Carlo Maria Isidoro di Borbone-Spagna, Infante di Spagna (Palazzo reale di Aranjuez, 29 marzo 1788 – Trieste, 10 marzo 1855).
Carlo Maria Isidoro di Borbone-Spagna, Infante di Spagna (Palazzo reale di Aranjuez, 29 marzo 1788 – Trieste, 10 marzo 1855), fu il secondo figlio maschio di Carlo IV re di Spagna e Maria Luisa di Borbone-Parma: come Carlo V fu il primo dei pretendenti carlisti al trono spagnolo. A lui si fa spesso riferimento come Don Carlos, ma non va però confuso con il suo omonimo, figlio di Filippo II di Spagna.
Carlo Maria Isidoro di Borbone nel 1792 circa.
Carlo Maria Isidoro di Borbone-Spagna nacque il 29 marzo 1788. Figlio del Re di Spagna Carlo IV° di Borbone-Spagna era il secondo in linea di successione al Trono dopo il fratello Ferdinando. Il piccolo Carlo mostrò subito delle nette differenze dal fratello , infatti egli era più rigido ogni cosa facesse, era molto religioso e un fedele Cattolico, aveva preso con estrema serietà il compito che la Provvidenza gli aveva conferito, e sopratutto egli si dimostrò sempre all'altezza del suo rango. Con gli avvenimenti che seguirono la rivoluzione Francese del 1789 , e il pericolo che il "Trono e L'Altare" correvano , spinsero il giovanissimo Carlo a sviluppare una profonda identita che lo portò a difendere con tutto se stesso il diritto Divino della Monarchia contro i suoi nemici, e questa caratteristica lo accompagnò per tutta la vita.
Carlo Maria Isidoro di Borbone-Spagna 1798 circa.
Il ritratto della famiglia Reale Spagnola . Si possono vedere , il Re Carlo IV° di Borbone-Spagna con sua moglia la Regina Maria Luisa di Borbone-Parma e i loro figli tra cui sulla sinistra , nascosto dietro il fratello Ferdinando si intravede Carlo Maria Isidoro.
Nel 1808 Napoleone costrinse Carlo IV° ed il suo primogenito Ferdinando a rinunciare ai loro diritti al trono spagnolo; Carlo, erede presuntivo di suo fratello, convinto difensore della Monarchia rifiutò di rinunciare ai diritti, perché li considerava giustamente dati per Grazia di Dio. Dal 1808 al 1814 lui e Ferdinando furono prigionieri di Napoleone a Valençay, in Francia, tenuti in condizioni igieniche all'limite dell'umano, e nutriti con frattaglie(quando capitava) e spesso con solo Pane e acqua .
Nel 1814 Carlo ed il resto della famiglia reale poterono tornare a Madrid: nel settembre di due anni dopo sposò sua nipote Maria Francesca di Braganza (1800-1834), figlia di Giovanni VI di Portogallo e di sua sorella Carlotta Giuseppina, da cui ebbe tre figli:
- Carlo Luigi (1818-1861), conte di Montemolina
- Giovanni (1822-1887), conte di Montizon
- Ferdinando (1824-1861)
Durante i moti rivoluzionari del 1820-1823 (il "Triennio Liberale Spagnolo") Carlo fu minacciato dai radicali, mentre alcuni conservatori lo volevano vedere sul trono: il principe invece, in quanto fervente credente nella dottrina legittimista, si rifiutò sempre di prendere le armi per scavalcare il fratello.
I successivi sette anni passarono tra alti e bassi per Carlo fino a che, nel maggio del 1830 suo fratello Ferdinando VII lo ripagò della sua fedeltà mostratali sette anni prima emanando la Prammatica Sanzione che permetteva anche alle donne di accedere al trono: questo decreto era già stato approvato dalle Cortes nel 1789 ma non era mai stato officialmente promulgato, bisogna comunque ricordare però che la Prammatica emanata da Carlo IV° permetteva alle donne di accedere al Trono solamente in mancanza di eredi maschi inclusi i parenti piu prossimi, ma Ferdinando VII°, debole e timoroso, perennemente indeciso e terrorizzato dalla frangia liberale , modificò nettamente tale legge . Fino ad allora Carlo era stato l'erede presuntivo del fratello, ma il 10 ottobre 1830 la moglie di Ferdinando diede alla luce una figlia, Isabella, che automaticamente prese il posto dello zio nella linea di successione.
