giovedì 19 settembre 2013

L’omosessualità è innata?

gaychrom
 
Attenzione: questo articolo è stato dichiarato scorretto politicamente. Se la tua coscienza candida ti impone buonismo e giustizialismo, tranne quando l’ONU dichiara guerra umanitaria, la lettura di questo articolo è vivamente sconsigliata. Articolo tacciato di omofobia, bigottismo, ignoranza (?), regresso. Consigliamo vivamente di continuare a seguire le puntate di Super Quark.
L’OMOSESSUALITA’ E’ DAVVERO INNATA?
Noto sempre di più come la nostra società si “sviluppa” per paradigmi immutabili, la cui messa in discussione può spesso comportare ridicolizzazione o paura. Questi paradigmi sono i cosiddetti politicamente corretto, una serie di dogmi sociali che vengono propinati nelle menti del popolo da media e lobby di vario genere.
Ultimamente si sente parlare molto della questione omosessuale. Anche la comunità scientifica ha, da decenni ormai, espresso il suo parere: l’omosessualità non è una devianza psicosessuale, ma una componente naturale dell’uomo pari all’eterosessualità.
C’è neutralità dei media a tal riguardo?
Ho deciso così di approfondire la questione scientifica per comprendere quali sono le argomentazioni che hanno portato la Scienza ad arrivare a queste conclusioni. La prima cosa che ho trovato curiosando in rete è stato un documentario andato in onda su Rai 3, il 10 Aprile 2011, intitolato Cosmo – L’omosessualità secondo la scienza [1].
Partendo dalle tesi di Joseph Nicolosi, psicologo americano che sostiene la curabilità degli omosessuali, il programma ha ospitato in studio due ricercatori, uno sostenitore della “normalità” gay e l’altro invece sostenitore della presenza nell’omosessualità di un disordine morale e psichico.
Da notare che sin da subito è stato precisato che “si vuole capire cosa ne pensa la scienza aldilà delle polemiche e dei politically correct”. Si presume quindi che il parere degli scienziati (o meglio, della loro maggioranza) NON sia influenzata dal politicamente corretto: è davvero così? La cosa che mi ha fin da subito colpito è stata la stragrande differenza di tempo in cui sono intervenuti i due ospiti: molto tempo per il sostenitore della “normalità” gay contro qualche minuto a intervento per il sostenitore della tesi opposta. Questi inoltre ha dovuto spesso rispondere con difficoltà, evidentemente temendo che qualche sua affermazione potesse essere fraintesa come “omofoba” e discriminante.
Un terzo della puntata ha presentato i punti di vista di tre ricercatori, uno sostenitore della curabilità degli omosessuali, gli altri due – uno etero, l’altro omosex a sua volta – che invece sostengono l’innatismo dei gay. Fin qui, tutto bene: pareri diversi di diversi scienziati messi a confronto, anche se non capisco perché dare voce in maniera quantitativamente diseguale alle due tesi. Possibile che Joseph Nicolosi sia l’unico psicologo al mondo che non sostiene l’innatismo omosessuale? Avevo i miei dubbi, che come vedremo si sono dimostrati ben fondati.
Quello che mi ha lasciato ancor più perplesso, tuttavia, è stato constatare che i due terzi restanti della trasmissione si sono orientati su tematiche ben diverse da quella di partenza. La trasmissione, infatti, non trattava dell’omosessualità dal punto di vista della scienza? Perché allora ha proseguito parlando dell’attivismo omosessuale in America, delle discriminazioni dei gay durante l’Italia fascista e la Germania nazista e nei confronti di Turing nell’Inghilterra degli anni ‘30? Dov’è la scienza in tutto ciò? Mi è sembrato piuttosto un colpo basso, un escamotage per sensibilizzare l’opinione pubblica ed infondere nei telespettatori un senso di compassione e vicinanza emotiva alle “vittime”. Mi è parsa un po’ la stessa tecnica usata dal governo israeliano con l’Olocausto per delineare il popolo sionista come “vittima storica”, “vittima per antonomasia”, e rimanere così inattaccabile da politici e media nel nome del politically correct.
