giovedì 9 ottobre 2014

UNITÀ CRISTIANA O UNITÀ ANTICRISTIANA (Estratto dell'opera di mons. Delasuss "Il Probblema dell'ora presente", Tomo II°) .


Il mondo cammina verso una grande unità. A qual fine questa unità? Dove conduce il turbine che trasporta il genere umano? Ai piedi di Dio, o ai piedi di Satana? Che sarà dell'umanità in questo stato di concentrazione che vediamo andarsi in essa operando?
Le apparenze che il momento attuale presenta dicono che essa sarà empia. Il carattere satanico che la Rivoluzione ha preso fin dai primi giorni, non l'ha punto abbandonato. Oggi, come nella sua aurora, è suo unico divisamento di sottrarre l'uomo alla autorità di Dio. Non le bastò disconoscere il sovrano dominio del Creatore e l'infinita bontà del Redentore. Essa ha fatto delle leggi acciocché il nome divino non possa più d'ora innanzi giungere all'orecchio del fanciullo, e così i popoli vivano e muoiano in un ateismo che nulla possa turbare. "Due parole, disse il sig. De Moussac, lo storico della Lega di Jean Macè, compendiano il suo piano: Scacciare Dio dalla scuola, a fine di scacciarlo dall'umanità".
Abbiamo visto come, oltre i legislatori, altri concorrano più o meno direttamente a far uscire la verità divina dall'intelligenza umana, a persuadere all'uomo non esservi altro Dio che se stesso.
Questo carattere di assoluta empietà, la Rivoluzione riuscirà essa ad imprimerlo sulla fronte, ad inserirlo nel cuore di tutte le nazioni, ed a fare così della terra una succursale dell'inferno? È ciò che Satana vuole, che si è proposto fin dal principio, e che oggi spera di ottenere. Egli si lusinga, e le sue genti, inorgoglite dei loro successi, si persuadono che la vittoria è già sicura. Le loro grida di gioia frammiste alle loro esecrazioni risuonano dappertutto con un fragore di giorno in giorno più insolente.
Senza dubbio, non è la prima volta che Satana e i suoi si credono così alla vigilia del trionfo, e sempre rimasero delusi; sempre Dio è venuto in un modo o nell'altro, in soccorso de' suoi seguaci, nel momento che meno aspettavano il suo intervento.
Per conoscere la causa e la ragione di queste alternative, e per poter congetturare dell'avvenire, fa d'uopo ritornare col pensiero all'origine delle cose.
È stato detto ai primi giorni dell'umanità: "Inimicitias ponam inter te et mulierem, et semen tuum et semen Illius. Porrò inimicizia fra te e la Donna, fra la tua posterità e la posterità di Lei".(1) Questa sentenza collega la storia della terra colla storia del cielo. Lassù ebbe luogo la prima intimazione d'una guerra che si termina presso di noi. S. Giovanni ce ne ha edotti nella sua Apocalisse. Nel capitolo dodicesimo ci trasporta su due campi di battaglia, l'uno sulla superficie del nostro globo, l'altro nella profondità dei cieli. Egli spiega sotto i nostri occhi la doppia lotta che il Dragone ha impegnata e che sostiene lassù contro Michele ed i suoi Angeli, qui contro la Donna, Madre di Colui al quale appartiene di reggere tutte le nazioni. La scena celeste e la scena terrestre, sembrano pure confondersi, e quello che ne forma l'anello d'unione, è la Donna che apparisce da una parte e dall'altra. Nel cielo come sulla terra, il Dragone si sta dinanzi a Lei, spiando l'ora in cui partorisca il Figlio, poiché, in fin dei fini, è il Figlio e non la Madre l'oggetto del suo odio. In cielo, Lucifero, gonfio della propria eccellenza, non volle adorare l'Uomo-Dio, riconoscere il mistero della Incarnazione che dovea effettuarsi in Maria. Sulla terra, egli si sforza di far entrare, sotto la bandiera degli Angeli ribelli, gli uomini che il Verbo incarnato vuole santificare per renderli degni di occupare i posti che Satana ed i suoi hanno lasciati vuoti in cielo.