Il partito clericale (chiamato in Spagna apostólicos) continuava giustamente a supportare i diritti di Carlo al trono, considerando la Prammatica Sanzione illegale, supportati anche dalla principessa Maria Teresa, moglie di Carlo. Nel marzo 1833 Ferdinando autorizzò il fratello e la cognata ad andare in Portogallo: questa autorizzazione era in realtà un ordine per allontanarlo dalla Spagna e dai suoi sostenitori.
Nell'aprile 1833 Ferdinando VII° chiamò il fratello a prestare un giuramento di fedeltà a Isabella come Principessa delle Asturie, titolo tradizionalmente dato all'erede al trono. In modo rispettoso ma fermo Carlo si rifiutò: non aveva desiderio di salire al trono, ma era incrollabile nella convinzione di non poter rinunciare ai propri diritti, in quanto di origine divina.
Ferdinando VII morì il 29 settembre 1833: a Madrid sua moglie Cristina si proclamò reggente per la figlia Isabella ma il 1 ottobre Carlo emise un manifesto dove annunciava la propria salita al trono come Carlo V di Spagna, informando al contempo i membri del governo di Cristina che li confermava nei loro incarichi e avvicinandosi al confine ispano-portoghese. Lì si scontrò con le forze leali a Cristina ed Isabella II che cercarono di arretarlo: questo costrinse Carlo a restare in Portogallo, stato anch'esso insanguinato da una guerra civile tra i sostenitori del cognato e nipote di Carlo, Michele del Portogallo e la moglie e nipote di questi, Maria II del Portogallo. In Spagna iniziava la Prima guerra carlista.
Quando il partito michelino fu sconfitto definitivamente nel 1834: Carlo si rifugiò in Inghilterra ed il governo spagnolo si offrì di garantirgli una pensione annuale di 30.000 sterline, se avesse rinunciato alle sue pretese e non fosse più tornato nella penisola iberica. Carlo rifiutò con decisione. In luglio passò in Francia, dove aveva il forte appoggio del partito legittimista, e di lì incontrò i propri sostenitori ad Elizondo, nella parte spagnola dei Pirenei. Nell'ottobre 1834 sua cognata la Reggente Cristina emanò un decreto totalmente illegittimo (ratificato dalle Cortes tre anni dopo) che lo privava dei suoi diritti di Infante.
Carlo rimase in Spagna per cinque anni a fianco delle sue armate: non dimostrò mai le qualità di un grande generale o un particolare coraggio in battaglia ma seppe resistere alle molte difficoltà che gli si presentavano . In queste occasioni ebbe spesso l'aiuto di un guida corpulenta conosciuta comunemente come "regio asino" (burro reale).
La corte stretta intorno a Carlo era continuamente agitata da intrighi personali: se alcuni suoi aderenti lo sostenevano perché credevano nei suoi diritti al trono, altre lo facevano solo per promuovere i privilegi delle provincie basche. A questo si aggiungevano i conflitti fra gli ufficiali di Carlo ed il clero, che aveva molto ascendente sul principe.
Durante i primi anni della guerra ci furono parecchi momenti in cui la vittoria era alla portata di Carlo: l'ultima volta fu con la cosiddetta Spedizione Reale dell'estate 1837 in cui le truppe carliste dalla Navarra giunsero fino ai sobborghi di Madrid. Carlo sperava di entrare in città senza spargimento di sangue, ma quando gli apparve evidente che soltanto una battaglia avrebbe permesso di entrare in città, l'Infante tentennò e dopo parecchi giorni decise di ritirarsi; il suo esercito era inoltre stato ridotto ad un terzo delle precedenti battaglie.
