Alfred Nettement. |
Nella sua
Histoire de la Littérature sous le Gouvernement de Juillet, Alfredo Nettement fece questa
bella comparazione:
"In architettura vi sono due grandi linee: la linea pagana, ossia la linea orizzontale che si sviluppa
rasentando la terra che noi abitiamo; la linea cristiana, ossia la perpendicolare, che aspira a lasciare
il nostro globo per perdersi, colle guglie delle nostre cattedrali, nell'infinito. Quando l'uomo
rinuncia a questa, cerca di estendere indefinitamente quella: egli sogna l'infinito sulla terra, quando
non va a cercarlo in cielo. L'infinito sulla terra, è l'utopia. L'utopia vuol attuare quaggiù l'ideale
delle religioni. L'uomo perfetto, la terra perfetta, la scienza umana che sostituisce la sapienza divina
e opera dei miracoli, ecco il fondo di tutte le utopie, le quali non sono che la forma suprema del
razionalismo assoluto, ebbro della sua potenza e intento a riempire il vuoto che ha formato nelle
intelligenze scacciandone la religione".
La società del Medio Evo, strappata alla barbarie dalla Chiesa e da essa educata, aveva udito la sua
madre, e sua educatrice, dirle che l'uomo è sulla terra per operare la sua salute, per preparare la sua
eternità: la vita presente non è la vera vita, ma solamente la preparazione.
Papa Gregorio I (S. Gregorio Magno). |
Questa verità avea presieduto all'organamento della società novella, della società cristiana. S. Paolo
avea detto ai depositari dell'autorità ch'essi sono i ministri di Dio per il bene; e S. Gregorio Magno:
"La potenza vi è stata concessa dall'Alto perché la virtù sia onorata, perché le vie della salute siano
ampliate e che l'
impero della terra serva all'impero del cielo". Su questi principii erano state
concepite e fondate le Istituzioni sociali. Esse non aveano soltanto per iscopo di aiutare gli uomini e
la società ad acquistare i beni di questo mondo, a moltiplicarli, a trarne i vantaggi che il Creatore
volle che vi trovassimo, ma eziandio a sollevare le anime, a santificarle, a prepararle ai loro eterni
destini.
Gli umanisti rivolsero gli occhi dalla linea verticale che penetra il cielo, per fissarli sulla linea
orizzontale che rasenta la terra. Essi, e quelli che seguirono la loro impresa, si adoperarono a fare
sparire dalle menti e dai cuori e innanzi tutto dalla società, l'ideale cristiano per farli indietreggiare
verso l'ideale pagano.
Non abbiamo seguito i loro sforzi nel corso degli ultimi cinque secoli, per rovesciare tutto ciò che
l'idea cristiana avea edificato. Abbiamo visto quanto questi sforzi furono perseveranti e
accortamente ordinati, diretti come erano da una associazione tenebrosa, di cui non potevasi
diffidare, perché non la si conosceva. Anche allora che i Papi segnalarono la sua esistenza, non si
poté mai combatterla, perché si ignoravano i suoi mezzi di azione.
Il protestantismo cominciò l'opera di distruzione. Esso non riuscì a dominare in Francia, ciò che
soprattutto desiderava, perché, da secoli, essa esercitava sull'Europa una magistratura della quale
era necessario d'impadronirsi pel fine che doveasi ottenere.
La Rivoluzione fu sul punto di riuscirvi; ma la Francia, dopo sventure inaudite, e sopra
innumerevoli rovine in ogni ordine di cose, finì per rimettersi. Essa volle rientrare nelle sue vie; ma
la setta era là che vegliava, e, con una scaltrezza veramente diabolica, seppe condurci dove ora ci
troviamo, sì nell'ordine ecclesiastico che nell'ordine civile, così nelle idee come nei costumi. Essa
spera di giungere fra breve al termine de' suoi sforzi: l'annientamento non solo di tutte le istituzioni
create sotto l'aspirazione del cristianesimo, ma della stessa idea cristiana.
