giovedì 5 settembre 2013

LA CORRUZIONE DELLE IDEE-MEZZI DA ADOPERARSI (Estratto dell'opera di mons. Delasuss "Il Probblema dell'ora presente", Tomo I°) .



Adam Weishaupt.
(Fondatore degli "illuminati")
Per giungere all'"annientamento dell'idea cristiana" la corruzione dei costumi è certamente un mezzo potente, ma soltanto di secondo ordine. Può anche accadere che in luogo di servire coloro che se ne valgono, attraversi invece i loro disegni. Più la cloaca diventa impura, più costringe le anime che non hanno perduta ogni nobiltà, ad uscirne. E dove rifugiarsi, se non nella Chiesa, che forma della purezza dei costumi l'oggetto delle sue più vive sollecitudini! E non fu nella città più corrotta dell'impero romano, a Corinto, che S. Paolo poté, in meno di due anni, fondare una delle sue più belle Chiese? Perciò l'Alta Vendita, pur favorendo la corruzione dei costumi, s'accinse soprattutto a corrompere le idee. E il consiglio che Weishaupt prima avea dato: "La grande arte di rendere infallibile una rivoluzione qualunque è quella d'illuminare i popoli, cioè condurre insensibilmente l'opinione pubblica a desiderare, a volere, ad esigere i cangiamenti, che sono l'oggetto della rivoluzione voluta". Egli aggiungeva: "Quando l'oggetto di questo desiderio è una Rivoluzione universale, tutti i membri di queste società che tendono allo stesso scopo, appoggiandosi le une sulle altre, devono cercare di dominare invisibilmente e senza apparenza di mezzi violenti, non sulla parte più eminente, o la meno distinta d'un sol popolo, ma sugli uomini d'ogni condizione, d'ogni indole, d'ogni religione. Soffiar da per tutto lo stesso spirito; nel più gran silenzio e con tutta l'attività possibile; dirigere tutti gli uomini sparsi sulla superficie della terra verso il medesimo oggetto. Fa d'uopo saper preparare l'opinione nella intimità delle società segrete".
È ciò che fece l'Alta Vendita, e quelli che le sono succeduti lo fanno con tanta sollecitudine, perseveranza e accorgimento che provocherebbero l'ammirazione se l'opera non fosse malvagia.
Nella sua lettera del 18 gennaio 1822, Piccolo Tigre si felicitava degli aiuti abbondanti che traeva da Londra per propagare colla stampa le idee liberali e umanitarie, cioè massoniche.
"Mi si fecero delle offerte considerevoli. Presto noi avremo a Malta una tipografia a nostra disposizione.(1) Noi dunque potremo impunemente e con sicurezza, sotto la bandiera inglese, spargere per tutta l'Italia i libri e gli opuscoli, ecc., che la Vendita giudicherà a proposito di mettere in circolazione". Il 5 gennaio 1846, il medesimo scriveva da Livorno a Nubius: "Le nostre tipografie di Svizzera sono a buon punto. Esse producono libri come noi li desideriamo; ma sono un po' cari; io ho consacrato a questa propaganda necessaria gran parte dei sussidi raccolti. Utilizzerò il resto nelle legazioni".

Ora, la setta ha le sue tipografie dovunque, e il mestiere di venditori ambulanti delle loro produzioni è favorito dalle leggi.
Nel 1881, la piena libertà dei venditori ambulanti fu innestata sulla piena libertà della tipografia e della libreria. I vagabondi, i recidivi nel delitto ricevettero il diritto di spargere gli opuscoli più empi ed immondi. E intanto, qualche anno prima, il prefetto di polizia avea stabilito che il mestiere dei venditori ambulanti non impiegasse meno di dieci a dodici mila agenti, che diffondevano fraudolentemente quindici milioni di pubblicazioni malsane ed ignominiose. Non bastava, si decretò una libertà più completa. Di più, gli autori delle opere così divulgate vennero glorificati onde dar loro maggior credito presso il popolo.(2)
Sono soprattutto i giornali che servono a propagare le idee che la setta vuole diffondere nel pubblico. Le gazzette vendute alla sua causa sono innumerevoli: esse sono distribuite graduatamente con arte infernale, per tutte le classi possibili di lettori, affinché ciascuno, secondo il grado in cui il suo spirito si trova sulla via dell'errore, possa procurarsi il periodico che gli conviene e camminare insieme con lui. La poesia e il romanzo, le belle arti e le scienze, la storia del passato e le cronache degli avvenimenti contemporanei, tutto serve, nella misura che si addice al pubblico, al quale s'indirizza specialmente la tale o tal altra pubblicazione, a seminare le idee di emancipazione intellettuale, morale e religiosa, che sono il fondo dello spirito massonico.