Il Paradiso terrestre vide il primo assalto dato alla natura umana; altri seguirono attraverso le età, secondo questa legge, che man mano che i secoli trascorrono, gli attacchi dei figli di Satana contro i
figli della Donna, diventano sempre più violenti, e che le vittorie di questi sono e saranno sempre più strepitose, fino alla vittoria finale, la quale farà entrare tutti i vincitori nella gloria di Dio.(2) 
Dio domina sopra questo immenso campo di battaglia, solo eterno, solo principio d'ogni essere, delle sostanze spirituali come delle sostanze materiali: autore di tutto ciò che v'ha di reale nei demoni, come in tutte le altre creature, egli domina i combattenti dall'altezza del suo essere infinito. Egli non si compromette nella lotta, quali ne sieno le vicende, non può esserne turbato, o piuttosto egli le dirige a' suoi fini "con forza e dolcezza" cioè con una potenza d'un successo infallibile, pur rispettando la libertà di tutti.
Noi siamo nell'ora d'un combattimento il più decisivo. E Papa Gregorio XVI nella sua enciclica Mirari vos applicava al nostro tempo le parole di S. Giovanni al capo IX della sua Apocalisse: "Il quinto angelo diè fiato alla sua tromba, e vidi che una stella era caduta dal cielo sopra la terra, e gli fu data la chiave del pozzo dell'abisso. Ed egli aprì le porte dell'abisso ... e dal fumo del pozzo uscirono locuste che si sparsero per la terra, alle quali fu dato il potere che hanno gli scorpioni ... Ed aveano sopra di loro un re, l'angelo dell'abisso che si chiama lo Sterminatore". "Vere apertum dicimus puteum abyssi, disse Gregorio XVI.(3) Noi vi diciamo che è veramente aperto questo pozzo dell'abisso". La Riforma ne fece uscire innumerevoli legioni. La Rivoluzione, ne vomitò di più inique ancora. La terra non ha visto ancora nulla di più profondamente iniquo quanto la Rivoluzione. Essa non proviene punto da una passione qualunque, ma dall'orgoglio, principio d'ogni male, allora specialmente che si erge contro Dio; essa non è un errore, ma l'errore radicale, quello che prevale contro Dio stesso, fondamento di ogni verità e di ogni bene; essa non è un male, ma il male; essa è, come fu detto assai bene, satanica nella sua essenza. È Lucifero che vuole soggiogare il genere umano, come ha soggiogato a migliaia le schiere angeliche.
Nell'ora presente, come nell'ora critica fra tutte che conobbero Adamo ed Eva, il genere umano è padrone del suo consiglio. Esso non ha che a scegliere fra Dio e Satana. Trent'anni fa, Mons. Ketteler così terminava un'opera che fece gran rumore:(4) O Cristo o Anticristo, questa antitesi racchiude il mistero dell'avvenire. Ed aggiungeva: "Tutte le direzioni del tempo, buone o cattive, ci spingono verso un punto unico, Gesù Cristo, verso una soluzione unica: sarem noi con o contro Gesù Cristo?" Egli diceva il vero. Il problema del presente e dell'avvenire, sta nel sapere se l'umanità finirà coll'abbandonarsi alla sètta, la quale, sparsa dappertutto, ha giurato di annientare il cristianesimo fino a farne perdere anche l'idea, oppure ascolterà la Santa Chiesa che vuol ricondurla al suo Creatore ed al suo Redentore. Se essa rifiutasse di ascoltarla, il suo delitto sarebbe più grande di quello degli Angeli maligni. Dopo essere divenuti figli di Dio, noi diverremmo schiavi di Satana!
