Col presente breve studio, vorrei tratteggiare un aspetto di Joseph Ratzinger meno plaudente rispetto ai panegirici che sono stati diffusi, in occasione dell’anniversario della sua rinuncia.
Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana Venerdì, 22 dicembre 2006 : ”…La pace sulla terra non può trovarsi senza la riconciliazione con Dio, senza l'armonia tra cielo e terra… Nei miei spostamenti in Polonia non poteva mancare la visita ad Auschwitz-Birkenau nel luogo della barbarie più crudele – del tentativo di cancellare il popolo di Israele, di vanificare così anche l’elezione da parte di Dio, di bandire Dio stesso dalla storia…”
Come si potrebbe non essere d’accordo col primo assunto? E’ invece il secondo periodo a lasciare sgomenti, quando Joseph Ratzinger prima considera gli attuali giudei come “il popolo di Israele”, come se non fosse in realtà la Chiesa il vero, nuovo ed eterno Israele e poi, enuncia che l’elezione divina veterotestamentaria, sarebbe ancora sussistente in capo agli ebrei. Davvero possiamo immaginare che la persecuzione nei confronti degli ebrei, sarebbe stata un tentativo di “bandire Dio stesso dalla storia”? Siamo passati dal popolo deicida per cui la Chiesa prega il venerdì Santo, al “popolo deificato”, come nella migliore espressione della religio holocaustica per cui non vi sarebbe sostituzione tra l’Antico Patto e quello Nuovo, ma invece tra il Golgota e Auschwitz. Un professore erudito come Joseph Ratzinger non fa scivoloni, ma esprime quella che è la sua “fede”.
“L’altro grande tema collegato col tema di Dio è quello del dialogo. Il cerchio interno del complesso dialogo che oggi occorre,l’impegno comune di tutti i cristiani per l’unità, si è reso evidente nei Vespri ecumenici nel Duomo di Regensburg, dove oltre ai fratelli e alle sorelle della Chiesa cattolica, ho potuto incontrare molti amici dell’Ortodossia e del Cristianesimo Evangelico. Nella recita dei Salmi e nell’ascolto della Parola di Dio eravamo lì tutti riuniti, e non è una cosa da poco che questa unità ci sia stata donata...”
Nel Credo si proclama la Chiesa già UNA e pertanto quello per l’unità da ritrovare o da costruire, è solo un “impegno” ereticale. La preghiera in comune con eretici e scismatici a CHI è diretta e cosa chiede? Il Codex Juris Canonici del 1917, al Can n° 1325: “I fedeli di Cristo sono tenuti a professare apertamente la fede ogni qualvolta il loro silenzio, l’esitazione o il modo di agire portino con sé la negazione implicita della fede, il disprezzo della religione, l’offesa di Dio o lo scandalo del prossimo”. Le preghiere ecumeniche sono i frutti del CVII, mentre prima il Codex pio-benedettino al Can 2316 sospettava di eresia chi partecipava a culti acattolici e vi era il divieto di “communicatio in sacris” con gli acattolici.
“… le religioni devono incontrarsi nel compito comune di porsi al servizio della verità e quindi dell'uomo.”
E’ l’uomo quindi il Fine delle religioni, varietà cromatiche che solo con l’incontro reciproco riescono ad adempiere al loro “ruolo” e cioè, il servire la “verità” che le avrebbe create tutte. Quale “verità”? Questa antropolatrìa atea che discenderebbe dal servizio alla “verità”, sarebbe il “compito comune” delle “religioni”. Occorre chiedersi se per il conservatore e restauratore della Chiesa, Joseph Ratzinger, la “verità” sia ancora Gesù Cristo oppure no. Ci si chiede se per il teologo tedesco, davvero “le religioni” abbiano un “compito comune”, pertanto meglio raggiungibile se perseguito “insieme”. Ci si chiede infine, come Joseph Ratzinger sia riuscito a dissimulare a moltissimi cattolici il suo anelito rivoluzionario, rispolverando soltanto sprazzi straordinari di lingua antica con qualche pizzo e merletto.
“ La visita in Turchia mi ha offerto l'occasione di illustrare anche pubblicamente il mio rispetto per la Religione islamica, un rispetto, del resto, che il Concilio Vaticano II (cfr Dich. Nostra Aetate, 3) ci ha indicato come atteggiamento doveroso… In un dialogo da intensificare con l'Islam dovremo tener presente il fatto che il mondo musulmano si trova oggi con grande urgenza davanti a un compito molto simile a quello che ai cristiani fu imposto a partire dai tempi dell'illuminismo e che il Concilio Vaticano II, come frutto di una lunga ricerca faticosa, ha portato a soluzioni concrete per la Chiesa cattolica. Si tratta dell'atteggiamento che la comunità dei fedeli deve assumere di fronte alle convinzioni e alle esigenze affermatesi nell' illuminismo. …è necessario accogliere le vere conquiste dell' illuminismo, i diritti dell'uomo e specialmente la libertà della fede e del suo esercizio, riconoscendo in essi elementi essenziali anche per l'autenticità della religione. “
Gesù che rispetta Maometto e il dialogo come “atteggiamento doveroso” per accompagnare l’Islam nella stanza rigenerante deiphilosophes illuminati. Per Joseph Ratzinger l’illuminismo sarebbe la chiave per depurare le religioni, compresa quella cattolica: “la libertà della fede e del suo esercizio”, trovano il loro elemento “essenziale” nelle “conquiste dell’illuminismo”? Il cattolicesimo va passato al vaglio dei Lumi e poi deve aiutare le altre religioni a fare altrettanto? Incomprensibile e raccapricciante l’atteggiamento nostalgico delle “vedove ratzingheriane”, quelle che ancora mettono in antitesi J.M. Bergoglio col suo predecessore.
