martedì 17 aprile 2012

E il Parlamento si schierò contro la Chiesa




di Angela Pellicciari

È del 1855 la proposta di legge per la soppressione degli ordini contemplativi.

[Da "La Padania", 29 agosto 2001]

La proposta di legge di Cavour e Rattazzi per la soppressione degli ordini contemplativi e mendicanti è esaminata da una Commissione parlamentare le cui conclusioni sono esposte alla Camera dal relatore Carlo Cadorna. Il momento è delicatissimo perché il Parlamento subalpino sta per scatenare quella durissima persecuzione contro la Chiesa cattolica che gli consentirà di trasformare il Regno di Sardegna in Regno d’Italia.

Il 20 febbraio 1855, dunque, il lunghissimo intervento del relatore Cadorna è seguito con grandissimo interesse e la sua conclusione è accolta da un coro scrosciante di applausi liberatori. Cadorna ha infatti dimostrato come sia legittimo, corretto ed auspicabile che, nel nome della costituzione, si violi il primo articolo della medesima (quello che definisce "unica religione di stato" la religione cattolica). Come fa il relatore a mettere d’accordo il diavolo e l’acqua santa? Stabilendo i seguenti principi.

Primo: lo stato è nel suo pieno diritto quando sopprime una comunità religiosa perché questa è una sua creatura: la comunità religiosa - questo il pensiero della maggioranza liberale - è creata dallo stato che la dota di personalità giuridica. Lo stato crea, lo stato può distruggere quanto ha creato.

Secondo: introducendo il principio del separatismo. È volontà di Dio - questa l’argomentazione di Cadorna - che al potere spirituale spetti la giurisdizione sulla parte più nobile dell’uomo: sull’anima. Alla chiesa compete autorità sui "pensieri, le aspirazioni, le credenze". Al potere temporale, viceversa, appartiene la giurisdizione sulla parte dell’uomo esterna e visibile: "la potestà civile è necessariamente, ed essa sola, competente sopra i beni temporali e materiali". Senza paura di sbagliare possiamo riassumere il pensiero di Cadorna nei seguenti termini: tutto quello che si vede cade sotto il potere temporale e quindi dello stato; tutto quello che non si vede cade sotto la giurisdizione del potere spirituale e quindi della Chiesa. Definite così le rispettive zone di influenza è chiaro, a parere del deputato, che i beni della Chiesa "non divengono spirituali per ciò solo, che sono destinati al culto". È chiaro altresì che lo stato può a buon diritto disporre a piacimento dei beni della chiesa.

Siamo nel 1855 e la Commissione di cui Cadorna è relatore tiene a sottolineare la propria moderazione giuridica: non sviluppa fino in fondo tutte le conseguenze che si possono trarre dai principi stabiliti. La Commissione ha perfettamente ragione: è infatti ovvio che dall’enunciazione dei principi che fa propri, deriva la liceità per lo stato di sopprimere non solo gli ordini contemplativi e mendicanti, ma tutti gli ordini religiosi. È altresì evidente che non solo i beni degli ordini religiosi possono venire incamerati, ma anche quelli di parroci e vescovi. È chiaro soprattutto che se non appartengono alla Chiesa, perché non sono spirituali, i beni materiali degli ordini religiosi (le case e gli oggetti di proprietà di monaci e frati), a maggior ragione il Papa non può rivendicare alcun legittimo possesso di un intero, materialissimo, stato.

Perché allora i governanti sardi agiscono, come sottolineano, con moderazione e non tirano tutte le conseguenze da principi giuridici così ben stabiliti? Perché hanno paura della reazione popolare. Ad ammetterlo è lo stesso Boncompagni, presidente della Camera, quando apre la discussione sul progetto di legge. "Io avrei voluto che lo stato mettesse fin d’ora la mano sopra tutti i beni ecclesiastici"; purtroppo non è possibile per il momento - sostiene - perché "voi non potreste privare i parroci senza cozzare vivamente colle abitudini, colle affezioni della nostra popolazione".

Fin dall’inizio del processo denominato "Risorgimento" il programma politico liberale è perfettamente delineato. Si tratta di far pagare alla chiesa, e cioè a tutta la popolazione, il costo dell’operazione che porterà Vittorio Emanuele a regnare sulla penisola italiana. Si tratta anche di procedere con cautela perché gli italiani sono, sì, destinati ad essere emancipati dalla propria fede ma per il momento sono ancora tutti cattolici. La persecuzione anticattolica va quindi anzitutto negata, poi attuata con cautela e poco per volta.

Nella lotta contro gli ordini religiosi, Cadorna - e con lui tutta la maggioranza liberale - enunciano il principio dell’onnipotenza dello stato. Il totalitarismo in Italia non inizia col fascismo: Mussolini non è il primo fautore dello stato etico.