giovedì 26 settembre 2013

Jorge Mario: l’incompreso

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Le benedizioni senza il segno di croce per non urtare i non credenti, Gesù che diventa peccatore al quale ricordiamo in Confessione i peccati suoi, la Chiesa vedova, le preghiere coi rabbini e gli eretici, il credente che deve avere più dubbi che certezze, la lettera ad Eugenio Scalfari in cui la coscienza psichica diventa autoredentrice, insomma, J.M. Bergoglio fa molto parlare di sè scatenando polemiche, ma soprattutto crisi personali e confusione.
Chiunque parla può essere frainteso o male interpretato per malizia altrui o per sua ambiguità. Essere costantemente fraintesi da tutti però, può significare solo due cose: o vi è una congiura di tutti i mezzi di comunicazione amici del frainteso, oppure è il frainteso stesso che vuole essere tale, perché usa un linguaggio che si presta benissimo a questo gioco. Se così non fosse avremmo un frainteso in crisi di identità, come il Gengé pirandelliano di “Uno, Nessuno, Centomila”, un frainteso che diventa tragicamente Incompreso perché ogni volta che si esprime non viene capito. E qui casca l’asino. Se l’Incompreso non fa nulla per smentire chi costantemente lo interpreta male ed anzi, gli va benissimo così, delle due l’una: o quando parla non gli interessa di farsi capire oppure, semplicemente, chi lo interpreta lo ha capito benissimo. Il presunto Incompreso è invece compreso perfettamente. Si dirà che astuti e miserabili ‘ateo-radical-progressisti’, hanno avuto l’impudenza di voler mettere il cappello sopra l’iniziativa pacifista del presunto Incompreso, che chiamò al santo digiuno per la pace in Siria. Questi laidi figuri rispondono di essere stati invitati, ma ovvio, hanno capito male. Ettepareva! Vediamo cosa disse l’Incompreso a proposito nell’Angelus del 1 settembre 2013: “E’ un forte e pressante invito che rivolgo all’intera Chiesa Cattolica, ma che estendo a tutti i cristiani di altre Confessioni, agli uomini e donne di ogni Religione e anche a quei fratelli e sorelle che non credono: la pace è un bene che supera ogni barriera, perché è un bene di tutta l’umanità……. e anche invito ad unirsi a questa iniziativa, nel modo che riterranno più opportuno, i fratelli cristiani non cattolici, gli appartenenti alle altre Religioni e gli uomini di buona volontà.” I signori pertanto erano nella lista degli invitati e per buona educazione hanno accettato l’invito.
Poi l’Incompreso fu accusato ingiustamente di non avere a cuore le vocazioni sacerdotali, perché ebbe a dire il 10 settembre, ai rifugiati del centro Astalli di Roma: “Carissimi religiosi e religiose, i conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare i soldi. I conventi vuoti non sono nostri, sono per la carne di Cristo e i rifugiati sono la carne di Cristo.” Allora, verrebbe da chiedersi, cosa c’entra la dicotomìa tra l’albergo di lusso e l’ostello per il qualunque “rifugiato”, per cui la seconda scelta sarebbe cattolica e la prima no? Sembra strano che davanti alla moltitudine di conventi chiusi per mancanza di vocazioni, il cruccio sia quello di come liquidare o riconvertire quelle strutture e non quello della crisi delle vocazioni. Infatti l’Incompreso non ha questo cruccio, altrimenti avrebbe augurato a tutti di rivedere brulicare i conventi di giovani religiosi e fervorosi. Se “i rifugiati sono la carne di Cristo” secondo l’Incompreso, sembra di capire che tutta la Dottrina sul Corpo Mistico sia stata per secoli solo fuffa. Ci torneremo.
Come riportava O.R. 23 maggio 2013, l’Incompreso, non si è lasciato scappare l’occasione di dare una bella stoccata ai cattolici “integralisti”, che già ebbe a definire “testardi”: “Il brano del vangelo di Marco (9, 38-40) proclamato durante la messa riferisce la lamentela dei discepoli per una persona che faceva del bene ma non era del loro gruppo. «Gesù li corregge: Non glielo impedite, lasciate che lui faccia il bene. I discepoli senza pensare, volevano chiudersi intorno a un’idea: soltanto noi possiamo fare il bene, perché noi abbiamo la verità. E tutti quelli che non hanno la verità non possono fare il bene. Si tratta però di un atteggiamento sbagliato. E Gesù li corregge. A questo punto è lecito «che noi ci domandiamo: chi può fare il bene e perché? Cosa significa questo “non glielo impedite” di Gesù? Cosa c’è dietro?». In questo caso «i discepoli erano un po’ intolleranti», ma «Gesù allarga l’orizzonte e noi possiamo pensare che dica: Se questo può fare il bene, tutti possono fare il bene. Anche quelli che non sono dei nostri.”