Anche i pedofili venivano rinchiusi nelle case di cura, dove subivano trattamenti crudeli ed inumani, ed addirittura nella Germania nazista la pedofilia era considerata reato di morte e molti uomini pervertiti venivano fucilati o, in seguito, spediti nei campi di concentramento. Eppure nessuno oggi, giustamente, parla di persecuzioni anti-pedofile per sensibilizzare l’opinione pubblica. Almeno, non ancora. In questi meccanismi mediatici, sembra scontato che l’essere perseguitati comporti per conseguenza quasi naturale l’essere vittima di una ingiustizia sociale da riparare. In questo modo, nessuno può oggi esprimere un parare diverso sull’omosessualità senza rievocare nella mente della maggioranza i fantasmi del razzismo, della discriminazione, dell’omofobia, del bigottismo religioso. Anche quando non si tratta assolutamente di discriminazione, ma di discussione sul tema – rispettando e comprendendo la condizione dell’individuo gay – si cade nella trappola dell’omofobia.
Qualcuno però potrebbe dire: “La maggioranza oggi accetta l’omosessualità come componente naturale della società non per un’influenza mediatica,  bensì perché è scientificamente dimostrato ed appurato che si nasce gay, non lo si diventa”. Benissimo. In realtà, neanche io credo che l’omosessualità radicata sia una scelta, e che la questione dovrebbe vertere su questi punti:
  • Se l’omosessualità sia innata, ossia geneticamente programmata, e quindi componente inalienabile dell’individuo, oppure una devianza psicosessuale (non una “scelta” di vita) dovuta a traumi infantili;
  • Se è valido quest’ultimo punto, capire se una condotta di vita omosessuale può essere comunque accettata ed integrata a livello sociale (in altre parole: matrimoni gay, adozioni da parte di gay) senza gravi conseguenze morali per la società oppure gravi influenze nell’orientamento psicosessuale del bambino/della bambina adottato/a dal nucleo famigliare gay;
  • Se queste gravi conseguenze si verificano, capire se l’omosessualità sia “guaribile” in quanto devianza psicosessuale (malattia intesa non dispregiativamente, ma in senso medico tecnico come “un’alterazione dello stato fisiologico e/o psicologico dell’organismo”) e con quali tecniche terapeutiche.
L’omosessualità è presente anche in natura.
A quanti dicono che l’omosessualità è contro natura, si risponde che non è vero perché anche gli animali commettono comportamenti omosex. Tuttavia bisognerebbe precisare che “contro natura” vuol dire contro la natura dell’uomo e la presenza dell’omosessualità in natura certamente non giustifica.
George Murray Levick fu un esploratore inglese che partecipò alla spedizione di Scott nel Polo Sud, nel 1911-1912 [2]. Scrisse un’opera intitolata Sexual life of the Adelie penguin. In essa, l’esploratore registrò oltre ad omosessualità, anche necrofilia e infanticidio tra i pinguini. Questa scoperta gettò molto scalpore nell’Inghilterra di quegli anni, ma la scienza tempo dopo poté spiegare questi eventi. Gli atti apparentemente necrofili sono in realtà compiuti da maschi in fase di confusione che scambiano le femmine morte per femmine distese nell’atto di dimostrare la propria disponibilità sessuale. Ma anche se ci fosse necrofilia tra gli animali, questo giustificherebbe la necrofilia come “naturale ed innata” tra gli uomini? O continuereste a reputarla una devianza psicosessuale? L’infanticidio tra i pinguini come regolamentazione del numero di prole giustificherebbe l’infanticidio anche tra gli uomini? Forse la cultura dell’aborto, che è ormai considerato anche questo oggi “naturale e necessario”, porterà la società a non scandalizzarsi più di tanto anche in questi casi?
