «Gorbaciov, da uomo realista qual è, chiede l’appoggio del Papa e implicitamente riconosce in lui l’unica autorità morale al mondo capace di rifargli credibilità e autorevolezza nel suo difficile cammino. Egli, infatti, deve salvarsi dalle grinfie dei conservatori leninisti, che lo considerano un traditore e dalle follie dei temerari innovatori, che lo ritengono un illuso: essi pensano infatti che il comunismo non può cambiare, può solo morire. Viene spontaneo allora riferirsi alle promesse della Madonna di Fatima: La Russia si convertirà e alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà. Siamo entrati, forse, nella stagione della gran- de speranza?» (Antonio Ungenti su “Madre di Dio” e altre riviste mariane, nov. 1989).
Gorbaciov è l’uomo della Provvidenza, come non ha mancato di dire un “Vescovo” italiano? E Giovanni Paolo II è colui che esaudisce le richieste della Madonna sulla conversione della Russia, come si scrive anche in alto loco? Lasciamo parlare gli altri: Lo scrittore Zinoviev non crede al cambiamento del Comunismo: «Il Comunismo - dice - è come un serpente, ogni tanto cambia pelle». E se invece stesse veramente morendo? La notizia non ci rallegra comunque, poiché in ogni caso, ad Est come a Ovest, il motto idolatrico «tutto per l’uomo, tutto in nome dell’uomo», resta l’unica verità al posto dell’antico: «Tutto a maggior gloria di Dio». Il “Concilio” [Vaticano 2] lo afferma testualmente: «Credenti e non credenti sono generalmente d’accordo su questo punto: tutto sulla terra deve essere ordinato all’uomo come al proprio centro ed alla propria sommità» (Gaudium et Spes, 12,1). Gli fa eco Giovanni Paolo II: «Bisogna affermare l’uomo per se stesso, e non per qualche altro motivo, unicamente per sé stesso» (all’Unesco, 2.6.1980).
I comunisti, (e non solo loro), leggendo questi documenti del Concilio si sono convertiti…. a questa “NUOVA religione”, anche per il solo fatto che questa è sempre stata la “loro religione”! Leggete cosa dicono essi stessi nel quotidiano della gioventù sovietica. Riportiamo pari pari la notizia di agenzia, e su queste parole vi lasciamo, sicuri che la Russia NON si è convertita. Mosca. Un ritratto biografico e politico di tono marcatamente positivo di Giovanni Paolo II è stato pubblicato ieri dal quotidiano della gioventù comunista sovietica “Komsomolskaia Pravda” che, alla vigilia della visita di Gorbaciov in Italia e del suo incontro con il Papa, ha così infranto un tabù rispettato per decenni: “L’attuale pontefice è un attivo iniziatore dei mutamenti annunciati nel 1962 con il Concilio Vaticano II - scrive il quotidiano - La Chiesa cattolica ha deciso di modernizzare i propri princìpi ed ha proclamato il corso favorevole al dialogo con gli ambienti non cattolici, comunisti compresi”.
Indicando i punti di contatto tra la filosofia politica della nuova leadership del Cremlino e gli insegnamenti morali del Papa, il quotidiano afferma inoltre che «al primo posto negli insegnamenti del Pontefice ci sono l’uomo e i suoi diritti: una verità eterna che la nostra società ardì scrivere sulla sua bandiera: Tutto per l’uomo, tutto in nome dell’uomo. Ahimè, fino ad oggi non ci si è riusciti ». «Il Vaticano ha smesso di lanciare appelli per le crociate contro il comunismo, noi non definiamo più la religione “oppio”. La cosa migliore è venirsi incontro l’un l’altro. Il prossimo incontro di Gorbaciov con Giovanni Paolo II ne è la testimonianza». (Ansa-La Stampa, 22.11.1989)
Ci domandiamo: Giovanni Paolo II sapeva che Michail Gorbaciov, dal 1989, era membro della Commissione Trilaterale, ideata e diretta dal suo grande “elettore” Zbigniew Brzezinski, e che Gorbaciov era membro, nientemeno, che del massonico e satanico “Lucis Trust”, precedentemente chiamato “Lucifer Trust” (= La Corte di Lucifero), che è la sètta satanica più potente al mondo, che dirige l’ONU? La fondatrice del “Lucifer Trust”, Alice Bailey, la sacerdotessa della New Age aveva delineato il “piano” della creazione di una Nuova Religione Universale con queste parole: «Il “Cristo risorto” e non il “Cristo crocifisso” sarà la nota distintiva della Nuova Religione...»; «... e una nuova Chiesa di Dio, tratta da tutte le religioni e da tutti i gruppi spirituali, metterà fine alla eresia della separatività»; «Scristallizzare tutte le religioni, respingendo decisamente, come fomiti di discordia e di guerra, i dogmi, e cioé gli enunciati con cui si formulano pretese verità... »; «... e a questo punto, non vi sarà più dissociazione tra l’unica Chiesa Universale, la Sacra Loggia interiore di tutti i veri massoni, e i circoli più ristretti delle società esoteriche».
Questi “fatti e “detti” costituirono la tessitura del ministero papale di Giovanni Paolo II in tutti i campi: dogmatici, morali, liturgici, pastorali. Facciamone alcuni esempi: denunciò abusi e profanazioni sull’Eucarestia, ma poi lasciò che i Dicasteri competenti non intervenissero contro le aberrazioni, le banali “creatività liturgiche”, in cui si usò anche materia invalida; lasciò moltiplicare i Canoni, tacendo anche sui gravissimi sacrilegi, come l’aver dato il permesso di dare sulle mani la Santa Comunione, concedendo così, ogni permissione di profanazioni sacrileghe. E perché ha taciuto sul “referendum” sull’aborto, facendosi, poi, persino fotografare con l’on. Andreotti che, come Presidente del Consiglio, aveva firmato la legge abortista?.. E perché lasciò in mano ai guastatori i Seminari, lasciando il cardinale Garrone alla direzione di essi, con la sua nefasta gestione? E perché fece togliere, dal “Nuovo Codice” di “Diritto Canonico” l’art. 2335 che comminava la “scomunica” contro la sètta massonica?..
Di Giovanni Paolo II dovremmo dire che il suo Pontificato fu tutto una sua “particolare teologia”, fatta di una “nuova ecclesiologia”, che si identifica con tutta l’umanità e che era una “nuova nozione di Rivelazione”, una “nuova fede”, contraria al passato, alla Tradizione della Chiesa di sempre.
Giovanni Paolo II lavorò per far trionfare le idee che Pio XII aveva duramente sanzionato, perché il Vaticano II le avesse a rinnovare, come una “Nuova teologia”. Ecco, allora, quello che disse: «È il Concilio che mi ha aiutato a fare la sintesi della mia fede personale» (Laffont 1982). Nel 1965, da Vescovo di Cracovia, Karol Wojtyla discusse con un amico del fenomeno dell’inculturazione, dicendo: «Certamente, Noi preserveremo gli elementi di base: il pane e il vino, ma tutto il resto verrà cambiato, secondo le tradizioni locali: parole, gesti, colori, vestimenti, canti, architettura, decorazioni… Il problema della riforma liturgica è immenso! »
L’8 maggio 1972, al Sinodo di Cracovia, Giovanni Paolo II aveva pubblicato su “aux sources du renouveau”, che la Chiesa doveva “auto realizzarsi”, che la Chiesa doveva avere “una nuova riflessione sull’uomo”, una “nuova preoccupazione ecumenica” e una “nuova cura apostolica”. Furono, poi, le quattro chiavi del suo apostolato. Lo scrisse chiaramente anche nella enciclica “Redemptor hominis”: «l’uomo è la strada della Chiesa». Ecco, quindi, il vero volto dell’“aggiornamento” di Giovanni Paolo II: ridurre equivoca la Liturgia, fare un ecumenismo pancristiano, una “via irreversibile”; fare dell’umanità un luogo della Parola divina. Ora, questo, era un “addio al soprannaturale”!
