di Angela Pellicciari
Apparso in Studi Cattolici, n. 440, Ottobre 1997.
"Vi fu, o signori, un tempo di corruzione, di decadimento, di barbarie, in cui poté credersi virtù evangelica il ritirarsi dal guasto secolo all’ombra d’un romito chiostro. Ma ora, o signori, quei tempi sono trascorsi. Ora non è più sotto un bianco o bigio mantello che si serve il vangelo. E noi intanto osiamo consumare così preziosi giorni ad argomentare, a distinguere, a sottilizzare per sapere quale diversità esista tra un gesuita, un gesuitante, un gesuitino, un gesuitastro"; "Io voterò per quanti più oblati, e paolini, e monaci, e frati di tutti i generi e di tutti i colori vorrà abolire la Camera".
A parlare così è Angelo Brofferio, scrittore benemerito di casa Savoia (Carlo Alberto lo prega di mettere la sua penna al servizio della causa nazionale, Vittorio Emanuele II lo incarica di scrivere la storia del Parlamento subalpino), in un intervento pronunciato alla Camera dei deputati il 19 luglio 1848, mentre è in discussione il provvedimento di soppressione di Gesuiti e ordini affini, genericamente definiti "gesuitanti".
Angelo Brofferio, dunque: come è potuto finire nel Parlamento di uno Stato ufficialmente cattolico un uomo così profondamente anticattolico?
Ce lo racconta Roberto D’Azeglio, fratello del più noto Massimo, scrivendo al figlio Emanuele, diplomatico: "Da informazioni sicure siam fatti certi come a Busca e Caraglio per allettare i paesani a votare Brofferio si faceva loro credere che era un uomo eminentemente religioso, assiduo ai sacramenti, amico della pace e dell’ordine, nemico della repubblica e il più perfetto onest’uomo del paese perseguitato per causa della sua pietà e del suo realismo" [Cfr C. D’AZEGLIO, Souvenirs historiques de la marquise Costance D’Azeglio, Torino 1884, pp. 380-381].
Questo piccolo fatto, tutt’altro che isolato, è esemplare ed emblematico: il Risorgimento è stato realizzato anche facendo sistematico uso di propaganda menzognera, diffusa ad arte tra la popolazione cattolica, ingenua e credulona.
Vecchie polemiche che rispolverano tesi ultraconservatrici: così è stato definito l’articolo comparso nel numero di luglio/agosto. Vecchie polemiche? Per spiegare che così non è, bisogna richiamare alla memoria quanto stampa, libri di testo e saggi storiografici hanno da tempo smesso di raccontare. Si tratta di ricordare perché la Massoneria ha voluto la scomparsa dello Stato della Chiesa (e di conseguenza l’unità della penisola) e la riduzione di Roma da caput mundi a caput Italiae. L’unico modo per farlo è analizzare le fonti dell’epoca.
La visione del mondo della massoneria ottocentesca (se e in che misura questa sia cambiata è questione che qui non interessa) è interamente costruita intorno a due presupposti. Il primo è che la Rivelazione non esiste: rifiutando la Rivelazione i massoni ritengono spetti all’uomo in totale autonomia e col solo aiuto della ragione stabilire quali siano le leggi della morale e del vivere civile. Questo è anzi il compito che i massoni ritengono loro proprio ed esclusivo: ancora il 10 febbraio 1996 una pagina intera di pubblicità sul Corriere della Sera ricorda che i massoni "hanno la responsabilità morale e materiale di essere guida di altri uomini".
Il secondo presupposto è che la natura dell’uomo (della specie umana, non del singolo) è costantemente perfettibile: si tratta del mito del Progresso che induce a ritenere possibile il raggiungimento su questa terra della felicità (il diritto alla felicità tanto solennemente iscritto nella Costituzione americana) conseguito attraverso il pieno sviluppo di tutte le potenzialità umane.
Una strana tolleranza
La massoneria ritiene dunque possibile raggiungere la tangenza uomo-dio con le sole forze della ragione, e cioè per natura, mentre nega che per partecipare alla natura divina ci sia bisogno della grazia, concessa da Dio per i meriti di Suo Figlio Gesù Cristo a coloro che si pentono e si convertono. Gli aspetti di satanismo che colorano tante posizioni massoniche derivano da questa convinzione: nel Libro della Genesi quando Satana si rivolge a Eva lo fa per insinuarle il desiderio di diventare Dio come se ciò fosse possibile in forza di un semplice atto di volontà: "Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio" (Gn 3, 5). Tanto per restare in Italia, è in questo contesto teorico che Giosuè Carducci compone l’Inno a Satana ("Salute, o Satana, O ribellione, O forza vindice De la ragione! ").