Lo stupro, inteso come atto sessuale da parte di maschi violento nei confronti delle femmine, è presente oltre che tra i pinguini anche tra i leoni marini, le anitre ed altre specie animali. E’ dunque giustificato lo stupro anche tra gli uomini?
Zebre, cavalli, scimmie, capibara e ippopotami, tutti animali erbivori,  spesso mangiano le carni dei propri piccoli dopo averli uccisi. Come reputereste un uomo che mangia le carni del proprio figlio?
Mantidi e vedove nere mangiano il proprio partner dopo l’atto sessuale. Come reputereste una donna che uccide e divora il corpo del marito dopo un atto sessuale? Dubito che la riterreste sana di mente, ma anzi sicuramente una pazza. Ora, l’omosessualità non è pazzia, sia chiaro, ma lo dico per farvi capire che la presenza in natura di determinati atti non giustifica assolutamente la loro presenza tra gli umani. Questo perché, a differenza di quanto vuol sostenere un certo ambientalismo ed animalismo degenerato, gli uomini sono molto diversi dal resto degli animali, gli sono propri il pensiero e l’emotività, hanno creato la civiltà e non sono schiavi perenni dell’istinto.
Danilo Mainardi ha riportato in suoi articoli sul Corriere della Sera la presenza di atti fratricidi tra aquile e sule. Molte femmine di pennuti, inoltre, praticano una specie di prostituzione, copulando con più maschi in cambio di qualcosa [3].
Bisognerebbe poi  comprendere in quali circostanze l’omosessualità è presente in natura. Beach scrive in Animal models for human sexuality (1978) [4] che le cause dell’omosessualità animale sono le seguenti:
  1. Accidentale, indotto da particolari condizioni in gruppi unisessuali o con sex-ratio molto sbilanciata, da imprinting alterato e da patologie genetiche e ormonali.
  2. In specie partenogenetiche, ossia con alternanza di ruoli sessuali, dove le femmine possono riprodurre (meiosi) da sé cellule sessuali sia maschili (spermatozoo) che femminili (uovo) dopo la naturale mitosi della cellula. Questo avvenimento avviene in seguito ad una pseudo-copula tra due femmine che suscita in loro un eccitamento sessuale a livello ormonale che genera partenogenesi. Tra queste specie, non sono presenti mammiferi, ma alcuni generi di pesci, anfibi e lacertidi. La partenogenesi è totalmente assente nei mammiferi, invece è totalmente naturale in queste specie suddette.
  3. Con funzione di dominanza o peacemaking, molto diffusa tra i bonobo (primati).
A San Francisco, è stato aperto uno zoo particolare dedicato agli “animali gay”, per dimostrare che l’amore omosessuale esiste anche in natura. Ovviamente questi animali, rinchiusi in gabbia per coppie dello stesso genere sessuale, compiono raramente atti sessuali e non sono gay – come si vuole insinuare – per natura, ma perché costrettici dalla prima delle cause che Beach riporta nel suo libro, ossia la causa accidentale. Convivendo per mesi e mesi con un maschio del suo stesso genere, gli animali sfogano il proprio istinto sessuale tra di loro. Nessun animale gay, quindi, ma una semplice necessità fisiologica. Un evento simile si manifesta nelle carceri, questa volta umane, dove i detenuti spesso compiono atti omosex dopo lunghi periodi dettati da astinenza sessuale. Gay innati anche loro?
E sarebbe meglio non considerare le astrusità di Josè Aragon, a capo del San Francisco Gay Animal Zoo: “Molti animali hanno comportamenti transessuali [il transessualismo in natura è dettato da errori cromosomici, N.d.A.] e molti compiono balli alla Village People”. Vi immaginate zebre e pinguini gay che cantano l’YMCA? E’ preoccupante la serietà con cui simili affermazioni vengono dette [5].
L’omosessualità è genetica.
