martedì 25 novembre 2014

SEGNI DELLA MISERICORDIA DI DIO SULLA FRANCIA E SUL MONDO (Estratto dall'opera di mons. Delassus "Il Problema dell'ora presente" Tomo II°)

 
 
 
Da oltre due secoli i figli della Francia lottano nel suo seno come Esaù e Giacobbe si urtavano l'un

l'altro nel seno di Rebecca. Questa guerra avrà un fine. Noi siamo portati a credere ed a sperare che

verrà un giorno in cui Dio farà manifesto che ha amato Giacobbe ed odiato Esaù; il regno degli

empii - e degli empii ve ne saranno sempre - sarà finito, e ricomincierà il regno dei buoni.

Da troppo lungo tempo gli empii trionfano, grazie all'ignoranza della massa. La Rivoluzione

nascondevasi nelle tenebre della legge. Oggi ne è tratta fuori, alla piena luce del giorno, ciascuno

può vedere ciò che è, e dimani, quando vorrà ricondurre il Terrore per conservare il suo regno,

ognuno vedrà ciò che ha da temere. Si comprenderà che la Rivoluzione non può arrestarsi se non

nel nulla. È il cancro che perisce colla carne che divora. Gli uomini non avranno allora altra scelta
che fra la vita e la morte; dovranno pronunciarsi per i cattolici perfetti o per i rivoluzionari perfetti,


non sarà più possibile di rifugiarsi nel giusto mezzo, in un mezzo termine tra la verità universale e

l'universale menzogna.
 
 
Antoine Blanc de Saint-Bonnet.jpg

Antoine Blanc de Saint-Bonnet


Fin dal 1873 il signor de Saint-Bonnet annunziava quello che incomincia a manifestarsi sotto i

nostri occhi: "Sta per farsi una separazione inaudita. Domani quelli che amano la vita saranno

obbligati ad unirsi a coloro che difendono la fede. Allora tutti i partiti si ridurranno a due: l'uno

desideroso che Dio trionfi, affinché la Francia esista, e l'altro che la Francia perisca per soddisfare

la sete di delitto che l'invidia accese nel loro cuore". Ed aggiungeva: "Ma venuto il momento, Dio

dividerà le onde del mar Rosso per aprire un passaggio a' suoi, poi rinchiuderà queste onde sopra

quelli che lo maledicono per salvarne l'avvenire".(1)

De Maistre, per convincere di questo mutamento coloro che assistevano agli esordii della

Rivoluzione, e la vedevano in tutta la sua effervescenza, dava loro questo segno: "Quando due

partiti si urtano in una rivoluzione, se da una parte si vedono cadere delle vittime preziose, si può

scommettere che questo partito finirà colla vittoria ad onta di tutte le apparenze in contrario".(2)

Questo è vero sopratutto se queste vittime si sono offerte in espiazione dei peccati del popolo. "Può

esserci stato nel cuor di Luigi XVI, in quello dell'angelica Elisabetta, un tale sentimento, una tale

accettazione capace di salvare la Francia". Quante anime sante unirono il loro sacrifizio a quello del

re! Quale spettacolo ammirabile il clero, la nobiltà, il popolo, diedero al cielo ed alla terra! Nessuno

dei loro patimenti, nessuna delle loro preghiere resterà senza effetto, poiché il "dogma della

riversibilità dei dolori dell'innocenza a vantaggio dei colpevoli è tanto universale ed antico quanto il

mondo".(3)

Ai segni dati da G. de Maistre noi possiamo aggiungerne degli altri ch'ei non conosceva.

Nel corso del suo processo, nell'adunanza del 22 febbraio, Giovanna d'Arco disse: "Ho spedito

agl'Inglesi che si trovavano dinanzi ad Orléans, una lettera in cui intimava loro di ritirarsi".