Dal momento che la massoneria ritiene suo compito specifico tracciare la distinzione tra bene e male, quale ruolo attribuisce alle religioni positive? Praticamente nessuno. Le ritiene tutte superstizioni locali buone per il volgo, utili solo ancora per qualche tempo: il tempo necessario perché tutti gli uomini imparino a usare la ragione e cioè diventino massoni. Il luminare della massoneria francese J. M. Ragon che scrive con l’esplicita approvazione del Grande Oriente di Francia, sostiene che la massoneria apre i suoi templi agli uomini "per liberarli dai pregiudizi dei loro paesi o dagli errori delle religioni dei loro padri" e afferma che l’Ordine "non riceve la legge ma la stabilisce (elle ne reçoit pas la loi, elle la donne) dal momento che la sua morale, una ed immutabile, è più estesa e più universale di quelle delle religioni native, sempre esclusive" [Cfr. Cours philosophique et interprétatif des initiations anciennes e modernes, Parigi 1853, pp. 18, 38].
La massoneria italiana è perfettamente allineata su questa posizione. La Costituente che si riunisce nel maggio del 1863, dopo aver precisato che la massoneria "non prescrive nessuna professione particolare di fede religiosa, e non esclude se non le credenze che imponessero l’intolleranza delle credenze altrui", precisa (art. 3) che i princìpi massonici debbono gradualmente divenire "legge effettiva e suprema di tutti gli atti della vita individuale, domestica e civile" e specifica (art. 8) che fine ultimo dell’Ordine è "raccogliere tutti gli uomini liberi in una gran famiglia, la quale possa e debba a poco a poco succedere a tutte le chiese, fondate sulla fede cieca e l’autorità teocratica, a tutti i culti superstiziosi, intolleranti e nemici tra loro, per costruire la vera e sola chiesa dell’Umanità" [Cfr L. PARASCANDOLO, La Framassoneria, IV, Napoli 1869, p. 120].
La convinzione che tutte le religioni debbano col tempo cedere il passo alla verità (quella che la massoneria definisce tale), viene espressa dall’Ordine con la magica parola di tolleranza. Definendo se stessa tollerante e pacifica, la massoneria definisce intolleranti e violenti coloro che massoni non sono né vogliono diventare ("Non esclude se non le credenze che imponessero l’intolleranza delle credenze altrui").
Se questo è il discrimine tra tolleranza e intolleranza è chiaro che l’istituzione più intollerante di tutte è la Chiesa cattolica: la Chiesa afferma infatti di possedere la verità e di possederla per intero grazie a un intervento esplicito e definitivo di Dio. Afferma per di più (Pio IX sa quello che fa quando proclama il dogma dell’infallibilità pontificia nel 1870) che il papa, vicario di Cristo, quando si esprime in materia di fede e di morale lo fa in termini buoni in assoluto, perché perfetti e veri.
Con la sua stessa presenza, insomma, la Chiesa cattolica è la negazione della bontà e verità (nonché praticabilità) del credo massonico. È chiaro pertanto che, al di là delle parole, il papa e la Chiesa sono i nemici naturali e mortali di ogni massone: "La massoneria avrà la gloria di debellare l’idea terribile del papato, piantandovi sulla fossa il suo vessillo secolare - verità, amore" [Cfr. Bollettino del Grande Oriente della Massoneria in Italia, 1869, p 328].
Mobilitazione internazionale
L’appoggio internazionale all’unificazione italiana (appoggio che non consiste solo nella copertura politica data ai Savoia, ma anche in concretissimi prestiti e ingenti fondi investiti nell’impresa) è da vedersi principalmente in relazione all’obiettivo prioritario della massoneria: la lotta al papato romano e quindi, nella convinzione che la fine del potere temporale avrebbe fatalmente comportato anche quella del potere spirituale, la guerra allo Stato della Chiesa. Il Bollettino esprime questa realtà con molta chiarezza nell’aprile del 1865: "Le nazioni riconoscevano nell’Italia il diritto di esistere come nazione in quanto che le affidavano l’altissimo ufficio di liberarle dal giogo di Roma cattolica. Non si tratta di forme di governo; non si tratta di maggior larghezza di libertà; si tratta appunto del fine che la massoneria si propone; al quale da secoli lavora, attraverso ogni genere di ostacoli e di pericoli".