Nel 1983, Giovanni Paolo II fece promulgare il suo “Nuovo Diritto Canonico”, nel quale scompaiono le “note dogmatiche” della Chiesa: Una, Santa, Cattolica, Apostolica, per diventare “Comunione, ecumenismo, collegialità”. Giovanni Paolo II, a pag. 35 del suo libro “Varcare la soglia della speranza”, ha scritto che “l’uomo è sacerdote dell’intera creazione”. È una frase alla Lutero, perché non fa distinzione tra “sacerdozio ministeriale” (che appartiene solo agli ordinati) e “sacerdozio partecipato” (che è di tutti gli uomini). Ma questo è un vaneggiamento alla Teilhard de Chardin che, con la sua “Messa sul mondo”, afferma che ogni uomo offrirebbe non più l’Ostia consacrata, ma il mondo stesso l’offrirebbe come nuova ostia gradita a Dio. Per questo, Giovanni Paolo II dice: «L’uomo è stato creato per diventare Sacerdote, Profeta e Re di ogni terrena creatura» (p. 17), come se l’uomo fosse Gesù o il Papa, i soli che hanno il potere di santificare, insegnare, governare!..
L’affermazione di Giovanni Paolo II «Ogni preghiera autentica viene dallo Spirito Santo che abita misteriosamente in ciascuna anima», è certamente falsa! Nella Sacra Scrittura e, quindi, nella Teologia cattolica, l’abitazione nell’anima dello Spirito Santo è legata necessariamente al ricevimento della Grazia santificante.
Il 15 febbraio 1994, l’“Osservatore Romano” pubblicò una viscida approvazione del “Cammino dei Neo-catecumenali” (benché sia una sètta che nega persino la Divinità di Cristo, la Presenza Reale di Gesù nell’Ostia consacrata e che promuove molte altre eresie!..). Nella sua enciclica “Redemptor Hominis et Dominum vivificantem”, Giovanni Paolo II afferma che «Nostro Signore ha assicurato la salute di “ogni carne” con la sua Incarnazione… fin dalla sua concezione»… Ammettendo, così, l’indipendenza dalla Croce, dalla Fede, dal Battesimo e dalle opere!.. Giovanni Paolo II affermò, incredibilmente, che «la dannazione rimane una reale possibilità, ma non ci è stato dato di conoscere … se e quali essere umani vi siano effettivamente coinvolti». Perciò, l’inferno potrebbe anche essere vuoto, contraddicendo, così, le esplicite affermazioni della Sacra Scrittura in proposito!
Giovanni Paolo II, nel suo libro “Varcare la soglia della speranza”, ha oltre a belle pagine, anche passaggi erronei e anche materialmente “eretici”. Ad esempio: Secondo Lui, Gesù è Figlio consustanziale al Padre, sì, ma anche si può respingere. «Si può respingere tutto questo, scrivere a lettere maiuscole “Dio non ha un Figlio”». «Gesù Cristo non è Figlio di Dio, ma è solo un dei profeti» (pag. 9). Giovanni Paolo II parla di possibilità fisica o morale questo respingere la Rivelazione della divinità del Verbo?.. E come a scusarsi aggiunge: «Ci si può meravigliare di tali posizioni quando sappiamo che Pietro stesso ha avuto a questo riguardo delle difficoltà?» (p. 9). Ma Giovanni Paolo II si avvale del peccato di Pietro solo per non meravigliarsi del Giudaismo e dell’Islam che credono che Gesù fosse solo un uomo?.. Difatti, prosegue: «C’è da meravigliarsi se persino coloro che credono nel Dio unico… trovano difficile accettare la fede in un Dio crocifisso?.. Così, dunque, al centro stesso della grande tradizione monoteistica si è introdotta questa profonda lacerazione» (p. 9).
Ma la “lacerazione” non è colpa del Cristianesimo per aver introdotto l’idea trinitaria nella “tradizione monoteistica”, bensì della “Cabala” rabbinica che ha negato la divinità di Cristo e il mistero trinitario. Questa tradizione spuria, poi, fu ripresa dall’Islam che è il Talmudismo compendiato.
Sul dogma della dannazione eterna, Giovanni Paolo II, (a pagina 80), dopo aver moderato che la sua risurrezione sia vittoria sulla morte, abbracciano ogni uomo (p. 81), senza spiegare se sia con volontà antecedente o conseguente. Più avanti, poi, Giovanni Paolo II, pur riprendendo il discorso sulla dannazione eterna, quasi la vanifica. A p. 81 scrive: «L’eterna dannazione… in che misura trova attuazione nella vita oltre la tomba? Questo è un grande mistero. Non è possibile, però, dimenticare che Dio vuole che tutti siano salvati e arrivino a conoscenza della verità» (I Tim. 11, 4).
Certo, Dio vuole che tutti siano salvati, ma quanto sia il numero degli eletti, Gesù stesso lo svela: «Larga è la strada che conduce alla dannazione e sono molti ad imboccarla; stretta ed angusta è quella che porta alla salvezza e sono “pochi” che la prendono». Quindi, l’Inferno è pieno, e non vuoto, come lo disse e scrisse quell’altro vanesio che fu von Balthasar!..
Giovanni Paolo II sostiene che lo Spirito Santo è “in qualche modo” presente in ciascuna delle altre religioni, dimenticando che lo Spirito Santo è una della Tre Persone della Santissima Trinità, per cui confonde volutamente il “sentimento religioso naturale” dell’uomo con quella che è per la Religione cristiana la presenza divina dello Spirito Santo nelle anime dei battezzati. Sostiene anche che vi sono “Tre religioni monoteiste”, il che è una mistificazione. (Cfr. Don Villa: “Cristiani, musulmani, ebrei hanno lo stesso Dio? No!” Edizioni Civiltà Brescia).
Giovanni Paolo II s’era fatto una sua teologia personale; una sua “nuova ecclesiologia” che si identificava con tutta l’umanità; una “nuova nozione di Rivelazione”, che vuole tutti gli uomini in possesso di essa, sia pure in diversi gradi; una sua “nuova fede”, che è un semplice prender coscienza del “soprannaturale!”, preesistente in tutti fin dalla nascita… Giovanni Paolo II affermò placidamente: «… proprio da questa apertura primordiale dell’uomo nei confronti di Dio nascono le diverse religioni. Non di rado, alla loro origine troviamo dei fondatori che hanno realizzato, con l’aiuto di Dio, una più profonda esperienza religiosa. Trasmessa agli altri, tale esperienza ha preso forma nelle dottrine, nei riti e nei precetti delle varie religioni ». Per cui, secondo Giovanni Paolo II, Budda, Lao-Tese, Zoroastro, Maometto e compagni, sarebbero stati dei veri profeti ispirati da Dio nel fondare le loro false religioni.
