* Articolo apparso nella rivista Panoplia e nel bolletino UnifEurop
Il reggimento Gran Duca d' Assia N° 14 della brigata Hartung per 6 volte si era impossessato del paese, ma ogni volta ne era stato sloggiato. Il 2° squadrone del reggimento Ussari Re di Prussia N° 10, assegnato alla brigata, aveva ributtato i quadrati francesi al prezzo di forti perdite, tra queste il suo comandante 'Rittmeister' Schmidt, ma ogni sforzo per mantenersi in questa posizione, situata sulla sponda destra del Naviglio, non valse a raggiungere l'obiettivo.
Le truppe francesi del generale Canrobert si impegnano in un nuovo combattimento, l'ultimo della giornata per il possesso del paese, contro le brigate Dürfeld, Hartung e Wetzlar, le quali, costrette a cedere terreno, alla fine si ritirano incalzate dalla fanteria francese.
In questo momento critico 4 squadroni del reggimento Ussari Re di Prussia N° 10, tenuti in riserva, rappresentano l'unica forza disponibile che possa disimpegnare le truppe austriache in ritirata.
Nonostante che il terreno rotto e pieno di ostacoli non si presti ad una carica di cavalleria, il comandante del reggimento, colonnello barone Edelsheim, non ha alcuna esitazione e di sua iniziativa ordina di attaccare. Ai 4 squadroni (3°, 4°, 7° e 8°, di cui l'8° resta in riserva), si unisce il 5° assegnato alla brigata Dürfeld.
I cavalieri austriaci, benché ricevano a distanza ravvicinata il fuoco dei fanti del 56° reggimento francese, piombano sul nemico che viene sciabolato fin dentro le strette vie dell'abitato. Il Maggiore von Kronfeld, ucciso il suo cavallo, è colpito nel momento in cui tenta di rimettersi in sella su un cavallo di fortuna. Il maggiore è dato prigioniero gravemente ferito ma la verità è più drammatica come ebbe a ricordare il generale francese Canonge, allora ufficiale subalterno al 56° reggimento di linea: "Tutti gli ufficiali dello squadrone erano stati colpiti. Quando giungemmo all'altezza di uno di essi, il Maggiore Kronfeld, egli ci disse in eccellente francese: 'Signori, mi avete sistemato per bene lo squadrone!'. Pieni di pietà per questo valoroso lo oltrepassammo. Quando tornammo sui nostri passi egli era morto. Il caporale tamburo Lescluse aveva avuto l'infamia di finirlo colpendolo col pomo della sua mazza.."
Tuttavia gli ussari austriaci riescono ad assalire lo stato maggiore del 3° corpo francese: 'Il maresciallo Canrobert è afferrato per il colletto; egli sprona il cavallo che s'imbizzarrisce, lasciando nelle mani del suo aggressore la 'crimea' che gli cingeva il collo' (Bapst, Le mar. Canrobert, III, 381); il suo capo di Stato Maggiore, col. de Senneville, cade a terra privo di vita proprio nelle ultime fasi del combattimento, mentre era intento a racimolare qualche reparto disperso da portare avanti; il colonnello Bellecourt dell' 85° reggimento viene disarcionato' (Relazione austriaca, I, 559).
L'oscurità pone fine agli scontri a Ponte Vecchio. La fanteria austriaca ripiega in ordine non senza essersi prima buttata di slancio nella mischia che gli ussari avevano rinnovato per l'ultima volta in quella giornata memorabile.
Per questa carica il colonnello Edelsheim riceverà il più grande riconoscimento che gli Austriaci rendevano al valor militare: l'Ordine di Maria Teresa.
L'organizzazione della cavalleria nel 1859
L'unità tattica della cavalleria austriaca era la divisione, non lo squadrone; tra i due squadroni che componevano la divisione si collocava lo stendardo; gli squadroni dispari (1, 3, 5 e 7) erano schierati dall'ala destra all'ala sinistra seguendo l'altezza degli uomini e delle cavalcature; allo stesso modo gli squadroni pari erano schierati dall'ala sinistra a quella destra. I due quarti plotoni con i cavalli più piccoli si trovavano così al centro della divisione, a sinistra e a destra dello stendardo.Gli ufficiali non si trovavano davanti alla fronte: essi erano inquadrati negli squadroni e plotoni dei quali erano comandanti.
