Edoardo di Carnarvon, in inglese Edward II of Carnarvon (Caernarfon, 25 aprile 1284 – Berkeley, 21 settembre 1327), Re d'Inghilterra dal 1307 fino alla sua deposizione nel gennaio del 1327.
Lasciamo per un attimo la Francia e i suoi re guaritori, e torniamo Oltremanica, presso la corte sulle rive del Tamigi.
L’epoca medioevale vide nascere in Inghilterra una seconda prerogativa medicinale da parte dei principi regnanti: i cramps-rings, gli anelli miracolosi contro l’epilessia.
Il più antico documento attestante tale prassi rimonta al 1323, durante il regno di Edoardo I I (1307- 1327). Si tratta di un’ordinanza emessa dal sovrano con cui viene ufficialmente regolata la cerimonia dei cramps-rings che, al pari del tocco delle scrofole, era divenuta una delle funzioni ordinarie della dignità reale inglese.
Il rito dovette essere antecedente. Tuttavia la sua origine è avvolta nel mistero.
Da allora, per oltre due secoli, i monarchi britannici s’applicarono a benedire gli anelli miracolosi contro l’epilessia.
Addentriamoci nella descrizione della suggestiva cerimonia. Il Re, il Venerdì Santo, giorno commemorativo della Passione di Cristo, era solito svolgere, come ogni altro fedele, il rito dell’Adorazione della Croce. In particolare, il monarca inglese, secondo un cerimoniale fissatosi nel tempo, dopo aver collocato nella cappella del palazzo reale, la Croce di Gneyth, che, conquistata da Re Edoardo I (1272- 1307) ai Gallesi, conteneva una reliquia miracolosa del legno della Santa Croce, si prosternava a terra e procedeva strisciando in quella posizione fin a giungere a baciare la Croce.
A partire sicuramente dal regno di Edoardo I I (1307- 1327), ma certamente anche prima, il sovrano deponeva sull’altare, toccandole con le mani nude, una certa quantità di monete d’oro e d’argento, poi le riscattava sostituendole con un equivalente importo. Con le monete ‘riscattate’ e da lui ‘toccate’ erano in seguito fabbricati degli anelli medicinali: “da donare come medicina a varie persone”, come recita la sopra citata ordinanza.
Tali anelli erano indicati per la cura dell’epilessia e degli spasmi muscolari in genere, come indica il vocabolo inglese cramps-rings, anelli contro i crampi. Questa cerimonia il monarca la compiva una sola volta l’anno, il Venerdì Santo.
Il libro dei Conti di Palazzo danno un quadro abbastanza preciso del rito degli anelli. Edoardo I I I (1327- 1377) li consacrò il Venerdì Santo 14 aprile 1335, 29 marzo 1336, 18 aprile 1337, 10 aprile 1338, 26 marzo 1339, 14 aprile 1340, 30 marzo 1369, 12 aprile 1370. Così riporta, per esempio, la nota di spesa del 14 aprile 1335:
“Offerte del Signor Re alla Croce di Gneyth, il Venerdì Santo, nella Sua cappella nel castello di Clipstone, per un importo di due fiorini fiorentini, il 14 aprile per sei scellini e otto denari, riscattati, per fare gli anelli, con una medesima somma, pari a sei scellini; in tutto 12 scellini e 8 denari ”.
Riccardo I I (1377- 1399) li benedisse sicuramente il 4 aprile 1393 e il 31 marzo 1396. Enrico IV di Lancaster (1399- 1413) il 25 marzo 1407; suo figlio e successore Enrico V (1413- 1422) il Venerdì Santo 21 aprile 1413: “Offerte del Signor Re fatte adorando la Croce, il Venerdì Santo, nella chiesa dei frati di Langley, ossia tre nobili d’oro, e cinque soldi d’argento, pari a scellini 25; più l’offerta al decano della Cappella di pari importo per riscattare il denaro prima offerto e fare degli anelli medicinali.
Importo: 25 scellini”.
Una pia tradizione riferiva tale prodigiosa e soprannaturale virtù degli anelli medicinali, come già per il tocco dello scrofole, al santo Re Edoardo I il Confessore (1042- 1060). Si raccontava infatti di come il monarca avesse fatto dono ad un povero, in mancanza d’altro, del suo anello. Sotto i miseri cenci del mendicante la tradizione narrava celarsi San Giovanni Evangelista. In seguito due pellegrini inglesi in Terrasanta s’imbatterono nel medesimo vegliardo che restituì loro l’anello, pregandoli
di riportarlo ad Edoardo coll’annuncio che fra poco l’avrebbe scortato in Paradiso.
