Governo di Francesco II , fine del Sacro Romano Impero e Congresso di Vienna
Francesco nel 1775. |
Nel 1792 Francesco, molto prima di quanto si aspettasse, divenne Re di Ungheria e Boemia e signore dei domini della monarchia asburgica. Dopo che il 6 giugno era già stato incoronato Re in Buda, e poco dopo Francesco veniva incoronato Sacro Romano Imperatore nel duomo di Francoforte con il nome di Francesco II .
Seguì poi il 9 agosto l’incoronazione di Re di Boemia a Praga, ma sui festeggiamenti per l’incoronazione gravò l’ombra della dichiarazione di guerra da parte della Francia rivoluzionaria (20 aprile 1792), che diede inizio alla Guerra della Prima coalizione, che si protrasse fino al 1797 e che al termine comportò per la Corona Imperiale la perdita definitiva dei Paesi Bassi ma contemporaneamente l’acquisizione della decaduta Repubblica di Venezia e dei suoi territori, dell'Istria e della Dalmazia (Trattato di Campoformio, 17 ottobre 1797). Da quel momento il destino di Francesco II fu indissolubilmente legato alla minaccia rappresentata da Napoleone Bonaparte.
Francesco II del Sacro Romano Impero |
La guerra della Terza coalizione (1805) vide la perdita dell'area Lombardo-Veneta da parte dell'Impero a favore della Francia bonapartista . L’11 agosto 1804 Francesco II, con una nefasta decisione , aveva proclamato l’Impero d'Austria, rinunciando di fatto all’attribuzione di Imperatore dei Romani (cosa che avvenne formalmente due anni dopo), ponendosi così allo stesso livello dell'usurpatore Napoleone, che pochi mesi prima aveva proclamato, o per meglio dire si era inventato , l’"impero di Francia".
Bisogna considerare anche il fatto che , dopo i nefasti cambiamenti avvenuti nel collegio dei Principi elettori a seguito delle decisioni della Deputazione del Reich (ad esempio, la non casuale abolizione dei Principati Cattolici di Colonia e di Treviri e l’aggiunta dei Principati del Baden, del Württemberg e dell'Assia), la prossima scelta di un Asburgo come Imperatore a seguito di una sua eventuale morte improvvisa sarebbe risultata piuttosto problematica. Il riconoscimento di questo titolo imperiale era effettivamente problematico in un'Europa avvolta dal cancro Rivoluzionario , ma quello di imperatore d’Austria fu in breve tempo riconosciuto da tutti gli stati di quel mondo moralmente decadente. L’abolizione del titolo di Imperatore del Sacro Romano Impero ebbe luogo formalmente solo nel 1806 , e Francesco II del Sacro Romano Impero divenne Francesco I d'Austria, una pallida ombra del glorioso passato.
Napoleone Bonaparte |
In compenso, l'Austria ottenne il principato di Salisburgo (corrispondente all'attuale Salisburghese e già retto da un principe-arcivescovo), così come Berchtesgaden.
Il trattato segnò la fine effettiva (dopo 1006 anni) del Sacro Romano Impero e come detto precedentemente a Francesco II rimase il titolo di Francesco I d'Austria. Oltre a dover rinunciare alle rivendicazioni sugli stati tedeschi senza eccezione, l'Austria fu obbligata a riconoscere Napoleone come imperatore ed a riconoscere la sovranità dei nuovi re di Baviera e del Württemberg, nonché del granduca del Baden. Inoltre dovette dare il suo assenso preventivo alla costituzione della Confederazione del Reno, un nuovo stato fittizio creato da Napoleone grazie all'alleanza tra vari principi tedeschi.
La Santa Sede rifiutò di considerare valida l'abdicazione di Francesco II , avvenuta senza consenso papale. Tuttavia dopo la morte dell'Imperatore , avvenuta nel 1834, fu sollevata la questione di come si dovessero mutare le orazioni per l'Imperatore Romano contenute nel Messale per il Venerdì e Sabato Santo. Due decreti della Sacra Congregazione dei Riti (n. 2800 del 31 agosto 1839 e n. 3103 del 27 settembre 1860) ordinarono di lasciare intatte le preghiere, ma di aggiungere una rubrica che dichiarasse che erano ormai da omettere del tutto.
