Jean-Baptiste Guillaume Marie Anne Séraphin Joseph, conte di Villèle
Jean Baptiste Guillaume Marie Anne Séraphin Joseph, conte di Villèle (Tolosa, 13 aprile 1773 – Tolosa, 13 marzo 1854), è stato un politico Monarchico legittimista francese.
Fu uno dei personaggi più in vista durante il periodo della Restaurazione. Sposato con Gertrude Panon Desbassayns di Richemont, figlia della seconda Provvidenza, Madame Desbassayns.
Si arruolò nella Marina nel 1788, per la quale egli lavorò nelle Indie e poi nelle Antille. In seguito abbandonò questo mestiere e si ritirò sull'isola Bourbon[1]. Fu arrestato nel periodo del Terrore, e in seguito sposò la figlia di un proprietario terriero creolo, nel 1799. Basò la sua fortuna sulla sua egregia gestione delle proprietà personali. Nel 1807, rientrò in Francia, e cominciò la sua carriera politica accettando, senza non poco rammarico, dal Primo Impero il posto di sindaco di Merville. Malgrado tutto, egli era un convinto monarchico legittimista.
Nel 1814, Villèle raggiunse con entusiasmo i Borbone-Francia al loro ritorno. Scrisse le Observations sur le projet de Constitution (Osservazioni sul progetto della Costituzione), che criticavano la Carta del 1814, giudicata troppo liberale. Dopo i Cento Giorni venne nominato sindaco di Tolosa, presiedette alla Chambre introuvable ultra-monarchica e fu anche deputato della Haute-Garonne. A quell'epoca, egli fu relatore del progetto, putroppo non andato in porto, di una legge elettorale proposta dal ministro degli Interni di quel tempo Vincent-Marie Viénot de Vaublanc. Villèle si affermò e divenne il capo degli ultra.realisti, rivelò anche grandi capacità in economia. Diventò membro della Congregazione; rieletto nel 1816, egli guidò l'opposizione di destra contro Élie Decazes. Entrò nel gabinetto del duca di Richelieu dopo l'assassinio del duca di Berry nel febbraio 1820.
Si dimise nel luglio 1821, in disaccordo con la politica semi-liberale del duca, poi ritornò in favore del successo elettorale degli ultra-realisti nell'ottobre 1821. Diventò Ministro delle Finanze nel dicembre 1821, poi Presidente del Consiglio nel settembre 1822. Più prudente e moderato del suo partito, egli si oppose inizialmente alla spedizione di Spagna dando in seguito il suo consenso nel 1823. Quest'ultima si concluse in modo positivo con l'assedio di Cadice. Secondo il volere della maggioranza, Villèle sciolse la Camera nel dicembre 1823, allora eletta per la durata di sette anni. Sotto la pressione dei colleghi Ultra-Realisti , egli fece votare la legge del miliardo agli emigrati, e la legge sul sacrilegio nel 1825. Nel frattempo, però, non poté ottenere il ristabilimento del maggiorascato, nell'aprile del 1826.
L'opinione liberal-settaria gli fu sempre più ostile. Il progetto di legge che restringeva con criterio la libertà della stampa fu sfortunatamente rifiutata nell'aprile 1827. Di fronte all'opposizione dei Pari, filo-liberali, che fecero abrogare le sue riforme, Villèle fece in modo che avvenissero delle nuove elezioni, molto sicuro del suo successo. Nel novembre 1827, egli perse, in modo sospetto, la maggioranza, e fu costretto a dare le dimissioni il 5 gennaio 1828. Così cedette il posto al liberale visconte di Martignac. Nominato, per errore, pari di Francia da Carlo X, Villèle si ritirò dalla vita politica e rifiutò di continuare la proposta, fatta da Humann e Marhallac'h a nome dei deputati del centro ingenuamente convinti che così facendo avrebbero evitato i problemi della Rivoluzione, e di rimpiazzare Polignac a capo di un governo di pace (31 marzo 1830). Egli si dedicò alla stesura delle sue Memorie, pubblicate dalla sua famiglia tra il 1887 e il 1890. Morì a Tolosa il 13 marzo 1854, nel suo hotel di via Vélane.
Fonti:
Wikipedia
http://www.viveleroy.fr/
Scritto da:
Il Principe dei Reazionari