Questa lettera incominciava così:

"Re d'Inghilterra e voi, duca di Bedfort, che vi chiamate reggente del regno di Francia ... fate

ragione al Re del Cielo; consegnate alla Pulcella, che qui è inviata da parte di Dio, le chiavi di tutte

le buone città, che voi avete prese e violate in Francia. Essa è qui venuta dalla parte di Dio per

rivendicare il sangue reale. Ed è disposta a fare la pace se voi volete farle ragione ... che se voi non

la fate, io sono qui mandata da parte di Dio, Re del Cielo, per cacciarvi fuori da tutta la Francia.

"Se voi le fate ragione, potrete ancora venire in sua compagnia, là ove i Francesi compiranno il più

bel fatto che mai siasi compiuto per la cristianità".

Con quest'ultima frase la venerabile Giovanna d'Arco annunziava un fatto senza pari, che dovea

compiersi dalla Francia in favore della cristianità; e diceva agl'Inglesi che se avessero fatta ragione

al Re del Cielo, potrebbero essere ammessi a cooperare in questa nuova impresa di Dio per mezzo

dei Francesi, "la più bella che giammai sia stata compiuta a favore della cristianità ...".

Al tempo del processo di riabilitazione di Giovanna d'Arco, gli opponenti fecero osservare che

questa profezia non erasi avverata. Martino Berruyer, vescovo di Mans, rispose in un memoriale in
data del 5 aprile 1456: "Dopo la sua morte, i Francesi, non mercé la sua presenza corporale, ma,

come si può, piamente pensarlo, mercé il suo spirito e il suo aiuto, hanno compiuto un bellissimo


fatto d'armi a favore di tutta la cristianità ...
"Chi sa se, a favore della cristianità, essi non compiranno un altro fatto ancora più bello. Post

mortem ipsius, Gallici, illa etsi non in corpore tamen in spiritu et virtute comitante, pulcherrimum



factum pro tota christianitate fecerunt ... quis autem novit si adhuc pulchrius factum pro tota

christianitate non sunt facturi?".

Il P. Ayrolles S. I., che ha innalzato alla gloria di Giovanna d'Arco il monumento più completo e

più bello,(4) dimanda se l'amore così vivo per la Liberatrice che Dio provoca ai nostri giorni non sia

un segno che alla fine stia per avverarsi questa promessa. "Che non farebbe la sua misericordia, se il

Re della Pulcella, Gesù Cristo, fosse proclamato Re, se la legge divina divenisse la legge della

Francia, la legge delle famiglie, degl'individui? I doni di Dio sono senza pentimento; la promessa di

Giovanna si avvererebbe".


Carlo VII di Francia, di Jean Fouquet
Carlo VII di Francia
La venerabile Giovanna aspetta forse l'ora della sua glorificazione, mercé un decreto di

beatificazione, per compiere la missione ch'ella ha lasciato incompiuta, per colpa di coloro che ne

aveano il maggior interesse. Come l'ha molte volte dichiarato nel corso della sua meravigliosa

carriera, la sua missione non si limitava solo a "rivendicare il sangue reale", a far consacrare Carlo

VII, ma a "liberare il santo regno". Lo ha liberato dalla dominazione degl'Inglesi; oggi le resterebbe
di liberarlo dalla servitù della framassoneria. Ella avea pure la missione di far riconoscere Gesù

Cristo come vero Re della Francia, non dovendo essere il Re della Francia che il suo Luogotenente.


Infine la sua missione ultima, se è lecito interpretare così la profezia che abbiamo riferito, sarebbe,

grazie all'influenza della spada della Francia, quella di rinnovare il mondo nella pace e nella

giustizia.

Allora si effettuerebbe veramente la speranza che manifestava G. de Maistre quando diceva: "Io

vedo i Francesi che corrono verso una gloria immortale".

A molti, siffatti pensieri sembreranno chimere. Tuttavia a noi piace di coltivarli nel nostro cuore.

Altri indizi dei disegni di Dio sopra di noi ci vengono da più alto ancora.