Ma passiamo all’assurdo mondo degli uomini. Fino al 1973, l’omosessualità era considerata dal mondo psichiatrico una devianza psicosessuale. In seguito ai numerosi movimenti attivisti pro-gay, la scienza (che dovrebbe essere super partes, aldilà dei politically correct, ricordate?) ha cominciato ad affermare che l’omosessualità è componente naturale dell’uomo quanto l’eterosessualità ed è dettata principalmente da tre fattori: geni, ormoni, ordine di nascita.
Qualche tempo fa, comparì un articolo su Nature intitolato “Scoperto il gene dell’omosessualità”. Una scoperta sensazionale, dunque, che finalmente metteva la parola fine al grande dibattito! Leggendo l’articolo, però, si scopriva che di un gene per l’omosessualità non c’è neanche l’ombra…
Lo studioso cinese Yi Rao, modificando il gene dei topi addetto alla produzione dell’ormone serotonina, riducendo la produzione di questo, ha scoperto che compaiono negli individui comportamenti omosessuali [6]. Non c’è dunque nessun gene che prestabilisce l’omosessualità, ma una modifica genetica di un gene che produce la serotonina, ormone deputato a tante altre varie reazioni fisiologiche, tra cui l’umore. Dov’è il gene gay? Mistero!
Ma andiamo alle altre scoperte scientifiche. Simon LeVay, di San Diego, oltre che un ricercatore è un omosessuale dichiarato ed attivista pro-gay. Partendo dal presupposto che l’omosessualità sia innata nei gay, ha cercato il dimorfismo presente negli individui di due sessi (nel maschio e nella femmina) anche tra omo ed etero dello stesso sesso. LeVay sostenne così di aver individuato questo dimorfismo nel nucleo 3 dell’ipotalamo anteriore (l’ipotalamo è la ghiandola cerebrale che unisce il sistema nervoso a quello endocrino collegandosi all’ipofisi). Secondo le sue ricerche, questo nucleo sarebbe maggiore nei maschi etero rispetto a quelli omo, così come nei maschi in generale è quasi il doppio rispetto alle femmine. La sua “scoperta” fu pubblicata su Science nel 1991 ed ancora oggi psichiatri e psicologi apportano questa scoperta per avvalorare la tesi dell’innatismo gay.
Quello che non si dice, però, è che all’epoca molti scienziati confutarono la “scoperta” di LeVay, pubblicando a loro volta numerosi articoli critici sulla stessa rivista. La dimensione dell’ipotalamo non indica nulla – sostenevano gli altri studiosi – e il dimorfismo sessuale non è una costante. In media, l’ipotalamo maschile è doppio rispetto a quello femminile, ma ci sono casi in cui l’ipotalamo maschile supera di poco quello femminile e l’individuo si manifesta benissimo eterosessuale. Inoltre, gli ipotalami di uomini omosessuali analizzati dal ricercatore, appartenenti a 27 gay deceduti per AIDS, variavano in maniera differente e spesso di poco rispetto agli ipotalami dei maschi etero. LeVay ammise di aver sbagliato e promise di fare ricerche più accurate, che dopo dieci anni ancora non sono giunteci [7].
Allora, andiamo alla prossima tesi dell’innatismo genetico gay.
1995: Dean H. Hamer, anche lui gay dichiarato e attivista, genetista, pubblicò la teoria della presenza di un gene sul cromosoma X di eredità materna che influenzi l’omosessualità dell’individuo. Questa teoria fu elaborata sull’osservazione che nella famiglia di un individuo gay sono solitamente presenti più omosessuali nei parenti del ramo materno, piuttosto che in quello paterno. Hamer individuò il responsabile genetico dell’omosessualità, il marcatore X q28. Sei anni dopo, su Science, alcuni ricercatori scettici (e non di parte come Hamer) riproposero lo stesso esperimento effettuato dallo studioso gay. La ricerca di questo gruppo di scienziati incluse un numero maggiore di coppie di fratelli omosessuali rispetto al campione considerato da Hamer (52 coppie, contro le 40 di Hamer). Le conclusioni però furono opposte: i risultati ottenuti non permettevano di concludere, dal punto di vista della significatività statistica, che tra gay si desse l’alterazione allelica indicata da Hamer. Questi autori concludevano il loro studio con queste parole: “questi risultati non supportano l’esistenza di un gene localizzato sul cromosoma X responsabile dell’omosessualità”. Anche lo studio di Hamer viene sostenuto, oggi, da psicologi e psichiatri di tutto il mondo a favore dell’innatismo gay, ma nessuno parla della confutazione avvenuta? Perché si sostiene una teoria falsa?