Tesi, questa, già propagata dai modernisti, i quali, appunto, come aveva denunciato Papa San Pio X, “non negano, concedono anzi, alcuni velatamente, altri apertissimamente, che tutte le religioni sono vere, in quanto opera dei geni religiosi che noi chiamiamo profeti e dei quali Cristo fu il sommo” (cfr. Enciclica “Pascendi”). Giovanni Paolo II ha scritto 14 encicliche ma non tutte senza “errori”, come la “Veritate Splendor” di spirito individualista, naturalista, non distinguendo mai la differenza che c’è tra la Grazia e Ordine naturale.
La sua “Redemptor Hominis” ruota intorno all’uomo anziché intorno a Dio. In essa, infatti, si riscontrano più di 354 volte la parole “uomo” e “umane”. L’uomo… questo uomo, per Giovanni Paolo II, è la prima via sulla quale la Chiesa deve incamminarsi per adempiere la sua missione; l’uomo, quindi, è la prima e fondamentale via della Chiesa… e che i «“diritti dell’uomo” divengano, in tutto il mondo, la base di tutti gli sforzi tendenti al bene dell’uomo... perché la pace dipende dal rispetto degli inviolabili diritti dell’uomo. Per questo, “la via quotidiana della Chiesa è l’uomo e lo sarà sempre di nuovo”…».
Il prof. Wigand Siebel, di Saarbrûcken, in “Bedakreis”, n. 184, ottobre 1979, fece questa analisi: «Questa enciclica non solo rappresenta un’idea non più conciliabile con la Fede cattolica, cioè un’eresia, perché essa separa pure le confessioni l’una dall’altra, facendo un’inversione di rotta della Chiesa stessa. La Chiesa volge le spalle a Cristo e si orienta verso l’uomo, si apre al mondo». Questo ideale di Giovanni Paolo II verso l’uomo, è proprio il contrario del programma di San Pio X: “Rinnovare tutto in Cristo”. Il Santo Papa aveva previsto tutto quello che avviene oggi, condannando, per questo, con l’enciclica “Pascendi gregis”, in cui definisce il Modernismo come il bacino di raccolta e il veleno di tutte le eresie, perché «esso tenta di minare le fondamenta della Fede e di distruggere il cristianesimo»… La Chiesa del Vaticano II, invece di occuparsi, in primis, dei “diritti di Dio”, si occupa dei “diritti dell’uomo”… la méta che la Massoneria ha sempre sognato e perseguito, per arrivare a quella “religione mondiale”, cementata dall’umana fratellanza. Per questo, Giovanni Paolo II fu detto anche un “Papa liberale”, più progressista di quanto non apparisse. E Indro Montanelli Lo definì “un Papa sovvertitore”!
Giovanni Paolo II fu l’ideale di quel “modernismo” quale fu voluto da Paolo VI; un “modernismo” che ha portato allo sfascio della Chiesa. Basti confrontare le encicliche e i tanti altri scritti di Giovanni Paolo II con gli altri Pontefici suoi predecessori; come questi: – mentre Papa Leone X aveva scomunicato Lutero, Giovanni Paolo II, invece, lo riabilitò ripetutamente, in vari modi; – mentre il Sant’Uffizio condannò il gesuita eretico e massone Teilhard de Chardin, Giovanni Paolo II lo lodò e fece cardinale l’altro gesuita De Lubac; – In Concilio si concentrava su un libro che trattava della “teoria di Marx”!
Prima del Vaticano II, il cammino per i cristiani era indicato in Gesù Cristo, Via, Verità, Vita; con Giovanni Paolo II, invece, fin dalla sua prima enciclica, ebbe a dire: «il cammino della Chiesa è l’uomo!» Ora, sostituire l’uomo col Figlio di Dio fatto Uomo, è una vera empietà! L’antropocentrismo laico di Giovanni Paolo II gli faceva come abbandonare la Chiesa per quella di “umanesimo nuovo” che permettesse all’uomo moderno di ritrovare sé stesso, di attivare alla rivendicazione dei “diritti dell’uomo” e di una “nuova coscienza” di un destino comune che bisogna costruire insieme, se si vuole evitare la catastrofe per tutti! Ma il “nuovo umanesimo” di Giovanni Paolo II era un umanesimo indipendente dalla Grazia di Dio, da Gesù medesimo, dal culto liturgico, dai Sacramenti, dallo Spirito Santo, per cui la vita dell’uomo non è più la gloria di Dio, perché la nuova funzione della Chiesa è solo quella di procurare la pace tra gli uomini e ogni bene terrestre, e questo viene presentato come la via per raggiungere i destini eterni.
In varie sue locuzioni pastorali, Giovanni Paolo II sottolineò che le localizzazioni tradizionali “sotto terra, in Cielo, all’Inferno, purgatorio, paradiso” sono immagini improprie e che, per la Chiesa, l’inferno, il purgatorio e paradiso, sono sempre state “condizioni dell’anima”. Infine, dopo aver cambiato la Dottrina sociale, il Catechismo, il Diritto Canonico, la Santa Messa, l’Ecclesiologia, l’Esegesi, la Liturgia, cambiò anche la dottrina mariana.
La popolarità crescente di Giovanni Paolo II durata 26 anni, vide il decrescere smisurato delle vocazioni sacerdotali e religiose e il crollo del senso del sacro, fin quasi a scomparire, come le sue Messe papali specie in Roma, che erano caratterizzate da un clima da stadio: folle oceaniche, esaltazioni di applausi, che Lui favoriva e promuoveva, moltitudine di concelebranti con addobbi liturgici “creativi”, Suore con zainetti, scarpe da tennis…
Giovanni Paolo II fu un Papa super-star, osannato da una massa di popolo facilone e sentimentale che Lo seguì anche nelle “scampagnate pastorali”, disertanti, però, le chiese. Un Papa che scappava sovente a sciare, anche durante le feste natalizie; un Papa viaggiante, che faceva presentare le sue poesie, le sue opere teatrali ed altre sue fatiche letterarie che nascondevano gli elementi spirituali che appannavano i suoi doveri di Sommo Pontefice, sempre più confusi con la laicità e sempre più sbiaditi fino a scomparire sotto forme di comportamento borghese. Una religione, quindi, la sua, divenuta sempre maggiormente una esibizione, a braccetto con i media.
È un “fatto”, comunque, che Giovanni Paolo II ha perduto tutte le sue battaglie. Si pensi all’insuccesso dei suoi appelli, all’insuccesso della sua lotta contro il comunismo, all’insuccesso della sua guerra alla guerra, all’insuccesso delle sue esortazioni alla Fede, alla pratica religiosa, alla secolarizzazione crescente, alle chiese semivuote, fino a scendere in molte diocesi a percentuali minime di presenza dei fedeli praticanti, ai suoi appelli alla famiglia, alla crescita continua dei divorzi, delle coppie omosessuali, alla riduzione impressionante della natalità, alle sconfitte della morale sessuale, e via via, che fa pensare ai vuoti profondi della vita religiosa, alle manifestazioni della sua consistenza, del suo fallimento con tante zone d’ombra sulla sua figura, che fanno pensare alle molte finestre che Egli ha aperto per far entrare nella Chiesa tutte le eresie e tutti gli errori che hanno sbranato le anime redente da Cristo!..
Ecco, ora, un flash della “mens ecumenica” di Giovanni Paolo II: nel Concilio, Egli fu uno dei più avanzati nelle discussioni sulla “libertà religiosa”. Da Papa, firmerà “Concordati” che non proteggevano più la Chiesa, né la religione, né i valori cristiani, ma che mettevano tutti alla pari. Era il suo “relativismo religioso” che ha portato a considerare che “tutte le religioni valgono e portano alla salvezza”! Ma è un errore dottrinale che Giovanni Paolo II ripeterà nella sua enciclica “Redemptor hominis”, dove osò dire che “Le diverse religioni sono altrettanti riflessi dell’unica verità”, ignorando che la dottrina di sempre della Chiesa insegnava che le diverse religioni sono state suscitate da Satana, proprio per tentare di distruggere l’unica vera religione!