La sua prima moglie era morta in Inghilterra nel 1834: Carlo si risposò in Biscaglia nel 1837 con la sorella maggiore della defunta (e sua propria nipote) Maria Teresa di Braganza.
Nel giugno 1838 Carlo nominò suo comandante in capo Rafael Maroto: questi nel febbraio 1839 ebbe quattro generali caduti e divulgò un documento in cui criticava l'entourage di Carlo, il quale indignato dalla cattiva condotta lo dimise dalla carica che ricopriva. Maroto mosse su Tolosa dove il principe risiedeva e ne fece un virtuale prigioniero: venne subito rinominato comandante in capo e ottenne il licenziamento dei cortigiani che lo osteggiavano. Successivamente iniziò una serie di abboccamenti segreti con i generali della Reggente e nell'agosto 1839 abbandonò i carlisti.
Nel settembre 1839 Carlo abbandonò la Spagna per la Francia, dove venne per un breve periodo imprigionato. Per circa un altro anno alcuni dei suoi ufficiali continuarono a combattere, soprattutto in Catalogna, ma ogni resistenza carlista cessò nel luglio 1840.
Nel maggio 1845 Carlo cedette i suoi diritti al trono al figlio Carlo Luigi, e adottò il titolo di Conte di Molina. Si trasferì in fine a Trieste dove lui e la famiglia Furono ospiti in una casa di via Lazzaretto vecchio, di proprietà della sorella della nuora, la duchessa di Berry. Ora è al n 24, qualcuno parla d n 11.
La casa è ora in ristrutturazione, per cui non si può vedere ad esempio il vecchio portone istoriato di legno, eccola in alcune foto :
Negli ultimi anni, non potendo far le scale, il vecchio Re sembra che usasse la porta del lato posteriore della casa.
Il 10 Marzo del 1855 morì a Trieste e li venne sepolto, nella cappella di San Carlo Borromeo nella Cattedrale di San Giusto.
Lapide della tomba di Carlo Maria Isidoro di Borbone-Spanga a Trieste nella cappella di San Carlo Borromeo nella Cattedrale di San Giusto.
Durante la Prima Guerra Carlista il 15 gennaio 1837 le Cortes vararono una legge, del tutto illegittima e perciò legalmente contestabile, ratificata dalla Reggente Maria Cristina, che escludeva dalla successione al trono spagnolo e privava dei loro titoli spagnoli Don Carlos e tutti i suoi alleati: oltre a Don Carlos, i suoi discendenti diretti, quelli che avrebbe potuto avere dalla sua seconda moglie Maria Teresa, il figlio di primo letto di questa, l'Infante Sebastiano (1811-75) ed il nipote e cognato di Carlo, Michele del Portogallo. Furono etichettati come "ribelli".
Personalmente, e dopo aver accuratamente esaminato le vicende, sono giunto alla conclusione che i diritti Carlisti e le loro pretese di ripresa di ciò che è di legittimo per grazia di Dio, sono del tutto giustificate e nutrono tutto il mio appoggio. Don Carlos rappresenta, come Carlo X° di Borbone-Francia per citarne uno, il perfetto esempio di Sovrano consapevole del ruolo cruciale della Monarchia e della sua reale importanza, infatti lui ,come altri che non si sono piegati alla terribile tempesta liberale, a pagato con l'esilio e molti sacrifici la sua fermezza. Concludo con il dire che , nonostante egli non sia mai riuscito a salire sul suo legittimo Trono , a vinto ugualmente, perchè il non piegarsi e il difendere dei Sacro Santi diritti fino alla fine rappresenta una grandissima vittoria , sia spirituale che morale, e ciò deve essere un esempio da seguire oggi nella battaglia che vede ancora una volta il legittimismo scontrarsi con il liberalismo.
Fonti:
Wikipedia.
"Il Palazzo dei reali di Spagna in esilio a Trieste" del centro Studi fermi Trieste 1989.
Scritto da :
Il Principe dei Reazionari