I capitani comandanti di squadrone si inquadravano nell'ala esterna della divisione; tra i plotoni 2° e 3° si trovavano i due sottotenenti; nell'ala interna dello squadrone cioè a destra e a sinistra presso lo stendardo, i due primi tenenti denominati ufficiali di bandiera.
Il secondo capitano e il primo tenente più anziano si trovavano dietro la fronte accanto al trombettiere di squadrone e ai due sergenti furieri (Wachtmeister). I 4 sergenti capiplotone (Zugsführer) erano inquadrati nella prima fila tra il 1° e il 2° plotone e tra il 3° e il 4° plotone; tutti gli 8 caporali si schieravano alle ali dei loro plotoni.
Oltre alla sciabola da cavalleria ogni ussaro disponeva di due armi da fuoco dopo che una decisione imperiale del 1852 aveva messo fine a due anni d'incertezze sul modo di armare le truppe montate. L'ordinanza del ministro della guerra decretò per gli ussari (sul modello dei dragoni): "Che tutti gli uomini ricevano una pistola e una carabina, rigata di modello 'a camera' per la metà di essi e a canna liscia per l'altra metà, e che ogni sottufficiale venga dotato di due pistole".
Questo armamento, tuttavia, non sembrava adeguato per quegli ussari destinati a misurarsi con le unità di cavalleria nemiche.
La 1ª divisione, che a marzo del 1859 si trovava a Lodi, venne istruita da un ufficiale degli ulani, nel combattimento sciabola contro lancia in vista dei possibili scontri con i lancieri piemontesi.
Sul piede di guerra uno squadrone completo contava 227 uomini e 200 cavalli in forza del regolamento del 1857 ma tali cifre restarono lontane dall'essere raggiunte per tutta la durata della campagna.
L'ordine di battaglia del 20 maggio 1859 dà per il reggimento Re di Prussia N° 10 una forza operativa di 1145 uomini montati ovvero una media di 143 uomini per squadrone, cioè lo stesso organico del reggimento Imperatore Francesco Giuseppe N° 1, il che rappresentava ad ogni modo una trentina di uomini in più per squadrone dell'altro reggimento ussari presente in Italia, il conte Haller N° 12 !!
Uniforme
Particolare di una tavola di Franz Gerasch raffigurante un dragone 'verde' e un ussaro del reggimento 'Re di Prussia N° 10'. Siamo nel 1849, anno dell'introduzione dei nuovi modelli di dolman (Sommer-Attila) e di pelliccia (Winter-Attila) per ussari. La lunghezza della falda sarà ridotta il 27 novembre 1850. I passanti degli alamari saranno confermati solamente per l'uniforme degli ufficiali. Il 10° reggimento si distingue per il colore verde 'erba' dello sciaccò, per le olive gialle (ottone) e per il panno di colore reggimentale blu chiaro. I pantaloni alla ussara si differenziano da quelli della fanteria ungherese solo per la minore lunghezza dello spacco non graffettato sul polpaccio (come da disegno del mod. da fanteria). Il modello del 1864 sarà più ampio e munito di patta. | |
Nel particolare di quest'altra tavola di Franz Gerasch sono illustrati degli ufficiali di cavalleria del 1849. In quell'anno la tunica a falda lunga sostituì l'abito in tutto l'esercito. Accanto ad un elegante primo tenente degli ulani Civalart, vediamo un tenente dei corazzieri con elmo provvisto di cimiero la cui ciniglia giallo-nera sarà soppressa alcuni anni più tardi. Il terzo è un primo tenente dei dragoni e l'ultimo ufficiale a destra un primo tenente degli ussari con attila estiva indossata. La falda sarà accorciata di lì a qualche mese. | |
Magnifico esemplare di sciaccò da sottufficiale completo di piumetto giallo-nero e cordoni con racchette. Il bordo di lana gialla di Ispahan è largo 1,5 pollici (40 mm). Quello da caporale è privo della riga nera nel mezzo. Il panno bianco è caratteristico dei reggimenti ussari N° 2, 3, 9, 12. | |
Berretto d'accampamento (Lagermütze). Il panno è del colore reggimentale (blu chiaro o scuro) come lo sono anche i guanti, mentre la circonferenza inferiore corrisponde al colore dello sciaccò. | |
