giovedì 24 ottobre 2013

Juan Donoso Cortés: tra liberalismo e filo-tradizionalismo.




Juan Donoso Cortès.

Juan Francesco Maria de la Salud Donoso Cortés, primo Marchese di Valdegamas nacque a Don Benito il 6 maggio 1809.
Figlio maggiore di Pedro Donoso Cortés, un avvocato e proprietario terriero di Estremadura, discendente del grande conquistador Hernán Cortés, studiò inizialmente con un maestro privato, prima di entrare molto giovane alla facoltà di filosofia di Salamanca, quindi al collegio di San Pedro, a Cáceres; Juan si rivela particolarmente dotato in logica ed in metafisica. Nell'ottobre 1823, ritornò all'Università di Siviglia; e lì conobbe Nicomedes Pastor Diaz, così gli si aprì la strada per diventare giornalista e uomo politico. Terminò i suoi studi all'età di diciannove anni; troppo giovane per essere avvocato, quindi ripiegò sull'insegnamento, ed ottenne nell'autunno 1828 la cattedra di filosofia dell'università di Cáceres, raccomandato dallo scrittore liberale  Manuel Quintana. È in questa città che conosce Teresa Carrasco, che sposerà nel 1830.

L'usurpatrice Isabella "II"
(1839).

Lo stesso anno, Donoso Cortés partì per Madrid, dove lavorò con suo padre come avvocato. Le sue poesie vennero apprezzate, ma si fece soprattutto conoscere per "Memoria sulla situazione attuale della monarchia", indirizzata al Re Ferdinando VII di Spagna, che gli permette di ottenere un posto come segretario del ministero della giustizia. È un testo d'orientamento liberale e conservatore, nel quale difende i diritti di Ferdinando VII di sedere sul  Trono contro quindi l'oppositore e fratello del sovrano, nonchè suo legittimo successore e difensore della Monarchia Tradizionale,  Don Carlos. Alla morte del Re, si schiera dalla parte dell'usurpatrice Isabella "II" e di sua madre Maria Cristina di Borbone-Due Sicilie.
In questo periodo giovanile, "egli, al tempo degli studi universitari a Salamanca e a Siviglia, aveva maturato idee di stampo liberale e progressista, leggendo le perniciose e sovversive opere di Locke, Condillac; Rousseau e Voltaire".


Scrisse nelle 1834 "Considerazioni sulla diplomazia e la sua influenza sulla situazione politica e sociale dell'Europa, dalla Rivoluzione di luglio al trattato della Quadrupla alleanza". Vi espose la sua ammirazione per la Costituzione di Cadice del 1812, e si mostrò favorevole ad un governo «in nome dell'intelligenza». Ovviamente ispirato dalla lettura di alcuni rivoluzionari dottrinari francesi come Pierre Paul Royer-Collard, fondò il principio della legittimità del sovrano non sulla sua elezione da parte del popolo, tipica del mondo liberale, ma sulla conformità dei suoi atti con la giustizia.

La sua unica figlia e sua moglie morirono  successivamente durante l'estate del 1835. A novembre dello stesso anno, partecipò alla creazione dell'Ateneo di Madrid con i liberali Salustiano Olózaga e Ángel de Saavedra. Eletto deputato dalla circoscrizione di Cadice nel 1837, e frequentando ambienti massonici,  venne  nominato segretario del Consiglio dei ministri presieduto da Mendizábal; tuttavia, cadendo in disaccordo con quest'ultimo, si dimise poco tempo dopo.
In questa occasione rivide alcuni giudizi storico-politici, soprattutto verso la Rivoluzione francese e quindi anche verso i controrivoluzionari, e rivide anche la sua posizione nei confronti del Carlismo. Per diffondere le sue idee, fondò il giornale El Porvenir (Il futuro), pur contribuendo, tra l'altro, a El Piloto, alla Revista de Madrid ed al Correo Nacional. Dal 1836-1837 tenne corsi di diritto pubblico all'Ateneo di Madrid, che suscitarono numerose reazioni, per la maggior parte sfavorevoli per via del suo cambio di opinioni.