Si pensi anche a quel punto nero del suo Pontificato, quale fu la sua copertura palese dell’eretico Movimento ne-catecumenale di Kiko Argüello e della sua collaboratrice Carmen Hernandez, che negano apertamente, nei loro Catechismi, il Sacerdozio ministeriale, il Sacrificio della Croce e dell’Altare, la Presenza reale, la Redenzione, ecc. ecc.
Mentre la “libertà di coscienza” dai Papi Gregorio XVI e Pio IX era stata definita, nelle loro encicliche, “puro delirio”, Giovanni Paolo II così si espresse a proposito: «Auspico che si sviluppi il rispetto della “libertà di coscienza e di culto” per ogni essere umano». (Conakry - Guinea, 25.2.1992, in “Osservatore Romano” R 27-2-1992, p. 5). In Africa, in Guinea, a Conakry, Egli disse: «Auspico che si sviluppi il rispetto della libertà di coscienza e il culto per ogni essere umano». (Cfr. “Osservatore Romano” 27.2.1993, p. 5). Da ricordare che questa “libertà di coscienza e di religione” sono le idee base del “sacerdozio massonico”.
Giovanni Paolo II ha viaggiato per un quarto di secolo, procurando nel mondo accordo religioso tra la Fede rivelata e tutte le altre fedi umane e persino diaboliche! Ha esaltato il “teologo” Martin Lutero e cercato compromessi con la “Riforma protestante”. Ha umiliato, dinanzi al mondo, la Santa Chiesa, condannando il suo agire nella Storia, in difesa della vera Fede e attribuendole colpe di singole persone. Ha vietato il “proselitismo”, rinnegando, così, l’impegno missionario della Chiesa, riducendolo a un impegno sociale e, questo, per non offendere le altre fedi! Ha ammesso che Cristo non fosse più il RE delle Nazioni, dimentico del nostro canto cristiano: «Te Nationum Oraesides honore tollant publico», appellandosi alla sola voce della coscienza!
La prima conferenza religiosa della storia della Chiesa, fu tenuta in Vaticano, con l’intervento personale di Giovanni Paolo II, in veste di Presidente di una assemblea di quasi mille rappresentanti di 15 fedi diverse, incluse le religioni indigene dell’Africa, dell’Australia e dell’Oceania. Per la prima volta, sotto le volte del Vaticano, in presenza del Papa, per ben due ore si ascoltarono versi del Corano e versi ebraici e, poi, invocazioni per la pace di scintoisti, buddisti e indù, intervallati da blues africani!
Il 7 febbraio 1982, all’Angelus domenicale, Giovanni Paolo II disse: «… Nello stesso tempo, inserisco, in questa preghiera, sia i loro fratelli musulmani, che abitano sulla stessa terra, sia anche i numerosi animisti, testimoni della religione africana tradizionale». Il gesto di Giovanni Paolo II di radunare ad Assisi, nel 1986, e presiedere le maggiori religioni del mondo per una preghiera per la pace, è stato un gesto che provocò una profonda indignazione e riprovazione, perché fu un’offesa a Dio nel suo primo Comandamento, perché quel gesto ha negato l’unicità della Chiesa e della sua missione salvatrice; perché quel gesto ha aperto decisamente all’indifferentismo i fedeli cattolici; perché quel gesto ha anche ingannato gli infedeli adepti delle altre religioni.
San Paolo non ha forse detto che questi falsi “dei” sono degli angeli decaduti, ossia i demoni? «Ora, io non voglio che voi entriate in comunione con i demoni. Non potete bere il calice del Signore e il calice dei demoni; non potete partecipare alla tavola del Signore e alla tavola dei demoni! » (cfr. 1 Cor. 20-21). E ancora San Paolo scrive: «Non lasciatevi legare al giogo estraneo degli infedeli. Quale rapporto ci può essere tra la giustizia e l’empietà, o quale comunione tra la luce e le tenebre? Quale intesa tra Cristo e Belial? Quale associazione tra un fedele e un infedele? Quale accordo tra il tempio di Dio e gli infedeli?» (11 Cor. 6. 14-15).
In questo Congresso-simbiosi delle innumerevoli religioni furono presenti anche gli adoratori del serpente Voodoo (quindi adoratori di Satana!) e anche quelli che non credono in alcun “dio” preciso, profanando, così, la Basilica di S. Francesco. Inoltre, per “non offendere” queste false religioni, fu impedito l’ingresso nella Basilica alla statua della Madonna di Fatima e si permise di far porre sull’altare, una statua di Budda… proprio sopra il Tabenacolo! Purtroppo, una tale profanazione (voluta da Wojtyla!) si ebbe anche nella Basilica di S. Pietro, a Roma, e poi a Bruxelles, a Bologna e in altre Diocesi, come nella Cattedrale di Amiens…
Sull’Osservatore Romano del 3 febbraio 1990, si legge: «Siamo entrati col Vaticano II in un’epoca ecumenica… il compito non è facile. Non si può rifare, in un breve periodo, quello che si è fatto, nel senso contrario, in un lungo periodo». Quindi è chiaro che Giovanni Paolo II era contrario al “passato”, cioè alla “Tradizione della Chiesa”, ai lavori fatti dai suoi predecessori… Ma si sono viste, però, le conseguenze, quali: l’apostasia delle Nazioni cattoliche; la diffusione delle sètte; la sparizione graduale, ma continua, del sacerdozio: il “dialogo” che ha ucciso l’imperativo di Cristo col suo “docete”; e così via tanto da poter dire: Giovanni Paolo II fu il Papa più secolarizzato dei nostri tempi moderni!
Giovanni Paolo II, durante una predica di fronte ad una folla di 100.000 giovani, ribadì la necessità del “dialogo” tra le religioni monoteiste, un chiodo fisso che, in essenza, coincide con la strategia dell’Ordine satanico degli Illuminati di creare un’unica religione mondiale, diretta dai vertici della Massoneria, per realizzare il Governo mondiale. Da questa religione mondiale, però, l’unica a perdere la sua identità sarebbe proprio la Religione Cattolica!
Per questo, da Papa, Karol Wojtyla continuerà a girare per il mondo leggendo discorsi sociali, dimentico dei silenzi dei Martiri cristiani, e lasciando tutto come trovava, anche le folle assetate, invece, di verità eterne! Tutti i suoi gesti, detti “ecumenici”, furono gesti che hanno sconcertato: come l’incontro con la sètta dell’Alta Massoneria ebraica dei B’nai B’rith; come l’incontro con i membri della massonica Commissione Trilaterale, come gli incontri con i monaci protestanti di Taizè; come l’incontro con Hassan e l’Islam, a Rabat, in Marocco, il 18 agosto 1985; come gli incontri con Dimitrios I, nel dicembre 1987 e con Bartolomeo I, il 29 giugno 1987.
Sconcertante fu quel suo discorso ai giovani musulmani, nello stadio di Casablanca, quando disse: «… Noi crediamo nello stesso Dio, l’unico Dio, il Dio vivente…», «È di Dio stesso che desidero, innanzitutto, parlarvi, di Lui, perché è in Lui che noi crediamo, voi musulmani e noi cattolici…», «la Chiesa manifesta una particolare attenzione per i credenti musulmani, data la loro fede nell’unico Dio, e la loro stima della vita morale…». No comment!