"A Roma sta il gran nemico della luce. Lo attaccarlo ivi di fronte, direi quasi a corpo a corpo, è dover nostro" [Cfr. Gran Maestro Mazzoni, Rivista della Massoneria Italiana, 1872, n 1]: dall’attacco alla Roma pontificia la comunione massonica italiana si ripropone, oltre all’obiettivo comune a tutto l’ordine, il raggiungimento di un suo fine particolare. I massoni italiani si ripromettono infatti di far risorgere la potenza e la forza della Roma pagana e imperiale: è il mito della Terza Roma tanto cara a Mazzini (da questo punto di vista Mussolini trova il terreno ben preparato). Ma lasciamo la parola alla Rivista dell’Ordine: "Il sodalizio massonico in Italia ha combattuto accanitamente e quasi debellato con le armi della ragione, la parte degenere ed imputridita del cristianesimo, ed ha molto cooperato a tagliare le unghie sanguinose alla immonda arpia, che della città più grande e più gloriosa del mondo avea fatto semenzaio di superstizione e propugnacolo contro ad ogni umano incivilimento"; "Facciamo sì che dalla Eterna Città nostra la luce si diffonda per l’Universo, che il mondo ammiri a canto del nero ed avvilito Gesuita, il libero gigante potere della massoneria" [Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, 1872, n. 1 e n. 3].
Il credo ideologico della massoneria che abbiamo ricordato, è essenziale per capire la storia italiana degli ultimi duecento anni. Per realizzare il suo programma, la massoneria deve infatti neutralizzare la resistenza dei cattolici.
Come evitare che i cattolici di tutto il mondo insorgano in difesa dello Stato della Chiesa che da più di un millennio difende il papa dalla prepotenza di prìncipi e sovrani ed è l’orgoglio e il gioiello di tutta la cristianità? Per scongiurare questo pericolo la massoneria organizza una più che decennale campagna internazionale basata sull’uso sistematico della calunnia e della menzogna in cui dipinge lo Stato della Chiesa come il più sanguinario, retrogrado e mal amministrato di tutta la terra. Contro ogni ragionevolezza e contro ogni verità storica, l’Ordine cerca di convincere i cattolici che la semplice esistenza di uno Stato pontificio è contraria all’insegnamento di Cristo, vissuto povero e morto in croce, e assicura che rinunciando alla sua visibilità (dal momento che non siamo puri spiriti ciò equivale alla rinuncia all’esistenza) la Chiesa avrebbe guadagnato in spiritualità e purezza.
In questa campagna anticristiana un posto di rilievo spetta, in Italia, a Massimo D’Azeglio. D’Azeglio parla da cattolico e può indirizzarsi ai "cattolici più devoti" senza suscitarne la diffidenza ("In Italia e fuori d’Italia, non solo i protestanti ed altri avversari di Roma ma gli stessi cattolici più a lei devoti e gli stessi preti, ove non sien mossi da private passioni, si spogliano di ogni stima del principato temporale del papa, lo predicano dannoso alla fede e alla religione, lo vorrebbero o tolto affatto o ristretto almeno in brevi confini"). Calunniatore dell’amministrazione pontificia che denuncia pessima davanti al mondo intero, arriva a mettere in discussione la legittimità dell’esistenza dello Stato della Chiesa (di gran lunga il più antico stato dell’Occidente e quindi di gran lunga il più legittimato a esistere) con motivazioni di questo tipo: "Se il papa è divenuto principe per le donazioni di Pipino e di Carlo Magno, della contessa Matilde e d’altri, perché è stato tenuto perciò principe legittimo? Perché l’universale consentiva nel creder legittimo questo modo d’acquistare, nel credere quelli che donavano legittimi possessori della cosa donata; e si comprende che se l’universale avesse creduto tutto l’opposto, non solamente questo acquisto, questo principato, non sarebbe potuto durare, ma neppure sarebbe venuto in mente né agli uni di concederlo né agli altri di accettarlo. Ma le età sono mutate [...]. Si deve dunque riconoscere che l’idea sulla quale posava la legittimità del principato ecclesiastico, come di tant’altri, più non esiste [...]. Le nuove fondamenta, le sole, sulle quali ormai egli possa reggersi, sono nel diritto ammesso dal consenso universale, nel diritto comune" [Cfr M. D’AZEGLIO, Degli ultimi casi di Romagna, in Raccolta degli scritti politici, Torino 1850, pp. 59-60].
