Se all'"uomo della strada" li si domanda cosa sia il legittimismo o la Monarchia Sacra al massimo risponderà : "Il termine legittimismo, che richiama quello di legittimo dal significato generico di ciò che è conforme alla legge, storicamente si riferisce al principio di legittimità, concezione politica affermata nel Congresso di Vienna (1814-1816) dal rappresentante della monarchia francese Talleyrand (1754–1838) il quale teorizzava un ritorno all'assolutismo e, riaffermando che il potere dinastico è assegnato "per grazia di Dio", pretendeva la restaurazione sui loro "legittimi" troni dei sovrani europei arbitrariamente detronizzati da Napoleone con atti illegittimi a seguito delle numerose guerre condotte e vinte in Europa. Il legittimismo nasce come una tendenza politica francese basata sulla legge salica, che, dopo essere stata per lungo tempo dimenticata, fu successivamente interpretata anacronisticamente come legge successoria del Regno. La legge stabiliva come legittima la successione al trono per ordine di primogenitura maschile e di conseguenza stabiliva che il re fosse riconosciuto come legittimo dalla volontà di Dio che, attraverso la nascita del primogenito maschio, assegnava a lui il diritto di regnare".
Dalla risposta, che è praticamente la migliore che potreste pretendere di sentire, si evince che il soggetto ha assorbito la lezione da Sussi diario ma che, in realtà , è completamente ignorante in materia. L'insegnamento che si fa oggi nelle scuole quando i professori trattano di legittimismo e di Monarchia, quando e se ne parlano, è fatto in modo sia riduttivo che offensivo. E' riduttivo perchè ne parlano come se fosse un'invenzione scaturita dalle boriose menti di Sovrani tiranni , che tra il XVII e XVIII Secolo, cioè nel cosidetto periodo dell'assolutismo, volevano giustificare i "loro sopprusi". E' offensivo perchè fanno passare la stessa dottrina legittimista, secondo la quale il potere del Sovrano deriva direttamente da Dio , come una storiella da fanatici visionari. Mi accingo ora a raccontarvi la VERA storia del legittimismo, e della Monarchia Sacra , dalle origini a oggi, sperando che questo lavoro possa aiutarvi a comprendere meglio il legittimismo e la Monarchia Cristiana.
Al contrario di ciò che normalmente si pensa il legittimismo affonda le proprie radici nella notte dei tempi. Si possono annoverare anche le prime civiltà che, nonostante esse fossero pagane, attribuivano al proprio "capo" un potere che arrivava direttamente dall'alto , un potere che era divino è perciò Sacro e degno di rispetto. Esse sapevano, o per lo meno comprendevano, che il loro capo , era divenuto capo , non per caso ma per volere di natura superiore a quella umana. Le radici del legittimismo inteso nella sua natura ordinata dall'unico vero Dio lo si trova agli albori della civiltà Ebraica. E' proprio nell'Antico Testamento che vi si trovano le prime testimonianze di consacrazione del potere Temporale e Spirituale che avvenivano per mezzo dell'Olio Santo che "sottolineava" la natura divina del compito assegnato.
Nell’Antico Testamento sono distintamente indicati i casi in cui impiegare il rito dell’unzione con Olio santo.
A coloro che ricevevano l’unzione sacra era sempre associata una missione pubblica religiosa, in conformità colla concezione teocratica che era a fondamento della vita del popolo eletto. Così erano unti i Sommi Sacerdoti, i Profeti ed i Re.
La legislazione mosaica, per divina disposizione, associò, infatti, la funzione del Sommo Sacerdozio ad una particolare famiglia della tribù di Levi. La discendenza d’Aronne, fratello di Mosè, si trasmise di primogenito in primogenito la carica del Sommo Pontificato fino ai tempi di Gesù Cristo. Al Sacerdozio era affidato l’onore e l’onere del culto pubblico secondo una complessa liturgia rivelata da Dio a Mosé.
Mosè di Jose de Ribera
Aronne, quindi, investito di tale importantissima missione, fu il primo Sommo Sacerdote ad essere unto:
Versando [Mosè] poi l’olio sul capo d’Aronne,
Lo unse e lo consacrò. (Lev. VIII, 12)
E gli verserai sul capo l’olio della consacrazione.
Con questo rito sarà consacrato. (Esodo, XXIX, 7)
Lo unse e lo consacrò. (Lev. VIII, 12)
E gli verserai sul capo l’olio della consacrazione.
Con questo rito sarà consacrato. (Esodo, XXIX, 7)
Aronne
Nel libro dell’Esodo (XXIX, 22-30) erano inoltre date prescrizioni minute circa la composizione dell’olio delle consacrazioni.
Non si trattava di semplice olio d’oliva, ma una mistura di questo con balsamo aromatico. Era il crisma, ancor’oggi impiegato nella consacrazione dei Vescovi, nell’amministrazione del sacramento della Cresima e nei riti accessori del Battesimo.
I Profeti dell’Antico Testamento erano pure unti. A costoro, eletti direttamendirettamente da Dio, era solitamente affidata la missione d’incarnare in tutta la sua purezza la rigorosa morale della religione monoteistica, di contro ai pericoli sempre insorgenti dell’idolatria e del politeismo.
Tale eccezionale mandato li spingeva sovente ad intervenire nelle vicende politico-religiose del popolo eletto, per guidare, ammonire, richiamare, talora anche impiegando poteri taumaturgici soprannaturali e una sovrannaturale facoltà di predire gli eventi futuri della nazione ebraica.
Dell’unzione dei profeti abbiamo almeno una prova nel III libro dei Re, XIX, . Dio, rivolgendosi ad Elia, che è ormai giunto alla conclusione del suo compito profetico, gli intima di cercarsi un successore, e così gli dice:
Non si trattava di semplice olio d’oliva, ma una mistura di questo con balsamo aromatico. Era il crisma, ancor’oggi impiegato nella consacrazione dei Vescovi, nell’amministrazione del sacramento della Cresima e nei riti accessori del Battesimo.
I Profeti dell’Antico Testamento erano pure unti. A costoro, eletti direttamendirettamente da Dio, era solitamente affidata la missione d’incarnare in tutta la sua purezza la rigorosa morale della religione monoteistica, di contro ai pericoli sempre insorgenti dell’idolatria e del politeismo.
Tale eccezionale mandato li spingeva sovente ad intervenire nelle vicende politico-religiose del popolo eletto, per guidare, ammonire, richiamare, talora anche impiegando poteri taumaturgici soprannaturali e una sovrannaturale facoltà di predire gli eventi futuri della nazione ebraica.
Dell’unzione dei profeti abbiamo almeno una prova nel III libro dei Re, XIX, . Dio, rivolgendosi ad Elia, che è ormai giunto alla conclusione del suo compito profetico, gli intima di cercarsi un successore, e così gli dice:
Eliseo, figlio di Safat di Abelmeula
ungerai profeta in vece tua.
ungerai profeta in vece tua.
Da ultimo, con lo stabilirsi della monarchia sacra in Israele, dopo il periodo dei Giudici, ecco infine l’unzione dei Re.
Così, infatti, è narrata nel I Libro dei Re, X, 1, l’unzione e consacrazione di Saul, primo sovrano d’Israele:
Così, infatti, è narrata nel I Libro dei Re, X, 1, l’unzione e consacrazione di Saul, primo sovrano d’Israele:
Presa allora Samuele un’ampollina
d’olio, la versò sul capo di Saul,
poi baciatolo gli disse: Ecco il Signore
ti ha unto come principe della sua eredità e tu
libererai il suo popolo dai nemici che gli stanno attorno.
d’olio, la versò sul capo di Saul,
poi baciatolo gli disse: Ecco il Signore
ti ha unto come principe della sua eredità e tu
libererai il suo popolo dai nemici che gli stanno attorno.
In questo versetto è descritto nella sua essenzialità il rito della Consacrazione regale, così come poi fu restaurato in epoca cristiana. Come ricorda Mons. Antonio Martini, Arcivescovo di Firenze, nel suo celebre commento alla Sacra Scrittura, i SS.
Padri ritenevano che l’olio impiegato dal profeta Samuele fosse il medesimo che per la consacrazione dei Sommi Sacerdoti d’Israele, ovvero il sacro Crisma, il più prezioso fra gli unguenti liturgici.
Come per il Sacerdote, anche per il Sovrano il sacro crisma è versato sul capo, la parte più nobile del corpo umano. Il monarca riceve poi il bacio di pace del consacrante.
Ancora Mons. Martini osserva che il bacio fu sempre inteso nel mondo antico come gesto di vassallaggio e deferenza.
Saul tuttavia fu riprovato e Dio impose a Samuele di trovargli un sostituto. Questi fu Davide, ultimo figlio di Isai, betlemita della tribù di Giuda, da cui doveva discendere Gesù Cristo. Davide pure fu unto dal Profeta e «da quel giorno lo spirito di Dio fu in lui» (I Re, XVI, 13).
La Sacra Scrittura inoltre, narrando alcuni episodi della vita del Re Davide, indugia a rilevare quanto sincera e profonda dev’essere la venerazione nei confronti dell’Unto eletto dal Dio degli Eserciti, anche nel caso di un monarca che, come Saul, era stato riprovato per il suo empio comportamento.