E innanzi tutto, i primi passi del Sacro Cuore, che chiama il mondo a convertirsi promettendogli le

sue misericordie. Il genere umano è ormai consacrato al Sacro Cuore per l'autorità di Colui che

aveva il potere di farlo. Nell'Enciclica colla quale prescriveva questa consacrazione, Leone XIII

diceva che si aspettava da questo atto "risultati preziosi e duraturi, in primo luogo per la religione

cristiana, e poi per tutto il genere umano". Ora, è dal nostro paese, la Francia, che il Cuor di Gesù ha

fatto i suoi primi inviti al mondo.

Altro fatto non meno rassicurante.

Colei che è stata costituita fin dall'origine del mondo l'avversaria di Satana, Colei a cui è stato

predetto che gli schiaccerebbe il capo, Colei a cui la storia attribuisce di aver distrutte tutte le eresie,

è comparsa quattro volte in questo secolo sulla terra di Francia con dirci: "Non perdete il coraggio!

Io son con voi, combatto per voi, per darvi il trionfo in questo supremo assalto che i figli delle

tenebre dànno ai figli della luce".

In primo luogo Ella è venuta ad invitarci a indirizzarle questa preghiera: "O Maria concepita senza

peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi!" Poi, Ella ci ha avvertiti che la continuazione dei

nostri disordini non solamente tardava l'ora della nostra liberazione, ma chiamava sopra di noi

nuovi castighi. E quando nel 1870 questi castighi ci venivano inflitti, Ella ci rassicurò sul loro esito

e conservò nei nostri cuori la speranza.

È il privilegio della sua Immacolata Concezione ch'Ella fece apparire radioso a Parigi come a

Lourdes. Per mezzo di esso ci metteva in mano, come vedremo, l'antidoto sovrano da opporre

all'errore - principio di tutti gli errori rivoluzionari: la bontà originale dell'uomo, conseguenza della

quale è la libertà per tutti in tutti i loro istinti. Le Play, quel grande osservatore, l'ha assai bene

constatato: "I mali che desolano la Francia dopo che si sono propagati gli scritti di G. G. Rousseau,

derivano, per la maggior parte, da questo errore fondamentale, il falso dogma della perfezione

originale della umanità".(5) Se dunque la Francia risponde un giorno all'appello che le è venuto

dall'alto, essa adoprerà tanto zelo a persuadere il mondo che noi tutti nasciamo nel peccato, ed a

dedurne le conseguenze di questo dogma per l'educazione della gioventù, pel governo dei popoli e

per la disciplina cristiana, quanto ne ha adoperato a predicare l'errore di Rousseau, a propagarne i

sofismi e ad esaurirsi nel voler fabbricare una nuova costituzione sociale sulle fondamenta

disastrose della libertà e dell'uguaglianza.

La sola Francia è fornita del potere di far rientrare il mondo cristiano nelle vie d'onde egli ha

incominciato a deviare fin dal Rinascimento, di rendergli il vero concetto della vita, di deciderlo a

riorganizzare, col suo esempio, la vita sociale, in ordine alla vita eterna che deve conseguire. Ciò


sarebbe colla rinnovazione dell'ordine religioso, il ringiovanimento del mondo. Dalla Francia sola

può venire un tale impulso. Di qui quella frase di de Maistre, di già riportata: "Io sono

irrevocabilmente persuaso che la più grande disgrazia che possa accadere all'Europa, si è che la

Francia perda la sua influenza".(6)

Ma come sperare che essa adoperi mai questa influenza per far prevalere nel mondo le idee

direttamente opposte a quelle che da un secolo va predicando con tanto ardore?