Papa Gregorio XVI .

I congressi furono spesso fatti a questo fine. L'impulso che fu loro dato comincia colla fondazione dell'Alta Vendita. Si sa quanto si sono moltiplicati, in questi ultimi tempi, sotto tutte le forme possibili. Da principio furono congressi scientifici. Il papa Gregorio XVI vi si oppose con una incrollabile fermezza. Egli non poté allontanare questo flagello dall'Italia, in cui i principi si lasciarono forzar la mano; ma almeno Roma ne fu preservata. I congressi scientifici furono in Italia nel 1845 ciò che furono in Francia, due anni più tardi, i banchetti democratici. Di più, essi servirono perché gli spiriti avventurieri si conoscessero, perché i fidati seminassero le loro idee, e la setta gettasse il discredito e il disprezzo sui dogmi cristiani.
Ma perché sia profonda, tenace e generale, la corruzione delle idee deve cominciare fin dalla fanciullezza, nell'educazione. "Schiacciate il nemico, qualunque siasi, dicevano le Istruzioni, ma soprattutto, schiacciatelo quando è ancora nell'uovo. Alla gioventù infatti bisogna mirare: bisogna sedurre i giovani, attirarli, senza che se n'accorgano. Andate alla gioventù e, se è possibile, fin dall'infanzia".
Queste Istruzioni non erano quelle che i membri dell'Alta Vendita avrebbero dovuto conservare per se soli. Essi non potevano, in quaranta, addottrinare tutta la gioventù europea. Esse (le istruzioni) dovevano essere trasmesse di luogo in luogo, più o meno esplicite o velate, secondo il grado di progresso delle persone a cui si voleva farle pervenire. Erano specialmente destinate agli educatori della gioventù, nei licei, nei collegi, nelle scuole e anche nei seminari. Non era necessario che tutte le persone chiamate a questa propaganda fossero legate alla massoneria: bastava (e basta sempre) che avessero lo spirito massonico: queste sono considerate le più utili, perché inculcano le idee volute alla gioventù loro confidata senza che si accorga del male che esse le fanno.
Agli altri, agli iniziati, si raccomandava una somma prudenza. Era dessa più necessaria allora che oggi, più negli Stati pontifici che presso di noi. Si esigeva sopratutto da coloro che in una maniera o in un'altra, direttamente o indirettamente, potevano avere qualche influenza sull'educazione della nobiltà e del clero.
Il documento pubblicato da Mons. Gerbet, dopo aver detto che bisogna far di tutto per trascinare nel solco massonico le autorità civili e militari, i re e i principi stessi, aggiunge: "e sopratutto i loro figli