Una tale alternativa non può rimanere lungamente senza soluzione; una tale prova non può prolungarsi molto tempo. La società pagana poteva mantenersi in un certo stato di onestà naturale, ma quella che ha conosciuto il Cristo, che fu da Lui amata e che lo amò, se lo rinnega, non può non cadere nel satanismo. Noi l'abbiamo già visto, esso già esiste in mille luoghi. Dai bassi fondi sociali salirà alla superficie e dominerà tutto.
Satana sa di avere il suo giorno, e noi pure lo sappiamo, gli oracoli divini ci hanno avvisati. Verrà un tempo in cui l'Anticristo gli assoggetterà tutte le nazioni e tutte le cose. Saranno rari coloro che, ad esempio di Mardocheo, rifiuteranno di piegare il ginocchio davanti al novello Aman. Questi tempi sono prossimi?
Nelle Soirées de Saint-Pétersbourg, il senatore russo, sulle cui labbra G. de Maistre pone le proposizioni delle quali egli non vuole assumere tutta la responsabilità, dice che il protestantesimo condusse il genere umano ad uno stato d'apostasia in cui non può durare, ed aggiunge:
"Fa duopo che ci teniamo pronti più che mai per un avvenimento immenso nell'ordine divino, verso il quale c'incamminiamo con una velocità accelerata che deve stupire tutti gli osservatori. Non avvi più religione sulla terra; il genere umano non può rimanere in questo stato. D'altra parte, oracoli spaventevoli annunciano che i tempi sono arrivati. Molti teologi, anche cattolici, han creduto che fatti di primo ordine e poco lontani erano annunciati nella rivelazione di S. Giovanni ... Uno di questi scrittori giunse fino a dire che l'avvenimento era già incominciato, e che la nazione francese dovea essere il grande strumento della più grande delle rivoluzioni. Non vi è forse un uomo veramente religioso in Europa (parlo della classe istruita) che non aspetti in questo momento qualche cosa di straordinario".(5)
Così parlando, il Senatore avea evidentemente in vista la venuta dell'Anticristo.
È senza dubbio quello che de Maistre medesimo temeva, allorché diceva che il carattere satanico della Rivoluzione la distingue da tutto ciò che si è visto e forse da tutto ciò che si vedrà. L'estensione, nel mondo intero, della congiura anticristiana cominciata da molti secoli, la potenza acquistata oggigiorno per mezzo della framassoneria, agente di questa congiura, non rendono questa supposizione affatto inverosimile.(6) Lungo tempo dopo de Maistre, nel 1873, Blanc de Saint- Bonnet manifestò i medesimi timori. "Questo, egli dice, è un momento solenne. La nostra epoca non assomiglia a nessun'altra. Molti di quelli che osservano in quale stato sono ora gli uomini, temono che la Rivoluzione faccia parte dei tempi apocalittici. Le calamità che essa adduce sembrano già appartenere al gruppo di avvenimenti che si connettono colle catastrofi finali".
Ed altrove: "Se Dio volesse in questo momento lasciar perire il mondo, non avrebbe a far altro che abbandonarlo al suo proprio movimento, non avrebbe che a lasciar senza freno il furore degli elementi ormai scatenati, nell'ordine morale, politico e sociale".
Giuseppe Lemann, ebreo convertito e prete cattolico, dice con precisione: "Se mai, nella società sempre più priva di Dio, si presenti un uomo potente che riepiloghi i mezzi di seduzione inventati dal progresso moderno, e ad esso il genio del male, Satana, avesse prodigate le attrattive seduttrici tenute in serbo per il figlio di perdizione;
"Se quest'uomo, usando e abusando del suffragio universale, incateni al suo carro le moltitudini, e disponga così dei popoli con vittorie da conquistatore;
"Se, dando l'ultima mano alla persecuzione ripresa ed estesa da Giuliano apostata, leghi più strettamente la Chiesa con leggi ipocrite e feroci e diminuisca il numero dei servi di Dio;
"Se, colpiti dalla potenza straordinaria di questo potente dominatore, gli Ebrei lo riconoscano pel Messia temporale che si ostinano ad aspettare, e l'appoggino col loro credito onnipotente, allorché dal canto suo egli li rendesse superiori ai cattolici;
"E se, giunto a questo apogeo, un simile dominatore, un simile mostro di potenza anticristiana, invita e sollecita i popoli asserviti ed abbagliati alla caccia dell'oro, dei godimenti voluttuosi e delle cariche dello Stato, distribuendoli alle sue vili creature, questo potente, quest'uomo formidabile non sarà egli l'Anticristo?"
