domenica 12 febbraio 2012

Fenestrelle i primi nomi dei soldati Napoletani



Il primo studio sui campi di prigionia per soldati Napolitani, apparve sulla rivista L'Alfiere, diede origine ad un più ampio saggio di Fulvio Izzo sull'argomento (I Lager dei Savoia). Le due ricerche, integrandosi, sono state alla base di una nuova messa a fuoco dell'ultima storia militare del Sud indipendente. Indro Montanelli negò l'esistenza dei campi di concentramento al Nord per soldati duosiciliani durante le fasi costitutive dell'unità d'Italia; ma, la sua, fu una difesa aprioristica e settaria del principio risorgimentale perchè se avesse avuto voglia di documentarsi, ed i nostri studi offrivano la bibliografia inoppugnabile, avrebbe potuto consultare i Carteggi di Cavour, base di partenza per conoscere il problema. Bastava limitarsi al solo volume dedicato all'indice dei precedenti 15 volumi, per trovare a pag. 188 il titolo "Prigionieri di guerra Napoletani" con l'indicazione di ben 19 dispacci riportati nel terzo volume "La liberazione del Mezzogiorno" dove si parla diffusamente dei soldati del Sud e del loro triste destino. Più autorevoli studiosi della materia hanno invece accolto le nostre ricerche con maggior serietà ed il prof. Roberto Martucci, storico dell'Università di Macerata, ha scritto con coraggio: "il silenzio della più consolidata riflessione storiografica sull'argomento appena evocato, consentirebbe di ipotizzare l'inesistenza o la non rilevanza del fenomeno dei prigionieri nelle guerre risorgimentali, anche a causa della stessa brevità degli eventi bellici di quella fase storica, generalmente limitati a poche settimane di conflitto. Impressione che risulta rafforzata dalla lettura di testi coevi quali quelli del borbonico Giacinto De Sivo, che dedica poche righe alla questione, o del liberale Nicola Nisco che in proposito tace. Meraviglia di più il silenzio conservato dal giornalista e politico liberale Raffaele De Cesare, che ha scritto, a pochi decenni dagli avvenimenti, sulla base di testimonianze dirette integrate da un'interessante bibliografia, senza tuttavia prestare la minima attenzione al problema. Il fatto poi che neppure il compiuto affresco legittimista di Sir Harold Acton, tracciato in anni a noi più vicini, si riferisca al tema crepuscolare della prigionia, sembrerebbe autorizzare una presa di distanza dalle poche righe con cui padre Buttà  tentò a suo tempo di sfidare “ l'oblio dei posteri".La questione assume però contorni del tutto differenti se, abbandonato l'alveo della ricostruzione storiografica, proviamo ad interrogare quell'inesplorato e vasto microcosmo costituito dall'imponente Carteggio del conte di Cavour. Occultati tra migliaia di dispacci troviamo, infatti, una ventina di documenti che evocano a grandi linee una questione non marginale, suggerendo approfondimenti archivistici tali da riempire una pagina restata finora bianca nella storia militare dell'unificazione italiana. Essi aprono anche interessanti prospettive di ricerca riguardo alle relazioni interpersonali tra settentrionali e meridionali e all'uso di alcuni stereotipi divenuti di uso frequente nei decenni post-unitari, per qualificare gli appartenenti ai ceti più umili del cessato Regno delle Due Sicilie. Sottoscriviamo le parole dello storico con una riserva: la conoscenza del problema relativo alla prigionia dei soldati Napolitani colmerà certamente "una pagina restata finora bianca nella