... Noi paralizzeremo e indeboliremo la loro potenza per mezzo di autori celebri, la cui morale s'accordasse coi nostri disegni. Con sì saggie misure adoperate con prudenza, e specialmente applicate a proposito a giovani cuori troppo deboli per scoprirne il vero scopo, noi li condurremo a secondarci nella grand'opera". Ed è quel che si fa ancora ai nostri giorni. Per non citarne che un solo esempio, la setta era riuscita a far entrare come precettore del duca Rodolfo, erede presuntivo dell'imperatore Francesco Giuseppe, un apostata, noi crediamo, e per professori dei dotti, come il naturalista Brehm, che non credevano né in Dio, né nella vita futura. Si sa poi come questo sventurato principe piombò fino nell'abisso più profondo del disonore e della disperazione.(3)
Anche qui vediamo osservate ai nostri giorni le istruzioni di Weishaupt. Ecco quelle che erano state date a colui che egli aveva scelto per essere aio dell'erede presunto della corona di Baviera nel 1785:
"I. Si avrà in vista che le cognizioni del principe sieno estese, ma non profonde. Attaccare direttamente il sentimento religioso innato nella gioventù, sarebbe imprudente; procedendo indirettamente, si otterranno eccellenti risultati. Basterà dimostrare nell'insegnamento un'opposizione tra la scienza e la fede.
"II. L'educatore studierà attentamente il carattere del suo alunno. Due sopratutto sono i punti intorno ai quali egli dovrà procacciarsi una conoscenza certa: Quali sono i piaceri verso i quali il principe sentesi più inclinato? Quali sono le passioni dominanti nella sua natura? L'aio avrà cura di coltivare le tendenze e le passioni del principe. La gioventù, leggera per natura, ama ciò, se ne mostra riconoscente e si affeziona a quelli che in tal modo si comportano con essa. Ma si eviterà di oltrepassare un certo limite, a fine di evitare che si produca la sazietà. Fa d'uopo mantenere la sete. Le cognizioni estese e superficiali producono la vanità. Si cercherà di accarezzarla: la gioventù inesperta si lascia sempre sedurre dalle adulazioni.
"III. Si dovrà porre una speciale attenzione sulla scelta delle letture. Si esalteranno le opere scritte collo spirito della loggia, come quelle che fanno epoca nella scienza, e come perle letterarie. Quando il pubblico si sarà lasciato sorprendere da queste manovre, l'aio indicherà al principe le pubblicazioni in argomento che fanno impressione e son degne di essere lette attentamente.
"IV. È importante di dare alla gioventù, di buon'ora, mediante la parola e le letture, un certo interesse, perfino la stima del suicidio! Si mostrerà il suicidio come l'atto più sublime del coraggio virile, massime in certi casi speciali".
Il principe ereditario di Baviera, più felice del principe Rodolfo, fu preservato dal danno d'una simile educazione.
Le Istruzioni raccomandano specialmente a questi precettori la prudenza. "Non parlate mai con questi giovani di cose oscene ed empie: Maxima debetur puero reverentia. Non dimenticate mai queste parole del poeta, giacché esse vi serviranno di salvaguardia contro la licenza, da cui è essenzialmente necessario astenersi nell'interesse della causa. Per farla fiorire e fruttificare sulla soglia di ogni famiglia, per avere il diritto d'asilo e d'ospitalità al focolare domestico, voi dovete presentarvi con tutte le apparenze dell'uomo grave e morale".(4) Può sorprendere la raccomandazione di non dire una parola di empietà, quando si tratta di "annientare l'idea cristiana": ma noi abbiamo già veduto e lo si vedrà ancor meglio più tardi con quali parole, con quali idee che, a prima vista, sembrano innocenti, la massoneria giunge a inculcare negli animi, a propagare nelle masse, a far regnare nella società i suoi principii che sono affatto opposti ai principii cristiani.
Ecco un fatto che dimostra come Voltaire, Weishaupt, Nubius sono sempre fedelmente obbediti.