Antonio d'Orléans
Antonio d'Orleans.

Nel 1840, quando Baldomero Espartero prese il potere, dovette lasciare la Spagna, ed accompagnò la reietta Maria Cristina nel suo esilio in Francia, e redisse  i vari manifesti che indirizzò agli spagnoli. Nel 1843, quando Espartero venne deposto da Narváez, Donoso Cortés ritornò in Spagna, e Maria Cristina gli affidò l'istruzione di sua figlia, l'usurpatrice  Isabella "II". Prese parte nuovamente ai dibattiti del Cortès, dove era considerato per i suoi talenti d'oratore, e svolse un ruolo importante nella redazione della costituzione del 1845. Prese posizione in occasione del matrimonio di Isabella "II" tra i due pretendenti Francesco d'Assise e  Antonio d'Orléans, in favore del secondo, venendo nominato in questa occasione Gran Croce della Legione d'Onore da parte di un altro usurpatore , Luigi Filippo III Duca d'Orleans.

Profondamente segnato dalla morte di suo fratello Pedro militante nell'esercito carlista avvenuta nel 1847, si interessò ai mistici cattolici, in particolare Santa Teresa d'Avila e Luis di Granada. Nel 1848, entrò alla Real Academia Española, e pronunciò in questa occasione il suo Discorso sulla Bibbia.


Nel 1848, Donoso Cortés venne nominato ambasciatore a Berlino, presso la Corte Prussiana; oltre alla morte del fratello, nel 1848 in Francia scoppiò anche la rivoluzione di febbraio e Donoso Cortés cominciò ad avere alcuni ripensamenti che sfociarono nel discorso che tenne nel 1849 in difesa di Ramón María Narvaez, chiamato Discurso sobre la Dictadura".  È in questo momento che il suo liberalismo si avvicina al filo-tradizionalismo dei filosofi Joseph de Maistre e Louis de Bonald.

In effetti, anche in seguito alle sue esperienze politiche (le rivoluzioni settarie divampate in tutta Europa, di cui egli poté valutare di persona gli effetti in qualità di ministro plenipotenziario della Spagna a Berlino), si convinse dell'erroneità delle dottrine moderne e dell'unica e piena verità del cattolicesimo.


Napoleone III
Napoleone III.
Nel 1851, divenne ambasciatore a Parigi, dove diventò intimo di Napoleone III , e dove fu suo testimone di nozze con la cattolica Eugenia Maria de Montijo, contessa di Teba. Nello stesso anno pubblicò una delle sue più importanti opere, l'Ensayo sobre el catolicismo, el liberalismo y el socialismo (in italiano "Saggio sul cattolicesimo, il liberalismo e il socialismo") pubblicata in francese e in spagnolo, che venne abbondantemente commentato dalla stampa europea; alcuni cattolici attaccarono il lavoro, cosa che indusse Louis Veuillot a prendere la sua difesa nel suo giornale L'Univers, così come si dice che  fece anche Papa Pio IX in una lettera personale. Successivamente, nel suo ennesimo tentativo di "ibridazione" politica e sociale , mise senza successo la sua autorità intellettuale al servizio della riconciliazione tra il legittimo Re di Spagna  Carlo VI, e i suoi partigiani , e l'usurpatrice Isabella "II" che occupava illegittimamente il Trono di Spagna.

Nominato ambasciatore di Spagna, a Parigi, vi morì il 3 marzo 1853, senza mai aver abbracciato  completamente il vero Tradizionalismo e di conseguenza la legittimità. Sul suo corpo venne trovato un cilicio.




Fonte:

Wikipedia (immagini).

  • Carl Schmitt, Donoso Cortés, Adelphi, Milano, 1996
  • Rino Cammilleri, Juan Donoso Cortés. Il padre del Sillabo, Marietti, Genova, 1998

Scritto da:

Il Realista.