In una lettera scritta dal compianto Claudio Iannet, nell'occasione della nuova edizione che doveva fare dell'opera del P. Deschamps, Mons. Gay ha formulato le medesime apprensioni:
"Là dunque (nelle società secrete) è formulato ed istituito, vivo e operante, con artefici sovrumani, con un'attività, pur troppo, formidabile e con un prodigioso successo, questo vecchio "mistero
d'iniquità", il quale, fin dal tempo di S. Paolo, avea già il suo posto e la sua azione nel mondo, e del quale l'ultimo frutto e l'agente sovrano dev'essere "l'uomo del peccato, il figlio della perdizione", l'Anticristo, il grande ossesso e il capo mastro di Satana. Nella sua superbia e nella sua audacia si ergerà contro tutto ciò che porta il nome di Dio ..., contro il Cristo ... contro ogni potere esercitato in nome dell'Altissimo: potere sacerdotale, politico, civile o domestico ... Egli porrà sotto i piedi cose e persone, in nome del genere umano di cui si proclamerà il re, il Verbo e anche il Dio, poiché egli arriverà fino a tal punto, ed è fatale che vi arrivi. S. Paolo lo annunzia in termini espliciti. Il quale si oppone e s'innalza sopra tutto quello che dicesi Dio, o si adora, talmente che sederà egli nel tempio di Dio, spacciandosi per Dio (II ad Tess., II, 4). Ed ecco che osservando lo Stato che si chiama moderno, benché sia precisamente lo Stato antico, lo Stato pagano, lo Stato quale lo agogna e vuole la framassoneria, tal quale lo ha cominciato ed è riuscita a stabilire nel mondo, lo Stato che tutto domina, centralizza ed assorbe tutto e intende di farlo senza controllo, essendo la nazione stessa e questo popolo sovrano che non ha bisogno, dice Rousseau, d'aver ragione per convalidare i suoi atti, è mestieri riconoscere e affermare che la profezia già diventa storia.
"La framassoneria è il campo che produrrà questo frutto abbominevole. Essa è il precursore, e sarà fra poco la madre di questo tiranno, che regnerà per conto dell'inferno ed inaugurerà quaggiù il suo Stato. Essa tutto prepara per la venuta e per il trionfo dell'Anticristo; gli appiana le vie, gli concilia anticipatamente gli animi degli uomini, gli guadagna la loro simpatia; gli crea le sue risorse e gli forma in ogni paese il suo organismo politico; rende popolari i suoi principî e formula il suo dogma; propaga la sua morale che, partendo dalla menzogna, termina colla perversione; essa stabilisce il suo insegnamento e gliene assicura il monopolio; essa recluta il suo esercito; provvede al suo apparato scientifico, letterario, artistico; infine, costruendo il suo trono, che sa dover essere un giorno un altare, essa gli forma sopratutto il suo popolo, il popolo acciecato, degradato e servile "che gli occorre per essere acclamato, servito e ubbidito".
Finalmente, non son degne d'attenzione le parole che S. S. Papa Pio X credette di dover consegnare nell'Enciclica, colla quale annunziava al mondo la sua esaltazione al trono pontificio?