La massoneria, dunque, dipinge lo Stato della Chiesa come luogo di rapina, di barbarie e di violenza (dimenticando che si tratta dell’unico stato al mondo a non avere la violenza come madre perché non è frutto di conquista) e si contrappone alla Chiesa anche a questo riguardo presentandosi come l’incarnazione della benevolenza, della mitezza, della fratellanza, del desiderio di pace. Ecco come il Bollettino descrive la natura dell’Ordine: "Ha pigliato essere e modi dolci, qualità e tendenze naturali dell’uomo, onde fraternità e benessere universale sono le sue basi. Proclamando ed attuando questi principi essa conduce l’umanità sulla via del perfezionamento segnatole dalla Provvidenza" [Cfr. Bollettino del Grande Oriente Italiano, 1863, n. 9].
Non è cambiata
La storia degli ultimi tre secoli dimostra quale fondatezza abbia una simile convinzione. Mi limito qui con un esempio a ricordare con quale dolcezza sia stata unificata la penisola italiana. Il 3 febbraio 1861, mentre viene ultimata la conquista dello Stato della Chiesa, il generale Pinelli (comandante la colonna mobile degli Abruzzi e dell’Ascolano) detta il seguente proclama: "Un branco di quella progenie di ladroni ancor s’annida fra i monti; correte a snidarlo e siate inesorabili come il destino [...] sono i prezzolati scherani del Vicario non di Cristo, ma di Satana"; "Noi li annienteremo, schiacceremo il sacerdotale vampiro, che colle sozze labbra succhia da secoli il sangue della Madre nostra, purificheremo col ferro e col fuoco le regioni infestate dall’immonda sua bava, e da quella cenere sorgerà più rigogliosa la libertà anche per la nobile provincia Ascolana".
Nonostante l’evidenza dei fatti, la leggenda della Chiesa intollerante e sanguinaria ha vinto la barriera del tempo e si è trasmessa di generazione in generazione fino al nostro secolo. Mentre conversa amabilmente con i suoi ospiti all’ora di pranzo, Adolf Hitler sostiene: "La nostra società attuale è più umana di quanto non lo sia mai stata la Chiesa. Noi obbediamo al comandamento "non uccidere" limitandoci a mandare a morte l’assassino. La Chiesa, invece, fin quando ne ha avuto il potere, ha torturato nel più orribile dei modi i corpi delle sue vittime". Ancora: "Il cristianesimo promulga i suoi dogmi inconsistenti e li impone con la forza. Una simile religione porta con sé l’intolleranza e la persecuzione. Non ce n’è di più sanguinose". Infine l’auspicio: "È verosimile, per quanto concerne la religione, che stiamo per entrare in un’era di tolleranza [...]. La nostra epoca vedrà indubbiamente la fine della malattia cristiana [...]. Noi entriamo in una concezione del mondo che sarà un’era soleggiata, un’era di tolleranza" [Cfr A. HITLER, Idee sul destino del mondo, edizioni di Ar, 1980, II, pp. 282, 300-301, 367].
"Vecchie polemiche ultraconservatrici": i liberali fanno il loro mestiere e oggi come ieri raccontano la stessa versione dei fatti. Niente di nuovo sotto il sole.
La novità è semmai che oggi i liberali non sono più soli. A ripetere il loro ritornello si sono aggiunti gli storici cattolici. "È una polemica del passato, che senso ha riproporla oggi?", "Oggi la massoneria è tutt’altra cosa. Ci sono state profonde trasformazioni. E non ha alcun senso ingaggiare una simile e inutile battaglia": questa l’opinione di Gabriele De Rosa su Il Tempo del 14 agosto.
Oggi la massoneria è cambiata? La voce Massoneria di una delle più diffuse enciclopedie mondiali su dischetto (The 1995 Grolier Multimedia Encyclopedia), dopo aver ricordato che in passato l’Istituzione è stata aspramente combattuta dalla Chiesa cattolica, specifica: "A papal ban on Roman Catholic membership in Masonic lodges was rescinded in 1983" (il divieto per i cattolici di far parte di logge massoniche è stato cancellato nel 1983). Che nel 1983 la Chiesa torni a pronunciarsi sulla massoneria (i pronunciamenti di condanna di questa istituzione sono centinaia), è vero. Che lo faccia per annullare il divieto di affiliazione, è falso.
"Rimane immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche [...] e perciò l’iscrizione ad esse rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla santa comunione": questa la dichiarazione emessa il 26 novembre 1983 dalla Congregazione per la Dottrina della fede. Più che la massoneria a essere cambiati sembrano, e lo sono, molti cattolici. O, meglio: alcuni storici cattolici.