Nel I Libro dei Re, infatti, si snoda la rovinosa parabola del primo monarca israelita che, insuperbitosi per l’alto onore cui era stato elevato, commise i più nefandi misfatti. Anziché abbandonarsi totalmente e con fiducia alla potenza di Dio, in un momento di difficoltà ricorse all’espediente immorale della negromanzia per vaticinare gli avvenimenti futuri, macchiandosi di un gravissimo delitto che infrangeva il primo e più sacro dei comandamenti della Legge: «Non avrai altro Dio all’infuori di me», e rappresentava una vera e propria apostasia. Di qui la riprovazione divina.
Nel suo tralignamento, costellato da pentimenti poco sinceri e sempre più gravi cadute, il Sovrano si diede a perseguitare il giovane figlio di Isai, di cui invidiava le belle virtù, l’ascendente sul popolo e le doti di coraggioso guerriero. Davide così abbandonò di nascosto e in tutta fretta la corte e si nascose con un pugno di fidi amici in luoghi inaccessibili, braccato da presso dal Sovrano incollerito.
Padri ritenevano che l’olio impiegato dal profeta Samuele fosse il medesimo che per la consacrazione dei Sommi Sacerdoti d’Israele, ovvero il sacro Crisma, il più prezioso fra gli unguenti liturgici.
Come per il Sacerdote, anche per il Sovrano il sacro crisma è versato sul capo, la parte più nobile del corpo umano. Il monarca riceve poi il bacio di pace del consacrante.
Ancora Mons. Martini osserva che il bacio fu sempre inteso nel mondo antico come gesto di vassallaggio e deferenza.
Saul tuttavia fu riprovato e Dio impose a Samuele di trovargli un sostituto. Questi fu Davide, ultimo figlio di Isai, betlemita della tribù di Giuda, da cui doveva discendere Gesù Cristo. Davide pure fu unto dal Profeta e «da quel giorno lo spirito di Dio fu in lui» (I Re, XVI, 13).
La Sacra Scrittura inoltre, narrando alcuni episodi della vita del Re Davide, indugia a rilevare quanto sincera e profonda dev’essere la venerazione nei confronti dell’Unto eletto dal Dio degli Eserciti, anche nel caso di un monarca che, come Saul, era stato riprovato per il suo empio comportamento.
Nel I Libro dei Re, infatti, si snoda la rovinosa parabola del primo monarca israelita che, insuperbitosi per l’alto onore cui era stato elevato, commise i più nefandi misfatti. Anziché abbandonarsi totalmente e con fiducia alla potenza di Dio, in un momento di difficoltà ricorse all’espediente immorale della negromanzia per vaticinare gli avvenimenti futuri, macchiandosi di un gravissimo delitto che infrangeva il primo e più sacro dei comandamenti della Legge: «Non avrai altro Dio all’infuori di me», e rappresentava una vera e propria apostasia. Di qui la riprovazione divina.
Nel suo tralignamento, costellato da pentimenti poco sinceri e sempre più gravi cadute, il Sovrano si diede a perseguitare il giovane figlio di Isai, di cui invidiava le belle virtù, l’ascendente sul popolo e le doti di coraggioso guerriero. Davide così abbandonò di nascosto e in tutta fretta la corte e si nascose con un pugno di fidi amici in luoghi inaccessibili, braccato da presso dal Sovrano incollerito.
In almeno due circostanze, tuttavia, Davide si trovò nella possibilità di assassinare il rivale, spianandosi così d’un colpo la via al trono che già Dio gli aveva assicurato.
Una prima volta, Davide, celatosi in una caverna, riuscì addirittura a tagliare con la spada un lembo del mantello del Re:
Una prima volta, Davide, celatosi in una caverna, riuscì addirittura a tagliare con la spada un lembo del mantello del Re:
Davide allora si levò e tagliò un lembo
del mantello di Saul. Dopo di che Davide
ebbe rimorso al pensiero di aver tagliato
il lembo del mantello di Saul e disse ai
suoi: Dio mi sia propizio affinché io
non abbia a fare una simile cosa al mio signore,
l’Unto del Signore, di alzar la mano contro
di lui, perché è l’Unto del Signore
(I Libro dei Re, XXIV, 5-7)
del mantello di Saul. Dopo di che Davide
ebbe rimorso al pensiero di aver tagliato
il lembo del mantello di Saul e disse ai
suoi: Dio mi sia propizio affinché io
non abbia a fare una simile cosa al mio signore,
l’Unto del Signore, di alzar la mano contro
di lui, perché è l’Unto del Signore
(I Libro dei Re, XXIV, 5-7)
Una seconda volta, il giovane, accompagnato dal valente Abisai, figlio di una sua sorella, penetra nottetempo nell’accampamento di Saul e lo sorprende nel sonno.
Abisai lo incita ad approfittare di quella favorevole situazione, per sbarazzarsi in modo definitivo del suo mortale nemico:
Abisai lo incita ad approfittare di quella favorevole situazione, per sbarazzarsi in modo definitivo del suo mortale nemico:
Davide però disse ad Abisai:
Non ucciderlo; infatti chi può mai stendere
la mano sull’Unto del Signore
ed essere innocente (I Libro dei Re, XXVI, 7-9).
Non ucciderlo; infatti chi può mai stendere
la mano sull’Unto del Signore
ed essere innocente (I Libro dei Re, XXVI, 7-9).
Statua raffigurante il Re Davide
L’unzione col santo crisma, quindi, nella concezione vetero-testamentaria, dà alla persona che n’è investita una distinzione particolare di sacralità, ossia indica una speciale appartenenza a Dio, in proporzione della sacra funzione che riveste.
L’olio d’oliva e il balsamo sono i mezzi materiali che indicano tale speciale dedizione al servizio divino. L’uno significa, sia la forza soprannaturale di cui si riveste il consacrato “poiché un tempo coll’olio si ungevano gli atleti”, sia lo “splendore di una buona coscienza espresso dalla limpidezza dell’olio”, sia, infine, “la pienezza di grazia, poiché l’olio, essendo pingue e fluente, esprime l’abbondanza della grazia, che ridonda da Cristo capo su tutti gli altri”.
Il balsamo invece, “dal profumo graditissimo, vuole esprimere questo fatto: che i fedeli […] emanano un effluvio odoroso di virtù […] Inoltre il balsamo ha la virtù di preservare dalla putrefazione”.
Tutta la storia d’Israele è allora la vicenda dell’attesa fiduciosa e incrollabile di un misterioso Unto, di cui i testi ispirati andarono via via precisando i sublimi e divini lineamenti, profezie che si compirono mirabilmente in Gesù detto il Cristo, il Messia d’Israele.
Questi due vocaboli, infatti, l’uno della lingua greca, l’altro ebraico, sono sinonimi, e significano appunto l’Unto, il Consacrato con il sacro crisma. Gesù è l’Unto per eccellenza, unto “dell’olio dell’allegrezza ben più che i suoi compagni”, unto di una triplice unzione, come Sommo Sacerdote, secondo l’ordine eterno di Melchisedech, Sommo Profeta e Re dei Re.
Il Rex-sacerdos Melchisedec
quella di sovrano.
Gesù è, infatti Re, come egli stesso attesta solennemente dinanzi a Pilato che lo giudica: “Respondit Iesus: Tu dicis quia Rex sum ego” (S. Giovanni, 18,37). La sua regalità non è, però, soltanto quella che gli deriva dall’Unione Ipostatica, che implica la partecipazione della Natura umana assunta dal Verbo eterno, Figlio del Padre, delle doti della divinità.
Gesù è Re anche in quanto uomo, alla maniera, si potrebbe dire, temporale.
Gesù è, infatti, il legittimo discendente dei Re di Giuda. Egli è voluto nascere all’interno del matrimonio tra San Giuseppe, principe della dinastia davidica ed erede del trono temporale del suo celebre antenato, e Maria Santissima, quasi certamente, come attesta un’assai antica tradizione, cugina del suo casto sposo, e come lui, appartenente alla famiglia reale d’Israele.
San Giuseppe
Sia la madre verginale, che il padre legale e putativo di Cristo, erano principi del sangue. Gesù era nobile, principe reale Egli stesso. Era il legittimo Re d’Israele.
Queste considerazioni erano ben presenti alle menti dei prelati e dei principi cattolici dell’epoca cristiana, e sono all’origine di quel meraviglioso rito che consacrava l’autorità politico-temporale secondo il modello biblico.
Il rito dell’unzione dei re dell’Antico Testamento, infine, esprimeva con l’evidenza della liturgia la dottrina dell’origine divina dell’autorità.
Santa Maria Vergine
Gesù Cristo
Nel cerimoniale d’Incoronazione dell’Imperatore Romano, prima e dopo la conversione al Cristianesimo di Costantino il Grande (306- 337) non v’è traccia alcuna della sopravvivenza del rito dell’unzione regale ma rimase viva una matrice legittimista.
L’Impero romano, costituitosi in principato con Augusto (29 a.C- 14 d.C) si considerò l’erede delle grandi monarchie orientali (assiro-babilonese, persiana, egiziana, ellenistica) di cui assimilò e adattò la concezione della sacralità del sovrano, nonché le forme rituali che manifestavano esternamente tali idee.
Statua di Augusto detta "Augusto di Prima Porta" o "Augusto loricato" , custodita ai Musei Vaticani.
Anche in assenza dell'Unzione regale il legittimismo, anche se distorto dall'idea pagana, perdurò venendo riconosciuta l'origine divina del Sovrano.