Nei primi giorni del giugno 1892, il corrispondente parigino del Courrier de Bruxelles gli comunicò quanto segue:
"Era nell'epoca in cui le Camere sedevano ancora a Versailles, dove per conseguenza senatori, deputati, giornalisti che abitavano a Parigi, erano condannati a viaggi quasi quotidiani. Io mi trovava un giorno in un compartimento del treno detto parlamentare, in compagnia di Madier de Montjau, di Lockroy e della sua signora, e dei figli Ugo, Giorgio e Giovanni. Si parlò di un giovane amico delle due famiglie, di cui si disse molto bene. Siccome la signora Lockroy si ricordava che questo giovine aveva avuto per lungo tempo delle idee "reazionarie e clericali", Madier interruppe: "Sì, sì, ma io, gli ho inoculato il virus,(5) e ora egli ne è ripieno". Io non dimenticherò mai l'aspetto veramente infernale onde queste parole furono pronunziate. Tutto l'odio antireligioso di Madier de Montjau appariva ne' suoi occhi, nella sua voce sibilante, nella sua smorfia di fanatico.
A questo Madier de Montjau il governo massonico fece i funerali a spese dello Stato!
Non sono solamente i figli dei principi che i F... Insinuanti hanno il mandato di corrompere intellettualmente, ma tutti i figli del popolo. In questo senso son date delle istruzioni agli istitutori dai giornali pedagogici. Basti citare una sola nota dell'Action scolaire (ottobre 1900). Essa pone questo quesito: "Come i maestri laici perverranno a distruggere l'influenza del prete?" E risponde: "Una conversazione di alcuni minuti coi fanciulli che ritornano dalla chiesa basterebbe a rendere nulle le rovine cagionate nella loro intelligenza dalle lezioni del catechismo. Interrogandoli destramente, il maestro saprebbe ogni volta qual genere di veleno il prete ha inoculato alle sue vittime, e gli sarebbe facile di applicare il rimedio: cioè una piccola conversazione con tutta la classe, riferendosi, senza averne l'aria, alla lezione del parroco e mostrare chiaramente che egli è uno sfacciato mentitore".
Sembra incredibile che la setta abbia potuto concepire la speranza di cogliere anche i seminaristi. Gli è per non essere illuminati che molti ci hanno respinti, quando, nella Semaine religieuse della diocesi di Cambrai, abbiamo mandato un grido d'allarme di fronte ai tentativi fatti recentemente presso i leviti dai missionari delle nuove idee, delle idee liberali, democratiche ed umanitarie: giornali, conferenzieri, predicatori laici di esercizi sociali ai giovani ecclesiastici.
Noi parliamo con cognizione di causa. Fin dal secolo XVIII Weishaupt diceva agli illuminati: "Se è per noi interessante d'avere le scuole ordinarie, sembra altresì importantissimo guadagnare i seminari ecclesiastici e i loro superiori. Con sì fatte persone noi abbiamo la parte principale del paese: mettiamo accanto a noi i più grandi nemici di ogni innovazione (e soprattutto della grande innovazione voluta dalla setta, il ritorno alla civiltà pagana mediante il naturalismo ed il liberalismo); e, soprattutto, cogli ecclesiastici, il popolo ed il comune saranno nelle nostre mani". Così il grande vantaggio che Weishaupt trovava ad invaghire l'animo dei seminaristi colle idee di libertà e di eguaglianza, era questo che i seminaristi divenuti sacerdoti, le diffonderebbero nel popolo, le farebbero adottare da quella parte della popolazione che è troppo cristiana per lasciarsi sorprendere direttamente dalla setta.
Nel secolo XIX, troviamo le medesime raccomandazioni nel documento pubblicato da Mons. Gerbet: "È della massima importanza - egli disse - pel successo nel nostro sublime progetto, e per facilitarne e per meglio assicurarne l'esecuzione, di non trascurare niente per trarre nel nostro ordine i membri ragguardevoli del clero, e tutti quelli i cui interessi sarebbero in opposizione colla nostra dottrina. Bisogna, nella loro educazione, e sotto le forme più seducenti, insinuare destramente il germe dei nostri dogmi e così avvezzarli insensibilmente e senza che se ne accorgano al cozzo che deve distruggerli".