Bisognerebbe però non omettere che in quel passo del Vangelo, non c’era una “persona che faceva il bene” in senso mondano alla Gino Strada per intenderci, ma uno che scacciava i demoni nel nome di Gesù, per di più in un momento in cui l’ignoranza dominava ancora e ancora non era stata resa pienamente manifesta la Chiesa cattolica come unica depositaria della Verità di Cristo. Non mi pare una “dimenticanza” da poco.
Nel mese di luglio 2013 c’è stato il famosissimo augurio ai mussulmani di fare un ramadan che desse “abbondanti frutti spirituali”. Non serve un professore di teologia per spiegare come, sia i frutti che i doni dello Spirito Santo vengono infusi alle anime in modo crescente, se tali anime vivono profondamente in grazia di Dio e nel fervore spirituale. Ci si chiede come possa una pratica conforme all’Islam dare quei frutti se gli islamici sono fuori della Chiesa. Appare ovvio che l’Incompreso si sia riferito o ad uno “spirito” che non è lo Spirito Santo, o pensa che i mussulmani appartengano alla Chiesa di Cristo. Non avendo toccato più l’argomento dei frutti del ramadan, verrebbe quasi da pensare che le stragi perpetrate ultimamente a danno dei cristiani siano state “abbondanti” e coerenti col ramadan stesso.
La “simpatica” barzelletta estiva alle Clarisse: “San Pietro non sempre apre la porta quando arrivano i peccatori e allora Maria soffre un po’, però rimane lì. E la notte, quando si chiudono le porte del Paradiso, quando nessuno vede e nessuno sente, Maria apre la porta del Paradiso e fa entrare tutti.” Indurre a pensare che dopo il giudizio particolare vi possa essere una esitazione nelle anime che invece già sanno in quel momento il loro destino, e che tale destino diventi oggetto di una sorta di “sanatoria” generalizzata per tutti, significa forse aver confuso la Madre di Dio con la signora Kiwuengue.
 
Il Gesù del ‘Vangelo secondo l’Incompreso’ avrebbe spezzato il fariseismo preconciliare, con la sua ‘Epifanìa’ avvenuta durante il Concilio Vaticano II ed infatti in data 8 maggio disse alle suore, dopo aver loro ricordato che non devono essere “zitelle” : «Ricordo quando da bambino si sentiva dire nelle famiglie cattoliche, e anche nella mia: ‘No, a casa loro non possiamo andare, perché non sono sposati per la Chiesa, o perché sono socialisti o atei!’. Era come una esclusione. No, non potevi andare! … Adesso, grazie a Dio  non si dice quello, no? Non si dice! C’era come una difesa della fede, ma con i muri: il Signore ha fatto dei ponti … Il cristiano che vuol portare il Vangelo deve andare  per questa strada: sentire tutti! Ma adesso è un buon tempo nella vita della Chiesa: questi ultimi 50 anni, 60 anni sono un bel tempo, perché non si dice più quello». Insomma è “grazie a Dio” che negli ultimi 60 anni stiamo vivendo una Nuova Pentecoste senza i “Muri” eretti dal fanatismo costantiniano e tridentino!! La Carità signori miei, è stata introdotta nel 1965 da codesti nuovi eresiarchi che non riescono a nascondere la loro avversione alla Chiesa Una, santa, Cattolica ed Apostolica. Gliene saremo sempre riconoscenti ma intanto vediamo come era fatto quel “Muro”.
Ogni rivoluzione ha la necessità di cambiare i codici precedenti e probabilmente, l’Incompreso, si riferiva al canone 2258 del CJC che prevedeva come tra gli scomunicati ci fossero i “vitandi” (occorreva una scomunica per nome e pubblica della Santa Sede) e i “tolerati”, solo i primi dovevano essere evitati. Il canone 2267 del CJC appunto stabiliva che: “I FEDELI DEVONO EVITARE LE RELAZIONI PROFANE CON GLI SCOMUNICATI (vitandi), A MENO CHE SI TRATTI DI CONIUGI, GENITORI, FIGLI, SCHIAVI, SUDDITI E IN GENERALE A MENO DI UNA MOTIVAZIONE RAGIONEVOLE”. Secondo il Catechismo di san Pio X gli scomunicati non appartengono più al Corpo Mistico della Chiesa:
“ 231. Chi sono gli scomunicati?