Raffigurazione di Costantino nella basilica di Hagia Sophia a Istanbul. L'imperatore, che per la Chiesa Ortodossa è un santo, è raffigurato nell'atto di dedicare la basilica.
Statua di Costanzo II - San Giovanni in Laterano.
Da allora la corona divenne l’insegna per antonomasia della potestà monarchica cristiana e legittima, l’insigne regium [l’insegna regale]. Il diadema, ben presto, fu riservato ai soli Augusti, ossia a quei Principi che, nel sistema escogitato da Diocleziano, erano al vertice della potestà monarchica.
Ci volle del tempo, però, prima che la Chiesa intervenisse nella consegna del diadema.
“Diocleziano aveva introdotto numerose cerimonie orientali e reso familiare ai Romani
il fregio della corona, insegna di onnipotenza. Costantino l’aveva a sua volta adottata,
ma non gli venne mai il pensiero di farsi incoronare da Papa Silvestro. In origine il
diadema era posto sulla fronte imperiale da mano profana. A partire dall’anno 364 (Valentiniano
I) dal predecessore che eleggeva il suo collega e successore. Spesso gli Imperatori
s’incoronavano da se stessi. All’inizio del V secolo non esisteva ancora alcuna tradizione,
alcun cerimoniale costante”.
il fregio della corona, insegna di onnipotenza. Costantino l’aveva a sua volta adottata,
ma non gli venne mai il pensiero di farsi incoronare da Papa Silvestro. In origine il
diadema era posto sulla fronte imperiale da mano profana. A partire dall’anno 364 (Valentiniano
I) dal predecessore che eleggeva il suo collega e successore. Spesso gli Imperatori
s’incoronavano da se stessi. All’inizio del V secolo non esisteva ancora alcuna tradizione,
alcun cerimoniale costante”.
Diocleziano
Nel 450 tuttavia si produsse in Oriente, a Costantinopoli, presso la corte ove risedeva l’Imperatore, un fatto nuovo e saturo di conseguenze per il futuro. Dopo la morte di Teodosio I I (408- 450), sua sorella Pulcheria e l’ariano Aspar, designarono come imperatore il generale Marciano (451- 457). Marciano ricevette la corona dalle mani del Patriarca di Costantinopoli Anatolio.
Moneta con l'effige dell'Imperatore Marciano
Nel 457, alla morte di Marciano, anche il suo successore Leone I (457-474) fu incoronato dal medesimo prelato. Si era creata una tradizione che da allora non fu più abbandonata, salvo quando, secondo la tradizione romana, il predecessore ancora vivente incoronava il successore designato.
Leone I di Bisanzio
L’Imperatore Giustino I (518- 527) fu incoronato due volte, una prima volta dal Patriarca di Costantinopoli, e una seconda da Papa Giovanni I nel 524, quando questi fu in visita presso la capitale imperiale.
La cerimonia di solito si svolgeva o all’Ippodromo, o nell’atrio del Palazzo Imperiale, il triclinium.
Tremissis di Giustino I.
L’Imperatore Anastasio I (491-518), durante la sua incoronazione, venne invitato a prestare giuramento di non serbare rancore contro chicchessia e di governare l’Impero secondo coscienza.
Il Patriarca richiede pure dal nuovo monarca il giuramento sui Vangeli che egli manterrà la Fede cattolica nella sua integrità e che non introdurrà alcuna novità nella Chiesa di Dio.
Il Patriarca pronuncia poi una preghiera, recita il Kyrie eleison, gli pone sul capo la corona gemmata e gli porge la clamide imperiale.
Anastasio I
L’Imperatore ritorna così alla loggia, saluta il popolo che lo acclama a gran voce: Augusto! Augusto! Rivolto all’esercito e al popolo, dice: È evidente che la sovranità umana dipende dal beneplacito della più alta Gloria. Lo si acclama ancora: Abbondanza sul mondo! Regna come hai vissuto! Kyrie eleison, Kyrie eleison, Figlio di Dio, abbi pietà di lui!
In questo modo il legame e la riconoscenza del Trono verso l'Altare si consolidava definitivamente.
A Ponente dunque, nel mondo romano-germanico, troviamo i primi esempi di Consacrazione dell’autorità monarchica da parte della gerarchia ecclesiastica secondo il modello vetero-testamentario dell’Unzione con Olio santo.
Spagna visigota
Per rintracciare la prima prova certa del rito dell’Unzione reale dobbiamo trasferirci nella Spagna visigota del secolo VII. Nel settembre del 672, infatti, fu unto Wamba (672- 680), re cattolico dei Visigoti di Spagna.
Alla morte di Re Recesvindo (653- 672) i grandi del regno lo avevano scelto come nuovo sovrano per reprimere una rivolta di Goti scoppiata in Settimania. San Giuliano, più tardi Vescovo di Toledo, racconta nel suo Liber de historia Galliae che il Re “non volle essere unto dai sacerdoti prima d’essere ritornato alla sede della città regia [Toledo]”. Quando rientrò vittorioso a Toledo, ricevette così l’Unzione dal Vescovo Quirico nella Chiesa palatina, dedicata ai Santi Pietro e Paolo, nota come Ecclesia praetoriensis.
“Non appena giunse nella Chiesa del Pretorio, ossia quella dedicata ai Santi Pietro
e Paolo, là dove doveva ricevere il segno della santa unzione, ponendosi davanti all’altare
divino in tutto lo splendore della pompa regale, secondo il costume prestò giuramento
al popolo. Poi, inginocchiatosi, per mano del sacro Vescovo Quirico fu cosparso
sul capo d’olio santo e ricevette una copiosa benedizione”.
e Paolo, là dove doveva ricevere il segno della santa unzione, ponendosi davanti all’altare
divino in tutto lo splendore della pompa regale, secondo il costume prestò giuramento
al popolo. Poi, inginocchiatosi, per mano del sacro Vescovo Quirico fu cosparso
sul capo d’olio santo e ricevette una copiosa benedizione”.
Re Wamba
Anche di Re Egica (694- 701) un anonimo cronista menziona la Consacrazione coll’Olio:
“Il nostro signore Egica è stato unto Re nella Chiesa del Pretorio dedicata ai Santi
Pietro e Paolo domenica 8 dicembre 687”.
Pietro e Paolo domenica 8 dicembre 687”.
Re Egica (694- 701)
Il testo di San Giuliano mostra come fossero due gli elementi sostanziali del rito:
(1) il giuramento;
(2) l’Unzione.
(2) l’Unzione.
Il 3° Canone del VI Concilio di Toledo prescriveva, a riguardo del giuramento del re, in questo modo:
“Stabiliamo che a chiunque in futuro toccherà il vertice del regno, non possa salire
al trono prima d’aver promesso, tra le altre condizioni del giuramento, di non permettere
che gli Ebrei violino la fede cattolica”.
al trono prima d’aver promesso, tra le altre condizioni del giuramento, di non permettere
che gli Ebrei violino la fede cattolica”.
Citato in F. Cabrol – H. Leclercq, Dictionnaire d’Archéologie Chrétienne et Liturgie, voce: Sacre Impérial et Royal, Paris, Libraire Letouzey et
ané, 1950, t. XV, P. I, coll. 315. « Sancimus ut quisque succedentium temporum regni sortierit apicem, non ante conscendat regiam sedem, quam inter
reliqua conditionum sacramenta hanc se catholicam non permissurus eos (Judaeos) violare fidem».
ané, 1950, t. XV, P. I, coll. 315. « Sancimus ut quisque succedentium temporum regni sortierit apicem, non ante conscendat regiam sedem, quam inter
reliqua conditionum sacramenta hanc se catholicam non permissurus eos (Judaeos) violare fidem».
Per quel che riguarda l’Unzione - lo si è visto – il sovrano, dopo aver prestato il solenne giuramento, s’inginocchiava dinanzi al Vescovo, che gli versava sulla testa l’Olio santo.
Regno Franco
Nel regno franco dove regnava dalla fine del V secolo, dopo la conversione al Cristianesimo
del Re Clodoveo I (481- 511), la dinastia cattolica dei Merovingi.
del Re Clodoveo I (481- 511), la dinastia cattolica dei Merovingi.
I sovrani discendenti di Clodoveo, tuttavia, non conobbero mai, né praticarono, a differenza dei loro colleghi spagnoli, la cerimonia dell’Unzione sacra. Ben presto essi furono scalzati nell’esercizio effettivo del potere dai Maestri di Palazzo, loro primi ministri, tra cui si distinse la famiglia dei Carolingi. Dopo un primo sfortunato tentativo di prendere direttamente la corona con Grimoaldo (+ 657?), i Carolingi attesero pazientemente il momento opportuno.
Nel 747 Pipino il Breve (742- 768), figlio di Carlo Martello (737- 741), assunse come il padre la carica di Maestro di Palazzo sotto il sovrano merovingio Childerico I I I (742- 752). Il suo piano, però, era ambizioso: prendere ufficialmente il posto del sovrano merovingio.
Pipino detiene di fatto il potere. Possiede quella che potrebbe dirsi la ‘legittimità d’esercizio’. Gli manca - è vero - quella che gli deriva dal ‘sangue’, ossia l’appartenenza alla legittima famiglia regnante. Pipino decide d’inviare un’ambasceria, composta da Fulrado, abate di Saint-Denis, e Burcardo, Vescovo di Würzburg, presso Papa Zaccaria (741-752).