Ad un amico che gli faceva questa obbiezione, de Maistre rispose: "Alcuni dicevano un giorno a

Copernico: Se il mondo fosse disposto come voi dite, Venere avrebbe delle fasi come la luna;
tuttavia non ne ha; che avete a ridire? Copernico rispose: Non ho niente a replicare, ma Dio farà la

grazia che si trovi una risposta a questa difficoltà. Infatti, Dio fece la grazia che Galileo inventasse


i cannocchiali mediante i quali si videro le fasi; ma Copernico era morto. Io rispondo come lui: Dio

farà la grazia che noi usciamo da questa angustia ... Del resto, ecco sul capitolo della speranza, un

passo di Bossuet, che ho il piacere di citarvi. Quest'uomo è il mio grande oracolo. Io m'inchino

volentieri sotto questa trinità di talenti che rivela in ogni frase un logico, un oratore, un profeta.
Ecco dunque ciò ch'egli disse in un frammento di sermone: Quando Dio vuol far vedere che



un'opera è intieramente opera della sua mano, egli riduce tutto all'impotenza ed alla disperazione,

poi opera Egli. Mille volte questo pensiero mi è venuto in capo, pensando ai vostri affari, che sono


quelli del mondo, senza poter far a meno di aggiungere ogni volta, come lo fa immediatamente
Bossuet: Sperabamus".


Egli terminava dicendo: "È il ragionamento più calmo che mi conduce nei vasti piani della

speranza".(7)

Questa speranza sembra divenuta più viva nelle anime cristiane col cinquantenario della definizione

dogmatica dell'Immacolata Concezione. Esse ricordano ciò che dissero i santi su questo argomento.

Nel santuario dove Roma onora il corpo di San Leonardo da Porto Maurizio, è esposta alla

venerazione dei fedeli una lettera autografa di questo santo personaggio. Vi si legge: "Quando il

mistero della Immacolata Concezione sarà definito dalla Chiesa, come dogma di fede, e quando la

luce di questa capitale verità risplenderà nella sua magnificenza, quella sarà l'ora del riposo e della

pace del mondo".


Popepiusix.jpg
Papa Pio IX
Altri santi hanno parlato nella stessa maniera, e Pio IX, nella bolla della definizione del privilegio di

Maria, ha pur detto: "Noi concepiamo una speranza certa, la più viva, la più sicura confidenza nella

sua protezione. È questa Vergine beata, tutta bella ed immacolata, che ha schiacciato il capo

velenoso del crudele serpente e procurato la salute al mondo ... Ella ha in ogni tempo distrutte tutte

le eresie, salvato i popoli fedeli e le nazioni dalle calamità più spaventose, e più svariate. Essa farà,

lo speriamo dalla sua infinita protezione, che la nostra Madre la Santa Chiesa cattolica, vittoriosa di

tutti gli ostacoli e di tutti gli errori, cresca e si fortifichi in ogni nazione, in ogni luogo, e che di più

il suo regno s'estenda da un mare all'altro, dal fiume fino ai confini del mondo".

Pio X non parla altrimenti. Nell'Enciclica in cui accorda un giubileo nell'occasione della sua

esaltazione al trono pontificale, e del cinquantesimo della definizione dogmatica dell'Immacolata

Concezione di Maria, il successore dì Pio IX dice altresì:

"Per un tal quale arcano presentimento, ci sembra di poter promettere non lontano l'adempimento di

quelle alte speranze e certamente non temerarie, che la definizione solenne dell'Immacolata

Concezione di Maria fece concepire al nostro predecessore Pio IX ed a tutto l'episcopato cattolico.

Queste speranze, a dir vero, molti si lamentano che fino ad oggi sieno rimaste deluse, e van
ripetendo le parole di Geremia: "Noi aspettammo la pace, e questo bene non è venuto; il tempo

della guarigione, ed ecco il terrore". Ma chi non taccierà "di poca fede" uomini che trascurano in tal

modo di penetrare o di considerare nella sua vera luce le opere di Dio?" Il Santo Padre passa in

rivista le grazie accordate alla Chiesa nella seconda metà del secolo XIX e conchiude: "Tanti e così

insigni benefizi, accordati da Dio, mercé la sollecita e benigna mediazione di Maria, nei

cinquant'anni ch'or sono per compiersi, non devono farci sperare che la nostra salvezza sia più

vicina di quello che finora credemmo? Tanto più che, per esperienza, sappiamo essere costume

della divina Provvidenza, che gli estremi del male non sieno guari lontani dalla liberazione.