Attila estiva (Sommer-Attila) in panno blu chiaro di ussaro del 3° squadrone del reggimento 'Re di Prussia' che caricò a Magenta. Il disegno è tratto da un cimelio originale conservato a Milano. Sul lato sinistro una tasca è aperta nella fodera di lino. La falda è foderato di calico del colore reggimentale blu chiaro. Il taglio del colletto e relative graffette sono identici a quelli della tunica da fanteria. | |
Attila invernale (Winter-Attila) da truppa in panno blu chiaro (ricostituzione secondo il regolamento del 1854). E' certo che l'uniforme portata a Magenta prevedeva il Kittel di modello generale dell'armata con 'attila invernale' posata sulle spalle (quella estiva era conservata nella valigia del cappotto). Le bordure e il colletto rovesciabile sono di pelliccia d'agnello nero. La fodera è invece di agnello bianco ad esclusione delle maniche che l'hanno di lino. Una tasca è ricavata nella fodera. Sulla pelliccia non è applicato alcun distintivo di grado. | |
Cinturone di ussaro semplice. Sul coperchio rosso garanza della 'tasca a sciabola' tutti gli ornamenti (monogramma imperiale FJI sormontato dalla corona, gallone di contorno frammezzato da una linea nera) sono in lana di 'Ispahan'. Cintura, cinghiette, pendagli e dragona sono in cuoio di Russia di colore rosso. | |
Giberna del modello dei dragoni con portagiberna. Per evitare di scivolare, nella parte interna è applicata una cinghietta con asola che si abbottona alla terza oliva dell' Attila. La bacchetta serve sia per la carabina sia per la pistola. | |
Portacarabina di modello generale. Si intravede il passante dove è fatto infilare il portagiberna. La cinghietta disgiunta serve ad allacciare la carabina al portacarabina. | |
Caporale in tenuta di marcia. Il coprisciaccò e il copripompon, portati in quasi tutte le tenute, sono del colore del tessuto dello sciaccò (verde per il 10° reggimento). La tenuta di marcia prevede anche il piumetto giallo-nero, ma non è certo se sia stato portato nella giornata del 4 giugno. Il cordoncino a due racchette è collocato all'interno dello sciaccò, mentre la fusciacca è riposta dentro la valigia del cappotto. La tasca a sciabola sarà abolita nel 1860, la fusciacca lo sarà nel 1865. |
Simboli di grado e di distinzione
Bordi di distinzione sullo sciaccò e stellette sul colletto comuni a tutto l'esercito. Le maniche del dolman e della pelliccia degli ufficiali superiori sono ornate con un gallone a punta del colore delle olive bordato da un ornamento (Sújtás) culminante con un nodo ungherese semplice.Il cadetto si distingue dai suoi compagni di truppa per la dragona di modello speciale da sottufficiale e dai guanti in pelle. I trombettieri si riconoscono dal colore completamente rosso del piumetto.
Armamento
Sciabola da truppa di cavalleria pesante M. 1850.
Säbel für die Mannschaft der schweren Kavallerie M. 1850 mit Scheide (foto museo di Solferino)
Modello della cavalleria pesante con lama lunga 35 pollici (cm 92,2). Misure prese sull'arma: lu. impugnatura 14,8 cm, lu. lama 93 cm,lu. tallone 1,8 cm; 4 fori a sin. 3 a destra diam 7 mm.
Il modello per la cavalleria leggera aveva lama lunga 32 pollici (84,3 cm).
Modello della cavalleria pesante con lama lunga 35 pollici (cm 92,2). Misure prese sull'arma: lu. impugnatura 14,8 cm, lu. lama 93 cm,lu. tallone 1,8 cm; 4 fori a sin. 3 a destra diam 7 mm.
Il modello per la cavalleria leggera aveva lama lunga 32 pollici (84,3 cm).
Carabina da cavalleria M. 1850. Acciarino con innesco a tubicino (fulminante o "Zünder") sistema Augustin.
Kavalleriekarabiner M. 1850 (foto catalogo ADV-Graz N° 41).
All'inizio del 1851 l'imperatore Francesco Giuseppe dà il benestare per la produzione di una nuova carabina per la cavalleria secondo il campione proposto dal suo ministro della guerra.