"È inutile vi ricordiamo con quali lacrime e quali ardenti preghiere Ci siamo sforzati di allontanare da Noi il peso gravissimo del supremo Pontificato ... Noi proviamo una specie di terrore considerando le condizioni funeste dell'umanità nell'ora presente ... Pur troppo è vero, che ai giorni nostri "le nazioni fremettero e i popoli meditarono progetti infami" contro il loro Creatore; ed è divenuto quasi comune questo grido dei suoi nemici: "Lungi da noi!". Chi considera queste cose ha diritto di temere che siffatta perversione degli spiriti sia il principio dei mali annunciati per la fine dei tempi, e come il punto di contatto colla terra, e che veramente "il figlio di perdizione" di cui parla l'Apostolo, abbia già fatto il suo ingresso fra noi. Tanto è grande l'audacia, tanto grande la rabbia onde dappertutto si corre all'assalto della religione, si battono in breccia i dogmi della fede, si tende con uno sforzo ostinato a distruggere ogni rapporto dell'uomo colla divinità! In conseguenza, ed è cotesto, al dire del medesimo apostolo, il carattere proprio dell'Anticristo, l'uomo, con una temerità senza nome, ha usurpato il posto del Creatore, levandosi sopra tutto quello che porta il nome di Dio".(7)
Da molto tempo S. Ireneo ha detto che la tentazione che il demonio susciterà alla fine del mondo, sarà la riproduzione di quella che fece a' nostri primi parenti: "Voi sarete come dei". Il fine cui mira la framassoneria mercé l'insegnamento dato nelle sue scuole, nelle sue accademie, e ne' suoi giornali, mercé le leggi che fa promulgare, le istituzioni che fa adottare, si è di persuadere all'uomo ch'egli è Dio, e che lo farà entrare in possesso della sua divinità menzognera. La laicizzazione che riassume tutta l'azione massonica, non è altra cosa che lo spodestamento di Dio. "Qual'è il vostro ideale?" dimandò Jaurés, in pubblico, al gran laicizzatore Jules Ferry. "Il nostro ideale, questi rispose, si è d'organizzare l'umanità senza Dio".
Già, si può dire che l'esercizio della sovranità del popolo altro non è che la presa di possesso del potere divino di fare la legge senz'appello.
La tentazione adunque annunziata per gli ultimi giorni, è quella che or noi sosteniamo.
D'altra, parte, l'assalto dato alla santa Chiesa, assalto sì ben condotto dagli Ebrei,(8) che sembra debba necessariamente soccombere, viene ad aggiungere una nuova forza a questi sinistri pronostici. Se essa soccombesse, Dio non avrebbe più organo quaggiù e il mondo non avrebbe più ragion d'essere. Già le hanno sottratti un dopo l'altro tutti i suoi appoggi terrem, i suoi mezzi d'azione, ed anche i suoi mezzi materiali di esistenza le son tolti successivamente.
Già nel 1861, quasi cinquant'anni prima della legge di separazione della Chiesa dallo Stato, B. de Saint-Bonnet così terminava il libro che pubblicò sotto questo titolo: L'infallibilità: "Ieri desideravate che la legge fosse atea; oggi volete che la Chiesa soccomba". E di fatti, noi li abbiamo sentiti dire (9) con un furore che s'accentua di giorno in giorno, dalle loro tribune, nei loro clubs, e nei loro giornali: "O noi abbatteremo la Chiesa, o saremo da essa abbattuti". "Se voi percuotete la Chiesa - continua il nostro autore - Dio percuoterà il mondo. Se l'Europa vuol soffocare di propria mano colei che le diede la luce, temiamo di pagarne il fio colla nostra anima, di far risuonare sopra di noi la voce dell'ultimo giudizio, di affrettare l'ora d'un mondo che non sussiste se non in grazia dei santi! ... Il mondo "che vuol dominare e godere" porta un orgoglioso odio a colei che gli domanda di umiliarsi e di soffrire. Per questo la Chiesa è un oggetto d'orrore al mondo che trionfa. Ma il mondo sarà distrutto ché vorrà dare l'ultimo colpo alla Chiesa. Il mondo perirà, quando il suo odio fatale non potrà più tollerarla, perché la Chiesa non potrà più salvarlo. Il giorno in cui i re e i popoli, i sapienti come gli stolti, cioè il mondo intero, i cui assalti furono fin qui parziali, si leverà per consumare questa morte odiosa, questo giorno sarà l'ultimo ...".