storia militare dell'unificazione italiana" ma andrà a formare, principalmente, il capitolo ricostruito a peritura vergogna di una classe politica e di una dinastia che unificarono in quel modo, "col ferro e col fuoco", Stati di tradizione italiana di gran lunga superiore a quella del Piemonte. Tornando ai nostri studi dobbiamo registrare un passo in avanti della ricerca, divenuta ormai un tema caro a tanti studiosi che si sentono eredi, oltre che discendenti, del cessato Regno delle Due Sicilie. Il passo in avanti riguarda la situazione del campo di concentramento di Fenestrelle. Questo luogo, situato a quasi duemila metri di altezza, sulle montagne piemontesi, divenne la base di raggruppamento dei soldati borbonici più ostinati: quelli, per intenderci, che non vollero finire il servizio militare obbligatorio nell'esercito sabaudo, quelli che si dichiararono apertamente fedeli al Re Francesco II, quelli che giurarono aperta resistenza ai piemontesi. Il luogo non era nuovo a situazioni del genere perchè già Napoleone se ne era servito per detenervi i prigionieri politici ed un illustre Napoletano, don Vincenzo Baccher, il padre degli eroici fratelli realisti fucilati dalla repubblica partenopea il 13 giugno del 1799, vi aveva passato 9 anni, dal 1806 al 1815, tornando a Napoli alla venerabile età di 82 anni. A Fenestrelle, quindi, giunsero i primi "terroni" ed in questo luogo molti di essi cessarono di vivere. Il numero di coloro che trovarono la morte non è certo perchè le cronache locali parlano di migliaia di soldati prigionieri morti ma non registrati. I loro corpi venivano gettati, "per motivi igienici", nella calce viva collocata in una grande vasca situata nel retro della chiesa che sorgeva all'ingresso del Forte. Il personale addetto alla fortezza conferma ancora oggi l'esistenza della vasca. Ma a Fenestrelle funzionava anche un ospedale da campo dove furono ricoverati alcuni prigionieri. Coloro che morirono nell'ospedale vennero annotati nel libro dei morti di Fenestrelle e la Provvidenza ha permesso che alcune annate del libro parrocchiale dei morti si sia potuto consultare, anche se molto velocemente.Il dottor Antonio Pagano, accompagnato dal dott. Piergiorgio Tiscar, discendente del maggiore don Raffaele Tiscar de los Rios, capitolato a Civitella del Tronto, ha visionato il libro dei morti ed ha stilato velocemente l'elenco che ora si pubblica. I registri del 1860 e del 1861 sono scritti in francese ed i nostri soldati vengono  definiti "prigionieri di guerra napoletani". I registri del 1862, del 1863, del 1864 e del 1865 sono scritti in italiano e definiscono i prigionieri morti "soldati cacciatori franchi".  Mancano all'appello i registri dal 1866 al 1870 perchè prestati ad uno studioso di Torino. Avremo modo, in futuro, di colmare la lacuna e correggere eventuali errori di trascrizione. Elenchiamo ora i nomi dei nostri Caduti con religiosa emozione al fine di restituire alla loro memoria, dopo 140 anni, gli onori ed il rispetto che meritano per il sacrificio sopportato.
- ANNO 1860 :
1. Garloschini Pietro, m. 1.10, di Montesacco (?)
2. Conte Francesco, m. 11.11, di Isernia, anni 24
3.Leonardo Valente, m. 23.11, di Carpinosa, anni 23
4. Palatucci Salvatore, m. 30.11, di Napoli, anni 26
5. Suchese (?) Francesco, m. 30.11, di Napoli-  
- ANNO 1861:
1. Scopettino Matteo, m. 24.8, di Chieti, anni 22
2. Miggo Salvatore, m. 7.10, di Galatina (Lecce) anni 24
- ANNO 1862 : 