Le istruzioni date all'Alta Vendita dicono a loro volta quanto importi alla setta di guadagnare l'animo dei seminaristi: "Stabilita una volta la vostra riputazione nei collegi, nei ginnasi, nelle università e nei seminari, una volta che vi sarete guadagnata la confidenza dei professori e degli studenti fate principalmente che quelli che si arruolano nella milizia clericale amino di ricercare le vostre conferenze. Offrite loro, da principio, libri innocui, poi a poco a poco condurrete i vostri discepoli al grado di cottura voluto ... Datevi l'aria di esser semplici come colombe, ma siate prudenti come il serpente".
Parlando così e porgendo questi consigli e questi ordini, Weishaupt, l'iniziato che ci rivela Mons. Gerbet, e la Vendita non facevano che ripigliare il metodo che era riuscito ai Gnostici, ai Manichei, poi ai capi della Riforma. Sempre, per trarre il popolo fuori delle vie della verità e del bene, fuori della Chiesa, è stato innanzi tutto necessario guadagnare una parte del clero, e sopratutto sedurre i giovani chierici con generose illusioni.
Mentre facea esercitare sui seminaristi quest'azione diretta e personale, l'Alta Vendita si preoccupava della direzione stessa dei seminari; chiedeva e faceva chiedere, dice Crétineau-Joly, che si dasse nei seminari un'educazione più appropriata ai bisogni del secolo e agli interessi del paese. Lamentavasi di vedere lo studio delle lingue antiche assorbire l'attenzione della gioventù clericale. Lo studio della teologia e quello delle belle lettere doveansi relegare in un passato condannato a non più rivivere. Non abbiamo udito i medesimi lamenti e i medesimi consigli in questi ultimi tempi?
Nel 1867, l'Univers Israélite (t. V, p. 223) dimostrava che le istruzioni date da Weishaupt erano sempre osservate e che sempre si faceva assegnamento soprattutto sulla direzione da darsi allo spirito dei giovani chierici per cangiare l'orientamento intellettuale del mondo. "Inaugurata dalla dotta e speculativa Germania, la rinnovazione degli studi teologici si climatizzò in Francia, la quale, grazie al suo spirito generalizzatore ed espansivo, può esser chiamata a fare per la sintesi religiosa quello che fece un giorno per la ricostituzione civile e politica del mondo. Ed ogni Israelita deve sentire il desiderio di cooperare a quest'opera, in cui sono impegnati i nostri più sacri interessi".
Noi vedremo più tardi dove gli Ebrei pongono questi interessi e quello che sperano di ottenere.
Nel tempo stesso che la setta sforzavasi d'insinuare in tal guisa il suo spirito nei seminari, si adoperava a diminuire il numero delle vocazioni. Essa diceva, e faceva dire, massimamente in Roma, che il movimento delle capacità e degli affari apriva alla gioventù carriere più vantaggiose che quella dello stato ecclesiastico.


Chateaubriand.

Tanti sforzi, fatti in maniere sì diverse, non furono senza effetto. Chateaubriand nelle sue Mémoires scritte verso il 1849, poté fare questa constatazione: "Le corruzioni dello spirito assai più distruttive di quelle dei sensi, non appartengono più ad alcuni individui perversi; ma son cadute nel dominio pubblico". Che direbbe egli se scorgesse i progressi che fecero ai nostri giorni?
Un doloroso enigma qui si presenta: come avvenne che la setta abbia trovato personaggi reputati altamente cattolici e tante riviste e giornali cattolici per porgere al pubblico la "coppa ammaliatrice e misteriosa", che versa nelle anime i "grandi principii, gl'immortali principii?" Essi non sanno d'onde vengono questi principii ed a quale scopo sono stati inventati. Nel concilio dei giudaismo riunito a Lipsia, nel 1869, presieduto dal Dr Lazzaro di Berlino, il Dr Philipson di Bonn appoggiato dal gran rabbino del Belgio, Astruc, avea conchiuso, fra gli applausi di tutti: "Il sinodo riconosce che lo svolgimento e l'attuazione dei principii moderni sono le più sicure garanzie del presente e dell'avvenire del giudaismo e de' suoi membri. Essi sono le condizioni più energiche e vitali per l'esistenza espansiva e il più alto sviluppo del giudaismo".(6)