Uscendo da una seduta dell'assemblea del 1895 un dignitario del Grand'Oriente andò a fare le sue
confidenze al giornale il
Matin. Egli disse: "Noi andiamo stringendo le nostre file ... L'avviso del
Consiglio dell'Ordine è sollecitato dappertutto, le iniziazioni diventano più difficili, gli iniziatori
sono più esigenti, gl'iniziati meglio scelti. La lotta è vicina e noi sentiamo che le nostre schiere sono
pronte ...
Noi dobbiamo far trionfare un ideale che è l’antitesi dell’ideale religioso".
"È assurdo - disse Aulard, professore di storia rivoluzionaria alla Sorbona, - il ripetere: noi non
vogliamo distruggere la religione quando siamo d'altra parte obbligati a confessare che questa
distruzione è indispensabile
per fondare razionalmente la nuova città politica e sociale. Non
diciamo più adunque: noi non vogliamo distruggere la religione; diciamo al contrario: vogliamo
distruggere la religione a fine di poter stabilire nel suo luogo e nel suo posto la città novella, cioè il
Tempio
".Francois Alphonse Aulard. |
Ordinariamente infatti non si demolisce che per riedificare: è questo il pensiero della setta che ha
tradotto Aulard. Essa vuole far sorgere un nuovo ordine di cose sulle ruine dell'antico; ha il suo
ideale, e ne continua l'attuazione. Qual è? Essa gli ha dato un nome: il
Tempio". È per la costruzione
di questo Tempio che, da parecchi secoli, va reclutando i massoni.
Che cosa deve essere questo Tempio? - È sopra di ciò che la dobbiamo ora interrogare.
Il divin Salvatore, portando sulla terra il concetto cristiano della civiltà, non volle abbandonarla
all'avventura cui incorre necessariamente ogni idea lasciata in balia di se stessa, e per conseguenza
pieghevole al soffio delle fantasie e delle passioni umane. Egli l'ha posta nelle mani della società che ha fondato sopra di Pietro, e ad essa diede il còmpito di mantenere la sua dottrina nella purezza, di difenderla contro le idee contrarie, di propagarla nel mondo e far sì che rechi frutti di vita. Perciò, il divino Maestro si è paragonato ad un architetto: "Tu sei Pietro e su di questa pietra io edificherò la mia Chiesa e le porte dell'inferno non prevarranno contro di essa".
Per meglio indicare la sua opposizione, Satana si è fatto chiamare il "Grande Architetto"(1) e in
faccia alla Chiesa costruisce un "Tempio". Come la Chiesa, questo Tempio è ad un tempo spirito e
corpo: corpo, una società, la massoneria; spirito, un'idea che la società ha la missione di propagare
nel mondo, e di attuare per mezzo di istituzioni.
Questa idea è un concetto dell'ordine sociale opposto a quello che il cristianesimo ha fatto
prevalere.
"Non si tratta di niente meno - dice Findel - che d'una riedificazione della società sopra basi
intieramente nuove, di una riforma del diritto, d'un rinnovamento completo del principio
dell'esistenza, specialmente del principio della comunità, e delle relazioni reciproche tra l'uomo e i
suoi simili".(2)
Rabaut-Saint-Etienne aveva detto prima di lui, alla tribuna della Costituente: "Per rendere il popolo
felice, fa d'uopo rinnovarlo, cangiare le sue idee, cangiare le sue leggi, i suoi costumi, cangiare gli
uomini e le cose, tutto distruggere, sì tutto distruggere, poiché tutto si deve rifare".
Ecco ciò che si propone la framassoneria. Nulla si può immaginare di più radicale: far sparire il
principio sul quale riposa attualmente la nostra esistenza e sostituirne un altro; poi trarre le
conseguenze di questo cambiamento: cioè capovolgere le relazioni degli uomini fra di loro,
riformare il diritto e ricostituire la società secondo un principio nuovo.