L’anello fu custodito nell’abbazia di Westminster, ove pure era sepolto il santo Re, e ben presto divenne celebre per il suo miracoloso potere di guarire l’epilessia.
Si comprende pure la connessione tra gli anelli medicinali, consacrati dal Sovrano nel giorno che commemorava la Passione e Morte di Cristo, in cui si svolgeva il rito dell’Adorazione della Croce, con la potenza esorcistica che emanava dalla Croce stessa, e l’epilessia, di cui i Vangeli menzionavano gli effetti con riferimento esplicito all’intervento del demonio.
Si rammenti, ad esempio, il celebre episodio narrato in San Matteo dell’epilettico che gli Apostoli non riescono a guarire. “Demoni siffatti non si scacciano se non con la preghiera e col digiuno”, dice loro il Divin Maestro, dopo aver scacciato il maligno dal fanciullo.
Sir John Fortescue, partigiano dei Lancaster e noto giurista, in un opera di diritto composta tra il 1461 e il 1463, nel pieno della guerra delle Due Rose, riportava l’opinione comune circa la miracolosa prerogativa dei monarchi inglesi di guarire l’epilessia:
“Anche l’oro e l’argento devotamente toccati, secondo la costumanza annuale, dalle mani consacrate, dalle mani unte dei re d’Inghilterra, il giorno del Venerdì Santo, e offerti da essi, guariscono gli spasmi e l’epilessia; il potere degli anelli fatti con quell’oro e quell’argento e messi alle dita degli ammalati è stato sperimentato da un uso frequente in gran parte del mondo”.
All’epoca di Fortescue il rito si era semplificato. Gli anelli guaritori era già preparati in precedenza. Poi la cerimonia procedeva come per il passato. Il principe, dopo aver ricevuto in un bacile d’oro dal dignitario presente di grado più levato, gli anelli, li toccava, li deponeva quindi sull’altare ove era la Croce; infine li ‘riscattava’ corrispondendo una somma fissata dalla tradizione in 25 scellini per la cappella reale.
Maria la Cattolica, figlia di Enrico VI I I , che regnò dal 1553 al 1558, fu l’ultimo sovrano inglese a compiere il rito degli anelli contro l’epilessia. Dopo di lei, infatti, i suoi successori protestanti si rifiutarono di compiere la cerimonia, evidentemente giudicata troppo ‘cattolica’.
Il Messale della Regina contemplava anche la liturgia del Venerdì Santo colla funzione degli anelli medicinali. Il sovrano, terminata l’adorazione della Croce, si poneva ai piedi dell’altare, con a fianco il bacile d’oro contenente gli anelli medicinali da benedire. Recitava, quindi, una prima preghiera:
“O Dio onnipotente ed eterno che […] hai voluto che coloro che tu elevasti al fastigio della dignità regale, ornati delle grazie più insigni, fossero organi e canali dei tuoi doni, di modo che come essi regnano e governano grazie a te, così per tuo volere giovano agli altri uomini e trasmettono al popolo i tuoi benefici […]”.
Quindi il principe doveva pronunciare un’altra preghiera e due formule di benedizioni sugli anelli, ove, accanto alla virtù medica dei monili, appare anche la loro qualità esorcistica contro gli influssi diabolici:
“Dio, degnati di benedire e santificare questi anelli […], affinché tutti coloro che li porteranno siano immuni dalle insidie di Satana […], siano preservati dalla contrazione dei nervi e dai pericoli dell’epilessia”.
Dopo la recita di un salmo e di un’altra orazione, la cerimonia giunge al suo momento centrale: il re prende gli anelli guaritori e li strofina ad uno ad uno nelle sue mani, pronunciando nel contempo questa prece:
“O Signore, santifica questi anelli, e irrorali benigno con la rugiada della tua benedizione, e consacrali con il fregamento delle nostre mani, che tu ti sei degnato santificare, secondo l’ordine del nostro ministero, con la sacra unzione esterna dell’olio, così che tutto ciò che la natura del metallo non potrebbe fare, sia compiuto con la grandezza della tua grazia…
A questo punto, dopo l’aspersione con l’acqua benedetta, il monarca terminava la cerimonia con il rito del riscatto, sopra più volte riferito.