Gli scomunicati sono quelli che per mancanze gravissime vengono colpiti di scomunica dal Papa, o dal Vescovo, e sono quindi, siccome indegni, separati dal corpo della Chiesa, la quale aspetta e desidera la loro conversione.
232. Si deve temere la scomunica?
La scomunica si deve temere grandemente, perché è la pena più grave e più terribile che la Chiesa possa infliggere a’ suoi figli ribelli ed ostinati.
233. Di quali beni rimangono privi gli scomunicati?
Gli scomunicati rimangono privi delle preghiere pubbliche, dei sacramenti, delle indulgenze e della sepoltura ecclesiastica.
234. Possiamo noi giovare in qualche modo agli scomunicati?
Noi possiamo giovare in qualche modo agli scomunicati e a tutti gli altri che sono fuori della vera Chiesa, con salutari avvisi, colle orazioni e colle buone opere, supplicando Iddio che per sua misericordia conceda loro la grazia di convertirsi alla fede e di entrare nella comunione dei Santi.”
Vediamo come il Codex pio-benedettino del 1917 trattava la questione:
Can. 2356. Bigami, idest qui, obstante coniugali vinculo, aliud matrimonium, etsi tantum civile, ut aiunt, attentaverint, sunt ipso facto infames; et si, spreta Ordinarii monitione, in illicito contubernio persistant, pro diversa reatus gravitate excommunicentur vel personali interdicto plectantur.
(I bigami, cioè quelli che, nonostante l’impedimento del vincolo coniugale, abbiano tentato un altro matrimonio, sebbene soltanto civile, come dicono, sono per lo stesso fatto infami, e se, disprezzato l’ ammonimento dell’Ordinario persistano nell’illecito concubinaggio, secondo la diversa gravità del reato, siano scomunicati o siano puniti con un interdetto personale.)
Cosa dice l’Incompreso nella famigerata intervista a La Civiltà Cattolica invece?: “Penso anche alla situazione di una donna che ha avuto alle spalle un matrimonio fallito nel quale ha pure abortito. Poi questa donna si è risposata e adesso è serena con cinque figli. L’aborto le pesa enormemente ed è sinceramente pentita. Vorrebbe andare avanti nella vita cristiana. Che cosa fa il confessore?”. Mhà, probabilmente assolverla se è pentita e dimostra coi fatti di recedere dallo stato permanente di peccato!! Oggi come ieri.
Tuonano i “malvagi “ perché l’Incompreso avrebbe “aperto” agli omosessuali, notizia falsa e tendenziosa come le altre. Vediamo cosa ha detto sempre a La Civiltà Cattolica:
“Durante il volo di ritorno da Rio de Janeiro ho detto che, se una persona omosessuale è di buona volontà ed è in cerca di Dio, io non sono nessuno per giudicarla. Dicendo questo io ho detto quel che dice il Catechismo. La religione ha il diritto di esprimere la propria opinione a servizio della gente, ma Dio nella creazione ci ha resi liberi: l’ingerenza spirituale nella vita personale non è possibile. Una volta una persona, in maniera provocatoria, mi chiese se approvavo l’omosessualità. Io allora le risposi con un’altra domanda: “Dimmi: Dio, quando guarda a una persona omosessuale, ne approva l’esistenza con affetto o la respinge condannandola?”. Bisogna sempre considerare la persona.
 
Dio bruciò Sodoma ( Gen 18, 20 – 19,13), San Paolo ebbe parole durissime sull’omosessualità ( Rm 1, 26 – 27) ma non avevano ancora imparato cosa fosse la Carità, secondo l’Incompreso.
Il catechismo di San Pio X definisce il “peccato impuro contro natura” come un peccato che “grida vendetta al cospetto di Dio”, così stigmatizzandone la gravità mentre l’Incompreso cosa fa? Non giudica, asserendo che sia addirittura IMPOSSIBILE l’ingerenza spirituale nella vita delle persone, negando implicitamente l’effetto della Grazia santificante! A ben vedere anche il demonio, essendo creatura di Dio, non può essere malvagio in assoluto radicalmente e pertanto e a maggior ragione, QUALSIASI creatura di per sè  E’ GRADITA A DIO ma la domanda non riguardava se l’esistenza della persona in quanto tale fosse gradita a Dio, ma era questa: “Lei approva l’omosessualità?”. Rispondere che bisogna sempre considerare la persona, riporta a quell’equivoco promulgato da Dignitatis Humanae  sul concetto di dignità della persona, meglio sviluppato nell’articolo: http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&frm=1&source=web&cd=1&cad=rja&ved=0CC8QFjAA&url=http%3A%2F%2Fradiospada.org%2F2013%2F09%2Fdignita-umana-e-coscienza-analisi-di-un-equivoco%2F&ei=d1JAUoq8CcKctQbm_4D4DA&usg=AFQjCNE-QwvyMqGoafeMf1glcnK7xZ2Vmw&bvm=bv.52434380,d.bGE
 
E ancora: “…..Mozart mi riempie: non posso pensarlo, devo sentirlo…”
Giusto una postilla: ma l’Incompreso sapeva che Mozart, geniale e straordinario, era però massone?