Quali dunque sono le basi intieramente nuove sulle quali la società dev'essere ricostituita? Su qual
principio nuovo il diritto sociale dev'essere riformato? Gian Giacomo Rousseau lo espose
lungamente nelle varie sue opere, e tutti sanno essere col suo
Contratto sociale alla mano che gli
uomini dell'89 hanno fatto la Rivoluzione, hanno voluto una prima volta sgombrare il luogo, per
edificare sulle rovine della società cristiana il Tempio massonico. I massoni del XX secolo
riconoscono il medesimo maestro del secolo XVIII; i loro capi hanno il medesimo ideale e
proseguono l'attuazione del medesimo piano. "
Se un giorno noi schiacciamo l'infame, ciò sarà sotto
il contratto sociale". Questa parola fu pronunciata al Congresso delle Loggie del Nord-Ovest, tenuto
ad Amiens nel 1901, il 13 e 14 aprile, dal F.
.. Dutilloy, membro del Consiglio dell'Ordine del
Grand'Oriente.(3) Fa d'uopo adunque ricorrere a Gian Giacomo Rousseau per sapere quale sarà lo
stato sociale che la massoneria ci prepara.
Rousseau. |
Il principio sul quale riposa l'esistenza umana è stato in ogni tempo e presso tutti i popoli, questo:
"L'uomo è naturalmente un essere socievole, e colui che rimanesse allo stato isolato e selvaggio
sarebbe un essere degradato. (4) È sopra questo principio, posto dalla mano di Dio nel fondo della
natura umana, ch'essa visse fin dalle sue origini; è osservando ciò che esso prescrive, che la società
si è costituita e riposa, che l'uomo nasce e cresce.
Il cristianesimo aveva messo in una luce più perfetta questa verità, riconosciuta dalla sapienza delle
nazioni, che la società deriva spontaneamente dalla natura umana, che è il risultato della
costituzione, del modo d'essere che Dio ha dato all'uomo. L'individuo isolato è impotente a
procacciarsi quello che gli abbisogna per vivere e svilupparsi; egli non può trovarlo che nell'aiuto che riceve da' suoi simili, e che loro ricambia, in una parola, nelle relazioni che nascono dall'associazione. E siccome i suoi bisogni sono molteplici e diversi, così sono diversi i motivi e i
fini pei quali egli si associa, molteplici sono gli aspetti sotto i quali l'associazione si presenta.
L'uomo ha dei bisogni fisici, intellettuali e religiosi. Nascendo, egli si trova in seno ad una prima
società, la famiglia, la quale protegge la sua fragile esistenza contro gli agenti esteriori, e gli procura
l'alimento che conserva la sua vita e a poco a poco aumenta le sue forze.
Ma neppure la famiglia può bastare a se stessa; essa non trova in sé le risorse necessarie per
condurre i suoi membri alla perfezione a cui ognuno può giungere sotto l'aspetto fisico come
intellettuale e religioso. E perciò la famiglia non è più isolata dell'individuo: anch'essa nasce e vive
in seno ad associazioni più vaste che la proteggono, che presiedono agli interessi generali di
benessere materiale, di coltura intellettuale e di perfezionamento morale e religioso, che sono nelle
esigenze o almeno nelle aspirazioni della natura umana. Siccome sono numerose e diverse queste
aspirazioni, così l'associazione prende forme differenti, affinché tutti possano conseguire i fini
comuni all'umanità, e i fini speciali propri alle attitudini di ciascheduno.
Le società che hanno un fine particolare e contingente, traggono la loro origine dalle convenzioni
che formano fra loro quelli che tendono al medesimo scopo.
Ma non è punto lo stesso della società chiamata a condurre gli uomini al loro ultimo fine. Questa ha
necessariamente per autore Iddio, che assegnò all'uomo i suoi destini. Difatti, Dio l'ha stabilita sin
dall'origine, e la seconda persona della SS. Trinità è venuta nella pienezza dei tempi a darle l'ultima
perfezione. Questa società si chiama la santa Chiesa cattolica:
cattolica, perché tutti gli uomini sono
chiamati a farne parte, volendo Dio la salute di tutti; santa, perché la sua missione è di condurre gli
uomini alla santità.