Re Clodoveo I (481- 511)
Nel 747 Pipino il Breve (742- 768), figlio di Carlo Martello (737- 741), assunse come il padre la carica di Maestro di Palazzo sotto il sovrano merovingio Childerico I I I (742- 752). Il suo piano, però, era ambizioso: prendere ufficialmente il posto del sovrano merovingio.
Pipino detiene di fatto il potere. Possiede quella che potrebbe dirsi la ‘legittimità d’esercizio’. Gli manca - è vero - quella che gli deriva dal ‘sangue’, ossia l’appartenenza alla legittima famiglia regnante. Pipino decide d’inviare un’ambasceria, composta da Fulrado, abate di Saint-Denis, e Burcardo, Vescovo di Würzburg, presso Papa Zaccaria (741-752).
“Fulrado e Burcado interrogano quindi il Papa ‘a proposito dei re che erano in Francia senza esercitare il potere e gli chiedono se sia cosa buona o cattiva’ […] Così Zaccaria risponde alla domanda: ‘Conviene chiamare Re colui che detiene il potere reale piuttosto che colui che tale potere non ha’ […] Venuto a conoscenza del felice esito della consultazione e forte dell’autorità pontificia, Pipino può ora riunire i potenti a Soissons (novembre 751) e farsi eleggere re dei Franchi. Il giovane Childerico III viene tonsurato e rimandato al monastero di Saint-Bertin, dove muore nel 755; suo figlio Teodorico viene rinchiuso e educato nel monastero di Fontenelle”.
Papa Zaccaria (741-752)
In quel medesimo anno, Pipino si fece ungere dai suoi vescovi, nella Cattedrale di Soissons, suggellando con tal cerimonia il passaggio di consegne all’interno del regno.
Quasi certamente a consacrare il primo sovrano carolingio fu l’anglosassone San Bonifacio, legato pontificio e Arcivescovo di Magonza, l’apostolo della Germania.
Pipino vedeva in quella cerimonia, infatti, la sanzione divina alla legittima presa di possesso della corona, come spesso ricorda nei suoi documenti:
Quasi certamente a consacrare il primo sovrano carolingio fu l’anglosassone San Bonifacio, legato pontificio e Arcivescovo di Magonza, l’apostolo della Germania.
Pipino vedeva in quella cerimonia, infatti, la sanzione divina alla legittima presa di possesso della corona, come spesso ricorda nei suoi documenti:
“La Divina Provvidenza avendoci unto per il trono reale …
Con l’aiuto del Signore che ci ha posto sul trono ….
Il nostro innalzamento al trono essendo interamente compiuto con l’aiuto del Signore”
Con l’aiuto del Signore che ci ha posto sul trono ….
Il nostro innalzamento al trono essendo interamente compiuto con l’aiuto del Signore”
Per il nuovo re il rito dell’unzione rappresentava la prova evidente della legittimità della sua ascesa al trono. Per questo il 28 luglio 754, volle essere unto una seconda volta da Papa Stefano III (752-757) che si trovava in Francia. In quell’occasione vennero anche consacrati i due figli del sovrano, Carlo e Carlomanno, che dovevano succedergli.
Il Papa infine, per rafforzare l’alleanza tra la famiglia reale e la Santa Sede, conferì al Re e ai Principi ereditari il titolo di Patrizi dei Romani (Patricii Romanorum), titolo che comportava il dovere di difendere Roma e la Chiesa.
La Clausula de onctione Pippini, un documento contemporaneo steso da un monaco di Saint-Denis, precisa il vero senso della cerimonia:
“Il suddetto signore fiorentissimo, Pipino, re devoto, in virtù dell’autorità e per ordine
del signor papa Zaccaria di santa memoria e per l’unzione del santo crisma ricevuta
dalle mani dei beati vescovi delle Gallie e per l’elezione dei Franchi tutti, venne tre
anni or sono elevato sul trono reale. In seguito, dalle mani dell’attuale pontefice Stefano,
fu nuovamente unto e benedetto re e patrizio con i suddetti figli Carlo e Carlomanno nella
chiesa dei suddetti santi Martiri Dionigi, Rustico e Eleuterio ove risiede il venerabile
uomo e abate Fulrado arciprete […] Ed egli fece divieto a chiunque, sotto pena d’interdetto
e di scomunica, di mai osare scegliere un re nato da un sangue diverso da quello dei
principi che la divina pietà si era degnata di esaltare, e su intercessione dei santi Apostoli
confermare e consacrare per mano del beato pontefice, loro vicario”
del signor papa Zaccaria di santa memoria e per l’unzione del santo crisma ricevuta
dalle mani dei beati vescovi delle Gallie e per l’elezione dei Franchi tutti, venne tre
anni or sono elevato sul trono reale. In seguito, dalle mani dell’attuale pontefice Stefano,
fu nuovamente unto e benedetto re e patrizio con i suddetti figli Carlo e Carlomanno nella
chiesa dei suddetti santi Martiri Dionigi, Rustico e Eleuterio ove risiede il venerabile
uomo e abate Fulrado arciprete […] Ed egli fece divieto a chiunque, sotto pena d’interdetto
e di scomunica, di mai osare scegliere un re nato da un sangue diverso da quello dei
principi che la divina pietà si era degnata di esaltare, e su intercessione dei santi Apostoli
confermare e consacrare per mano del beato pontefice, loro vicario”
Da allora il rito dell’Unzione passò in eredità ai Re franchi, e dopo l’assunzione da parte di Carlo Magno dell’autorità imperiale anche ai suoi successori in Occidente.
Forse già sotto Pipino, certamente con Carlomagno, iniziò ad impiegarsi nella titolatura del sovrano la celebre e pregnante espressione: Dei gratia, Per grazia di Dio.
Il modello carolingio, inoltre, ebbe imitatori in Inghilterra, dove nel 787 durante il Concilio di Chelsea, alla presenza dei legati pontifici, fu consacrato con l’Olio il Principe Egberto, figlio e successore di Offa , Re anglo-sassone della Mercia. È il primo esempio della cerimonia nella monarchia inglese.
Forse già sotto Pipino, certamente con Carlomagno, iniziò ad impiegarsi nella titolatura del sovrano la celebre e pregnante espressione: Dei gratia, Per grazia di Dio.
Il modello carolingio, inoltre, ebbe imitatori in Inghilterra, dove nel 787 durante il Concilio di Chelsea, alla presenza dei legati pontifici, fu consacrato con l’Olio il Principe Egberto, figlio e successore di Offa , Re anglo-sassone della Mercia. È il primo esempio della cerimonia nella monarchia inglese.
Principe Egberto
Con il grande sovrano franco, Carlo Magno, restauratore della potestà imperiale, si ha in Occidente
pure la ripresa della cerimonia dell’Incoronazione, come si praticava ormai da secoli nel rituale orientale.
La consegna della Corona imperiale, così tipica del cerimoniale in uso alla corte di Costantinopoli, fu ripresa a Roma il Natale dell’800 in occasione della Renovatio Imperii carolingia.
La cerimonia fu certamente concordata tra il sovrano, all’apice della potenza, e il Pontefice Romano, San Leone III (795-816).
Il nuovo papa era succeduto ad Adriano I (771-795), ma aveva ben presto suscitato il malanimo dell’entourage del defunto pontefice. Il 25 aprile 799, durante la processione delle Litanie maggiori, Leone fu assalito da gente armata, che tentò di accecarlo e tagliargli la lingua. Grazie ad un cortigiano riuscì, seppure malconcio, a fuggire.
Soccorso dal missus franco Wirondo e dal Duca di Spoleto, Winigi, venne inviato a Paderborn, ove s’incontrò con Carlo.
Il 29 novembre del medesimo anno Leone III rientrò a Roma. I suoi avversari presentarono delle accuse contro il prelato, il quale, per scagionarsi, decise di sottoporsi ad un giuramento. Carlo era giunto nel frattempo nella città eterna per dirimere la scottante questione.
pure la ripresa della cerimonia dell’Incoronazione, come si praticava ormai da secoli nel rituale orientale.
La consegna della Corona imperiale, così tipica del cerimoniale in uso alla corte di Costantinopoli, fu ripresa a Roma il Natale dell’800 in occasione della Renovatio Imperii carolingia.
La cerimonia fu certamente concordata tra il sovrano, all’apice della potenza, e il Pontefice Romano, San Leone III (795-816).
Papa Leone III
Soccorso dal missus franco Wirondo e dal Duca di Spoleto, Winigi, venne inviato a Paderborn, ove s’incontrò con Carlo.
Il 29 novembre del medesimo anno Leone III rientrò a Roma. I suoi avversari presentarono delle accuse contro il prelato, il quale, per scagionarsi, decise di sottoporsi ad un giuramento. Carlo era giunto nel frattempo nella città eterna per dirimere la scottante questione.
Così il 23 dicembre dell’anno 800, antivigilia di Natale, nella Basilica di San Pietro, ove era riunita una grande assemblea del clero e della nobiltà romana, alla presenza del sovrano franco e del suo seguito, Leone giurò solennemente d’essere innocente delle accuse che gli rivolgevano i seguaci di Adriano I. Il giorno dopo, vigilia di Natale, i due grand’uomini passarono insieme l’intera giornata. Poi venne la solennità di Natale.
