Decadenza dell'Impero carolingio.
Carlo Magno morì dopo quasi mezzo secolo di governo. La Cristianità, sotto il suo potente impulso, aveva conosciuto uno splendido sviluppo.
Sfortunatamente i suoi successori non si mostrarono all'altezza dell'opera che il suo genio aveva realizzata: ambizioni personali, rivalità interne ed altro portarono la sua opera alla rovina.
Oltre ai problemi interni, anche fattori esterni contribuirono a distruggere l'Impero carolingio: le invasioni massicce dei saraceni dal sud, dei ferocissimi unni dall'est, e, peggio ancora, dei normanni venuti dal nord, che con le loro navi non solo saccheggiavano le coste, ma penetravano, attraverso i fiumi, anche nell'interno.
Queste orde devastavano città e villaggi, bruciando le chiese, distruggendo i campi e deportando intere popolazioni. Da ogni parte si vedono solo delle città rase al suolo fra le cui rovine vivono animali selvaggi. I soldati, incapaci di resistere, si uniscono agli invasori e saccheggiano con essi. L'autorità sovrana é completamente esautorata, le lotte private fra individui, famiglie e gruppi, si moltiplicano, i più forti si abbandonano alla violenza. Cessano il commercio, l'industria e l'agricoltura; costumi, leggi e istituzioni rovinano; non vi sono più legami sociali ad unire gli abitanti del paese: in questa immensa catastrofe lo Stato scompare.
Origine del feudalesimo. Il ruolo della famiglia.
Le popolazioni, fuggendo il terrore e il disordine, cercano rifugio all'interno delle foreste, sulle cime dei monti, in mezzo alle paludi, in luoghi inaccessibili, dove la crudeltà e l'avidità degli invasori non le possa raggiungere.
Città, villaggi e paesi, si disperdono e ciascuno fugge dove può. Ciascuno, o meglio, ogni famiglia. Poiché la famiglia é, in questo periodo, l'unica cellula sociale che rimane intatta: essa ha fondamento non nelle leggi, ma nell'ordine naturale e nel cuore umano; rinvigorita dalla forza soprannaturale della Grazia che la Chiesa le comunica, é l'unico baluardo che resiste all'impeto della barbarie. Da essa partirà l'opera di ricostruzione sociale dei secoli seguenti.
Nascosta per difendersi dai pericoli esterni la famiglia resiste, si fortifica e diventa più unita: animata dallo spirito cattolico che la vivifica, non si lascia schiacciare dalle avversità, ma reagisce. Obbligata a bastare a sé stessa, essa crea i mezzi per sostenersi e difendersi. Lo Stato non esiste più, la famiglia lo sostituisce e la vita sociale si rinchiude nei focolari. Piccola società, é dapprima isolata ma collegata con altre uguali ad essa, con le quali a poco a poco si raggruppa per formare le prime collettività: i feudi. Gli uomini che si rivelano più capaci, con le caratteristiche più idonee a perseguire il bene di tutti, prendono in modo naturale la direzione delle comunità, guidano la reazione contro i nemici e la natura ostile, organizzano la difesa e la vita comune. La gerarchia sociale e l'autorità rinascono spontaneamente: in una comunità fondata su famiglie, che diventa una famiglia più grande, il capo sarà come un padre comune che veglierà su tutti.
In questo piccolo mondo autonomo e autosufficiente, il capo é l'autorità suprema, colui che organizza il lavoro e la difesa. Egli è chiamato "sire" e la sua sposa "dama"; in seguito il gruppo prenderà il suo nome. La vita é semplice e frugale: si coltivano le terre dei dintorni e un'industria rudimentale, domestica, produce tutto il necessario per la sussistenza ed anche per offrire qualche comodità. Non vi é commercio: solo successivamente cominceranno gli scambi coi vicini. L'uomo cresce, lavora, ama, soffre e muore nel proprio luogo di nascita.
Questa famiglia allargata é, per i suoi membri, la vera Patria. Ognuno la ama intensamente perché vi è integralmente inserito e perché sente direttamente la sua forza, la sua dolcezza, la sua bellezza. Nascono anche profondi sentimenti di solidarietà tra i suoi membri: la proprietà degli uni andrà anche a beneficio degli altri, l'onore di uno sarà anche l'onore di tutti e il disonore di uno ricadrà su tutti. Il feudo diventerà lo stadio più evoluto dell'organizzazione sociale a base familiare.
La gerarchia feudale.
In una fase di successivo sviluppo il feudo riunisce il Barone (che vuol dire uomo forte) e la sua famiglia, i parenti prossimi, i vassalli nobili che lo aiutano (e ricevono in ricompensa, terre, responsabilità ed altri beni), il clero, e, infine, il popolo.