Voleva dire: "Israeliti, voi aspirate al dominio universale; se volete preparare efficacemente le vie a colui che deve procurarvelo, non avete a fare che una sola cosa: adoperarvi a svolgere i principii moderni, a farli entrare nelle menti sotto tutti i loro aspetti, a trarne tutte le conseguenze che contengono; poi ad attuarli, cioè a fare che queste ultime conseguenze passino dall'ordine delle idee, per mezzo delle leggi e dei costumi, nell'ordine dei fatti".
Che gli Ebrei aspirino al dominio universale, un profondo, conoscitore del Talmud e dei misteri ebraici, Drach, convertitosi poi al cristianesimo, così lo afferma nella sua opera l'Eglise et la Synagogue: "Secondo la dottrina insegnata dai maestri d'Israello, il Messia dev'essere un grande conquistatore, che soggiogherà le nazioni alla servitù degli Ebrei; questi ripiglieranno la Terra Santa, trionfanti e carichi delle ricchezze che avranno strappate agli infedeli. Allora tutti i popoli saranno soggetti agli Ebrei e ad essi apparterranno i beni e la potenza dei vinti. È con un saluto a questo Messia trionfatore e colla speranza dei beni ch'egli deve procurare al suo popolo, che i rabbini finiscono ordinariamente i loro discorsi. Ora, fra questi beni, è compresa la strage dei cristiani e la totale distruzione della setta del Nazzareno.
Il Talmud insinua agli Ebrei questa persuasione, che non solamente essi formano la razza superiore del genere umano, ma eziandio, che, per diritto divino, s'appartiene ad essi soli di possedere l'universo.
"O figli di Abramo - dice il Talmud - il Signore vi ha definiti per la bocca di Ezechiele: Voi siete il mio gregge, vale a dire, voi siete uomini, mentrechè gli altri popoli del mondo non sono uomini, ma bestie". Il rispetto che dobbiamo ai nostri lettori non ci permette di compiere la citazione.
In qual modo i "principii moderni" possono essere considerati dagli Ebrei come quelli che preparano le vie a questa dominazione? Eccolo. Grazie all'eguaglianza civile e all'eguaglianza in tutto coi cristiani, gli Ebrei videro scomparire la diga che li aveva contenuti fin là; ed allora, a somiglianza d'un torrente devastatore, irruppero da per tutto e si sono impadroniti di tutto: delle banche, del commercio, della stampa e delle cariche più importanti nella diplomazia, nell'amministrazione politica, nell'esercito, nell'insegnamento: tutto è caduto nelle loro mani o nelle mani di quelli che dipendono da loro. Ed ora la società cristiana trova nei principii dell'89, nei "Diritti dell'uomo" che sono scritti nelle costituzioni degli Stati, il più grande impedimento a scuotere il giogo ebraico che le è imposto sotto il pretesto della libertà e dell'uguaglianza".
Quando ci si è accorti che gli Ebrei erano cittadini, scrisse un Ebreo convertito e prete cattolico, l'abate Lémann, essi erano già in parte i padroni. Crémieux, fondatore dell'Alliance Israélite Universelle, esclamò in una delle sue assemblee: "Come tutto si è già cangiato per noi, e in sì breve tempo!" E Disraeli: "L'Ebreo giunge ai giorni nostri ad esercitare sugli affari dell'Europa un'influenza che ha del prodigio". Perciò un pubblicista, Kuhn, ebbe ragione di dire: "Questa rivendicazione dei principii moderni a favore del Giudaismo è una delle più umilianti per i nostri democratici".
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Papa Pio IX.

Se gli organizzatori di associazioni della gioventù cristiana conoscessero queste cose, la spingerebbero essi con tanto ardore nelle vie della democrazia? Se i superiori dei Seminari avessero conosciuto questa dichiarazione del conciliabolo che i Rabbini ebrei avevano opposto al concilio convocato da Pio IX, come conseguenza della pubblicazione del Sillabo, che smaschera i "grandi principii" e li perseguita fino nelle loro ultime conclusioni, si sarebbero trovati taluni che avrebbero lasciato entrare nelle loro case le pubblicazioni democratiche? Avrebbero essi autorizzato presso di loro le conferenze democratiche?