Ricapitolando: la Rivoluzione Francese riaccese, ancora una volta, i conflitti fra la Francia ed il Sacro Romano Impero, conflitti che durarono fino all'Impero napoleonico. Toccò a Napoleone, fra altri meriti funesti, quello di liquidare il Sacro Impero.
Il Sacro Romano Impero dal 962 al 1806. |
Francesco I , nel 1809, approfittando degli impegni militari di Napoleone in Spagna dove la popolazione si ribellava in nome della Corona legittima e di Dio , dichiarò ancora una volta guerra alla Francia ma il precipitoso ritorno di quest'ultimo nel nord Europa e la sconfitta inflittagli dalla Grande Armée ad Wagram lo spinsero a firmare la Pace di Schönbrunn, con la quale perse, a favore della Francia, la fedele città di Trieste e le Province illiriche. Il matrimonio della figlia Maria Luisa con il Bonaparte, avvenuto l'anno successivo, con la quale Napoleone cercava di legittimarsi, sancì un'alleanza apparentemente stabile fra i due Imperi tanto diversi tra loro : uno, l'Austria, legittimo e che avrebbe dovuto combattere i nemici del Trono e dell'Altare, e l'altro, l'"impero bonapartista", , illegittimo e figlio della Rivoluzione che durò fino al 1813 quando, dopo la disastrosa campagna di Russia , l’Austria ruppe l’alleanza con la Francia schierandosi con i precedenti alleati: Inghilterra, Prussia e Russia.
Dopo la sconfitta del Bonaparte , le Potenze vincitrici si riunirono a Vienna in Congresso finalizzato alla Restaurazione d'Europa , ma le cose non andarono come avrebbero dovuto.
Il Congresso di Vienna (1814), contaminato da elementi della setta e dagli ideali settari, e la disfatta definitiva di Napoleone a Waterloo restituirono a Francesco I d’Austria gran parte dei territori perduti negli ultimi quindici anni.
I 300 Stati che formavano il Sacro Romano Impero, dal Congresso di Vienna ridotti a 38, divennero la Confederazione Germanica, sotto la presidenza dell'Austria. Il vice-presidente della Confederazione era il protestante Re di Prussia.
Nonostante la vittoria su Napoleone, il Sacro Romano Impero non fu restaurato! I sostenitori dell'Austria pretendevano di unificare tutte le popolazioni germaniche nella cosiddetta Grande Germania. I sostenitori della Prussia, a loro volta, preferivano costituire la cosiddetta Piccola Germania, dalla quale la Cattolica Austria sarebbe stata esclusa.
A partire dal 1818, per iniziativa della protestante Prussia, si cominciarono ad abolire tutte le tasse doganali fra gli Stati tedeschi, costituendo l'unione doganale detta di Zollverein. Questa unione portò ad essi grandi vantaggi economici, e servì da base per la futura e deleteria unificazione politica. L'Austria, appoggiata dagli Stati tedeschi del sud, di formazione Cattolica, tentò svariate volte di entrare nello Zollverein, ma fu sempre ostacolata dalla Prussia, che contava sull'appoggio degli Stati del nord, di formazione protestante. L'esclusione della Cattolica Austria provocò un ulteriore e marcata diminuzione della sua influenza sugli Stati germanici a beneficio dell'ambiziosa Prussia.
A tutti i sovrani più influenti del Congresso di Vienna entrava certamente innanzi l'imperatore Francesco I d'Austria, in quanto ad ortodossia e religiosità personale, ed a sentimenti d'inflessibile giustizia. Egli poi aveva inoltre il vantaggio di avere al suo fianco l'uomo allora più celebrato per accortezza e valore intellettuale, che vantasse la diplomazia di tutta l'Europa. Ma se era vero, che sovrano e ministro detestavano la setta massonica, e che sino dal 1801 il libero muratore era per decreto imperiale escluso dagl'impieghi governativi, tuttavia il sistema religioso onde l'impero governavasi, non era se non il frutto delle istituzioni di Giuseppe II, il quale avevale create con vero spirito massonico. E d'altra parte i dicasteri governativi abbondavano in Vienna ed in Milano di aggregati apertamente o di nascosto alla massoneria .
Nemmeno a Francesco I e al Metternich potevano riuscire gradite le norme emanate da S.S. Pio VII, onde la Sede Apostolica e il governo di Roma intendevano governare la Chiesa ed il principato romano, ed insieme presentare un esempio, secondo il quale giudicavano doversi Restaurare la morale e la politica cristiana presso tutti i governi d'Europa.
