mercoledì 11 settembre 2013

Il macellaio del risorgimento: Il Colonnello Pietro Fumel




Col. Pietro Fumel.
Successivamente alla nefasta unità d'Italia, dopo l'arrivo della spedizione di José Borjes, Pietro Fumel fu mandato in Calabria (nel Cosentino) con il titolo di colonnello per domare il "brigantaggio". La repressione attuata da Fumel fu spietata, usando i metodi più estremi per eliminare i partigiani delle Due Sicilie , ricorrendo alla tortura e al terrore, senza distinzioni tra "briganti" e "manutengoli" o presunti tali e a prescindere dall'osservanza di qualsiasi garanzia legale. Egli decimò le bande di Palma, Schipani, Ferrigno, Morrone, Franzese, Rosacozza, Molinari, Bellusci e Pinnolo. Le esecuzioni comandate da Fumel avvenivano in pubblica piazza e lungo le strade. Le vittime venivano decapitate e le loro teste venivano impalate come avvertimento per chi aderiva o appoggiava le "bande brigantesche" , altri cadaveri invece venivano gettati nei fiumi. L'episodio più noto della sua attività di "antibrigantaggio" avvenne a Fagnano Castello, quando ordinò la fucilazione di cento contadini inermi.
Il 12 febbraio del 1862, Fumel scrisse un proclama sulla risoluzione del "problema del brigantaggio":


 Avviso al pubblico

 Il sottoscritto incaricato della distruzione del brigantaggio promette una mangia di franchi cento per ogni brigante vivo, o morto, che si prenderà, tale mangia sarà data pure a quel brigante che ucciderà un suo compagno, oltre di aver salva la vita.
Diffida che sarà immediatamente fucilato chiunque darà ricovero o mezzo qualunque di sussistenza o di difesa ai briganti, o vedendoli, o sapendone il luogo ove sono rifugiati, non ne dia tosto avviso alla forza ed all'autorità civile e militare.
Per la custodia degli animali sarà bene che si facciano più centri con competente forza armata, perché non sarà valevole la scusa di forza maggiore.
Tutte le pagliaie dovranno essere abbruciate, le torri, le case di campagna che non sono in intonico a forza devono tra lo spazio di tre giorni venire scoverte e le aperture murate.
Scaduto tal termine saranno abbruciate come saranno uccisi gli animali senza la necessaria custodia.
Resta proibito di portar pane e viveri qualunque fuori l'abitato e sarà tenuto complice dei briganti il contravventore. Provvisoriamente per questa circostanza i Sig. Sindaci sono autorizzati di concedere il porto di armi sotto la responsabilità del proprietario che ne farà la richiesta.
L'esercizio della caccia è pure provvisoriamente vietato, e perciò non si potrà sparare se non per dare avviso ai propri armati della presenza o fuga dei briganti.
La Guardia Nazionale è responsabile del territorio del proprio Comune.
Il sottoscritto non intende vedere in questa circostanza che due partiti: Briganti e controbriganti, perciò tra i primi terrà chi voglia tenersi indifferente e contro questi prenderà misure energiche perché quando il bisogno generale lo richiede è delitto rifiutarsi.
I soldati sbandati se non si presenteranno entro quattro giorni saranno considerati pure briganti

                                        Segnato Il Maggiore Fumel

 Le sue pratiche di epurazione, furono segnalate da più autori (il Molfese: “Il Fumel non badava ai mezzi [...], Bixio (che non era uno stinco di santo) stigmatizzò alla Camera dei Deputati, con roventi espressioni, le crudeltà della repressione di Fumel [...] ‘Si è inaugurato nel Mezzogiorno d’Italia un sistema di sangue’”.
Questi orrendi misfatti ebbero un’eco perfino alla camera dei Lords di Londra, dove nel maggio del 1863, il parlamentare Bail Cochrane, a proposito del proclama del Fumel, affermò : «Un proclama più infame non aveva mai disonorato i peggiori dì del regno del terrore in Francia», per cui gli ufficiali che avevano emanato quegli ordini furono allontanati dai propri reparti. Persino il suo più stretto collaboratore, l'ufficiale Auguste de Rivarol, rimase sconcertato dalle azioni di Fumel, tanto da annotare nelle sue memorie (Nota storica sulla Calabria) i suoi pensieri sulle atrocità volute dal colonnello. Il deputato Giuseppe Ricciardi disse alla Camera il 18 aprile 1863: «Questo colonnello Fumel si vanta d'aver fatto fucilare circa trecento briganti e non briganti». I metodi brutali del colonnello attirarono lo sdegno dell'opinione pubblica europea e, spinto principalmente dalle proteste del parlamento italiano e britannico, il governo decise di rimuoverlo dall'incarico.  Vittorio Emanuele II, altro rozzo macellaio , difese il suo operato e lo decorò con la medaglia d'argento al valor militare.
Nonostante ciò, ricevette la cittadinanza onoraria da tre cittadine calabresi: Roseto Capo Spulico e Amendolara nel 1862, San Marco Argentano nel 1863. Ma il temibile e temuto Colonnello Fumel, ebbe anche un’altra funzione, indiretta ma non meno incisiva : con la sua feroce repressione di "briganti" e "fiancheggiatori" , di indubbia crudele  efficacia, ha senz’altro contribuito a ingrossare il flusso migratorio che dalle Due Sicilie  , strette nella morsa della povertà , dell'occupazione e della paura (denunce, delazioni, azioni di polizia brutali, oltre all'ostilità ed al timore nei riguardi di quell’oggetto misterioso, remoto ma sempre pronto a colpire, il nuovo governo sabaudo) si è riversato nelle Americhe.

Di Redazione A.L.T.A.