Il problema legato all'armamento delle truppe montate venne affrontato dopo le campagne militari del 1848-49. Negli anni '40 era stato risolto quello della fanteria, dapprima con l'adozione dei fucili sistema Console da parte dei cacciatori, poi, manifestandosi alcuni inconvenienti nella batteria dell'inventore italiano, con quello Augustin per la fanteria di linea. Dato che la conseguente trasformazione delle armi Console dei cacciatori, ora peggio armati della fanteria di linea, continuò durante le campagne mlitari di quegli anni, assorbendo tutte le risorse disponibili in quei momenti critici per l'impero, la cavalleria combatteva ancora con armi praticamente immutate dal 1798!
La situazione descritta nel 1844 (H. Schönebeck, pag. 27 e seguenti) si limitava a raffigurare carabina e pistola ancora a pietra focaia, e, mentre gli Stutzen per i cacciatori risultavano tutti muniti di batteria Console, gli unici Stuzen per la cavalleria muniti di piastra Console erano probabilmente i 25 pezzi dati in prova nel 1835 insieme con 100 paia di pistole e 75 carabine.
Dolleczek a pag. 89 fa riferimento a un modello di carabina del 1815 lunga solo 75,7 cm e di un modello con batteria Augustin del 1844, che tuttavia non sembra essere stato sviluppato in quel periodo, visto l'impegno di risorse per risolvere il problema sorto nei cacciatori con la batteria Console. Si tratta anche in questo caso di inesattezze facilmente dimostrabili poiché 1) nel 1829 la sola cassa della carabina da cavalleria misurava 85 cm (Beroaldo-Bianchini, 2° vol. pag. 8) e 2) la carabina proposta nel 1850 come nuovo modello presenta le caratteristiche descritte come M. 1844 dal Dolleczek, il quale non spiega come mai esiterebbero due modelli identici per la stessa arma da fuoco. E' tuttavia possibile che il progetto risalente al 1844, poi abbandonato in seguito agli avvenimenti conseguenti ai difetti della batteria Console e alla guerra, sia quello riproposto nel 1850.
Dati di fabbricazione: lu. 2' 5" (764 mm), lu. canna 14" (369 mm), cal. 7iii 9iv (17,01 mm), diam. palla 7iii 3iv (15,91 mm), peso arma 4 lb 6 lo (2345 gr), lu. bacchetta 1' 3 1/4" (402 mm).
Dati cat. ADV: lu. arma 757 mm, lu. canna 370 mm, cal. 16,9 mm, peso 2415 gr.
All'inizio del 1851 l'imperatore Francesco Giuseppe dà il benestare per la produzione di una nuova carabina per la cavalleria secondo il campione proposto dal suo ministro della guerra.
Il problema legato all'armamento delle truppe montate venne affrontato dopo le campagne militari del 1848-49. Negli anni '40 era stato risolto quello della fanteria, dapprima con l'adozione dei fucili sistema Console da parte dei cacciatori, poi, manifestandosi alcuni inconvenienti nella batteria dell'inventore italiano, con quello Augustin per la fanteria di linea. Dato che la conseguente trasformazione delle armi Console dei cacciatori, ora peggio armati della fanteria di linea, continuò durante le campagne mlitari di quegli anni, assorbendo tutte le risorse disponibili in quei momenti critici per l'impero, la cavalleria combatteva ancora con armi praticamente immutate dal 1798!
La situazione descritta nel 1844 (H. Schönebeck, pag. 27 e seguenti) si limitava a raffigurare carabina e pistola ancora a pietra focaia, e, mentre gli Stutzen per i cacciatori risultavano tutti muniti di batteria Console, gli unici Stuzen per la cavalleria muniti di piastra Console erano probabilmente i 25 pezzi dati in prova nel 1835 insieme con 100 paia di pistole e 75 carabine.
Dolleczek a pag. 89 fa riferimento a un modello di carabina del 1815 lunga solo 75,7 cm e di un modello con batteria Augustin del 1844, che tuttavia non sembra essere stato sviluppato in quel periodo, visto l'impegno di risorse per risolvere il problema sorto nei cacciatori con la batteria Console. Si tratta anche in questo caso di inesattezze facilmente dimostrabili poiché 1) nel 1829 la sola cassa della carabina da cavalleria misurava 85 cm (Beroaldo-Bianchini, 2° vol. pag. 8) e 2) la carabina proposta nel 1850 come nuovo modello presenta le caratteristiche descritte come M. 1844 dal Dolleczek, il quale non spiega come mai esiterebbero due modelli identici per la stessa arma da fuoco. E' tuttavia possibile che il progetto risalente al 1844, poi abbandonato in seguito agli avvenimenti conseguenti ai difetti della batteria Console e alla guerra, sia quello riproposto nel 1850.