Nel giorno solenne del Natale di Cristo, a Roma, capitale dell’Impero e sede della Cattedra di Pietro, nella basilica dedicata al Principe degli Apostoli, Carlo, durante la messa, inginocchiatosi dinanzi alla tomba del primo Papa, è incoronato da Leone III, che, tratta la corona, certamente simile al suo modello orientale, dall’altare, la pose sul capo del più potente principe del mondo, mentre i Romani e i Franchi acclamavano il sovrano.
Il papa, infine, ancora alla maniera orientale, compiva il rito dell’adorazione, in segno di sudditanza, all’indirizzo dell’Imperatore [ab apostolico, more antiquorumprincipum, Carolus adoratus est], inginocchiandosi davanti al principe. Leone III, da ultimo, ungeva e incoronava il figlio primogenito di Carlo, anch’egli di nome Carlo, indicato come suo successore.
L'incoronazione di Carlo Magno
Il papa, infine, ancora alla maniera orientale, compiva il rito dell’adorazione, in segno di sudditanza, all’indirizzo dell’Imperatore [ab apostolico, more antiquorumprincipum, Carolus adoratus est], inginocchiandosi davanti al principe. Leone III, da ultimo, ungeva e incoronava il figlio primogenito di Carlo, anch’egli di nome Carlo, indicato come suo successore.
Carlo Magno
Il fatto che Carlo, il Natale dell’800, non sia stato unto con l’Olio santo, ma solo incoronato alla maniera orientale, dice, nel linguaggio simbolico del rito, l’idea di rinnovare e restaurare il Sacro Impero Romano nella sua persona.
Era inevitabile, poi, che a tale gesto s’affiancasse nel cerimoniale anche quello occidentale dell’Unzione col sacro Crisma. Tale rito venne, infatti, a fondersi ed unirsi armoniosamente con la prassi della consegna della corona.
Così l’Unzione e la consegna della Corona divennero i due elementi essenziali ed indispensabili del cerimoniale d’intronizzazione del nuovo Imperatore. Tali rimasero fino al cessare del rito, molti secoli dopo.
Era inevitabile, poi, che a tale gesto s’affiancasse nel cerimoniale anche quello occidentale dell’Unzione col sacro Crisma. Tale rito venne, infatti, a fondersi ed unirsi armoniosamente con la prassi della consegna della corona.
Così l’Unzione e la consegna della Corona divennero i due elementi essenziali ed indispensabili del cerimoniale d’intronizzazione del nuovo Imperatore. Tali rimasero fino al cessare del rito, molti secoli dopo.
Carlo era già stato unto come Re, ma non come Imperatore, perché – più volte lo si è detto – l’Imperatore Romano riceveva la Corona e non l’unzione con Olio santo, estranea al cerimoniale orientale cui, sia Carlomagno, sia Leone III, s’ispirarono nel Natale dell’800.
Era tuttavia logico che i due riti s’incontrassero già nella cerimonia d’intronizzazione di Ludovico il Pio (814-840), erede di Carlo. Questi era già stato consacrato Re d’Aquitania coll’Olio santo, alla maniera franca, a Roma nel 781 da Papa Adriano I (771-795). Il sovrano, tuttavia, fu nuovamente unto nell’anno 816 a Reims dal Pontefice Stefano V. In quell’occasione egli ricevette la corona imperiale.
Tutte le fonti rilevano che quella cerimonia riguardava l’intronizzazione del nuovo Imperatore; si trattava, vale a dire, della consacrazione imperiale.
Era tuttavia logico che i due riti s’incontrassero già nella cerimonia d’intronizzazione di Ludovico il Pio (814-840), erede di Carlo. Questi era già stato consacrato Re d’Aquitania coll’Olio santo, alla maniera franca, a Roma nel 781 da Papa Adriano I (771-795). Il sovrano, tuttavia, fu nuovamente unto nell’anno 816 a Reims dal Pontefice Stefano V. In quell’occasione egli ricevette la corona imperiale.
Ludovico il Pio (814-840)
Tutte le fonti rilevano che quella cerimonia riguardava l’intronizzazione del nuovo Imperatore; si trattava, vale a dire, della consacrazione imperiale.
Ben presto s’andò formando un cerimoniale assai complesso, che seguì, in un certo senso, le vicende dei rapporti tra le due supreme autorità.
Durante l’epoca carolingia si fissò la consuetudine che fosse il Papa a conferire a Roma la corona imperiale al legittimo detentore. Costui, in omaggio alla sovranazionalità della monarchia imperiale, deteneva già il titolo sovrano di altri regni.
Durante l’epoca carolingia si fissò la consuetudine che fosse il Papa a conferire a Roma la corona imperiale al legittimo detentore. Costui, in omaggio alla sovranazionalità della monarchia imperiale, deteneva già il titolo sovrano di altri regni.
Così, dopo Carlomagno e Ludovico il Pio, furono unti e incoronati Lotario I a Roma il 5 aprile 823 da Papa Pasquale I, Ludovico I I nel 850 da Leone IV, Carlo I I il Calvo il 25 dicembre 875 da papa Giovanni VIII, Carlo I I I il Grosso il 12 dicembre 881, Guido da Spoleto il 21 febbraio 891 a Roma da papa Formoso, suo figlio Lamberto nell’892 sempre da Papa Formoso, ma a Ravenna, Arnolfo di Carinzia a Roma il 22 febbraio 896 dal medesimo Sommo Pontefice; Berengario I da Papa Giovanni X a Roma il 5 dicembre 915.
Questi sovrani seguivano un cerimoniale sorto nell’ambiente carolingio, dove, accanto all’Incoronazione da parte del Pontefice, gesto d’origine romana, s’aggiungeva il rito della consacrazione col sacro Crisma sul capo, sulle mani, sul polso, le spalle ed il braccio del novello Imperatore.
Il sacro Crisma, il più pregiato tra gli olii liturgici ed in uso pure per le consacrazioni episcopali, effuso sul capo del Principe, come per i vescovi, rende bene la concezione del Rex-Sacerdos propria di tale tradizione.
Il sacro Crisma, il più pregiato tra gli olii liturgici ed in uso pure per le consacrazioni episcopali, effuso sul capo del Principe, come per i vescovi, rende bene la concezione del Rex-Sacerdos propria di tale tradizione.
La fine della casata discendente dal grande Carlo non comportò, né il termine del Sacro Romano Impero, né il venir meno della cerimonia d’Incoronazione.
Dopo un periodo di sede vacante seguita alla morte di Berengario I († 924), la restaurazione compiuta da Ottone I (962-973), Re di Germania, significò anche la renovatio del rito d’intronizzazione dell’Imperatore Romano.
Dopo un periodo di sede vacante seguita alla morte di Berengario I († 924), la restaurazione compiuta da Ottone I (962-973), Re di Germania, significò anche la renovatio del rito d’intronizzazione dell’Imperatore Romano.
L’Incoronazione vera e propria era riservata unicamente al Papa. Il Pontificale Romano, testo liturgico che ordinava i riti della Curia romana di spettanza del Papa, inoltre, vede far capolino una singolare cerimonia: il nuovo sovrano, dopo essere stato unto e incoronato in S. Pietro, partecipava alla messa papale (la Missa pro Imperatore) svolgendovi le funzioni del suddiacono.
L’innovazione nei propositi del papato, uscito rafforzato dalla lotta per le investiture del secolo XI, rimarcava l’inferiorità ontologica della monarchia temporale rispetto al sacerdotium gerarchico. Il più potente principe della Cristianità, il Sacro Imperatore, se paragonato ad un sacerdote della più sperduta contrada, il quale, però, in virtù dell’Ordine, esercita il potere sublime di compiere il sacrificio eucaristico, era al massimo un semplice suddiacono.
L’innovazione nei propositi del papato, uscito rafforzato dalla lotta per le investiture del secolo XI, rimarcava l’inferiorità ontologica della monarchia temporale rispetto al sacerdotium gerarchico. Il più potente principe della Cristianità, il Sacro Imperatore, se paragonato ad un sacerdote della più sperduta contrada, il quale, però, in virtù dell’Ordine, esercita il potere sublime di compiere il sacrificio eucaristico, era al massimo un semplice suddiacono.
Se il rito dell’unzione col Crisma sul capo del Sacro Imperatore era stato espunto
dal Pontificale Romano, nei cerimoniali dei più antichi regni europei, Francia, Inghilterra
e Germania, tuttavia, esso rimase in vigore fino alla cessazione del rito. La consuetudine in quei regni era troppo potente perché l’autorità pontificia riuscisse a metterla in discussione.
Da allora, con il definitivo trasferimento del titolo imperiale dal regno di Francia a quello di Germania, si fissò la tradizione che il sovrano tedesco, dopo aver ricevuto ad Aquisgrana l’unzione e la corona d’argento di Re di Germania da parte dell’Arcivescovo di Colonia, assistito da quelli di Magonza e Treviri, e a Pavia (o Milano) l’unzione e la corona Ferrea di Re d’Italia, otteneva, infine, quella d’oro d’Imperatore Romano nella città eterna da parte del Sommo Pontefice.
dal Pontificale Romano, nei cerimoniali dei più antichi regni europei, Francia, Inghilterra
e Germania, tuttavia, esso rimase in vigore fino alla cessazione del rito. La consuetudine in quei regni era troppo potente perché l’autorità pontificia riuscisse a metterla in discussione.