“ Come nella comunità cristiana c'è stata una lunga ricerca circa la giusta posizione della fede di fronte a quelle convinzioni – una ricerca che certamente non sarà mai conclusa definitivamente – così anche il mondo islamico con la propria tradizione sta davanti al grande compito di trovare a questo riguardo le soluzioni adatte. Il contenuto del dialogo tra cristiani e musulmani sarà in questo momento soprattutto quello di incontrarsi in questo impegno per trovare le soluzioni giuste…”
Qui il dialogo si spinge verso l’indefinito ed irraggiungibile esito, verso quella “chiesa” di là da venire ma da costruire incessantemente con la “ricerca”, magari al di là del bene e del male. Sembrano i lavori della Libera Muratoria e purtroppo sia Joseph Ratzinger che i suoi agiografi, hanno in altre occasioni confermato questa deriva pericolosa.
A seguito dell'incontro di Assisi il 31/10/11, M. Introvigne così commentava su BQ:
“Ma non ci sono molti altri tavoli nel mondo dove persone che la pensano in modo diverso e inconciliabile sulle questioni di fede possano essere convocate insieme sulla base della comune ragione.”
Anche se priva della maiuscola come nella Rivoluzione Francese, la “ragione” torna ad essere adorata come dea, come sommo criterio, forse anche in modo inconsapevole. Basta tornare alla lettera Notre charge apostolique di S. Pio X (1910) per leggere come il compito che viene assegnato ai cattolici sia quello di “Instaurare omnia in Christo”, ossia di ricostruire quella società cristiana che è l’unica che abbia mai garantito ai popoli la vera pace, la vera libertà e la vera prosperità intese in senso cattolico. La nuova tendenza di “Instaurare omnia in ratio” sembra essere un vano tentativo di scimmiottare qualunque società di pensiero umana, quando in realtà la Chiesa ha un’origine soprannaturale.
E poi insiste riferendosi a Joseph Ratzinger: “Ha evocato invece la ragione, il bene comune, la verità. La ragione è comune a tutti – cristiani, musulmani, buddhisti – ed è la sola «grammatica comune» – l’espressione è del Papa – che può fissare regole del gioco. Se ciascuno argomenta dalla sua scrittura sacra o dalla sua filosofia non si arriverà mai a regole comuni. Se tutti argomentano dalla ragione, può darsi che si arrivi a qualche risultato. Se invece non si arriva a regole condivise, prevarrà inevitabilmente la violenza.”
Anche se priva della maiuscola come nella Rivoluzione Francese, la “ragione” torna ad essere adorata come dea, come sommo criterio, forse anche in modo inconsapevole. Basta tornare alla lettera Notre charge apostolique di S. Pio X (1910) per leggere come il compito che viene assegnato ai cattolici sia quello di “Instaurare omnia in Christo”, ossia di ricostruire quella società cristiana che è l’unica che abbia mai garantito ai popoli la vera pace, la vera libertà e la vera prosperità intese in senso cattolico. La nuova tendenza di “Instaurare omnia in ratio” sembra essere un vano tentativo di scimmiottare qualunque società di pensiero umana, quando in realtà la Chiesa ha un’origine soprannaturale.
E poi insiste riferendosi a Joseph Ratzinger: “Ha evocato invece la ragione, il bene comune, la verità. La ragione è comune a tutti – cristiani, musulmani, buddhisti – ed è la sola «grammatica comune» – l’espressione è del Papa – che può fissare regole del gioco. Se ciascuno argomenta dalla sua scrittura sacra o dalla sua filosofia non si arriverà mai a regole comuni. Se tutti argomentano dalla ragione, può darsi che si arrivi a qualche risultato. Se invece non si arriva a regole condivise, prevarrà inevitabilmente la violenza.”
Del resto già nella Caritas in Veritate (57, 74) Pag.95 e Pag. 119, Joseph Ratzinger cadeva nella trappola del pregiudizio anticattolico: “La religione ha sempre bisogno di venire purificata dalla ragione per mostrare il suo autentico volto umano”….”La fede senza la ragione, rischia l’estraniamento dalla vita concreta delle persone”.
In realtà un tale ‘problema’ non dovrebbe neanche essere posto perchè la Fede (Virtù che illumina l'intelletto), non è concepibile senza la ragione, a meno che non si tratti di una ‘religione fideistica’ (come la intende il modernismo secondo la Pascendi di San Pio X).
Questo umanesimo conciliare si pone come Nuova Sintesi purificatrice tra le religioni, chiamate tutte ad essere vagliate dalla Ragione. Se la Chiesa sembra diventare Loggia, è solo perché la sua gerarchìa viene creduta ancora munita di Giurisdizione ma se così fosse, Essa sarebbe mutata e/o finita e le tenebre avrebbero prevalso su di Essa. E' necessario credere invece, che la Chiesa stia vivendo un drammatico periodo di privazione dell'Autorità.
Pietro Ferrari (http://radiospada.org/)