Cosa è successo in Ungheria, da provocare le lamentose doglianze delle pedocrazie UE e degli Stati Uniti d'America? E' stata forse proclamata una dittatura? Sono stati sciolti i partiti politici e sospese le cosiddette "garanzie costituzionali"? E' stata dichiarata la guerra a qualche stato confinante? Niente di tutto questo; il Parlamento ungherese ha solamente deciso di modificare la sua Carta Costituzionale rifiutando di uniformarsi a quelle europee ispirate ai principi della rivoluzione francese del 1789 ed istituzionalizzate nel 1791. Victor Orban, capo del governo, con il 1 gennaio 2012, ha intrapreso la strada per il recupero dell'identità nazionale. Con la nuova costituzione, l'Ungheria infatti rimette al centro delle proprie istituzioni Dio, la persona, e la profonda identità del suo popolo legata alla tradizione cristiana voluta e difesa da RE Stefano. Inoltre con legge dello stato, ha limitato notevolmente lo strapotere della banca centrale sottoponendola ...
... al controllo delle istituzioni liberamente elette dal popolo, tutto ciò è stato salutato da quasi tutti gli organi di regime europei come un rischio per la democrazia in Europa ma in verità le oligarchie temono l'espandersi di un fenomeno di rifiuto delle imposizioni e delle intromissioni di Bruxelles nella vita delle nazioni.
Nell'introduzione della nuove legge, inoltre, è scritto che viene "onorata la sacra la corona di re Stefano che da più di mille anni rappresenta l'unità della nazione" e si fa riferimento al cristianesimo come elemento fondante della nazione.
Un'altra misura seria è stata la ristatalizzazione dei fondi pensione e le maxitasse imposte ai grandi gruppi stranieri attivi in settori chiave quali distribuzione alimentare, telecomunicazioni e credito (questi gruppi hanno presentato ricorso in sede comunitaria). Infine, il governo ha limitato i margini di manovra della Banca centrale europea, attirandosi ulteriori e copiose critiche dall’Ue, che chiede a Orban di ripensarci.
La risposta è stata bella e perentoria: «Non c’è nessuno al mondo che possa dire ai deputati eletti dal popolo ungherese quali leggi possono o non possono votare», ha tagliato corto il primo ministro.
Nel testo della nuova costituzione scompare la dicitura Repubblica per lasciare il posto alla sola Ungheria di cui si invoca la benedizione di Dio; si chiede la punizioni per i crimini commessi dai comunisti sino al 1989 inclusi i responsabili dell'attuale partito socialista.
Si dichiara inoltre che l'essere umano è tale sin dal suo concepimento, ed è vietato il matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Non si tratta di un ritorno alla fede cattolica; lo Stato ha ripristinato semplicemente i principi del diritto naturale, infatti, più del 20 % degli ungheresi non è cattolico ma calvinista, e costoro pare siano i più decisi avversari delle derive omosessualiste; questo dato ci consola, perchè fornisce la garanzia di una battaglia che sarà combattuta seriamente. Siamo invece indignati leggendo i toni del quotidiano cattolico francese "LA CROIX", (organo dei vescovi d'oltralpe) ove la vittoria degli anti-abortisti ungheresi è vista con disappunto, riprendendo gli stereotipi della stampa radicale e massonica; per noi ciò non costituisce novità, perchè sappiamo per esperianza che "la chiesa del vaticano II" prima di essere "cattolica", è anzitutto "anti-fascista".
In foto il Cardinale Jozsef Mindszenty, Primate d'Ungheria. Più volte torturato dai comunisti, si era rifugiato nell'Ambasciata americana di Budapest dopo l'insurrezione fallita del 1956. Contrario ad ogni politica di apertura all'URSS, seguita dai cardinali Villot e Casaroli, in linea con i dettami del Vaticano II, il prelato abbandonò la prigionia volontaria nell'Ambasciata, grazie al Presidente Richard Nixon solo nel 1971. Pressato da Paolo VI rifiutò le dimissioni da Primate, e quindi fu deposto d'autorità nel 1973.
R. Gatto
L'INFORMAZIONE CATTOLICA - CIRCOLARE DELL’ASSOCIAZIONE “SAN MICHELE ARCANGELO” - GENOVA