"Prossimo è il suo tempo, ed i giorni suoi non sono lontani, imperocchè il Signore avrà misericordia

di Giacobbe ed avrà ancora in Israele il suo eletto". Egli è dunque con piena fiducia che noi pure

possiamo fra non molto ripetere: "Il Signore ha spezzato il bastone degli empî. La terra tutta è nel

silenzio e nella pace, essa gode ed esulta ..." Certamente, noi attraversiamo un'epoca funesta ed

abbiamo il diritto di ripetere il lamento del profeta: "Non c'è più verità, non c'è più misericordia,

non c'è più scienza di Dio sulla terra. La bestemmia e la menzogna, e l'omicidio ed il furto, e

l'adulterio traboccano da per tutto". Pur tuttavia, in mezzo a questo diluvio di mali, ci si presenta

dinanzi agli occhi a guisa d'iride, la Vergine clementissima, quasi arbitra di pace, tra Dio e gli

uomini. "Porrò il mio arco nelle nubi ed esso sarà il segno d'alleanza tra me e la terra"; si scateni pur

dunque la tempesta, s'offuschi il cielo, nulla ci deve turbare. Alla voce di Maria si placherà Iddio, e

perdonerà. Il L'arcobaleno comparirà nella nube, ed io, al vederlo, mi ricorderò del patto

sempiterno. E non verranno più le acque del diluvio a sterminare tutti i viventi". Nessun dubbio che

se noi confidiamo, come si conviene, in Maria, specialmente nel tempo in cui con maggior fervore

di pietà celebriamo la sua Immacolata Concezione, nessun dubbio, diciamo, che anche noi non la

sperimentiamo per quella Vergine potentissima "che col piede verginale ha schiacciato il capo del

Serpente"".

Chi non si sentirà riconfortato e rassicurato da tali parole?

Come dice il Card. Pie: "È destino di Maria d'essere un'aurora divina nell'ordine terreno e storico;

ella è stata quaggiù l'aurora di Gesù, sole di verità, di giustizia, di pace. Questa nuova glorificazione

della Madre deve dunque essere il pegno, il preludio d'una glorificazione nuova del Figlio, cioè

d'una magnifica estensione del suo regno, d'una messe più abbondante di santi, d'una libertà più

larga riconosciuta alla Chiesa, d'un aumento di onore e di potere che proviene alla Santa Sede,

infine un periodo glorioso insieme e prospero per la famiglia umana di Dio ... Perciò malgrado

questo accumulamento di tenebre, che ogni giorno si fa attorno a noi e contro di noi; malgrado gli

odii e le minaccie, le congiure, le imprese nefaste, e questo sforzo stesso disperato dell'inferno,

sostenuto ed avvalorato da ogni sorta di connivenze umane; malgrado la prospettiva di rovine che

preparano inevitabilmente tante violenze ed empietà; malgrado tutto questo, noi, famiglia di Dio e

della Vergine Madre, noi restiamo fermi nella nostra fede, e la nostra pace non è punto turbata".

Noi dunque possiamo, dobbiamo anzi sperare che la crisi presente, come abbiamo visto nella prima

parte di questo libro così intensa, così profonda, così estesa, si scioglierà col trionfo di Maria sulla

framassoneria, preludio del trionfo di Gesù sull'Anticristo.

 
Note:

(1) La legittimità, p. 36.

(2) OEuvres complétes de J. de Maistre, t. V, p. 438


105

(3) Ibid. t. I, pp. 38-39.
(4) La vera Giovanna d'Arco, 5 vol. gr. in-8°. Parigi, Vitte.

(5) L'organizzazione della famiglia, p. 108.

(6) OEuvres complétes de J. de Maistre, t. IX, p. 74.

(7) OEuvres complétes de J. de Maistre, t. X, pp. 438-440.