Da allora, con il definitivo trasferimento del titolo imperiale dal regno di Francia a quello di Germania, si fissò la tradizione che il sovrano tedesco, dopo aver ricevuto ad Aquisgrana l’unzione e la corona d’argento di Re di Germania da parte dell’Arcivescovo di Colonia, assistito da quelli di Magonza e Treviri, e a Pavia (o Milano) l’unzione e la corona Ferrea di Re d’Italia, otteneva, infine, quella d’oro d’Imperatore Romano nella città eterna da parte del Sommo Pontefice.
Tale prassi rimase in tutto il suo vigore fino al 1530, quando Carlo V d’Austria fu incoronato da Papa Clemente VII a Bologna il 24 febbraio 1530. Dopo d’allora, fino alla cessazione del Sacro Romano Impero (1530-1806) non vi fu più alcun Re di Germania, Imperatore Eletto, come si diceva, a ricevere la corona imperiale a Roma da un papa.
Carlo V fu l’ultimo Sacro Imperatore ad essere unto ed incoronato dal Papa (1530).
Nella nuova cornice storica di un’Europa scossa dal progredire nel Regno di Germania dell’eresia luterana, che ruppe la tunica inconsutile della Respublica Christiana medioevale e introdusse la sovversione in Occidente, il rito dell’incoronazione romana andò in desuetudine.
I Sacri Imperatori dei secoli XVI-XVIII furono, così, degli Imperatori ‘eletti’. Si trattava, infatti, del sovrano ‘eletto’, ossia prescelto dalla Dieta dei Principi Elettori del Regno di Germania, ai quali spettava per consuetudine l’officio di scegliere e designare il nuovo candidato alla massima carica temporale della Cristianità.
Se il rito della Consacrazione imperiale a Roma non fu più compiuto, questi sovrani erano, tuttavia, spesso incoronati, secondo l’antico cerimoniale medievale, Re di Germania e Re dei Romani, o ad Aquisgrana, antica capitale di Carlomagno, o, talvolta, in Francoforte sul Meno, la città tedesca che in epoca moderna divenne la sede preferita della Dieta dell’Impero.
Tutti gli Imperatori ‘Eletti’ di questi secoli furono principi cattolici, ed appartennero, ad eccezione dell’Imperatore Carlo VI I di Baviera (1742-1745), alla Casata d’Asburgo e, dopo l’estinzione di questa nel ramo maschile (1740), alla dinastia dei Duchi di Lorena, loro antichi cugini germani, che ne raccolse l’eredità. Gli Asburgo-Lorena rappresentarono , fino al 1918, i difensori del legittimismo più puro. Anche il ramo degli Asburgo-Este , nato dall'ugnone dell'ultima Este, Maria Beatrice Ricciarda d'Este, e dell'ultimo figlio maschio di Maria Teresa d'Asburgo, Ferdinando d'Assburgo-Lorena, che nella persona di Francesco IV d'Asburgo-Este, il primogenito di Maria Beatrice e Ferdinando, fu l'esempio l'ampante del Sovrano cosciente dei doveri dovuti dalla sua posizione nel rispetto della Religione e della Sacralità della Monarchia legittima.
E' dobbligo sottolineare che il rito d'Incoronazione e d'Unzione venne praticato in quasi tutta l'Europa Cristiana. L'incoronazione e l'Unzione del Sovrano continuarono a rappresentare il segno distintivo della legittimità, della Monarchia per Grazia di Dio. Un'altra famiglia Reale che fece grande l'ideale di Monarchia legittima è rappresentata dai Borbone-Francia , sopratutto nella figura di Luigi XIV che in un periodo delicato seppe mantenere l'autorità Monarchica "irrigidendola" necessariamente. Suo nipote , Filippo V di Spagna, capostipite dei Borbone-Spagna, fu all'altezza del nonno governando la Spagna con maestria e difendendo sempre la fede Cattolica e la legittimità. Senza escludere i rami dei Borbone derivanti da Filippo V ( Borbone-Due Sicilie e Borbone-Parma).
Nella nuova cornice storica di un’Europa scossa dal progredire nel Regno di Germania dell’eresia luterana, che ruppe la tunica inconsutile della Respublica Christiana medioevale e introdusse la sovversione in Occidente, il rito dell’incoronazione romana andò in desuetudine.
I Sacri Imperatori dei secoli XVI-XVIII furono, così, degli Imperatori ‘eletti’. Si trattava, infatti, del sovrano ‘eletto’, ossia prescelto dalla Dieta dei Principi Elettori del Regno di Germania, ai quali spettava per consuetudine l’officio di scegliere e designare il nuovo candidato alla massima carica temporale della Cristianità.
Se il rito della Consacrazione imperiale a Roma non fu più compiuto, questi sovrani erano, tuttavia, spesso incoronati, secondo l’antico cerimoniale medievale, Re di Germania e Re dei Romani, o ad Aquisgrana, antica capitale di Carlomagno, o, talvolta, in Francoforte sul Meno, la città tedesca che in epoca moderna divenne la sede preferita della Dieta dell’Impero.
Tutti gli Imperatori ‘Eletti’ di questi secoli furono principi cattolici, ed appartennero, ad eccezione dell’Imperatore Carlo VI I di Baviera (1742-1745), alla Casata d’Asburgo e, dopo l’estinzione di questa nel ramo maschile (1740), alla dinastia dei Duchi di Lorena, loro antichi cugini germani, che ne raccolse l’eredità. Gli Asburgo-Lorena rappresentarono , fino al 1918, i difensori del legittimismo più puro. Anche il ramo degli Asburgo-Este , nato dall'ugnone dell'ultima Este, Maria Beatrice Ricciarda d'Este, e dell'ultimo figlio maschio di Maria Teresa d'Asburgo, Ferdinando d'Assburgo-Lorena, che nella persona di Francesco IV d'Asburgo-Este, il primogenito di Maria Beatrice e Ferdinando, fu l'esempio l'ampante del Sovrano cosciente dei doveri dovuti dalla sua posizione nel rispetto della Religione e della Sacralità della Monarchia legittima.
Carlo VII di Baviera (Bruxelles, 6 agosto 1697 – Monaco di Baviera, 20 gennaio 1745)
Luigi XIV di Borbone-Francia (Saint-Germain-en-Laye, 5 settembre 1638 – Versailles, 1º settembre 1715)
Nel Secolo XVIII le istituzioni Monarchiche legittime maturate nel corso dei secoli, in modo organico e omogeneo, ricevettero uno scossone dagli ideali sovversivi e anti-Cristiani che naquero due secoli prima . Infatti la Rivoluzione il cui scoppo era , ed è, quello di distruggere il Trono e l'Altare, non nasce per caso nella Francia del 1789, essa infatti era stata preceduta da una fase , quella Religiosa, la Riforma Protestante, preceduta e accompagnata da una Rivoluzione culturale , rappresentata dall'Umanesimo e dal Rinascimento .
Le idee perniciose che i così detti "illuministi" , come Voltaire e Jean-Jacques Rousseau, diffusero in modo massiccio a partire dal 1700 , contribuirono in modo cruciale all'innesco della seconda fase della Rivoluzione , quella Politica, rappresentata in tutto il suo orrore dalla Rivoluzione Francese, organizzata dalla massoneria, così detta moderna, fondata a Londra nel 1717, scoppiata nel 1789 , che portò dapprima all'umiliazione della figura del Sovrano e di ciò che rappresenta, e successivamente al Regicidio e al terrore Repubblicano che perseguitò la Chiesa Cattolica e diede inizio al genocidio di un intero popolo (I Vandeani). In questo periodo naquero le "leggende nere" sulla Monarchia per Grazia di Dio, e sul legittimismo, che ancora oggi "infettano" le menti di molte persone.
Con l'avvento di Napoleone Bonaparte lo stato corrotto di cose continuò a persistere prendendo vigore esportato dalle armate Francesi in tutta Europa. Il Generale Francese arrestò ed imprigionò, in modo disumano , Papa Pio VI che morì incarcerato a Valence il 29 agosto 1799.
Napoleone Bonaparte, affiliato alla massoneria fin da giovane, in linea con le diaboliche idee rivoluzionarie, non vedeva di buon occhio la Chiesa cattolica, alla quale ebbe modo tra l'altro di sottrarre illegittimamente numerosi territori, tra cui Avignone, durante la prima campagna d'Italia.
Martin Lutero (Eisleben, 10 novembre 1483 – Eisleben, 18 febbraio 1546) l'iniziatore della Riforma protestante.
Le idee perniciose che i così detti "illuministi" , come Voltaire e Jean-Jacques Rousseau, diffusero in modo massiccio a partire dal 1700 , contribuirono in modo cruciale all'innesco della seconda fase della Rivoluzione , quella Politica, rappresentata in tutto il suo orrore dalla Rivoluzione Francese, organizzata dalla massoneria, così detta moderna, fondata a Londra nel 1717, scoppiata nel 1789 , che portò dapprima all'umiliazione della figura del Sovrano e di ciò che rappresenta, e successivamente al Regicidio e al terrore Repubblicano che perseguitò la Chiesa Cattolica e diede inizio al genocidio di un intero popolo (I Vandeani). In questo periodo naquero le "leggende nere" sulla Monarchia per Grazia di Dio, e sul legittimismo, che ancora oggi "infettano" le menti di molte persone.