In definitiva si è di fronte ad una gerarchia molto varia e complessa, non all'autorità assoluta di un unico signore su una moltitudine di sudditi uguali. I nobili si ordinano in gradi interdipendenti; i lavoratori possono essere sudditi diretti del signore o di qualcuno dei suoi nobili o persino di un borghese, e questi può trovarsi alle dipendenze di questo o quel sovrano. Persino fra i servi vi è una gerarchia e varie subordinazioni, esistendo anche servi di altri servi.
Il rapporto di protezione e consacrazione esistente fra il signore e i suoi sudditi, va gradualmente stabilendosi anche tra i signori minori e quelli più potenti. I primi cominciano a raggrupparsi sotto l'autorità dei secondi con gli stessi legami di fedeltà che hanno verso i loro inferiori; anche i baroni, dopo i vassalli ed i servi immediati, diventano vassalli, pur conservando intatta la propria autorità sui loro uomini. Il signore feudale più importante, a sua volta si fa suddito di uno a lui maggiore, e, procedendo così, si forma un'enorme piramide di feudi diseguali, ordinati gerarchicamente in livelli progressivi, fino ad arrivare al barone supremo, il feudatario di tutti i feudatari, il signore feudale di tutti i signori feudali, il padre di tutti i padri: il Re, che dall'alto del suo castello veglia su tutti i feudi dei suoi vassalli e su tutta la nazione.
Elementi basilari del feudalesimo.
a) Il binomio fedeltà-protezione. L'essenza del feudalesimo é il binomio fedeltà-protezione, che riflette nell'ordine umano le relazioni fra l'uomo e Dio. Il superiore protegge l'inferiore fino a sacrificare la propria vita, e riceve da lui la promessa di fedeltà dei servizi. b) Il legame feudale. Il legame feudale genera tra il feudatario e il vassallo una relazione molto profonda. Il Re è la personificazione di tutto lo Stato, di tutta la società feudale. Se confrontiamo un nobile con un Re, vediamo nel primo una miniatura del secondo: il nobile è, su un piano minore, tutto ciò che il Re è su un piano maggiore. Se confrontiamo poi un nobile con un altro di categoria inferiore, vediamo che l'uno è la miniatura dell'altro, e così via, fino all'ultimo gradino della scala sociale. Vi è in seguito una ulteriore evoluzione: i Re di Francia, ad esempio, smembrano il loro regno in feudi, e danno ad ogni signore feudale una parte del potere regale di cui sono detentori. In questo modo il signore feudale non è solo una miniatura del Re, ma qualcuno che partecipa al potere del Re. Egli ha parte nel potere regale, ed è, per così una dire, un'estensione del Re. c) Diritti ed obblighi. Il legame feudale ha la sua origine in un patto feudale comprendente due cerimonie. - L'atto di fede ed omaggio: il vassallo si colloca in ginocchio davanti al signore, senza armi, e mette le sue mani in quelle del signore, con un gesto che significa abbandono, fiducia e fedeltà; si dichiara suo uomo e conferma la propria consacrazione verso la sua persona. In risposta, il signore fa alzare il vassallo e lo bacia. Questa cerimonia rappresenta la costituzione di un legame affettivo personale che, da quel momento, deve orientare le relazioni fra i due. In seguito vi è la cerimonia del giuramento: si giura sui Vangeli dando così all'atto un carattere sacrale.
- L'investitura: consistente nell'assegnazione solenne del feudo, fatta dal signore al vassallo tramite la consegna di un oggetto che simboleggia il feudo, per esempio un bastone o una lancia. Il patto feudale fissa gli obblighi reciproci: il barone deve ai suoi sudditi protezione, assistenza e difesa. Deve vegliare per tutti nei momenti difficili ed esercitare la giustizia in caso di contrasti. La sua autorità non è però assoluta: i costumi (le consuetudini) hanno nel feudo forza di legge scritta, e il barone non può, ammesso che lo voglia, revocare gli usi e modificare i diritti che la tradizione ha consacrato. La sua sposa è madre di tutti i sudditi, che aiuta e consiglia nelle loro necessità, dedicandosi specialmente all'educazione dei giovani fino al matrimonio. A loro volta i sudditi devono seguire il signore, chiedere il suo parere nelle questioni importanti come per sposarsi, così come il signore feudale dovrà chiederlo al nobile o al Re di cui egli stesso è vassallo. I sudditi più importanti collaborano col barone nell'amministrazione della giustizia e nei consigli che vengono riuniti per discutere qualche importante decisione. I doveri reciproci sono enunciati minuziosamente in giuramenti religiosi i cui testi si conservano ancora oggi. I vassalli vedono la fedeltà come un dovere, ma anche e ancora più come un beneficio: "la gente senza signore si trova in una non buona situazione", dice un proverbio dell'epoca.
Fonte:
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