Dati di fabbricazione: lu. 2' 5" (764 mm), lu. canna 14" (369 mm), cal. 7iii 9iv (17,01 mm), diam. palla 7iii 3iv (15,91 mm), peso arma 4 lb 6 lo (2345 gr), lu. bacchetta 1' 3 1/4" (402 mm).
Dati cat. ADV: lu. arma 757 mm, lu. canna 370 mm, cal. 16,9 mm, peso 2415 gr.
Pistola da cavalleria M. 1851 con batteria a percussione per innesco a tubicino (fulminante o Zünder) sistema Augustin.
Kavalleriepistole M. 1851
Il M. 1798 riceve l'acciarino a percussione Augustin come nella pistola della gendarmeria del 1850, da cui si differenzia per avere la vite del coprinnesco spostata sotto il cane.
C.V. 27 XI 1850 Nr 6025 M.K. e. Soppressione di pistole, carabine e moschetti presso le truppe di cavalleria esclusi gli ulani. Al loro posto nuova carabina di modello da approvarsi.
C.V. M.K. 310d 16 I 1851. Distribuzione ai 5 rgt. di ulani e a tutti i sottufficiali di cavalleria di una pistola ciascuno (i sottufficiali senza carabina).
C.V. 6 IV 1852 D. 1625 N°58. Tutti i suttufficiali ricevono 2 pistole ciascuno, idem corazzieri e ulani, esclusi 16 uomini per squadrone armati di moschetto camerato e di una pistola. Dragoni e ussari armati per metà con moschetto camerato e per metà con carabina liscia (oltre ad una pistola ciascuno).
Dati di fabbricazione: lu. 16" (421 mm), lu. canna 9" 1/2 (251 mm), cal. 7iii 9iv (17,01 mm), diam. palla 7iii 3iv (15,91 mm), lu. bacchetta 11" (289,7 mm), peso 2 lb 24 lo (1,540 kg).
Dati cat. HGM: lu. arma 425 mm, lu. canna 251 mm, cal. 17,1 mm (7 linee e 9 punti), peso 1450 gr.
Dati ADV: lu. 443 mm, lu. canna 251 mm, cal 17,1 mm (7 linee e 9 punti), peso 1450 gr.
Il M. 1798 riceve l'acciarino a percussione Augustin come nella pistola della gendarmeria del 1850, da cui si differenzia per avere la vite del coprinnesco spostata sotto il cane.
C.V. 27 XI 1850 Nr 6025 M.K. e. Soppressione di pistole, carabine e moschetti presso le truppe di cavalleria esclusi gli ulani. Al loro posto nuova carabina di modello da approvarsi.
C.V. M.K. 310d 16 I 1851. Distribuzione ai 5 rgt. di ulani e a tutti i sottufficiali di cavalleria di una pistola ciascuno (i sottufficiali senza carabina).
C.V. 6 IV 1852 D. 1625 N°58. Tutti i suttufficiali ricevono 2 pistole ciascuno, idem corazzieri e ulani, esclusi 16 uomini per squadrone armati di moschetto camerato e di una pistola. Dragoni e ussari armati per metà con moschetto camerato e per metà con carabina liscia (oltre ad una pistola ciascuno).
Dati di fabbricazione: lu. 16" (421 mm), lu. canna 9" 1/2 (251 mm), cal. 7iii 9iv (17,01 mm), diam. palla 7iii 3iv (15,91 mm), lu. bacchetta 11" (289,7 mm), peso 2 lb 24 lo (1,540 kg).
Dati cat. HGM: lu. arma 425 mm, lu. canna 251 mm, cal. 17,1 mm (7 linee e 9 punti), peso 1450 gr.
Dati ADV: lu. 443 mm, lu. canna 251 mm, cal 17,1 mm (7 linee e 9 punti), peso 1450 gr.