François-Marie Arouet più noto con lo pseudonimo di Voltaire (Parigi, 21 novembre 1694 – Parigi, 30 maggio 1778) massimo pensatore delle idee illuministe e affiliato alla massoneri.
Il Regicidio di Luigi XVI di Borbone-Francia. Veniva orribilmente dissacrata la figura del legittimo Sovrano Francia.
Con l'avvento di Napoleone Bonaparte lo stato corrotto di cose continuò a persistere prendendo vigore esportato dalle armate Francesi in tutta Europa. Il Generale Francese arrestò ed imprigionò, in modo disumano , Papa Pio VI che morì incarcerato a Valence il 29 agosto 1799.
Papa Pio VI, nato Giovanni Angelico o Giannangelo Braschi (Cesena, 27 dicembre 1717 – Valence, 29 agosto 1799), 250º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica dal 15 febbraio 1775 alla morte.
Napoleone Bonaparte, affiliato alla massoneria fin da giovane, in linea con le diaboliche idee rivoluzionarie, non vedeva di buon occhio la Chiesa cattolica, alla quale ebbe modo tra l'altro di sottrarre illegittimamente numerosi territori, tra cui Avignone, durante la prima campagna d'Italia.
Il generale francese capì però che i rapporti con la Chiesa dovevano essere ristabiliti per evitare possibili , o per meglio dire probabilissimi, dissidi interni alla Francia e ai territori da essa conquistati. Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone, fu dunque inviato a Roma per trattare con Papa Pio VII.
Dopo due mesi di trattative si giunse alla firma del Concordato il 15 luglio 1801, ratificato da entrambe le parti il 14 agosto dello stesso anno. Un anno dopo Napoleone, per dimostrare la sua volontà di riappacificazione, partecipò ad una messa tenuta a Notre-Dame insieme a venti vescovi e al cardinale Giovanni Battista Caprara Montecuccoli. L'avvenimento fu più che altro una farsa del Generale.
Papa Pio VII, nato Barnaba Niccolò Maria Luigi (in religione Gregorio) Chiaramonti (Cesena, 14 agosto 1742 – Roma, 20 agosto 1823), 251º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica (1800-1823).
Secondo le disposizioni concordatarie la Francia riconosceva il cattolicesimo come maggiore religione della nazione e ripristinava alcuni diritti civili tolti alla Chiesa dalla costituzione civile del clero del 1790. Il documento fu redatto dal segretario di stato Ercole Consalvi e stabilì che la Chiesa rinunciava ai beni incamerati dallo stato francese in seguito alla rivoluzione, mentre riceveva il diritto di deporre i vescovi, che però continuavano ad essere eletti dallo stato. Il Concordato venne accettato con sofferenza dal Pontefice , ma egli lo fece per il bene dei suo figli devoti di Francia.
Ercole Consalvi (Roma, 8 giugno 1757 – Anzio, 24 gennaio 1824) è stato un cardinale e politico dello Stato Pontificio. Fu Cardinal Segretario di Stato di Pio VII a due riprese dal 1800 al 1806 e dal 1814 al 1823.
Con la sua auto-incoronazione Napoleone diede un'ulteriore sfregio alla legittimità perchè tale gesto andava contro la dottrina legittimista stessa e contro la Monarchia Sacra e Cristiana. Egli detronizzo , grazie alla sua armata, i legittimi Sovrani di mezza Europa sostituendoli, in modo totalmente illegittimo, con fratelli o con parenti. Ovviamente tale stato di cose non trovò la benevolenza dei popoli che si videro privati dei loro amati e legittimi Sovrani sostituiti da membri della famiglia Bonaparte. Le insurrezioni Contro-Rivoluzionarie colpirono ovunque: Stati Italiani, Spagna, Germania, Francia. Tra i danni causati da Napoleone I, e che servirono nel tentativo di demolire il legittimismo, ci fu la dissoluzione del Sacro Romano Impero nel 1806.
Con la Battaglia di Lipsia del 16-19 Ottobre 1813 Napoleone I ricevette una pesante sconfitta da parte delle potenze Europee Coalizzate ( Sesta Coalizione).
Il giorno di Natale del 1813 la Francia veniva lentamente liberata dal giogo della Rivoluzione dagli eserciti della Coalizione.
Intanto il fratello Giuseppe aveva capitolato e il contingente della Coalizione era entrato vittorioso in Parigi con alla testa lo zar Alessandro I il 31 marzo, e il giorno successivo, lo zar, fece affiggere sui muri di Parigi il suo proclama indirizzato al popolo francese:
Alessandro I Pavlovič Romanov (in russo: Александр I Павлович Романов ; San Pietroburgo, 23 dicembre 1777 – Taganrog, 1º dicembre 1825)
« Gli eserciti degli Alleati hanno occupato la capitale della Francia. I Sovrani alleati accolgono il voto della Nazione francese.Essi dichiarano:
» | |
(Alessandro I, zar di tutte le Russie)
L'abdicazione di Napoleone I divenne effettiva il 6 aprile 1814. Il legittimo aveva trionfato sull'illegittimo .
Addii di Napoleone alla Guardia imperiale nel cortile du Cheval-Blanc del castello di Fontainebleau, Antoine Alphonse Montfort
Una volta che Napoleone Bonaparte fu esiliato sull'Isola d'Elba , il 1° Novembre 1814, iniziarono i lavori del Congresso di Vienna . Il Congresso di Vienna , conferenza tenutasi nell'omonima città, capitale dell'Impero austriaco, si svolse dal 1º novembre 1814 all'8 giugno 1815. Vi parteciparono le principali potenze europee allo scopo di riportare l'ordine spazzato via dalla Rivoluzione, riportando la carta dell'Europa in una situazione Geo-Politica legittima e ripristinare la pace e la prosperità, ripristinando quello che i liberal-settari chiamavano, dispregiativamente, l'Ancien régime . Con il Congresso di Vienna si apre infatti l'età della Restaurazione e il trionfo del legittimismo.
La Restaurazione Geo-Politica Europea ebbe delle modifiche che furono d'obbligo per creare una situazione che conservasse la legittimità ma che al tempo stesso garantisse una stabilità Politica.
Purtroppo la Rivoluzione si infiltrò all'interno del Congresso di Vienna attraverso tre elementi:
L'Europa dopo il Congresso di Vienna (1814-1815)
Purtroppo la Rivoluzione si infiltrò all'interno del Congresso di Vienna attraverso tre elementi:
1) Molti Plenipotenziari erano stati colpiti dalla febbre liberale , e questa situazione minò di per se le decisioni prese al Congresso di Vienna anche se, e d'obbligo dirlo, personalità come Metternich , e pochi altri, evitarono il collasso del vero spirito del Congresso di Vienna.
Il conte Franz Anton von Kolowrat-Liebsteinsky (in ceco František Antonín Kolovrat-Libštejnský; Praga, 31 gennaio 1778 – Vienna, 4 aprile 1861).Divenne un moderato liberale, fiero oppositore del Principe Metternich e della sua politica al Congresso di Vienna. Egli è uno dei principali "guastatori" del Congresso di Vienna.
Klemens Wenzel Nepomuk Lothar von Metternich-Winneburg-Beilstein, conte e, dal 1813, principe di Metternich-Winneburg (Coblenza, 15 maggio 1773 – Vienna, 11 giugno 1859) E' stato uno dei migliori "salvatori" del Congresso di Vienna.
2)Talleyrand , banderuola della Politica, non fu mai garante di sincero attaccamento alla causa legittimista, al contrario di ciò che si pensa. Egli da opportunista recitò la sua parte, come farà nel 1830, al mutare della marea.
Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord, detto anche semplicemente Talleyrand (Parigi, 2 febbraio 1754 – Parigi, 17 maggio 1838) Da attore Politico quale era, recitò la sua parte al Congresso di Vienna senza destare troppi sospetti.
3)Il Governo Inglese, nonostante avesse appoggiato la Coalizione anti-Francese , era impregnato di ideali massonici e liberali ed anche i suoi Plenipotenziari erano affiliato alla massoneria . Quasi ogni operato Inglese al Congresso di Vienna andò contro il principio stesso di legittimità e a favore dei soli profitti Inglesi, compresa , la comunque giusta, abolizione della tratta degli schiavi.
Sir Arthur Wellesley, 1º duca di Wellington (RP:['ɑː.θəʳ 'welz.li] ; Dublino, 1º maggio 1769 – Walmer, 14 settembre 1852) generale e politico Britannico. Fu uno dei principali rappresentanti Inglesi al Congresso di Vienna. Affiliato alla massoneria anglo-sassone, rappresenta il braccio del Governo Britannico per raggiungere l'adempimento delle clausole favorevoli alla Corona Inglese.
Furono gli stessi Inglesi a "pugnalare" il Congresso di Vienna permettendo, il 26 febbraio 1815, a Napoleone, di fuggire dall'Elba accompagnato da un migliaio di soldati, quattro cannoni e dai generali Antoine Drouot e Pierre Cambronne, arrivando il 1º marzo vicino Cannes e sbarcando vicino a Marsiglia. L'accaduto mise una forte pressione alle altre potenze coalizzate, così l'Inghilterra potè approfittarne per far approvare le sue richieste.