L’intervista continua così: «La Chiesa a volte si è fatta rinchiudere in piccole cose, in piccoli precetti. La cosa più importante è invece il primo annuncio: “Gesù Cristo ti ha salvato!”.
 Appare ovvio dal contesto, che tutta la parte che riguarda la Morale cattolica venga bollata come una sorta di “magistero minore”, eventuale, per niente connesso coi fini ultimi. Infatti continua:
“Gli insegnamenti, tanto dogmatici quanto morali, non sono tutti equivalenti. Una pastorale missionaria non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine da imporre con insistenza. L’annuncio di tipo missionario si concentra sull’essenziale, sul necessario, che è anche ciò che appassiona e attira di più, ciò che fa ardere il cuore, come ai discepoli di Emmaus…. Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non è possibile. Io non ho parlato molto di queste cose, e questo mi è stato rimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto. Il parere della Chiesa, del resto, lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione .. . Una bella omelia, una vera omelia, deve cominciare con il primo annuncio, con l’annuncio della salvezza. Non c’è niente di più solido, profondo e sicuro di questo annuncio. Poi si deve fare una catechesi. Infine si può tirare anche una conseguenza morale. Ma l’annuncio dell’amore salvifico di Dio è previo all’obbligazione morale e religiosa.”
 
E’ evidente che essere “ossessionati” di trasmettere in modo “insistente e disarticolato” insegnamenti che “non sono equivalenti” per importanza, eluderebbe secondo l’Incompreso proprio il dovere di testimoniare “l’essenziale”, che “appassiona ed attira di più”.  In buona sostanza Fede, Morale e Dottrina integre sono una chimera da scomporre in appetitose offerte che possano meglio soddisfare il gusto dei fruitori. Grazie a Dio però, possiamo ancora leggere la Pascendi che condannò infallibilmente i conati dei modernisti.
Torniamo quindi al Codex  pio-benedettino per capire meglio la portata rivoluzionaria del pensiero post-conciliare, atteso che lo stesso Ratzinger nel VII Incontro Mondiale delle famiglie ebbe a dire che comunque, i divorziati risposati stanno nel Corpo Mistico, nella Chiesa ed ovviamente anche i sodomiti (oggi addirittura transgender!) che propugnano riforme legislative pro-gay in quanto non risulta che Bagnasco sia stato punito per aver dato la comunione a Vladimir Luxuria contro San Tommaso (q. 80 art. 6):
 Can. 2357. par. 1. Laici legitime damnati ob delicta contra sextum cum minoribus infra aetatem sexdecim annorum commissa, vel ob stuprum, sodomiam, incestum, lenocinium, ipso facto infames sunt, praeter alias poenas quas Ordinarius infligendas iudicaverit.
par. 2. Qui publicum adulterii delictum commiserint, vel in concubinatu publice vivant, vel ob alia delicta contra sextum decalogi praeceptum legitime fuerint damnati, excludantur ab actibus legitimis ecclesiasticis, donec signa verae resipiscentiae dederint.
(I laici legittimamente condannati per i peccati commessi contro il sesto con minori sotto i 16 anni di età, o per stupro, sodomia, incesto, lenocinio, per lo stesso fatto, sono infami, oltre le altre pene che l’Ordinario avrà giudicato di infliggere
 
Coloro che abbiano commesso il pubblico peccato di adulterio o vivano pubblicamente in concubinaggio, o siano stati condannati legittimamente per altri peccati contro il sesto comandamento del decalogo, siano esclusi dagli atti ecclesiastici legittimi, fino a quando avranno dato segni  di vero pentimento.)
Can. 855. § l. Arcendi sunt ab Eucharistia publice indigni, quales sunt excommunicati, interdicti manifestoque infames, nisi de eorum poenitentia et emendatione constet et publico scandalo prius satisfecerint.
§ 2. Occultos vero peccatores, si occulte petant et eos non emendatos agnoverit, minister repellat; non autem, si publice petant et sine scandalo ipsos praeterire nequeat.