Il Dalai Lama, l’uomo più in vista nell’incontro di Assisi dopo Giovanni Paolo II, è il sommo gerarca del buddismo tibetano, e cioè di una religione atea. Lo dice egli stesso: «Dal mio punto di vista si può dire con certezza che la teoria socialista si avvicina molto alla dottrina buddista... buddismo e socialismo negano entrambi l’esistenza di un essere superiore creatore dell’universo». Per il buddismo, il reale è il vuoto assoluto e tutto l’essere è illusione fantasmagorica del nostro “io”, che, a sua volta, è auto-illusione, onde la liberazione a cui mira un buddista consiste nell’annientamento dell’“io” nel “Nirvana”, poiché colui che si illude di salvarsi attraverso le buone opere è nello stesso inganno di chi si abbandona senza scrupoli alle passioni e ai vizi. A questo paradossale insegnamento, che presenta il Bene come un inganno più sottile, e perciò più temibile e malefico del Male, si ricollega il tantrismo buddista: la “via” più alta di “salvazione” buddista, denominata “Vayarayana”, (che significa “via dell’organo sessuale maschile”), si inquadra nella categoria di quelle pratiche perverse che utilizzano i desideri e le passioni dell’uomo sottoponendoli al controllo del distacco buddistico che si raggiunge dedicandosi a riti osceni ed orgiastici. Sebbene non tutte le scuole tantriche buddiste arrivarono nella prassi alle estreme conseguenze, giustificando l’omicidio, la lussuria e l’ubriachezza rituale, l’atto sessuale al di fuori di ogni vincolo coniugale, il “coito rituale”, appunto, costituisce una pratica fondamentale del buddismo iniziatico e del lamaismo in particolare.
Un’altra “via” assai importante del tantrismo buddismo, tutta sustanziata di magìa, di demonismo e di oscenità è il “Kalachakra”. Questa iniziazione, nel suo insieme è considerata segretissima e il Dalai Lama, che attualmente ne è il depositario, la trasmette in modo molto parsimonioso, date le sue caratteristiche e le forze psichiche che scatena nel discepolo; forze oscure e divoranti che possono facilmente portare a chi le evoca a perdersi nei meandri senza ritorno di una follìa popolata di forme demoniache.
L’opera in versi che trasmette il messaggio del “Kalachakra”, ai versetti 151 e 152, addita al disprezzo dei suoi cultori Gesù di Nazareth, come maestro eretico di popoli barbari! In questo incontro inter-religioso, i francescani di Assisi, in un eccesso di spirito ecumenico, ecologistico e panteistico, si apprestarono ad allestire intorno alla Basilica di San Francesco, una “Ara Viridis”, cioè un “Altare Verde”, una specie di altare del Gran Dio Pan, che doveva essere pronto per il 1992, anno della nascita dell’Europa dei Banchieri e delle Holdings.
Nel rituale del 32° grado della Massoneria di Rito Scozzese Antico ed Accettato, il Gran Maestro rivolge all’adepto queste parole: «Quando sarà venuto il tempo della mietitura, quando saranno liberate le fondazioni le più profonde sulle quali tutte le religioni riposano, forse queste fondazioni serviranno ancora una volta di asilo, come una volta le catacombe e le cripte delle nostre cattedrali. A coloro che, in un culto o nell’altro, aspirano a qualche cosa di più puro, ciò che essi trovano nei loro riti, nei sacrifici, negli uffici e nelle preghiere di quei circoli religiosi dove il destino li ha portati... essi si lasceranno dietro le cose che si venerano o che si insegnano nelle pagode indù, nelle vihara buddiste, nelle chiese maomettane e nelle chiese cristiane. Ma ciascuno porterà con sé, nella quiete della cripta, ciò che esso stima più alto, la perla più preziosa della sua eredità. Questa cripta, stretta ancora e così oscura, è tuttavia già visitata dal numero di coloro che fuggono il tumulto delle folle, l’abbagliamento delle luci, il contrasto delle opinioni. Chissà? Con il tempo crescerà forse in estensione e sarà più luminosa, fino a che la cripta del passato diventerà, un giorno, la Chiesa dell’Avvenire».
La giornata di Assisi del 27 ottobre 1986 fu forse l’alba di quel giorno? Forse fu allora che, sulla scia dell’ecumenismo e dell’irenismo del Vaticano II, cominciò a venir meno il “contrasto delle opinioni” e la cripta della Loggia massonica prese a dilatarsi per divenire il tempio Universale del Nuovo Ordine Mondiale? Nel giugno 1994, nel Corso di un Concistoro segreto, Giovanni Paolo II fece conoscere i suoi progetti per il gran Giubileo dell’anno 2000. E cioè: la Chiesa cattolica si unirà ai rappresentanti delle religioni giudaica e musulmana, per pregare Dio ai piedi del monte Sinai e domanderà perdono per i suoi “crimini” passati: Inquisizione, Crociate… inoltre, verrà rifatto il Martirologio Romano, inserendo i passati eresiarchi e scismatici. Alla cerimonia pasquale, al Colosseo, Wojtyla mise alla pari, celebrando, l’immorale e suicida Martin Lutero coi Martiri della Fede!..
Il 28 ottobre 1999, durante un incontro inter-religioso, Giovanni Paolo II si fece chiamare “guida e guardiano di tutte le religioni del mondo” e condannò “il fondamentalismo cattolico”! Il 10 novembre 1999, durante un incontro inter-religioso, a Roma, Giovanni Paolo II dichiarò: «Nessuna cultura (religiosa) può arrogarsi il diritto d’essere esclusiva». Questa è un’autentica negazione dell’affermazione di Gesù Cristo: «IO SONO LA VERITÀ, venuto al mondo per portarla!».
A New Delhi, in India, Giovanni Paolo II pregò nel mausoleo di Gandi, che disse “uomo straordinario” e raccomandando ai Vescovi del luogo di meditare i valori delle altre religioni e di esprimere il Vangelo nella cultura e lo spirito dei popoli dell’India… Poi, disse: «Noi siamo lontani dall’imperialismo culturale e religioso di un Occidente che vorrebbe imporre le sue norme per pensare e credere». Si può dire che Giovanni Paolo II annullò la “Missione” e l’apostolato della Chiesa, dicendo ai Vescovi dell’Indonesia che «la Chiesa insegna che ogni forma di intolleranza religiosa e proselitismo, compromette il fondamentale diritto alla “Libertà religiosa”». Ma questo è uno smantellamento dell’“euntes docete omnes gentes” di Gesù Cristo. Ma la “Nostra Aetate” lo impone egualmente! [...]
Giovanni Paolo II è sceso troppo nel mondo, per cui la Chiesa di Wojtyla ha lasciato un vuoto spirituale che è stato riempito da tutte le religioni e sètte più disparate: buddismo, new age, Islam, sètte protestanti, occultismo, satanismo. Ma l’uomo di oggi non aveva bisogno di mondo, perché ne ha fin sopra i capelli!.. e tra qualche anno, lasciati alle spalle l’entusiasmo sentimentale, che ha accompagnato l’intera sua vita e la sua morte, il Pontificato di Wojtyla sarà ricordato come il pontificato che ha assestato il colpo definitivo a una Chiesa quasi morente!