La società civile tiene il mezzo tra la Chiesa e le associazioni particolari: essa è più necessaria di
queste, rispondendo a bisogni che non possono essere in quelle appieno soddisfatti; essa però non
può essere così generale come quella, perché le diverse tribù della famiglia umana, avendo attitudini
e caratteri differenti, dimandano di non essere governate nella stessa maniera. Nella formazione
delle società civili entra dunque del necessario e del convenzionale, del divino e dell'umano; divino,
quello che è fondamentale e che deriva dalle esigenze della natura; umano, quello che è d'ordine
secondario e variabile come l'indole dei popoli.
G. G. Rousseau accusò come falsi questi principii della ragione e della fede; ed ecco quello che egli
immaginò e consegnò in tutti i suoi scritti, e che la massoneria si è tolta la missione di effettuare. La
società, lo stato sociale, non risulta punto dalla costituzione dell'uomo e dalla istituzione divina;
essa è nel mondo una escrescenza accidentale e si potrebbe dire contro natura, che si sovrappose un
bel giorno pel fatto di volontà umane.
"Gli uomini vivevano nello stato di natura - disse G. G. Rousseau - come fanno i selvaggi, gli
animali, ed era l'età d'oro; stato di libertà e di eguaglianza, in cui i frutti erano di tutti e la terra di
nessuno, ossia ogni uomo era cittadino dell'universo".
Per passare dallo stato di natura allo stato sociale, gli uomini primitivi fecero un patto, un contratto,
"il contratto sociale".(5) Da una parte, ogni individuo pose la sua persona e tutti i suoi diritti nelle
mani di tutti; d'altra parte, tutti garantirono a ciascuno una parte eguale dei beni comuni. L'individuo
diede alla società tutto quello che è, e la società ammise l'individuo nella comunione di tutta la cosa
pubblica, della repubblica.
"Le clausole del patto sociale - disse G. G. Rousseau(6) si riducono tutte ad una sola: L'alienazione
totale di ogni associato con tutti i suoi diritti a tutta la comunità". Se rimanesse qualche diritto agli
individui, sussisterebbe lo stato di natura e l'associazione diventerebbe necessariamente vana ...
Facendosi l'alienazione senza riserva, l'unione è perfetta quanto può esserlo, e niun associato ha più
nulla da reclamare".
Ecco l'idea che la massoneria si fa della società, ecco il piano sul quale vuole ricostituirla. Fintanto
che ciò non sia perfettamente effettuato, vale a dire finché gli individui pretenderanno conservare
qualche diritto, lo stato sociale, quale lo fece il contratto, quale dev'essere, non sarà giudicato
perfetto; lo stato di natura, a cui il contratto volle por fine, sussisterà in qualche cosa. Il progresso è
dunque la marcia verso l’assorbimento completo di tutti i diritti per mezzo dello Stato; non più
diritti per l'individuo, non più diritti per la famiglia, a più forte ragione non più diritti per una
società qualunque che si formasse in seno dello Stato o al di sopra di lui.
Non è verso questo stato di cose che noi c'incamminiamo a gran passi? e questo concetto della
società non è la spiegazione, e, per i nostri massoni, la giustificazione di tutto ciò che attualmente si
è fatto o tentato di fare contro la libertà della Chiesa, contro la libertà delle associazioni, contro la
libertà della famiglia, contro la libertà degli stessi individui? Lo Stato non può, né deve tollerare
alcun'altra associazione diversa da se stesso. Se avvenimenti passati, se individualità potenti hanno
creato in seno alla società civile delle associazioni distinte, lo Stato deve lavorare costantemente a
restringere la cerchia in cui esse vivono ed operano, finché sia giunto ad assorbirle o a distruggerle.
Secondo Rousseau, secondo la massoneria, è cotesto il suo diritto, è anzi il suo dovere; diritto e
dovere che derivano direttamente dal contratto sociale, e senza l'esercizio di essi questo contratto
diverrebbe illusorio e ben presto cadrebbe.