(Sono da respingere dalla Eucaristia i pubblicamente indegni, i quali sono : gli scomunicati ,gli interdetti e i manifestamente infami a meno che non risulti manifesto il loro pentimento e la loro correzione e non abbiano prima scontato la pena per il pubblico scandalo
Invero i peccatori che agiscono di nascosto, se di nascosto chiedano e il ministro non li avrà riconosciuti  emendati, li respinga, invece se chiedono pubblicamente e senza scandalo non può trascurarli).
Il fatto che la legislazione penalistica sia mutata nelle leggi statuali, non cambia nulla da un punto di vista morale, altrimenti sarebbe la Chiesa a fondare la sua morale sulla volontà cangiante del Legislatore temporale. Pertanto anche se non vi sarà più una condanna per adulterio ad esempio, per il Codex pre-conciliare rimangono pubblicamente indegni e pertanto da respingere dalla Eucarestia, sia gli scomunicati che i manifestamente infami a meno che non risulti la loro correzione e non abbiano scontato quindi, il pubblico scandalo causato. I divorziati risposati o concubini che permangono in quella situazione come i sodomiti ed altri, sono comunque o manifestamente infami (ipso-facto) o scomunicati, privati non solo dell’Eucarestia ma anche degli atti ecclesiastici legittimi.
Il Catechismo di San Pio X insegna che:  “132. Chi è fuori della Chiesa si salva?
Chi è fuori della Chiesa per propria colpa e muore senza dolore perfetto, non si salva; ma chi ci si trovi senza propria colpa e viva bene, può salvarsi con l’amor di carità, che unisce a Dio, e, in spirito, anche alla Chiesa, cioè all’anima di lei.”
In tal senso Pio XII  nella Mystici Corporis: “In realtà, tra i membri della Chiesa bisogna annoverare esclusivamente quelli che ricevettero il lavacro della rigenerazione, e professando la vera Fede, né da se stessi disgraziatamente si separarono dalla compagine di questo Corpo, né per gravissime colpe commesse ne furono separati dalla legittima autorità. “Poiché — dice l’Apostolo — in un solo spirito tutti noi siamo stati battezzati per essere un solo corpo, o giudei o gentili, o servi, o liberi” (I Cor. XII, 13). Come dunque nel vero ceto dei fedeli si ha un sol Corpo, un solo Spirito, un solo Signore e un solo Battesimo, così non si può avere che una sola Fede (cfr. Eph. IV, 5), sicché chi abbia ricusato di ascoltare la Chiesa, deve, secondo l’ordine di Dio, ritenersi come etnico e pubblicano (cfr. Matth. XVIII, 17). Perciò quelli che son tra loro divisi per ragioni di fede o di governo, non possono vivere nell’unita di tale Corpo e per conseguenza neppure nel suo divino Spirito.”
Per completezza, Il NUOVO CODICE del 1983  – Can. 915 – “Non siano ammessi alla sacra comunione gli scomunicati e gli interdetti, dopo l’irrogazione o la dichiarazione della pena e gli altri che ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto.”
Appare ovvio come non si rinvengano più i termini “infami” e “pubblicamente indegni” e come in realtà, la figura del divorziato risposato o concubino non sia più soggetta a scomunica e interdizione (essendo implicitamente “inseriti” però tra gli ostinati a peccare), od a essere, appunto, definita “infame” e pertanto soggetta a scomunica o interdizione come del resto la figura del sodomita. Rimane però e comunque, che pur essendo oggi (!?!) non più da considerarsi fuori dal Corpo della Chiesa, sono fuori dall’Anima della Chiesa e cioé lontani dalla Grazia, dalla salvezza. Nella catechesi dell’Incompreso è assente la memoria dei Novissimi, che spinge ognuno a riflettere sulla propria vita, avendo deciso che “l’ingerenza spirituale nella vita personale non è possibile”.
Ultima curiosità dell’intervistatore de La Civiltà Cattolica, stranamente passata in sordina ma che fa chiudere il cerchio: “…mi ha detto che i due pensatori francesi contemporanei che predilige sono Henri de Lubac e Michel de Certeau.”
Pio XII con la Humani Generi condannò la Nouvelle Theologie di Henri de Lubac al quale fu tolto l’insegnamento per “errori perniciosi su punti fondamentali del dogma” e i suoi libri furono ritirati dalla circolazione ma nel 1959, sotto il complice Roncalli, tornò ad insegnare. Fu scelto ovviamente come peritus,  per la stesura delle Costituzioni Dogmatiche del Concilio Vaticano II.
Vi è un mito da sfatare: confondere i pompieri che spengono gli incendi, con coloro che fanno da compari al gioco delle tre carte. I primi salvano vita e beni altrui, i secondi hanno in odio la verità.
                                                                                         Pietro Ferrari
 
 
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