Il 17 settembre 1980, a Mayence, Giovanni Paolo II disse: «L’Antica Alleanza non è stata revocata da Dio». Ma questa è un’eresia già denunciata da San Pietro e San Paolo, come pure da San Tommaso d’Aquino. Il 6 marzo 1982, da Roma, Giovanni Paolo II invitò i cattolici a «ritrovarsi coi loro fratelli giudei, presso l’eremitaggio comune». Ma non sapeva il Papa che i giudei sono Talmudisti e, quindi, sono la “Sinagoga di Satana”… coloro che hanno respinto, calunniato e fatto crocifiggere Gesù Cristo?
Il 24 giugno 1985, un documento ufficiale del Vaticano invitava i cristiani a “unirsi ai giudei per preparare assieme il mondo alla venuta del Messia” (sic! – DC 1900), ossia la venuta del Messia dei giudei, l’Anticristo luciferiano! Il 13 aprile 1986, nella grande Sinagoga di Roma, Giovanni Paolo II recitò un salmo assieme al Gran Rabbino (nemico giurato di Cristo) e che predica e professa tutte le aberrazioni del Talmud. Questa visita alla Sinagoga fu definita da Giovanni Paolo II stesso: «Un avvenimento che trascende i limiti dell’anno e va misurato nei secoli e millenni» (cfr. “Il Giornale” del 2 gennaio 1987 p. 2).
Nell’aprile 2000, Giovanni Paolo II rese testimonianza del suo giudaismo, inserendo un messaggio nel “Muro del Pianto”, a Gerusalemme, in cui accusò la Chiesa per dei pretesi crimini contro i giudei e dichiarò “Gerusalemme, madre di tutte le Chiese”. Giovanni Paolo II, un paladino del Vaticano II, dopo essersi rimangiato quanto aveva ricordato a proposito di Maometto, verità assolute storiche, sventolò festante il rosso vessillo con la stella e la mezzaluna, allo scopo di invitare i Turchi ad entrare copiosi in Europa, allo scopo di effettuare la conquista. A proposito, poi, delle radici dell’Europa, si mostrò convinto che le stesse radici non sarebbero propriamente cristiane, ma “giudaico-cristiane”.
Giovanni Paolo II ha sempre espresso stima per l’Islam in se stesso; ha sempre menzionati ai musulmani i nostri “libri santi”; ha baciato persino il Corano; ha visitato il luogo a loro sacro e si è seduto alla pari con loro, dando persino ad essi, l’impressione che avesse apostatato.
L’11 dicembre 1984, Giovanni Paolo II mandò un suo rappresentante a presiedere alla posa della prima pietra della moschea di Roma, (quasi approvando la falsa religione dell’Islam, che nega la divinità di Cristo e che ha sempre perseguitato e ucciso i cristiani!). Ecco una confidenza ecumenica del 12 dicembre 1986, fatta da Giovanni Paolo II al Gran Muftì di Siria Ahmed Kaftaro, la più importante autorità religiosa musulmana mai venuta in Italia: «Ogni giorno leggo un brano del Corano»! Il 23 febbraio 1992, a Banjue (Africa) Giovanni Paolo II affermò: «Tutti voi, Cristiani e Musulmani, siete chiamati a fare delle vostre famiglie e della stessa società, luoghi in cui Dio sia veramente presente, dove la giustizia e la pace esistono veramente, e dove le persone siano mosse da uno spirito di amore e di mutuo rispetto. Il mio messaggio ai giovani del Gambia è questo: “Siate il sale della terra! Siate la luce del mondo!”» (“Osservatore Romano” 24 e 25.2.1998, p. 8).
Roma, 14 maggio 1999. Giovanni Paolo II bacia il Corano, nel quale la Santissima Trinità è chamata “abominio”, i cristiani sono chiamati impuri e infedeli e si incita a sottometterli e ad ucciderli (nell'archivio della rassegna stampa vaticana la notizia misteriosamente scompare). Il 14 maggio 1999, ricevendo, a Roma, due dignitari musulmani iracheni, Giovanni Paolo II baciò il Corano (sebbene questo Corano inciti a uccidere i cristiani!).
Il 17 novembre 1980, in Germania, in un tempio luterano, Giovanni Paolo II dichiarò: «Io vengo a Voi verso l’eredità spirituale di Martin Lutero, esponendone la “profonda spiritualità”». Egli che Lutero odiava la Messa cattolica e che mise a ferro e a fuoco la Germania e l’Europa, che fece distruggere e profanare migliaia di chiese e assassinare migliaia e migliaia di cattolici, di preti, di religiosi?.. Il 25 maggio 1982, Giovanni Paolo II partecipò al culto nella cattedrale anglicana di Canterbury, facendo così, una grave infrazione al Diritto Canonico. Idem nel tempio luterano a Roma, esprimendo il desiderio di rifare il processo a Lutero in maniera più obiettiva, negando, così, anche l’inerranza della Chiesa in materia religiosa e insultando la memoria di Leone X! Il 17 dicembre 1983, Giovanni Paolo II visita la chiesa evangelica.
Il 24 febbraio 1986, Giovanni Paolo II fece aderire la Chiesa cattolica al Consiglio Ecumenico delle chiese protestanti (completamente in mano alla Massoneria!). Il 15 ottobre 1986, in Francia, Giovanni Paolo II andò tra la comunità di Taizè e poi dai carismatici pentecostali di Paray le Monial, dove disse persino che il culto del Sacro Cuore era fuori uso!..
Il 20 novembre 1994, a Roma, Giovanni Paolo II concelebrò alla “Cena” luterana, assieme all’arcivescovo luterano Verman, nel tempio luterano “Santa Caterina”. Nel 1999, Giovanni Paolo II fece firmare un accordo con i luterani che, per la “giustificazione” basta la sola fede, senza le opere! L’8 agosto1985, Giovanni Paolo II assisté, in Togo (Africa Occidentale), nella “foresta santa” di Lomè, a delle cerimonie pagane; e pochi giorni dopo, Egli partecipò a dei riti satanici, a Kara e Togoville.
Il 2 febbraio 1986, a Madras (India), Giovanni Paolo II ricevette il “crisma” - sterco di vacca sacra! - impressogli in fronte da una “sacerdotessa” di tutti quei satanassi che si fanno chiamare collettivamente “Shiva”, cioé: Benevola! Da sapere che quel gesto era una cerimonia iniziatica della religione fallica di Shiva, ossia era un “sacramento luciferino” della trinità del Brahmanismo! E il Papa, in questa occasione, aveva in testa la “mitria” e, nella mano sinistra, il “pastorale-Croce”! Sempre in India, in un discorso a Madras, Giovanni Paolo II riconobbe le “verità” (?!) contenute nelle religioni indiane (“Il Giornale”, 6.2.1986). Il novembre 1986, nelle Isole Figi, Giovanni Paolo II bevve, da una noce di cocco, il “Kava”, una pozione rituale alquanto tossica.
Nel settembre 1988, nel Togo (Africa), s’incontrò e fece amicizia con gli stregoni Voodoo, adoratori dei serpenti e praticanti orge sessuali e l’omicidio dei bambini. Il 1° giugno 1990, Giovanni Paolo II ricevette, per la quinta volta Tenzin Gytro, detto “Dalai Lama”, sedicente reincarnazione di Budda. Giovanni Paolo II aveva messo a disposizione di questo buddista una “Abbazia”!..