Un Rabbino tedesco si è permessa questa ironia:

"Questi cristiani piccoli e di corta veduta si affaccendano per strapparci di qua e di là un'anima e sono felici come re quando vi sono riusciti. Ma essi non veggono che anche noi siamo missionari e che la nostra predicazione è più eloquente e più fruttuosa della loro. Essi non comprendono che noi avanziamo contro di loro di conquista in conquista. Ancora un po' di tempo e tutti quelli fra i cristiani che sono veramente educati (die Wahrhaft Gebildeten) non avranno più bisogno di Cristo e faranno senza di lui facilmente al pari di noi. È vicino il tempo in cui la maggior parte dei cristiani saranno ritornati al nostro insegnamento intorno a Dio, al nostro monoteismo. L'avvenire è nostro. Noi convertiamo in massa e in una maniera inosservata".
Come e per qual mezzo? Per mezzo dei principii moderni, delle dottrine democratiche, la cui "attuazione è la più sicura garanzia del presente e dell'avvenire del Giudaismo".(7)
Bachem fece recentemente al Landtag prussiano questa constatazione:
"Il Giudaismo tedesco lavora con una potenza talmente gigantesca e con una perseveranza così costante per la civiltà e la scienza moderna, che un grandissimo numero di cristiani (letteralmente la più gran parte del cristianesimo) sono guidati in modo cosciente o incosciente dallo spirito del giudaismo moderno".
Non è soltanto in Germania che il giudaismo lavora allo svolgimento e all'attuazione dei principii moderni della civiltà anticristiana; egli vi si adopera assai più in Francia. E del resto quali sono i paesi in cui essi non regnino? Quali sono le menti che non ne siano più o meno offese?
Quello di cui siamo testimoni e che ancora vediamo può darci l'intelligenza delle parole colle quali il divin Salvatore ci mise in guardia contro le seduzioni degli ultimi giorni: "Sorgeranno molti falsi profeti che sedurranno molti ... Se il Signore non avesse abbreviati questi giorni, nessuno ne andrebbe salvo".

Note:

(1) Nel marzo 1763, Voltaire scriveva ad Helvetius: "Perché gli adoratori della ragione restano nel silenzio e nel timore? Chi li impedirebbe di avere in casa una piccola tipografia e di dar fuori delle opere utili e brevi, di cui i loro amici sarebbero i soli depositari? ... Si oppongono così, al Pedagogo cristiano e al Pensateci bene, dei piccoli libri filosofici che sì ha cura di propagare dovunque destramente. Non si vendono, si donano a persone fidate, che li distribuiscono ai giovani e alle donne ..."
Il consiglio fu seguito, lo vedemmo più sopra, e fu una delle cose che meglio prepararono la Rivoluzione.
Un certo Leroy, luogotenente delle caccie reali, esclamava nel 1789, ad un pranzo narrato da Barruel e che avea avuto luogo in casa di d'Angevilliers, intendente degli edifizi, reali: "Io era il segretario del comitato al quale dovete questa Rivoluzione e ne morró di dolore e di rimorsi ... La maggior parte di quei libri che avete visto da lungo tempo pubblicarsi contro la religione, i costumi e il governo, erano opera nostra, e noi li spedivamo a dei venditori ambulanti i quali, ricevendoli per niente, li vendevano al minimo prezzo ... Ecco quello che ha cangiato questo popolo e lo ha condotto al punto in cui or lo vedete".
Per confessione di Didier, confessione fatta alla Camera dei deputati nel 1833, il consiglio di Piccolo Tigre, rinnovato da Voltaire nel 1822, ebbe nella Rivoluzione del 1830 la parte che avea avuto nella Rivoluzione del 1789 (V. cap. XV).