1. Donofrio Carmine, m. 16.1, di Villamagna (Chieti) , anni 27
2. Caviglioli Marco, m. 29.1, di Cosciano (?)
3.Palmieri Biagio, m. 5.2, di Teano, anni 23
4. Visconti Domenico, m. 16.4, di Cosenza, anni 28
5. Mulinazzi Francesco, m. 20.7, di Benevento, anni 24
6. Gentile Rocco, m. 24.7, di Avellino, anni 25
7. Leo Vincenzo, m. 18.9, di Veroli (Frosinone),anni 26
8. Lombardi Nicola, m. 25.9, di Modigliano (?)
9. Vettori Antonio, m. 7.11, di Amantea, anni 26 
- ANNO 1863 : 
1. Mazzacane Cristoforo, m. 18.2, di (?)
2. Pripicchio Raffaele, m. 21.3, di Paola, anni 23
3. Giampietro Giovanni, m. 9.5, di Moliterno, anni 28
4. Milotta Giuseppe, m. 23.5, di Sala, anni 24
5. Spadari Ruggero, m. 25.5, di Barletta, anni 24
6. Serbo Tommaso, m. 17.8, di Triolo - Gareffa (?), anni 26
7. Gaeta Giordano, m. 11.10, di Pellizzano (Salerno), anni 32
8. Gorace Domenico, m. 15.12, di Palma, anni 32
9. Grossetti Angelo, m. 23.12, di Mura (Vestone),anni 25 
- ANNO 1864:
 1. Masareca Giuseppe, m. 20.1, di Basilicata, anni 22
2. Morino Santo, m. 29.1, di Mussano (Lecce), anni 26
3. Pastorini Andrea, m. 16.2, di Maregno (?), anni 27
4. Montis Salvatore, m. 24.4, di Tramalza (?)
5. Palermo Giovanni, m. 12.5, di Atripalda, anni 32
6. Cirillo Salvatore, m. 17.5, di Boscotrecase (Napoli), anni 32
7. Pellegrini Massimiliano, m.11.6, di Colorno (?), anni 26
8. Mossetti Antonio, m. 5.7, di Montalbano Jonico, anni 22
9. Di Giacomo Pasquale, m. 8.7, di Sessa Aurunca, anni 23
10. Giannetto Antonio, m. 19.7, di Zarca (?), anni 30
11. Davarone Francesco, m. 25.7, di Avellino, anni 26
12. Carpinone Cosimo, m. 4.11, di Fossaceca, anni 31
13. Bononato Carmelo, m. 17.11, di Belvedere,anni 27
14. Melloni Antonio, m. 20.11, di Sersini (?), anni 24
 - ANNO 1865: 
1. Laise Nunziato, m. 25.1, di Cetrara, anni 24
2. Barese Sebastiano, m. 30.1, di Montecuso, anni 26
3.Catania Angelo, m. 11.2, di Ischitella, anni 22
4. Pessina Luigi, m. 21.2, di Gragnano, anni 27
5. Mossuto Giuseppe, m.1.4, di Moriale, anni 25
6. Guaimaro Mariano, m. 8.4, di Sala Consilina, anni 30
7. Torrese Andrea, m. 11.5, di Avenza,anni 21
8. Colacitti Salvatore, m. 15.5, Montepaone, anni 24
9. Santoro Giuseppe, m. 20.5, di Sattaraco (?), anni 27
10.Tarzia Pietro, m. 31.5, di Valle d'Olmo, anni 24
11. Palmese Tommaso, m. 6.9, di Saviano, anni 24
12. Ferri Marco, m.11.10, di Venafro, anni 24 
Elenco compilato a Finestrelle giovedì 25 maggio 2000 alle 12.30,  da: - Antonio Pagano- Pier Giorgio Tiscar. Questi soldati del Sud finirono i loro giorni in terra straniera ed ostile, certamente con il commosso ricordo e la struggente nostalgia della Patria lontana. Erano poco più che ragazzi: il più giovane aveva 22 anni, il più vecchio 32. Se non fossero stati relegati a Fenestrelle probabilmente sarebbero divenuti "briganti" e, forse, anche per questo motivo, furono relegati a Fenestrelle, fortezza del liberale Piemonte, dove, entrando, su un muro è ancora visibile l'iscrizione:"OGNUNO VALE NON IN QUANTO E' MA IN QUANTO PRODUCE" . Motto antesignano del più celebre e sinistro slogan che si poteva leggere nei lager nazisti: "ARBEIT MACHT FREI".Non deve destare meraviglia l'abbinamento perchè la guerra del risorgimento, come ha giustamente osservato di recente Ulderico Nisticò, fu una guerra ideologica. E la guerra ideologica non può che concludersi con lo sterminio del "nemico"