Ma il governo viennese, come gli altri , non l'intesero; e mentre la tempesta rumoreggiava vicina, minacciando di travolgere tutto in una seconda fiumana, il governo asburgico e gli altri del Congresso si facevano a rimproverare al Papa l'uso appunto di quelle provvidenze, le quali erano ordinate invece ad allontanare nuovi pericoli e danni da Roma e da tutta Europa. Ma i saggi consigli non vennero ascoltati.
Ma il governo viennese, come gli altri , non l'intesero; e mentre la tempesta rumoreggiava vicina, minacciando di travolgere tutto in una seconda fiumana, il governo asburgico e gli altri del Congresso si facevano a rimproverare al Papa l'uso appunto di quelle provvidenze, le quali erano ordinate invece ad allontanare nuovi pericoli e danni da Roma e da tutta Europa. Ma i saggi consigli non vennero ascoltati.
La storica reputazione di Francesco I come Imperatore dei molteplici popoli che formavano l'impero asburgico è inscindibilmente legata al nome del grande Klemens von Metternich, che dal 1809 in avanti si trovò a ricoprire le più alte cariche dello stato e che esercitò di fatto il corrispondente potere politico, mentre l'imperatore esercitava una funzione meramente rappresentativa dei suoi poteri.
Ciò nondimeno Francesco I era conscio della propria investitura per grazia divina e rifiutava tutto quello che poteva indicare una direzione verso l'astratta sovranità popolare; ma continuò ad esercitare una forma monarchica assoluta in linea con quella del padre e dello zio anche se , a differenza dei due predecessori , non appoggiò ne si affilio alla massoneria ma lotto contro di essa , anche se in maniera insufficiente , e contro la rete di sette che in tutto l'Impero minacciavano la quiete pubblica .
Il sistema di Metternich e di Francesco I , condizionato soprattutto dagli eventi francesi del 1830 (Rivoluzione di Luglio), i quali vennero gestiti malissimo dal governo viennese , fu improntato ad un rigido e inutile conservatorismo che non rappresentava nessuna soluzione alla minaccia settaria ma significava soltanto mantenere delle apparenze geopolitiche legittime infettate dalla stessa rivoluzione. Tuttavia né Metternich né Francesco I , nella gestione della polizia e delle operazioni anti massoniche e anti rivoluzionarie , erano minimamente paragonabili per durezza ed efferatezza, a quanto si verificò in Francia durante il Terrore o sotto l'impero di Napoleone "I". A questo proposito, va ricordato il celebre Processo Maroncelli Pellico et alli del 1821: dopo che il tribunale ebbe emanato la sentenza e pronunciato la condanna a morte dei principali imputati i quali erano affiliati alla setta , l'Imperatore firmò invece un provvedimento con cui commutava le pene in altre più lievi: Piero Maroncelli veniva condannato a venti anni di carcere duro, Silvio Pellico a quindici. Col senno di poi, avrebbero dovuto gestire le cose in modo assai più severo.
Ciò nondimeno Francesco I era conscio della propria investitura per grazia divina e rifiutava tutto quello che poteva indicare una direzione verso l'astratta sovranità popolare; ma continuò ad esercitare una forma monarchica assoluta in linea con quella del padre e dello zio anche se , a differenza dei due predecessori , non appoggiò ne si affilio alla massoneria ma lotto contro di essa , anche se in maniera insufficiente , e contro la rete di sette che in tutto l'Impero minacciavano la quiete pubblica .
Il sistema di Metternich e di Francesco I , condizionato soprattutto dagli eventi francesi del 1830 (Rivoluzione di Luglio), i quali vennero gestiti malissimo dal governo viennese , fu improntato ad un rigido e inutile conservatorismo che non rappresentava nessuna soluzione alla minaccia settaria ma significava soltanto mantenere delle apparenze geopolitiche legittime infettate dalla stessa rivoluzione. Tuttavia né Metternich né Francesco I , nella gestione della polizia e delle operazioni anti massoniche e anti rivoluzionarie , erano minimamente paragonabili per durezza ed efferatezza, a quanto si verificò in Francia durante il Terrore o sotto l'impero di Napoleone "I". A questo proposito, va ricordato il celebre Processo Maroncelli Pellico et alli del 1821: dopo che il tribunale ebbe emanato la sentenza e pronunciato la condanna a morte dei principali imputati i quali erano affiliati alla setta , l'Imperatore firmò invece un provvedimento con cui commutava le pene in altre più lievi: Piero Maroncelli veniva condannato a venti anni di carcere duro, Silvio Pellico a quindici. Col senno di poi, avrebbero dovuto gestire le cose in modo assai più severo.