(2) Si eresse una statua ad Eugenio Sue e si celebrò il suo centenario; reclami alla Barnum precedettero a favore delle sue opere. Ogni cinque o sei anni, dei giornali riprodussero nelle appendici il suo Ebreo Errante, i suoi Misteri di Parigi, edizioni in fascicoli fornivano i mercati continuamente, affinché nessuna generazione crescesse senza aver bevuto il veleno che contenevano.
(3) Nota del traduttore. Se con questa parola disperazione l'autore intende alludere alla morte dell'Arciduca per suicidio, noi gli possiamo dire che quel suicidio fu una vera favola inventata perché non si pensasse alla vera cagione di quella morte violenta, cagione che si volea tenere occulta come quella che, con nuovo esempio, veniva a confermare quanto ha l'autore in questo punto ragionato.
(4) Weishaupt, t. III, p. 35, diceva a' suoi Frères insinuants: "Il fratello insinuante può avere tutti i vizi, ma deve, in pari tempo, non lasciarsi mai vedere, se non che sotto il più perfetto esteriore di onoratezza e di virtù. Gli è prescritto di applicarsi "alla perfezione esteriore". Egli deve vedere come potrà impadronirsi dell'educazione, delle cattedre d'insegnamento, del governo ecclesiastico. Egli potrà aver l'aria di compiere qualche ufficio a favore di queste medesime potenze, la cui distruzione dev'essere l'unico suo oggetto".
(5) "Inoculare il virus, infiltrare il veleno" sono le precise espressioni adoperate nelle istruzioni segrete date ai Quaranta dell'Alta Vendita.
(6) Vedere Les Juifs, le judaïsme et la judaïsation des peuples chrétiens, di Gougenot des Mousseaux.
Bidegain, nel suo libro Le Grand Orient de France, ses doctrines et ses actes, ha pubblicato (pp. 261 a 276) una circolare firmata da Giudei eminenti: Henri Aron, membro del Concistoro centrale degli Israeliti di Francia; Dr Dreyfus-Bresac, membro del comitato centrale dell'Alleanza Israelita Universale; Narciso Leven, presidente del comitato centrale dell'Alleanza Israelita Universale, e vice-presidente del Concistoro Israelita di Parigi; Salomone Reinach, vice-presidente del comitato centrale dell'Alleanza Israelita Universale. Lo scopo di questa circolare, in data del 14 novembre 1902, era: 1° di chiamare l'attenzione sulle elezioni che si faranno nel 1906, poiché, essa dice: non sono gli sforzi dell'ultima ora che sono i più fecondi ed i più efficaci; e 2° d'aprire una sottoscrizione per le spese di questa elezione e de' suoi preparativi. Essa fu inviata a tutti gli Israeliti di Francia che posseggono qualche ricchezza; essa dimandava a ciascuno dei versamenti che si elevavano a qualche migliaio di franchi.
La ragione per cui qui ne parliamo si è la confessione, concordante con ciò che è detto sopra, che noi vi troviamo:
"Consacrandoci innanzi tutto a far trionfare la causa dell'eguaglianza di tutti i Francesi dinanzi alla legge, non abbiamo voluto distinguere che tra gli aversari e i partigiani dei principii della Rivoluzione. Noi abbiamo combattuto i primi (nelle elezioni del 1902) di qualunque etichetta abbiano potuto coprirsi e ci siamo sforzati di sostenere i secondi. Siccome non rivendicavamo dei privilegi né reclamavamo niente fuori del diritto comune, non abbiamo avuto bisogno, per assicurare la difesa dei nostri interessi, che di chieder loro di difendere i loro principii e di lavorare, rimanendo fedeli ai medesimi, per la vittoria delle loro proprie dottrine". E più sotto: "Quello soprattutto che può assicurarci sull'avvenire, si è che la lotta non è più ora tra l'antisemitismo e gli Ebrei, ma tra l'antisemitismo e i principii della Rivoluzione. Supponendo pure che i nostri propri interessi fossero ormai fuori di tiro, sarebbe ancora nostro dovere, come figli riconoscenti della Rivoluzione, di continuare l'opera incominciata".

(7) "Il Messia è venuto per noi il 27 febbraio 1790 coi Diritti dell'uomo", disse l'israelita Cahen. (Riferito negli Archivi israeliti nel 1847). Il principe Luigi di Broglie ha conchiuso uno studio sulla questione ebraica sotto il punto di vista politico con questa constatazione: "... Entrati nelle società grazie ai principii moderni, essi son divenuti gli adepti e i propagatori più ardenti di questi principii, i membri più attivi della framassoneria, i figli più devoti del libero pensiero".