Da tutte queste testimonianze, come altresì da quello che abbiamo stabilito nel primo volume di questa opera, risulta che noi siamo attualmente in uno stato d'anticristianesimo, vale a dire nello stato in cui è necessario che l'Anticristo trovi il mondo per esserne accettato.
Dunque l'ora sua è vicina?
Chi lo può sapere? Nostro Signore ha risposto agli apostoli che lo interrogavano su questo argomento: "Nessuno ne conosce il giorno, neppure gli angeli del cielo, ma solamente il Padre". "Non si appartiene a voi di sapere i tempi e i momenti che il Padre ha ritenuti in poter suo".(10)
Ma se non possiamo saperlo, abbiamo però delle ragioni più che sufficienti per tenerci in guardia.
E quali precauzioni dobbiamo noi prendere?
Non lasciarci sedurre dal liberalismo, perché è il liberalismo che vuole scuotere il giogo di Dio, è il liberalismo che cerca di annientare la Chiesa.
Basta il minimo sentimento di religione per guardarsi dal liberalismo assoluto che vuol sottrarre intieramente l'uomo all'autorità di Dio. Ma vi ha un liberalismo mitigato contro del quale non cessarono di premunirci le Encicliche pubblicate dai Papi che si succedettero sulla cattedra di S. Pietro, dalla comparsa della Rivoluzione in poi e che Pio IX ha riepilogate nel suo Sillabo. Questo liberalismo, che si dice cattolico, è la pietra d'inciampo la più pericolosa che ci sia.
Parlando dell'ultima tentazione, Nostro Signore disse "Molti allora saranno scandolezzati ... Sorgeranno molti falsi profeti i quali sedurranno molti ... State in guardia che non vi seducano".
Perché questo timore sì grande nel divin Salvatore? e perché ci chiede egli tanta circospezione? Egli si spiega così: "Molti verranno sotto il mio nome e diranno: il Cristo son io, e sedurranno molti: badate di non andar dietro a loro. (Luc. XX, 8).
"Essi verranno in mio nome". Il divin Maestro ci ha dunque avvertiti che fra gl'istigatori della grande tentazione, si troveranno uomini che si chiameranno apostoli di Cristo e lo diranno con molta verosimiglianza per farlo credere. Lo crederanno forse essi medesimi. Si presenteranno come i predicatori del Vangelo, del Vangelo vero, del Vangelo integrale, e con qualche apparenza per ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti.
È ancora il divin Maestro che lo afferma. Questi uomini diranno: "Io sono il Cristo" cioè, io sono la verità; è in me, e nella mia dottrina che sta riposta la salute del popolo. (11)
Come sottrarsi alla loro seduzione? Paragonando il loro Vangelo con quello che predicarono Gesù Cristo e i suoi apostoli. "Quand'anche un angelo venuto dal cielo, diceva S. Paolo, vi annunziasse un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunziato noi, sia anatema.(12)
"Io temo che, siccome il serpente colla sua scaltrezza sedusse Eva, così non siano corrotti i vostri pensieri e decadano dalla semplicità di Cristo. Imperocchè se chi viene ci predica un altro Salvatore da noi non predicato, o se un altro spirito ricevete che da noi non avete ricevuto, o altro Vangelo diverso da quello che avete abbracciato, a ragione lo sopporterete".(13)
Gli è dunque confrontando continuamente le dottrine del giorno con ciò che dissero Nostro Signore e i suoi apostoli, che si può scoprire l'errore, per quanto sia velato, ed attenuato. È così, e solamente in questo modo, che si può evitare di lasciarsi menare nelle vie che conducono al termine della grande tentazione.