Ma lo smacco clamoroso giunse nel 2003, quando finalmente il Progetto Genoma Umano giunse a conclusione. Tutti i geni cromosomici dell’essere umano furono mappati, ed indovinate un po’? Non fu trovato alcun gene, né sul cromosoma X né altrove, che predisponesse all’omosessualità o all’eterosessualità. Però tutti si dimenticano – guarda caso! – di dirlo, non è vero? [8]
L’omosessualità è influenzata da ormoni.
Constatato che non esiste alcuna prova scientifica che provi l’innatismo genetico omosessuale, passiamo alla seconda tesi del mondo scientifico: l’influenza ormonale.
Anche qui fu ipotizzato un dimorfismo tra il sistema endocrino degli etero e quello degli omo. William H. Perloff fu il primo ad effettuare tali studi, ma i risultati furono negativi. Nella cura clinica di molti casi di persone sofferenti di squilibri ormonali, ha constatato che nessuno di essi soffriva di tendenze omosessuali, mentre alcuni omosessuali sono stati trovati perfettamente normali in questo settore ormonale. Inoltre l’Autore ha dimostrato che la somministrazione di grandi quantità di estrogeni a individui maschi normali e di androgeni a individui femmine normali e la somministrazione di androgeni e di estrogeni relativamente al proprio stesso sesso non provoca una conversione dell’orientamento sessuale, bensì ottiene una trasformazione dei caratteri sessuali secondari nel primo caso e un aumento della libido nel secondo. Questo studio ha dimostrato che l’omosessualità è un evento totalmente psicologico e non biologico! Ma è dura ammetterlo per il politicamente corretto… [9]
M. Sidney Margolese effettuò nel 1972 altre ricerche. “Esaminando 14 maschi eterosessuali e 10 omosessuali ho costatato – scrive l’endocrinologo americano – che, pur essendo nei due gruppi quantitativamente sovrapponibile l’escrezione dei 17-chestosteroidi urinari, era in realtà invertito il rapporto tra i due metaboliti del testosterone, l’androsterone e l’etiocolanolone. Precisamente, mentre negli omosessuali erano in media escreti 2,5 mg di androsterone e 3,5 mg di etiocolanolone al giorno negli eterosessuali succedeva esattamente l’opposto. Naturalmente non si poteva dire che l’omosessualità fosse dovuta all’alterato rapporto tra i due ormoni, diversi tra loro solo per la posizione dell’idrogeno legato al carbonio 5, ma era lecito sospettare che esso fosse la spia di qualche alterazione di metabolismo intermedio degli androgeni”.
Il dottor Margolese ha voluto una controprova del legame esistente tra il dato biochimico e il comportamento sessuale.
Ha sottoposto perciò all’indagine 6 soggetti di cui ignorava l’orientamento sessuale, facendoli contemporaneamente esaminare dallo psichiatra che collaborava con lui nelle ricerche, il dottor Oscar Janiger. Le conclusioni di quest’ultimo concordarono con la diagnosi fatta dal dottor Margolese solo in base al dato urinario: dei 6, 4 erano omosessuali, 2 eterosessuali [10]. Risultati ancora una volta molto vaghi, che dimostrerebbero la disfunzione (per nulla naturale) degli ormoni in alcuni individui omosessuali e, qualora queste disfunzioni vi fossero, non sempre determinano l’omosessualità dell’individuo. Anche la pedofilia è dettata spesso da disfunzioni ormonali (non sempre, nella minoranza dei casi), eppure non credo che qualcuno – per ora – consideri la pedofilia “secondo natura” (sebbene sia presente in natura).