Personalmente, Francesco I è da considerare un " sovrano tendente alle usanza borghesi" . In molte rappresentazioni non lo si vede solo in abbigliamento ufficiale ma spesso lo si vede in frac come un normale borghese. Anche nei ritratti della famiglia asburgica si ritrova il suo tratto di semplicità e familiarità. L'ideale culturale della borghesia si impose anche alla persona dell’imperatore in misura maggiore che alla sua politica, ma ciò bastò a screditarne l'immagine e l'autorevolezza.
Francesco I morì il 2 marzo 1835 a Vienna. Il suo governo venne caratterizzato da continui compromessi volti alla salvaguardia della Corona, mentre la difesa della Fede venne tralasciata.
Alla sua morte la dignità imperiale passò al figlio più anziano, Ferdinando, che venne affiancato da un consiglio dei ministri appositamente scelto da Francesco I .
Francesco I morì il 2 marzo 1835 a Vienna. Il suo governo venne caratterizzato da continui compromessi volti alla salvaguardia della Corona, mentre la difesa della Fede venne tralasciata.
Alla sua morte la dignità imperiale passò al figlio più anziano, Ferdinando, che venne affiancato da un consiglio dei ministri appositamente scelto da Francesco I .
Governo di Ferdinando I e la Rivoluzione del 1848
Ferdinando nel 1793 |
Nell'aprile del 1802 la sua educazione venne affidata al tutore Francesco Maria Carnea Steffaneo, il quale tentò di avvicinarsi notevolmente alla personalità del bambino, acculturandolo notevolmente. La madre Maria Teresa, ad ogni modo, non si curò mai eccessivamente del piccolo e finì per relegarlo nelle mani di governanti e dame del suo seguito. La prima misura adottata dalla sua matrigna Maria Ludovica, poi, fu il licenziamento di gran parte degli insegnanti che seguivano Ferdinando ritenendo che essi fossero solo un'inutile spesa da sostenere nei confronti di "una causa persa".
All'età di 15 anni, Ferdinando prese come educatore, su proposta della matrigna, il Barone Joseph von Erberg, il quale contrariamente a quanto previsto lo educò però all'indipendenza dalla madre, insegnandogli anche se tardivamente a leggere ed a scrivere, oltre a cavalcare, danzare e lo introdusse allo studio del pianoforte. Successivamente si acculturò nelle arti militari, scientifiche e tecniche.
Egli prese confidenza con il consiglio di stato solo a partire dal 1829, ma per lo più escluso dalle decisioni di rilievo.
Il 28 settembre 1830, infine, avvenne la sua incoronazione ufficiale a Principe ereditario, anche se questo avrebbe significa la sua ascesa al Trono alla morte del padre, circostanza che fu oggetto di dispute a causa della sua personalità.
Nell'estate del 1832 scampò per poco ad un tentativo di assassinio da parte del Capitano e massone Franz Reindl.
Ferdinando I d'Austria |
Malgrado questo, Ferdinando I aveva una buona conoscenza del suo Impero, come pochi alla sua epoca: egli conosceva cinque lingue, sapeva suonare due strumenti tipici ed era in grado di disegnare molto bene e la sua passione per l'agricoltura lo portarono a puntare a nuove riforme per questo campo. I suoi consiglieri più fidati furono del resto suo fratello Francesco Carlo (padre del futuro imperatore Francesco Giuseppe I ), il ministro Metternich ed il Conte Franz Anton von Kolowrat-Liebsteinsky, che si dimostrò inaffidabile nel momento del bisogno, oltre all'Arciduca Luigi d'Asburgo-Lorena, suo zio.
Il 7 settembre 1836 egli ricevette ufficialmente anche la Corona di Boemia a Praga, atto che culminò con la donazione di 50.000 ducati per opere pubbliche e caritatevoli. Il giorno della sua incoronazione a Re del Regno Lombardo-Veneto (6 settembre 1838) promulgò un'amnistia generale per tutti i reati politici nelle province del Regno.