Si cessi dunque di far le meraviglie se nella nostra società uscita dalla Rivoluzione, impastata
dall'idea rivoluzionaria, lo Stato voglia tutto concentrare e tutto assorbire, soffocare ogni iniziativa e
paralizzare ogni vita: egli obbedisce in ciò alla sua legge, al principio secondo il quale egli
dev'essere tutto, essendo stato tutto a lui concesso mercé il contratto iniziale. Ciò che vive, si
muove, ciò che è fuori di lui, non lo è e non lo fa che per una usurpazione di cui gli si deve rendere
conto colla restituzione.
Questa rivendicazione deve esercitarsi soprattutto riguardo alle associazioni, perché esse sono più
potenti degli individui, e soprattutto rispetto alle associazioni che hanno un ideale diverso da quello
dello Stato naturalista. li patto sociale è stato contrattato per un godimento più completo dei beni di
questo mondo. Se vi sono delle società formate collo scopo di portare altrove lo sguardo dell'uomo,
di esortarlo a distaccarsi dai beni presenti per desiderare e proseguire altri beni, queste società sono
la contraddizione vivente della società uscita dal contratto sociale, esse devono sparire prima d'ogni
altra. È dovere di perseguitarle incessantemente, di mutilarle fino al completo annientamento. Ecco
la spiegazione delle calunnie sparse dagli umanisti nei loro scritti contro i religiosi, e delle
persecuzioni continuamente rinnovate contro di essi dal tempo del Rinascimento fino ai nostri
giorni, come pure della guerra a morte dichiarata oggidì alla prima delle società religiose, a quella
che è il fondamento e il principio vitale di tutte le altre, la Chiesa cattolica.
Note:
(1) Il grande Architetto è una di quelle espressioni che la framassoneria è capacissima di creare, e
che hanno per essa il grande vantaggio che tutti le possono accettare, perché ognuno le adatta alle
sue proprie idee. Per gli Ebrei e i deisti, il grande Architetto dell'universo è il Creatore del mondo; i
cristiani possono, se lo vogliono, vedervi la SS. Trinità; per gli iniziati, è la Natura; nell'ultimo
grado di iniziazione è Lucifero, il Porta luce.
N. S. Gesù Cristo ha detto: "Io sono la Luce del mondo; colui che mi segue non cammina nelle
tenebre, ma possiede la luce della vita: credete alla luce, affinché siate i figli della luce". Anche qui
apparisce la contraffazione. La massoneria dice di possedere la luce; le sue loggie sono il luogo
della luce, a cui essa chiama gli uomini a fine di comunicar loro la luce nelle sue iniziazioni, e il suo
maestro e il suo principe è Lucifero, l'astro decaduto.
(2)
Les principes de la Franc-Maçonnerie dans la vie des peuples, p. 163.
(3)
Congrés des Loges du Nord-Ouest, p. 24. Amiens, tip. Duchâtel.
(4) Aristote,
Politique, § 9.
(5) G. G. Rousseau non è, propriamente parlando, l'inventore del Contratto sociale. È un
protestante, Hubert Languet, che, nelle
Vindiciae contra tyrannos, sotto il pseudonimo di Giunio
Bruto, espose per la prima volta la teoria d'un "contratto" origine della società.
È tanto assurdo supporre un patto primitivo fondamentale della società pubblica, quanto sarebbe
assurdo supporre un patto costitutivo della famiglia tra il padre ed i figli. Bonald fa conoscere il
circolo vizioso in cui cade Rousseau: "Una legge, non fosse che quella che regolasse le forme da
seguire per fare la legge; un uomo, non fosse che quegli che l'avesse proposta, avrebbe sempre
preceduto questa pretesa istituzione del potere, e il popolo avrebbe obbedito prima di darsi un
padrone". Bossuet avea detto prima di Bonald: "Ben lungi che il popolo in questo stato (senza legge
e senza potere) potesse fare un sovrano, non vi sarebbe nemmeno un popolo".
(6) Contrat social, lib. I, cap. VI.