L’omosessualità dipende dall’ordine di nascita.
Analizziamo allora quest’ultima terza tesi: la probabilità di nascere gay aumenta con l’ordine di nascita. In altre parole, più una madre ha figli, più probabilità ha di partorire un figlio gay. Con l’aumentare dei figli maschi, infatti, l’utero creerebbe anticorpi “femminilizzanti”, dettati dall’antigene HY deputato all’istocompatibilità. E’ evidente che questa teoria spiegherebbe solo la nascita degli omosessuali maschi, e non delle lesbiche, tuttavia – secondo quanto riportato anche da L. Beani in Brevi cenni di comportamento sessuale [11] – l’aumento di probabilità constatato è bassissimo, irrilevante. Come mai allora viene riportato come un dato certo e diffuso? Mistero!
L’omosessualità è solo un evento psicologico.
Finalmente un dato constatato: la stragrande maggioranza degli omosessuali maschi è cresciuta con una assenza fisica o rappresentativa del padre e la presenza di una madre dominante. L’unica immagine, dunque, che si assimila da bambini nei comportamenti è quella materna, femminile [12]. Già Sigmund Freud elaborò e constatò questa tesi all’inizio del XX secolo, però che strano… Freud viene preso oggi solo quando fa comodo, quando bisogna dire che “la religione è cacca” o che “tutti i preti sono pedofili perché repressi”. Che bella la nostra società della pace e dell’amore dai pantaloni rosa.
Gaetano Masciullo, vedi qui altri articoli e studi.

[1] Vedi qui il documentario: http://www.youtube.com/watch?v=_1ir5m4fpvQ
[2] Dall’archivio del Corriere: http://archiviostorico.corriere.it/2012/giugno/11/nel_rapporto_mai_pubblicato_Quella_co_8_120611046.shtml
[3] Vedi qui: http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/riccardo-galli-opinioni/pinguini-stupro-zebre-infanticidio-umani-1264785/
[4] Vedi qui: https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=3&ved=0CEIQFjAC&url=http%3A%2F%2Fwww.psico.unifi.it%2Fupload%2Fsub%2FBeani-L%2FComportamento_omosessuale.doc&ei=Ycg6UvCCLIiLtAa7pYCoBw&usg=AFQjCNH5SG7SPZ5aCN-hcMCZUEOUdrtxtw&sig2=j0bi8W3WLSanYjtMEWF7sw
[5] Sito ufficiale del Gay Zoo: http://www.sfgayzoo.com/; vedi anche qui: http://www.giornalettismo.com/archives/164123/il-primo-zoo-per-animali-gay/
[6] Vedi qui: http://www.italnews.info/2011/04/27/scoperto-il-gene-dell%E2%80%99omosessualita-maschile/
[7] Vedi qui: http://www.uccronline.it/2012/07/26/esiste-davvero-il-cervello-gay/
[8] Ivi
[9] Vedi qui: http://isd.olografix.org/faq/faq_omosex_causorm.htm
[10] Ivi
[11] Vedi qui: https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=3&ved=0CEIQFjAC&url=http%3A%2F%2Fwww.psico.unifi.it%2Fupload%2Fsub%2FBeani-L%2FComportamento_omosessuale.doc&ei=Ycg6UvCCLIiLtAa7pYCoBw&usg=AFQjCNH5SG7SPZ5aCN-hcMCZUEOUdrtxtw&sig2=j0bi8W3WLSanYjtMEWF7sw
[12] Cfr. Sigmund Freud, Tre Saggi sulla teoria sessuale

Fonte:

http://radiospada.org/