Ferdinando I aveva inoltre sposato Maria Anna di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele I, che mantenne sempre stretti contatti col suo paese d'origine e con le sorelle: Maria Beatrice di Savoia (1792-1840), Duchessa di Modena; Maria Cristina di Savoia, Regina delle Due Sicilie e Maria Teresa di Savoia (1803-1879) Duchessa di Lucca e poi di Parma. La coppia imperiale non ebbe figli.
Era il 1848, e le braci preparate negli anni precedenti e disposte dal Congresso massonico di Strasburgo dell'anno precedente scatenavano l'incendio rivoluzionario che colpì tutta Europa e l'Impero d'Austria. Gli animi corrotti di una parte dei "colti ceti" scatenarono il caos in tutto l'Impero; gli obbiettivi primari dei sovversivi erano di eliminare il governo dell'Imperatore Ferdinando I d'Austria e soprattutto del Cancelliere Klemens von Metternich, il quale si proponeva come leader dell'antinazionalismo e dell'antisettarismo.
I vari gruppi nazional-settari dell'Impero austriaco, volevano sovvertire l'ordine legittimo e creare stati indipendenti dall'Impero asburgico; questo sentimento era onnipresente soprattutto tra i rivoluzionari ungheresi. Nella penisola italiana la setta odiava il governo asburgico in quanto esso rappresentava l'ostacolo primario ai loro loschi fini.
La barbara impiccagione del ministro della guerra Theodor Graf Baillet de Latour. |
Visto il disordine perpetuo causato dai sovversivi , venne affidato il compito di sopprimere la rivolta a Vienna al Generale, poi Feldmaresciallo Windisch-Graetz, assieme a lui marciò verso la capitale asburgica anche il bano di Croazia Jellacic con 40.000 uomini. Nella città in preda alle barbaria veniva dato fuoco agli edifici che simboleggiavano il potere imperiale , venne anche linciato e impiccato a un lampione il ministro della guerra Theodor Graf Baillet de Latour.
Franz Anton von Kolowrat-Liebsteinsky |
Alla morte dell'Imperatore Francesco I d'Austria nel 1835, egli fu tra i promotori della salita al trono del figlio di questi, Ferdinando il quale era stato da lui educato proprio agli ideali liberali. Nominato membro del consiglio di reggenza, dovette però qui confrontarsi con il cancelliere imperiale Metternich col quale, come già accennato in precedenza , era in netto contrasto già dall'epoca del Congresso di Vienna.
Allo scoppio della Rivoluzione del marzo del 1848 che coinvolse Vienna ed altre importanti città dell'Impero austriaco, nonostante la politica conservatrice del Metternich godeva di forte sostegno all'interno del governo , egli, grazie appunto alla Rivoluzione , venne nominato in tal guisa Primo Ministro dell'Impero austriaco, il primo di spirito costituzionale, e resse questo incarico dal 20 marzo al 19 aprile 1848. Egli, in odor di massoneria, contribuì a creare ulteriore disordine in una situazione già caotica per il governo imperiale; tutto ciò per brama di potere. Egli fu il vero responsabile della cacciata del Metternich da Vienna.
Nel 1849 la città di Vienna in mano ai rivoluzionari venne messa sotto assedio e i circa 200 cannoni aprirono il fuoco , una volta aperta una breccia nelle difese dei ribelli, l'esercito imperiale riuscì facilmente a sbaragliare i rimanenti sovversivi che si erano arroccati dietro le barricate (costruite dagli stessi ribelli durante l'occupazione della città).
Francesco Giuseppe I d'Austria |
Intanto, Ferdinando I , da sempre emarginato in politica e manovrato nelle decisioni, abdicò in favore del giovane nipote Francesco Giuseppe, figlio di suo fratello.
Nicola I di Russia |
Gli anni successivi videro l'Austria riprendere le proprie posizioni sulla scena internazionale dopo il disastro del 1848-1849. Sotto la guida di Schwarzenberg, l'Austria fu in grado di arginare lo schema prussiano di creare una nuova Confederazione tedesca sotto la guida della Prussia stessa, dalla quale l'Austria sarebbe stata esclusa.
Fine Parte Quarta...
Fonte:
Konrad Kramar, Petra Stuiber: „Die schrulligen Habsburger – Marotten und Allüren eines Kaiserhauses“. Ueberreuter, 1999
Schimmer, "Ferdinand I.", Wien 1849
Scritto da:
Presidente e fondatore dell'A.L.T.A. Amedeo Bellizzi.