Il 25 febbraio 2000, al Cairo, Giovanni Paolo II organizzò una “Messa ecumenica”, con sei prelati di culti diversi!.. Il 10 maggio 1984, in Tailandia, Giovanni Paolo II s’inchinò davanti al Capo supremo del buddismo, seduto sul suo trono. Lui, il Papa, il Vicario di Cristo sulla terra!
Dopo aver cambiato la dottrina sociale, la Santa Messa, il Catechismo, il Diritto Canonico, l’Ecclesiologia, l’Esegesi, la Liturgia, Giovanni Paolo II cambiò anche la dottrina sulla Madonna. Il “Papa mariano” (!) negli ultimi suoi anni, si discostò dalla Tradizione cattolica sulla “dottrina mariana”. All’udienza generale del 25 gennaio 1996, Papa Giovanni Paolo II disse: «Gli esegeti sono ormai unanimi nel riconoscere che il testo del Genesi, secondo l’originale ebraico, attribuisce l’azione del serpente, non direttamente alla “Donna”, ma alla sua discendenza». Anche qui, Giovanni Paolo II fu contro la dottrina di sempre della Chiesa, Pio IX, infatti, (23.04.1845), aveva scritto: «… La SS. Vergine gli schiaccia, col suo piede immacolato, la testa». E San Pio X (8.9.1903), scrisse: «Maria, che schiaccia la testa del serpente». Anche Pio XII (26.7.1954), in Pont. Par. 652, scrisse: «L’Immacolata schiaccia coi suoi piedi il serpente infernale ». (Cfr. “Osservatore Romano” 26 luglio 1954)
Nell’udienza generale del 30 maggio 1996, disse: «A favore dell’Immacolata Concezione, si cita sovente, come testimonianza biblica, il capitolo XII dell’Apocalisse, nel quale si parla della Donna rivestita di sole (XII, 1). L’esegesi attuale converge per riconoscere in questa Donna la comunità del popolo di Dio, che darà alla luce nel dolore il Messia risuscitato».
È un altro stravolgere la dottrina che la Chiesa aveva sempre insegnato. Pio XII, infatti, (1.1.1950), in Pon. par. 597, così si esprimeva, diversamente: «I Dottori scolastici hanno visto la Madre di Dio in questa Donna rivestita di sole…» (Cfr. “Osservatore Romano” 1 gennaio 1950).
All’udienza generale del 24 aprile 1997, Giovanni Paolo II disse: «Gesù, sulla croce, non ha proclamato formalmente la Maternità Universale di Maria, ma ha instaurato un rapporto materno, consacrato tra Lei e il discepolo preferito». (Cfr. “Osservatore Romano” 24.04.1997). Anche questa fantasiosa errata battuta di Giovanni Paolo II è contro la dottrina mariologica di sempre. Leone XIII, ad esempio, in “Octobri Mense” (22.09.1091), scrisse: «… Gesù l’ha proclamato dall’alto della Croce, quando ha affidato alle sue cure e al suo amore la totalità del genere umano nella persona del discepolo Giovanni!».
Anche sui “titoli mariani”, Giovanni Paolo II, il 4 giugno 1977, all’Accademia Mariana Pontificia Internazionale, ebbe a dire: «Una definizione dei “titoli mariani” di “Avvocata”, “Corredentrice”, “Mediatrice” non è in linea con gli orientamenti del grande testo mariologico del Vaticano II». (Cfr. “Osservatore Romano” 4.5.1997). Anche qui, Giovanni Paolo II fu contro la dottrina insegnata dalla Chiesa prima del Vaticano II. Pio VII, ad esempio, il 19.2.1805, aveva scritto: «… Accostiamoci al trono del suo divin Figlio come: Avvocata, domanda; come Serva, prega; ma come Madre, comanda».
Anche Pio XI (8.5.1928) in una sua allocuzione che tenne ai pellegrini di Vicenza, disse: «… Il Redentore doveva, per forza di cose, associare sua Madre alla propria opera. È per questo che Noi La invochiamo col titolo di Corredentrice. Lei ci ha dato il Salvatore, lei Lo ha condotto alla sua opera di redenzione fino alla Croce». E Pio XII ha scritto: «… Egli ha voluto aggiungere sua Madre come Avvocata dei peccatori e Mediatrice delle sue grazie».
Nel 1967, Paolo VI aveva detto che il Papato è l’ostacolo maggiore per l’ecumenismo. Nel 1993, il card. Joseph Ratzinger, Prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, in un incontro presso il “Centro Evangelico”, sul tema dell’unità nella pluralità, che prevede una riforma del Primato di Pietro, parlò di “diversità riconciliata”, e cioè «nell’andare insieme... nella disponibilità di imparare dall’altro e a lasciarsi correggere dall’altro, nella gioia e gratitudine per le ricchezze spirituali dell’altro, in una permanente essenzializzazione della fede, dottrina e prassi...».
Nel 1997, Giovanni Paolo II dichiarò che bisognava riformare il Primato di Pietro (d’istituzione divina) e questo lo confermerà il 25 febbraio del 2000, in Egitto, chiedendo alle autorità ortodosse e protestanti di “ridefinire” la sua funzione di Papa (Incredibile!). Giovanni Paolo II dichiarò apertamente a “protestanti” e “ortodossi” la sua piena disponibilità a modificare il modo di esercizio del Primato di giurisdizione, [esercitandolo, di fatto, da apostata] (cfr. Enc. “Ut unum sint”).
Giovanni Paolo II, infatti, tradì il mandato affidato a Pietro ed ai suoi successori, quando dichiarò di prendere atto che: «La questione del Primato del Vescovo di Roma è attualmente divenuta oggetto di studio immediato…» e aderisce, quindi, alla raccomandazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese (organo protestante) affinché la Commissione “Fede e Costituzione” dia l’avvio ad un nuovo studio sulla questione di un “ministro (la minuscola è nel testo) universale dell’unità cristiana”, che può anche non essere necessariamente il Papa della Chiesa cattolica. Nel 1993, Giovanni Paolo II fece uscire il suo “Diritto Canonico”, nel quale fece sparire le “Note dogmatiche” della Chiesa, Una, Santa, Cattolica, Apostolica, per farla diventare: “Comunione, Ecumenismo, Collegialità”. In questa ottica, Egli declassò, poi, la “Chiesa, Una, Santa, Cattolica, Apostolica e Romana” a “Chiesa di Roma, Chiesa di Pietro e Paolo”. (Cfr. “Ut unum sint” – 5.5.1995).
Giovanni Paolo II, inoltre, firmò “Concordati” che non proteggevano più la Chiesa cattolica, la religione, né i valori cristiani, che furono messi tutti alla pari. Ma Papa Pio XI, invece, nella sua “Mortalium animos”, di questo ecumenismo che prevede la riforma del Primato di Pietro, scrisse che questa teoria ecumenista «spiana la via al naturalismo e all’ateismo» e prepara «una pretesa religione cristiana che è lontana le mille miglia dalla sola Chiesa di Cristo» e che «è la via alla negligenza della religione o indifferentismo, e al modernismo» e che «è una sciocchezza e una bestialità»!
Il vero Wojtyla lo si vede nell’apostasia delle Nazioni Cattoliche; lo si vede nel fiorire delle sètte, nella sparizione graduale del sacerdozio, nell’utopia del “dialogo” in contrasto con la verità. Giovanni Paolo II, insomma, fu il Papa più secolarizzato di tutti i tempi, e non certo uno “stinco di Santo”, né asceta, né mistico, perché gli piaceva l’amore umano, amante com’era della corporeità, giungendo fino ad abbracciare e baciare bambine, ragazze e signorine, sempre desideroso e gioioso nel vederle ballare davanti a Lui, creando spesso scene imbarazzanti e deplorevoli, e giungendo fino a ballare lui stesso con loro, come fece nel suo viaggio in Australia dove fece persino l’elogio del “Rock’ Roll”.