Napoleone venne sconfitto definitivamente a Waterloo il 18 giugno 1815. Esiliato , questa volta definitivamente , sull'Isoletta di Sant'Elena nel bel mezzo dell'Oceano Atlantico dove morì il 5 Maggio 1821.
Battaglia di Waterloo
L'eredità della Rivoluzione, purtroppo , covò sotto la cenere. Le armate Francesi avevano contribuito al diffondersi di logge in tutta Europa , e queste logge si adoperarono, fin dai primissimi anni dopo il Congresso di Vienna , per sovvertire l'ordine appena ristabilito. Il legittimismo aveva vinto ma la rivoluzione non era morta ed era pronta a colpire.
I primi tentativi sovversivi si ebbero nel 1820-1821 seguiti da eventi minori nel decenio che precedette i moti sovversivi del 1830-1831. Purtroppo il moto Parigino del 1830 deteriorò l'ordine dato a Vienna istaurando , al posto della Monarchia legittima, una Monarchia scesa a patti con la Rivoluzione. Nel 1848 l'Europa subì un terremoto rivoluzionario , organizzato l'anno precedente dai maggiori capi rivoluzionari-settari d'Europa, di proporzioni mai viste in precedenza, e anche se venne domato, questo terremoto Rivoluzionario diede parecchi frutti avvelenati. Infatti dopo il 1848 il legittimismo e l'idea Sacra di Monarchia subirono un durissimo colpo, incominciarono ad essere oscurati da un ideale di Governo materialista e ateo che colpì in tre fasi:
1) Istaurazione in Francia del secondo Impero e successivamente della Repubblica.
Napoleone III di Francia, nato Carlo Luigi Napoleone Bonaparte (Parigi, 20 aprile 1808 – Chislehurst, 9 gennaio 1873), Settario e Rivoluzionario, divenne presidente della Repubblica francese dal 1848 al 1852 e ,con un colpo di Stato, illegittimo Imperatore dei Francesi dal 1852 al 1870 fondando il secondo Impero Francese.
Marie Edmé Patrice Maurice Mac-Mahon, maresciallo di Francia (Sully, 13 luglio 1808 – Montcresson, 16 ottobre 1893), generale e politico francese. Fu il primo presidente della terza Repubblica dopo la fine del Secondo Impero francese. Affiliato alla massoneria, fu scelto come "difensore della Francia" dalla setta , è stato il principale soppressore della Comune, cosa tutto sommato ottima se non fosse stato che il Mac-Mahon era mosso da ideali tutt'altro che nobili . Sostituì il suo ex Imperatore e compagno d'armi Napoleone III essendo anche lui, tra le altre cose, nemico del legittimismo (era Orleanista).
2) Unificazione Geo-Politica forzata della Penisola Italiana con conseguente illegittima soppressione del potere Temporale del Pontifice.
Papa Pio IX, nato Giovanni Maria Mastai Ferretti (Senigallia, 13 maggio 1792 – Roma, 7 febbraio 1878), terziario francescano, 255º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica e 163º ed Sovrano dello Stato Pontificio (1846-1878) fu detronizzato meschinamente dai nemici della Chiesa , della Regalità di Cristo e del legittimismo.
3) Unificazione della Germania in modo illegittimo da parte del Re di Prussia Guglielmo I e dal Cancelliere Otto Von Bismark, con conseguente allontanamento della secolare e legittima guida Asburgica al mondo Tedesco.
Otto Eduard Leopold von Bismarck-Schönhausen (Schönhausen, 1º aprile 1815 – Friedrichsruh, 30 luglio 1898) è stato un politico tedesco. Dal 1865 fu Conte di Bismarck-Schönhausen, dal 1871 Principe von Bismarck e dal 1890 Duca di Lauenburg. Massone del 33° grado , fu la mente che progetto la creazione dell'illegittimo Impero Tedesco.
Guglielmo I, nato Guglielmo Federico Ludovico (tedesco: Wilhelm Friedrich Ludwig; Berlino, 22 marzo 1797 – Berlino, 9 marzo 1888), fu illegittimo imperatore tedesco (Deutscher Kaiser) dal 18 gennaio 1871 al 1888 e re di Prussia (König) dal 1861 al 1888. Con lui la subdola e militarista famiglia degli Hohenzollern governò illegittimamente il mondo Tedesco fino al 1918.
Francesco Giuseppe I d'Austria, in tedesco: Franz Joseph I von Österreich (Castello di Schönbrunn, 18 agosto 1830 – Castello di Schönbrunn, 21 novembre 1916), fu l'ultimo legittimo Imperatore a detenere la Presidenza della Confederazione Germanica che li venne tolta in modo illegittimo e con la forza delle armi Prussiane nel 1866.
Dal 1871 al 1914 il morbo Rivoluzionario riprese a colpire in modo blando preparando il terreno per la prima grande catastrofe del XX Secolo. L'assassinio dell'erede al Trono Imperiale Austro-Ungarico, Francesco Ferdinando, e della moglie, Sophie Chotek von Chotkowa, per mano di Gavrilo Princip, membro dell'organizzazione massonica- politico-rivoluzionaria Giovane Bosnia manovrata dalla massoneria internazionale , il 28 Giugno 1914, innescò la scintilla che portò allo scoppio della Prima Guerra Mondiale che portò alla dissoluzione dell'ultima Monarchia di stampo legittimo e Tradizionale. La Rivoluzione Russa del 1917 demolì la "Terza Roma" portando all'ennesimo Regicidio con la fucilazione della famiglia Imperiale.
Francesco Ferdinando Carlo Luigi Giuseppe d'Asburgo-Este (Graz, 18 dicembre 1863 – Sarajevo, 28 giugno 1914) erede al Trono Imperiale d'Austria-Ungheria. Il suo assassinio , voluto dalla massoneria internazionale, fu la scintilla, come nei piani della massoneria, che fece scoppiare la Prima Guerra Mondiale e portò alla dissoluzione dell'ultima grande Monarchia Cattolica e legittima d'Europa.
La famiglia Imperiale Russa fotografata nel 1913. Dopo la Rivoluzione Russa del 1917 venne completamente sterminata dai Rivoluzionari bolscevichi nell'estate del 1918.
Dal 1919 il legittimismo sembrò essere stato definitivamente spazzato via dalle infamie della Rivoluzione. Nella Guerra Civile Spagnola ,del 1936-1939 , il Carlismo, e quindi il legittimismo, riprese vigore. In realtà in tutta Europa, successe , come dopo la sconfitta di Napoleone I quando la Rivoluzione covava sotto la cenere, così, il legittimismo faceva altrettanto. Dopo gli orrori della Seconda Guerra Mondiale il legittimismo rifiorì in Francia , e nuovamente in Spagna. Nei territori del legittimo Impero Austro-Ungarico, dopo gli orrori del Comunismo , si risvegliò il legittimismo Asburgico, e in Russia quello zarista. Nella Penisola Italiana si ebbe un risveglio poderoso verso gli anni 90 , lo scontro tra Monarchia Nazionale, figlia della Rivoluzione, e Monarchia legittima continuano ancora oggi nel territorio Peninsulare. Un grande personaggio che rappresenta la rinascita del pensiero Contro-Rivoluzionario e legittimista nel XX Secolo è incarnato da Plinio Corrêa de Oliveira. I suoi scritti hanno contribuito ad aprire gli occhi a molte generazioni.
Manifesto Carlista del periodo della Guerra Civile Spagnola (1936-1939)
Jaime di Borbone-Spagna, dal 1941 legittimo pretendente al trono francese come Giacomo II. (nome completo: Jaime Luitpold Isabelino Enrique Alberto Alfonso Victor Acacio Pedro Maria) (La Granja de San Ildefonso, 23 giugno 1908 – San Gallo, 20 marzo 1975) rappresentò la rinascita del legittimismo Francese in contrapposizione all'Orleanismo.
Ottone d'Asburgo-Lorena (Reichenau an der Rax, 20 novembre 1912 – Pöcking, 4 luglio 2011), contribuì alla rivalutazione storica della sua famiglia, era molto amato nei territori dell'Impero Asburgico, anche se non difese mai apertamente il legittimismo.
Plinio Corrêa de Oliveira (San Paolo, 13 dicembre 1908 – San Paolo, 3 ottobre 1995) Il maggior esponente del pensiero Politico Contro-Rivoluzionario del XX Secolo.
Oggi , dopo tutto ciò che di orrendo la Rivoluzione ha mostrato, molta gente si è resa conto di quale sia la strada da prendere , questa strada è rappresentata dal legittimismo e dal Tradizionalismo . Solo riallacciandosì al passato e avviando una organica Restaurazione dello Stato , sia a livello Politico che sociale, si potrà rimediare agli errori del passato e costruire un mondo davvero migliore.
Si è visto come il Nobile ideale del legittimismo e della Monarchia Sacra non siano invenzioni di tiranni usurpatori ma ben si sono parte integrante di una volontà divina che dalla notte dei tempi mostra all'Uomo la retta via. Per i credenti la comprensione sarà più semplice , ma per chi non crede ciò rimarrà incomprensibile, perchè non vi è comprensione nel cuore di chi non vede.
Fonti:
La Monarchia Sacra (di Nicola Cavedini)
Rivoluzione e Contro-Rivoluzione (di Plinio Corrèa De Oliveira)
Centro Studi San Giorgio
Wikipedia
Scritto da:
Il Principe dei Reazionari