Vegliamo adunque per non meritarci il rimprovero che il divin Maestro faceva ai Farisei: "Quando scorgete alzarsi la nube da ponente, dite subito la pioggia è vicina, e così accade. E quando vedete soffiare il vento di mezzodì, voi dite: farà caldo e così avviene. Ipocriti,(14) voi sapete distinguere l'aspetto del cielo e della terra; come dunque non conoscete i tempi in cui ci troviamo? (15)
 

Note:


(1) Nella sentenza che pronunzia contro il serpente nel Proto-Evangelio, Dio non parla d'Eva personalmente, ma d'una donna della stirpe medesima della sposa prevaricatrice del primo uomo; d'una donna la cui posterità, il cui Figlio si opporrà efficacemente all'azione del demonio; d'una donna, la quale per mezzo del suo Figliuolo e col suo Figliuolo, schiaccerà la testa del dragone, malgrado le insidie incessanti di quest'ultimo: Ipsa conteret caput tuum; et tu insidiaberis calcaneo eius. Queste insidie incessantemente rinnovate, sono le eresie e le persecuzioni che il demonio non cessa di suscitare e di cui la Chiesa non cessa di trionfare per mezzo di Maria. Perciò la santa Chiesa attribuisce costantemente la gloria delle sue vittorie a Maria e le esprime la sua riconoscenza con questo cantico: Gaude, Maria Virgo: cunctas haereses sola interemisti in universo mundo. L'ultima vittoria sull'inferno, la vittoria definitiva, è pure a Maria che n'andremo debitori. Ipsa conteret caput tuum.
(2) Sarebbe un errore l'immaginarsi che il potere che Lucifero esercita da se stesso e per mezzo de' suoi angeli sia ristretto nei limiti del mondo infernale. Non bisogna dimenticare ch'egli è chiamato il principe di questo mondo che noi abitiamo e il dio di questo secolo (Ioan., XII, 31).
Molti credono di poter spiegare il traboccamento dei delitti e delle disgrazie che ci affliggono mediante le sole leggi naturali e la perversità del cuore umano. Senza dubbio questa perversità e queste leggi ne sono le cause immediate, ma troppo spesso "il principe di questo mondo" le mette in atto, ed egli cui la Santa Scrittura chiama il maligno, approfitta della nostra ignoranza e della nostra incredulità per proseguire la sua opera senza incontrar gli ostacoli che, nei secoli di fede, l'arrestavano nelle sue funeste imprese. Ai giorni nostri si dimentica troppo l'avvertimento dell'apostolo: "Noi non abbiamo solamente a lottare colla carne e col sangue; ma coi principi, colle podestà, coi dominatori di questo mondo tenebroso, cogli spiriti maligni sparsi nell'aria". (Eph., VI, 12).
(3) Il fumo che ai giorni nostri esce dal pozzo d'abisso ed oscura il sole sono "queste idee moderne" che aduggiano in quasi tutte le menti, le verità soprannaturali. E queste locuste, sono i demoni, che, da una parte, eccitano i framassoni e i giornalisti, gli oratori e i romanzieri che si son posti al lor servizio ad usare tutto il loro talento per propagare queste idee rivoluzionarie, e, d'altra parte, inducono i lettori e gli uditori ad accoglierle favorevolmente ed a farne la regola di loro condotta pubblica e privata. Le encicliche di Pio IX e particolarmente il suo Sillabo, le lettere di Leone XIII: Humanum genus e Immortale Dei, venendo a confermare ed a sviluppare l'Enciclica di Gregorio XVI, non hanno potuto ancora disingannare gli uomini del nostro tempo degli errori usciti dall'abisso dal XVI secolo in poi, e contro dei quali Pio VI, Pio VII e Leone XII li aveano già premuniti. Si sa che Leone XIII ha prescritto a tutti i preti che celebrano la Messa di recitare cogli assistenti una preghiera che è una specie di esorcismo. "San Michele ... principe della milizia celeste, per virtù divina di cui siete rivestito, ricacciate nell'inferno Satana e gli altri spiriti maligni che sono sparsi nel mondo, col fine di perdere le anime". Imperet tibi Deus! Questa parola di S. Michele che disputa col diavolo per causa del corpo di Mosè, di cui Satana avrebbe voluto far l'oggetto di un culto d'idolatria, la Chiesa la fece entrare ne' suoi esorcismi. Servendosi di questa formola solenne nella preghiera dopo la Messa, essa ci fa comprendere che in quest'ora essa ingaggia con Satana un combattimento singolare e formidabile. L'ultima domenica di ottobre 1888 Leone XIII ha fatto distribuire all'immensa moltitudine che riempiva la basilica di S. Pietro un'altra formola di preghiera a S. Michele, più lunga e più pressante. Inoltre ha pubblicato due esorcismi, l'uno per uso privato dei preti, l'altro perché fosse fulminato pubblicamente nelle chiese. Infine una delle sue poesie é una preghiera a Maria, implorante il suo soccorso nella guerra ad oltranza, che Lucifero ed i mostri dell'inferno sotto i suoi ordini, hanno rotta contro il Pontificato e contro la Chiesa.
