lunedì 20 febbraio 2012
Roma 20 settembre 1870 e i Soldati del Papa. Il trionfo della forza sul diritto.
Roma, 12 settembre 1870.
Il generale Kanzler dichiara Roma “in istato di assedio”.
“Nel 1870 come nel 1860 non vi fu dichiarazione di guerra. La formale dichiarazione, senza la quale
nessuna guerra è legale, è di solito costituita da un documento che denunzia gravi trasgressioni e
accuse per le quali sia richiesta e rifiutata una riparazione.
Poiché nessuna accusa poteva essere mossa per motivare l’invasione del patrimonio di san Pietro, fu
impossibile formulare una dichiarazione di guerra.
L’invasione fu un atto di brigantaggio regio”.
In questi termini Patrick Keyes O’ Clery, irlandese militante nelle file dell’esercito pontificio, descrive
la presa di Roma .
Toccanti sono anche le parole con le quali ricorda l’ultimo saluto del papa alle sue fedeli truppe:
“Poco prima di mezzogiorno fu dato per l’ultima volta il segnale di adunata e le truppe formarono i
ranghi. Quando furono tutti schierati, rivolti verso il Vaticano pronti per partire, il colonnello Allet
si fece avanti e con voce rotta dall’emozione gridò: “Mes enfants! Vive Pie Neuf!”.
Un poderoso evviva proruppe dalla truppa. In quel momento il papa apparve dal balcone e, levando
le mani al cielo pregò: “ che Iddio benedica i miei figli fedeli !”.
L’entusiasmo di quel momento fu indescrivibile, uno zuavo ungherese sfoderò la spada, subito
migliaia di spade sguainate brillarono al sole”.
Si può dedurre da numerose affermazioni di Pio IX, quanto paterno e sincero fosse l’affetto che lo
legava ai suoi soldati, come quando rivolgendosi al Kanzler, ufficiale delle truppe pontificie si
raccomanda : “abbiate cura anche di irlandesi, inglesi e canadesi che non hanno chi rappresenti i
loro interessi, perché siano protetti dai maltrattamenti che altri ebbero a soffrire alcuni anni fa.”
E non aveva tutti i torti, seguendo infatti il racconto di O’ Clery leggiamo:
“(...) arrivammo a Civitavecchia dopo la mezzanotte, divisi per nazionalità e senza ricevere da
mangiare.
I francesi furono condotti nel lazzaretto, irlandesi, inglesi e belgi nelle prigioni, gli italiani
nella fortezza di Alessandria. Gli zuavi francesi s’imbarcarono per la Francia, canadesi, irlandesi e
inglesi a Genova dove un piroscafo, si diceva, li avrebbe mandati in Gran Bretagna. Tuttavia molti
a Genova furono reclusi come prigionieri comuni.
I belgi e gli olandesi furono trasportati in Svizzera, Da qui alla meglio dovettero tornare in patria
attraversando a piedi Svizzera e Germania.
I soldati italiani, per la maggior parte furono internati ad Alessandria”.
I soldati pontifici che provenivano da territori dominati da sovrani cattolici, avevano chi a livello
diplomatico, vegliasse sul rispetto del loro status di prigionieri. Al contrario, i militari provenienti da
stati governati da sovrani non cattolici, erano sottoposti a maggiori vessazioni. È il caso di olandesi e
belgi, costretti a tornare a piedi nelle loro terre, attraversando in pieno inverno il cuore dell’Europa,
abitato da popolazioni per lo più protestanti.
Così tra le sofferenze dei suoi figli fedeli e lo sdegno di duecento milioni di cattolici, cadeva il potere
temporale del papa.
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Roma, la Città Santa, si riempì di infernali testate giornalistiche: “Il Mefistofele”, “Il diavolo color
rosa”, “la Raspa”. I cattolici divennero bersaglio della satira del tempo, le manifestazioni sacre
sistematicamente disturbate dagli anticlericali.
É solo l’inizio di una storia non ancora superata, che capovolge la bilancia del bene e del male, che fa
passare per vera la menzogna e per falso il vero.
Una storia ancora attuale.
“ Che si spera?”, pubblica l’Osservatore romano il 17 settembre 1870, “forse che la voce del
Vicario di Gesù Cristo possa essere soffocata dalle mani imbelli dell’uomo? A traverso i
folti battaglioni, malgrado la più rigorosa sorveglianza essa s’udrà potente, sonora, minacciosa da
un punto all’altro del globo. Al suo mistico rimbombo tremerà la terra che si sentirà scossa nei stessi
cardini della sua esistenza e in poco d’ora, simile al colosso di Nabucco, la rivoluzione cadrà in
polvere”.
“PORTAE INFERI NON PREVALEBUNT” era e continua ad essere il motto dell’Osservatore
Romano, “Portae inferi non prevalebunt” è Parola di Dio, che continua ad alimentare la speranza
comandata dal Vangelo a tutti i cristiani.
Se il 20 settembre 1870 segna la vittoria della forza sul diritto, un’altra data, segnerà un
giorno la vittoria definitiva del diritto sulla forza.