E questi scandali li volle anche in San Pietro, cambiando persino lo stile dei Sinodi dei Continenti, con danze, balli, canti africani e rumori di tam-tam, sempre con danzatori seminudi; come avvenne per l’apertura del Sinodo Africano dei Vescovi; ma fu così anche in tutti i Sinodi, sempre con scene di danzatrici e danzatori semisvestiti…
E questo accadde persino nel periodo in cui a Roma si faceva il “Giubileo”, quando in San Pietro Egli permise di ballare agli uomini seminudi della Polinesia.
I suoi punti fondamentali di pensiero sulla “teologia del corpo” erano di una apertissima comprensione sul “sesso”, che confondeva con l’amore a tutti gli uomini, ignorando o non accettando la loro conversione all’unica eterna verità del Vangelo, dimentico del detto di Gesù: «cielo e terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Mc. XIII, 31).
Nel 1983, Giovanni Paolo II, parlando della “teologia del corpo”, disse che «la “verginità” come tale, non è superiore al matrimonio, perché la sua spiritualità è data dall’esercizio della carità». L’8 maggio 1984, nella “Nuova Guinea”, Giovanni Paolo II permise che una studentessa in topless leggesse l’epistola, alla Messa.
[...] Il 13 gennaio 1982, nell’udienza pubblica del mercoledì, rivelò che la scoperta personale e mutua, cioè il mettere a nudo la mascolinità e la femminilità, costituiscono per Lui la maggiore rivelazione dell’essere umano, per sé e per gli altri. L'essere umano sarebbe risuscitato conservando ancora i suoi attributi di mascolinità e di femminilità, ciascuno con il proprio sesso. Quindi, per Giovanni Paolo II, il nuovo stato di vita eterna sarà nella stessa linea della vita che gli uomini avevano nel Paradiso perduto.
Mentre Gesù disse che il matrimonio e la procreazione cesseranno con la risurrezione, Giovanni Paolo II, invece, disse che la dualità coniugale è l’immagine e rassomiglianza della Trinità divina. Ma allora, il sesso sarebbe immagine e rassomiglianza delle “processioni” delle Persone divine nel senso della vita trinitaria; e come Dio è Trinità in Uno, l’uomo e la donna sono una carne sola. Sinceramente, questo sproloquiare di Giovanni Paolo II è tutto un vaneggiare da squilibrato. Infatti, come può essere possibile un’esperienza coniugale fuori del matrimonio, fuori della procreazione?.. E come potrà essere la stessa unione dei “due” in una sola carne? E come potrà esserci la visione beatifica di Dio assieme alla gioia erotica?.. Ma Giovanni Paolo II ha detto: «La nostra eredità sarà un erotismo eterno; l’erotismo attuale è il nostro compito; l’erotismo celeste è il nostro obiettivo» [questa citazione è stata presentata su Chiesa Viva n° 384]. Ma quale sarà, allora, l’amore in Cielo?..
Questo sragionare di Giovanni Paolo II ignora che San Paolo ai Galati e ai Romani aveva parlato di anatema e di maledizione contro tali errori e i loro fautori, perché «in Cielo non vi sarà più né uomo né donna, ma tutti saranno un essere solo in Cristo » (Gal. 3). Giovanni Paolo II, invece, si abbandonava alla sua ossessione erotica, fino a farne una sua dottrina di continua predicazione. Impossibile, quindi, accettare questa insulsaggine di Giovanni Paolo II e cioè che in Paradiso l’erotismo costituirà il fondamento della comunione dei Santi, quando Gesù stesso nel suo Vangelo disse: «Alla risurrezione (….) non prenderanno moglie né marito, ma saranno come Angeli nel cielo» (Mc. 12,25). E in San Matteo e in San Luca: «… sono uguali gli Angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio» (Lc. 20,36).
Questi “fatti” e “detti” di Giovanni Paolo II, e tanti altri (incluso il silenzio protettivo quasi trentennale sulle migliaia di casi di presunta pedofilia, ovvero di efebofilia omosessuale nell'80-90% dei casi), costituiscono un sicuro motivo per giudicare la proposta di “beatificazione” [oggi di “canonizzazione”], superficiale, semplicistica e carente di un’indagine seria e di un’analisi approfondita sulla sua personalità recente e remota [...]. Penso sia sufficiente chiudere questi “fatti” e “detti” storici, e di tanti altri che si potrebbero aggiungere su questo discutibilissimo Papa polacco. Un Papa che tanto ha abusato della cristianità, trascinandola al servizio dell’uomo e non al servizio di Dio, da farci ricordare la profezia di Pio XII: «Verrà un giorno in cui il mondo civile rinnegherà Dio!». Voglio chiudere con quello che scrisse il grande scrittore Indro Montanelli, dopo un colloquio che ebbe con Giovanni Paolo II, e dopo averlo detto “un Papa sovvertitore”, chiedendosi: «… ma quale Chiesa ha in mente?.. verso quale tipo di Chiesa, papa Wojtyla intende avviare quella cattolica?..». Ecco le parole di Indro Montanelli: «In un colloquio avuto con Giovanni Paolo II nel suo appartamento privato (…), capii, o credetti di capire, che quel Papa avrebbe lasciato dietro di sé un cumulo di macerie: quelle della struttura autoritaria e piramidale della Curia Romana. Ora, mi sembra di capire che quella intuizione vagamente catastrofica peccava, sì, ma per difetto; quelle che Papa Wojtyla si lascerà dietro, non sono le macerie soltanto della Curia, ma della Chiesa, almeno di quella che da duemila anni siamo abituati a considerare tale e ci portiamo anche noi, laici, nel sangue». (Indro Montanelli – “Corriere della sera”, 9 marzo 2000).
Con Giovanni Paolo II sedente, sono stati esaltati 1.338 beati e proclamati 482 santi. Questo dato è a dir poco allarmante perchè, conti alla mano, dal 16 Ottobre 1978 fino al 2 Aprile 2005, Giovanni Paolo II oltre a viaggiare il mondo, a scrivere 14 Lettere encicliche, 15 Esortazioni apostoliche, 11 Costituzioni apostoliche e 45 Lettere apostoliche, ha anche trovato il tempo e le risorse umane per avviare e portare a conclusione ben 1820 processi di canonizzazione/beatificazione. Ecco alcuni precedenti: San Pio X (1903-14) 4; Benedetto XV (1914-22) 3; Pio XI (1922-39) 34; Pio XII (1939-58) 33.
Joseph Ratzinger, una delle menti del CVII, ha proseguito il cammino evidentemente agnostico di Karol Wojtyla, come è stato già dimostrato. Il noto teologo mons. Spadafora, nel suo testo LA NUOVA ESEGESI, documenta e denuncia le tante contraddizioni di modernismo presenti negli scritti di Ratzinger. Conclusione: NON può esistere un Papa notoriamente eretico.
Dossier sintetizzato e/o estrapolato dagli scritti del sac. dott. Luigi Villa (Italiano, Portoghese, Francese, Spagnolo, Inglese).
Pubblicazione a cura di Carlo Di Pietro (clicca qui per leggere altri studi pubblicati). - http://radiospada.org/-