(4) Liberté, Autorité, Eglises. Considerazioni sui grandi problemi del nostro tempo.
(5) Œuvres complètes de J. de Maistre, t. V, p. 231.
(6) Si può considerare ciò che si fece in Francia nel 1789 come una "ripetizione" del dramma terribile che si svolgerà nell'universo ai tempi dell'Anticristo. Religione e monarchia, leggi ed istituzioni, costumi ed usanze, amministrazioni, provincie, proprietà, tutto fu rovesciato da cima a fondo. Invece si sostituirono il culto, l'amministrazione, le divisioni territoriali, le istituzioni e le pratiche della framassoneria che è il precursore dell'Anticristo e che sarà suo strumento (t. I, p. 376).
(7) Il corrispondente romano della Semaìne religieuse de Montréal ha riferito che un prelato disse a Pio X d'aver ricevuto un gran numero di lettere nelle quali si chiedeva che il pensiero del Santo Padre fosse espresso con precisione su questo punto. Il Sommo Pontefice rispose indicando il carattere fondamentale dell'errore presente "Esso non consiste in negar Dio, ma nel mettersi al luogo di Dio. La divinizzazione dell'uomo, inorgoglito per le conquiste della natura: ecco il fine
preso di mira, a cui aspira. Or le sante Scritture danno quest'errore, come quello degli ultimi tempi. Ne segue per logica conseguenza che, se quest'errore è quello d'oggi, gli ultimi tempi son prossimi". Intanto, continuando la conversazione, il Sommo Pontefice avrebbe espresso il pensiero che le scoperte fatte dall'uomo in questi ultimi tempi nell'ordine della natura, potevano aprire per l'umanità un periodo novello, e che Dio presentava per esso all'uomo un nuovo campo d'azione da esplorare pel bene suo e per la gloria della divina bontà.
(8) Cornelio a Lapide riporta le testimonianze di S. Ireneo, di S. Ambrogio, di S. Agostino, di S. Gregorio, di Teodoreto, di S. Gio. Damasceno, di S. Anselmo, di Ruperto, del ven. Beda, i quali tutti han fatto derivare l'Anticristo da una famiglia ebrea (t. XII, p. 178, ediz. Vives). Non potrebbe essere altrimenti, dice il card. Gotti, citato da S. Alfonso de' Liguori, poiché se l'Anticristo non fosse ebreo, gli Ebrei non vorrebbero riconoscerlo per loro messia (t. XVIII, p. 287).
(9) Vedi I parte, cap. II e passim.
(10) Matt. XXIV, 36. Act. 1,7.
(11) V. Origene su S. Matt., tratt. XXVIII, n. 34-35. 
(12) Ad Gal., I, 8.
(13) II Ad Cor., XI, 4. 
(14) Cioè, uomini che s'ingannano da se medesimi. 
(15) Luc., XII, 54-56.